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- La Tribuna di Treviso - 19 agosto
2014
Rivoluzione Bergoglio, la
Curia
apre le porte a divorziati e coppie di fatto
In occasione del centenario della
morte di San Pio X, la diocesi
invita oggi le coppie di fatto a
messa in 5 chiese della Marca
di
Alessandra Vendrame
Una notte intera in chiesa, di veglia e adorazione, a
pregare comunque sempre in due il Papa trevigiano santo. Chi unito da un
matrimonio religioso e chi con la fede nuziale al dito, ma senza alcun vincolo
sacro. E ancora chi vive insieme senza alcun sì pronunciato davanti a sacerdote
o sindaco. O chi pur con un divorzio alle spalle ha voluto dire in modo diverso
un altro sì. Mai prima d’ora si erano ritrovati insieme a pregare. Nel giorno
del centenario della morte di San Pio X – morto nella notte del 20 agosto 1914
- la Chiesa trevigiana apre per la prima volta le braccia a tutte le coppie,
sposate o di fatto. E le invita alla preghiera insieme, senza distinzioni:
famiglie cristiane, coppie di sposi, fidanzati, coppie sposate solo con rito
civile, conviventi, sposi separati o divorziati. Nessuno escluso. Apriranno
le porte alla quiete e al silenzio dello speciale momento di preghiera cinque
chiese della diocesi, tra le province di Treviso e Venezia. Dalla chiesa di Riese Pio X, paese
natale di Papa Giuseppe Sarto, alla chiesa parrocchiale di Salzano, la
chiesa del Monastero della Visitazione a Treviso, il Piccolo Rifugio a San Donà
di Piave e la cappella dell’Adorazione a Ciano del Montello.
Una notte di
adorazione, a disposizione di tutte le coppie che vorranno varcare la soglia
della chiesa e sedere fianco a fianco davanti all’altare, anche solo il tempo
di una preghiera. La
veglia inizierà alle otto di questa sera e terminerà alle otto di domani
mattina.
Per intercessione di San Pio X si invocherà il dono
della buona riuscita del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, voluto da Papa
Francesco. Certo è che
la ricorrenza dei cento anni della morte di San Pio X, nato nel 1835 a Riese, incontra
non a caso proprio in terra trevigiana la messa in atto della buona volontà di
Papa Francesco di affrontare dal 5 al 19 ottobre prossimo un sinodo
straordinario sulla famiglia con tutti i temi legati alla pastorale familiare.
Inclusi quelli più spinosi come la situazione dei divorziati risposati. Così la
chiesa trevigiana, che ha dato i natali anche a un Pontefice santo, cento anni
dopo non è rimasta sorda all’appello di Papa Bergoglio:
«Il Papa l’ha chiesto in maniera
esplicita più volte», spiega monsignor Giuliano Brugnotto,
cancelliere vescovile della diocesi e segretario del Comitato diocesano per il
centenario di San Pio X, «ha chiesto di
pregare perché un evento ecclesiale come il prossimo sinodo dei vescovi sulla
famiglia possa dare risposte anche a situazioni di difficoltà o ferite
matrimoniali. A Treviso questo accade in una occasione particolare: quando si
ricorda il centenario della morte di Papa Pio X». Per portare l’invito, indistintamente, a tutte le
coppie la chiesa trevigiana ha messo in campo i talenti di una decina di sposi.
Sono loro gli “ambasciatori” di un passaparola “formato famiglia” che ha sparso
la voce senza eccezioni tra familiari, amici e conoscenti. Per la prima volta
in una celebrazione comunitaria, a cavallo tra la città e quattro paesi, la preghiera darà ascolto a
tutte le coppie, nella diversità della loro scelta di vita insieme: «Abbiamo invitato a vivere questo momento di
preghiera ciascuno con l’esperienza e nel segno del proprio amore», spiega Brugnotto – E in
unione con il Papa». Il tema scelto per il momento dell’adorazione parla
chiaro: «Dio è amore».
N.B.
In chiesa tutti possono entrare e pregare. Un tempo, in verità, si davano dei
limiti all’accesso nei templi da parte delle persone di vita scandalosa, ad
esempio le meretrici, ma lasciamo perdere ...
La
domanda è la seguente: per che cosa può pregare un convivente; un divorziato
risposato (= adultero); un battezzato legato da unione concubinaria legalizzata
dallo Stato ateo? Peggio ancora, una coppia di sodomiti (non menzionati
dall’iniziativa trevigiana di cui sopra, ma neppure esclusi)?
Chi è
cattolico, conosce già la risposta: si deve pregare Dio di trovare la forza di lasciare
questa relazione peccaminosa e di potersi rimettere in grazia sua. L’iniziativa
scandalosa di Treviso, che profana il nome di un Papa Santo, quale fu San Pio X,
accomuna invece tutti, nel nome dell’«amore» bergoglista,
dove Grazia e peccato, Dio e il demonio vanno a braccetto, nel nome della nuova
religione dell’apostasia vaticanosecondista.
Così
si mettono assieme tutti. Da una parte, chi coltiva una relazione regolare e
approvata da Dio (cioè chi è canonicamente sposato); chi lo sarà, ed è castamente
fidanzato; pure coloro che sono singoli o separati, ma non hanno relazioni con
alcuno (pare però che queste ultime categorie non siano state contemplate). E, dall’altra
parte, i vari malmaridé,
come si dice in dialetto reggiano, ovvero coloro che coltivano unioni
moralmente illecite.
Se la
chiesa conciliare non fosse una cricca
di traditori, dediti alle buffonate e a compiacere il mondo (e il demonio)
questo dovrebbe dire e fare: non mescolare chi vive secondo la legge di Dio e
chi pubblicamente la contrasta. E rammentare, a chi mena vita scandalosa,
poiché lex suprema Ecclesiae,
salus animarum (la
norma suprema di condotta della Chiesa è la salvezza delle anime) che “non chiunque mi dice: Signore, Signore,
entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli” (Mt. 7, 21). Poiché “chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv. 14, 21). “E se il
tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per
te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato
nella Geenna del fuoco [l’Inferno]” (Mt. 18, 9). Questo dovrebbe essere
l’ammonimento per i mal accasati che muoiano in stato, oggettivo, di peccato
mortale: che la loro condanna è l’Inferno. Tutto il resto è … concilio. M.G.R.