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I giganti della Bibbia: tra storia ed archeologia


In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi. (Genesi 6:4)

 

Il Paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un Paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo vista, è gente di alta statura; e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anac, della razza dei giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro. (Numeri 13:32-33)

 

Nefilim, Gibborim, Refa’im, giganti: in buona parte dell’Antico Testamento è semplice trovare termini del genere volti a dipingere figure per noi estranee, quasi mitologiche.
Sembrerebbe difatti pressoché impossibile per noi immaginarci uomini alti come querce (
Amos 2:9), titani di quasi 3 metri (1 Samuele 17:4), 2.50 metri (1 Cronache 11:23) o intere popolazioni di colossale statura (Deuteronomio 9:1-2) senza inevitabilmente credere si tratti d’una qualche leggenda appartenete al passato.
La letteratura rabbinica, oltre a sottolinearne le sproporzionate dimensioni, aggiunge ulteriori elementi che contribuiscono a conferire ai giganti un’aura ben più spaventosa:
essi potevano mangiare sino a 100 cammelli o cavalli al giorno, riuscivano a fermare i corsi d’acqua con un piede, avevano più denti rispetto ad un comune uomo, portavano numerose collane e conducevano una vita altamente immorale (Midrash Abkir; Ber. R. 27).

Nonostante queste ultime caratteristiche non siano ben esplicitate nelle Sacre Scritture, risulta abbastanza chiaro come il solo aspetto possa esser bastato per spaventare gli esploratori inviati da Mosè (Numeri 13:25-33).

Passati all’incirca 3.000 anni dall’ultimo gigante documentato nella Bibbia (1 Cronache 11:23), gli interrogativi che oggi siamo costretti a porci sono molti e di non facile risoluzione: questi titani sono realmente esistiti? quale fu la loro sorte?


Le popolazioni dei giganti

Il termine ebraico per specificare “giganti” è “refa’im“, ma in antichità gli stessi nomi d’alcuni popoli potevano essere direttamente associati alla caratteristica dell’alta statura.

È questo il caso degli Amorrei, gli Emim, i Refaim, gli Anakim e gli Zamzummim.
L’esistenza di tali popolazioni – sarebbe forse meglio parlare di tribù seminomadi – è documentata in diversi testi antichi sumeri ed accadici, sebbene per quanto concerne gli Anakim, ad oggi, non sono stati ritrovati resti o testimonianze scritte.

Secondo l’interpretazione d’alcuni studiosi, il termine “bene ha-Anak” (derivante da lingue semite) suggerisce che i discendenti di Anak – gli Anakim, appunto – avevano dei colli lunghi o che erano soliti indossare molte collane.

Oltre questo dettaglio etimologico, l’Antico Testamento ci riferisce che gli Anakim furono cacciati da Caleb (Giudici 1:20) il quale ne aveva conquistato i territori; molto probabilmente gli ultimi giganti di questa tribù furono poi assorbiti dai Filistei e dai Cananei per poi dissolversi del tutto.

D’incerta conformazione e sorte furono anche gli Emim e gli Zamzummim: molti biblisti supportano l’idea che furono dispersi tra le vicine popolazioni allo stesso modo degli Anakim.

 

Comparazione altezze


Gli Amorrei, d’altro canto, hanno lasciato ai posteri maggiori informazioni.
Sappiamo per certo che questa popolazione compose diverse tavolette databili tra il 1800 e il 1750 avanti Cristo e tutt’oggi nelle mani degli archeologi, adorava divinità celesti quali
Amurru e Sin, invase la Mesopotamia attorno al 2000 avanti Cristo per poi lentamente scivolare nel declino sino al 1595 avanti Cristo, sopraffatta dagli Hittiti.
Rispetto alle altre popolazioni di giganti, gli Amorrei probabilmente erano in possesso d’una maggiore conoscenza religiosa e giuridica.

In termini più generali, passarono alla storia come i regnanti-guerrieri di Babilonia che conquistarono tutte le aree nelle vicinanze, distruggendo varie città rivali: il rinomatissimo Hammurabi (XIX-XVII secolo a.C.) fu un esponente di questa stirpe, dal cui nome deriva l’altrettanto famoso Codice.


Tra Bibbia ed archeologia

Nelle Sacre Scritture vengono nominati, oltre a gruppi organizzati, anche singoli personaggi dalle dimensioni colossali.

L’esempio più chiaro è rintracciabile in Deuteronomio 3:11, dove viene descritto il letto del regnante Og, facendo intendere che il gigante fosse alto più di 3 metri:
 

Perché Og, Re di Basan, era rimasto l’unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabba degli Ammoniti? È lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo (NOTA: 1 cubito = 44,45 cm). (Deuteronomio 3:11)

 
La fine del regno di Og viene narrata in
Numeri 21:33-35 ed esistono diverse leggende in ambito ebraico a riguardo: la più inusuale racconta della furia cieca del regnante, una furia talmente poderosa che spinse il titano a sradicare una montagna con l’intento di uccidere tutti gli israeliti ma che, alla fine, gli si rivelò fatale poiché non riuscì a reggere il peso del monte e venne schiacciato.

Ancor più famoso è l’episodio biblico di Davide contro Golia (Goliath), narrato in 1 Samuele 17:4-5:


Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo (65 kilogrammi).

 

Volendo analizzare il tutto da un punto di vista biblico, appare evidente come sia la quantità che la stessa altezza di questi anomali colossi vada lentamente diminuendo dopo il Diluvio Universale.

Un elemento a prova di questa nostra affermazione è rintracciabile nell’estratto del Deuteronomio appena citato (“era rimasto l’unico superstite dei Refaim“), ove lo scrittore probabilmente intendeva Re Og come l’ultimo superstite d’un gruppo di giganti più grandi rispetto agli altri.

Comparando inoltre l’ultimo gigante menzionato (1 Cronache 11:23) con i precedenti, è facile notare un graduale abbassamento d’altezza – da notare: l’egiziano in questione era forse alto quanto l’Imperatore Massimino Trace (173 – 238), ovvero 2.50 metri.

Ma l’Antico Testamento non è l’unico libro a testimoniare l’esistenza dei giganti: autori come Plinio (23 – 79), Plutarco (46 – 127) ed Erodoto (484 – 425 a.C.) descrivono energumeni in bilico tra i 2 ed i 3 metri; in tutte le mitologie/racconti antichi del pianeta è possibile trovare riferimenti a uomini straordinariamente alti.

 

Ritrovamento del 1950, oggi esposto in un museo del Texas


Ulteriori e decisive conferme dell’esistenza dei giganti sono provenute, nel corso dell’ultimo secolo, da alcuni scavi archeologici.

Uno tra i primi ritrovamenti documentati e riconosciuti fu quello di Castelnau-le-Lez, in Francia, nel 1890. Pubblicati i risultati sulla rivista “La Nature“, gli scienziati riuscirono a datare le ossa all’era Neolitica (12.000 anni fa), stabilendo allo stesso tempo l’altezza dello scheletro in 3.50 metri.

Solo 4 anni più tardi, a Montpellier, furono trovati ulteriori resti la cui altezza superava i 3 metri.

Interessante notare nel periodo che spazia dal 1886 al 1909 la grande quantità d’articoli di giornale intenti a riportare notizie su ritrovamenti anomali ed ossa sproporzionate. Un trafiletto del Mansfield Daily Shield, datato 1904, riporta il ritrovamento d’uno scheletro il cui cranio “è 6 volte più grande di quello d’un caucasico“.
Tra il 1922 ed il 1929 gli scavi archeologici diretti dal
Prof. Ralph Gldiden nel suolo americano hanno portato alla luce numerosi scheletri altri più di 2.20 metri appartenenti a nativi americani, alterando di molto la concezione sui primitivi americani sino ad allora consolidata in ambiti accademici.

Verso la fine degli anni ’50 alcuni scavi condotti sulle rive dell’Eufrate portarono alla scoperta d’una vera e propria necropoli per giganti: sebbene buona parte dei resti venne trafugata – come avvenne in altre occasioni – il museo americano di fossili Mt. Blanco in Texas riuscì a conservare la riproduzione d’un femore e tutt’oggi espone ai visitatori questo particolare artefatto.

Nel corso degli ultimi decenni i ritrovamenti concreti sono stati spesso messi in ombra dai numerosi fotomontaggi presenti sul web e non, esposti dunque a ridicolizzazioni a priori senza possibilità di serio approfondimento.

Vi è inoltre la problematica della quantità: non siamo ad oggi certi riguardo il numero preciso di giganti che vagavano sulla terra e le Sacre Scritture ci suggeriscono d’immaginarci un numero relativamente esiguo. Da questo numero esiguo non ci si può di certo aspettare una grande quantità di reperti archeologici.

Se consideriamo in aggiunta la distanza temporale, le possibilità diminuiscono ancor di più.

Secondo alcune fonti indipendenti, non di rado tali resti verrebbero fatti sparire al fine di non “scalfire” la teoria dell’evoluzione: non sarebbe difatti possibile per il darwinismo spiegare un così grande numero – in relazione agli ominidi d’allora – di giganti, nemmeno ricorrendo all’anomala condizione del gigantismo.

Ad aggiungere ulteriore confusione vi sono inoltre varie correnti del complottismo americano, le quali sostengono teorie alquanto improbabili – e decisamente molto fantasiose – d’ibridazione uomini/alieni/angeli che avrebbero causato la nascita dei colossi biblici (i famosi Nefilim).

Quella dei giganti, in sostanza, non è una storia semplice e non dovremmo aspettarci una soluzione e/o svolta a breve: il passare del tempo non si è rivelato gentile con questa razza d’uomini fuori dal comune.

Un tempo famosi guerrieri temuti in tutto il mondo, scomparsi dalla storia senza lasciare molte tracce poi.

Tuttavia, considerando le descrizioni provenienti dall’Antico Testamento e da altre fonti israelite, non dovremmo più di tanto rattristarci della loro dipartita: senza dubbio non farebbe piacere a nessuno essere soggetto all’arroganza d’un titano alto quanto una quercia.


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I giganti greci e nordici

I giganti greci

Nella mitologia greca, i γίγαντες erano esseri immortali come le divinità, e come ricorda Esiodo erano i figli di Urano (Ουρανός) e Gea (Γαία) (ovvero, del cielo e della terra). Queste creature diedero vita a una guerra con gli dei dell'Olimpo, la Gigantomachia (Γιγαντομαχία), che ebbe termine grazie all'intervento di Ercole. Secondo i greci, alcuni giganti (per esempio Encelado) erano sepolti da allora nelle profondità della terra; i terremoti erano interpretati come sussulti di queste creature sepolte. Altre creature gigantesche della mitologia greca, i ciclopi (κύκλωπες) e i titani, sono però distinte dai gigantes.

I giganti nordici

Nelle mitologie germaniche – e in particolare in quella norrena, sulla quale si hanno maggiori informazioni - i giganti (jötnar in antico norvegese) sono fra le figure predominanti, a partire dalla stessa cosmogonia. I giganti infatti esistono da prima del mondo, che ebbe origine proprio dal corpo di un gigante, Ymir, spesso messo in relazione con Yama della mitologia indiana. Come in altre mitologie indoeuropee, i giganti della mitologia norrena rappresentano il caos ancestrale che minaccia in continuazione il mondo razionale e ordinato degli dèi (con i quali tuttavia sono imparentati in modi complessi). Molti dei mostri più terribili che abitano la terra sono giganti o progenie di giganti. La tradizione mitologica norrena prevede che nell'ora del Ragnarök, il "crepuscolo degli dèi" che porrà fine al mondo, i giganti attaccheranno la divina città di Ásgarðr, uscendo vittoriosi dallo scontro.


A sinistra: Il ciclope Polifemo, la cui grotta era in Sicilia, nei pressi di Aci Trezza (Ct). E Anteo, Re di Libia, gigante eliminato da Ercole (a destra).




Ritrovamenti di 4 scheletri di giganti, due measchuili e 2 feminili, nella regione di Krasnodar, nel Caucaso settentrionale, da parte di archeologi russi e datati ad oltre 4.000 anni fa.

https://www.youtube.com/watch?v=5wtwpOaG0f4





http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/06/01/il-segreto-dei-diciotto-scheletri-giganti-del-winsconsin/

IL SEGRETO DEI DICIOTTO SCHELETRI GIGANTI DEL WINSCONSIN

Ci sono scoperte, che per motivi non del tutto chiari, vengono archiviate nel dimenticatoio del sapere umano. Eppure, si tratta di ritrovamenti che potrebbero far luce sul passato remoto dell'umanità, ancora così avvolto nella nebbia e con non poche contraddizioni cronologiche.



Abbiamo già parlato dei giganti in diversi precedenti articoli, ma la storia che vi raccontiamo sembra aggiungere un elemento importante alla teoria di coloro che credono che, in un tempo remoto, una razza di uomini giganti abbia abitato il pianeta Terra.

È la storia dei diciotto scheletri giganti del Winsconsin.

Si tratta di una storia curiosa avvenuta circa un secolo fa, una vicenda che da una parte confermerebbe l’esistenza dei giganti e che, dall’altra, corroderebbe la sensazione di molti, secondo la quale esisterebbe un’archeologia proibita nella quale archiviare scoperte scomode che potrebbero svelare all’umanità la vera storia della sua evoluzione.

Nel maggio del 1912, un team di archeologi del Beloit College, in uno scavo realizzato presso il lago Delavan, nel Winsconsin, portò alla luce oltre duecento tumuli con effigie che furono considerate come esempio classico della cultura Woodland, una cultura preistorica americana che si crede risalga al primo millennio a.C.

Ma ciò che stupì i ricercatori fu il ritrovamento di diciotto scheletri dalle dimensioni enormi e con i crani allungati, scoperta che non si adattava affatto alle nozioni classiche contenute nei libri di testo. Gli scheletri erano veramente enormi e, benché avessero fattezze umane, non potevano appartenere a esseri umani normali.

La notizia ebbe una grande eco e fece molto scalpore, tanto che il New York Times riportò la notizia tra le sue pagine. Forse, a quei tempi, c’era più libertà e meno paura rispetto alle scoperte che potevano cambiare le consolidate credenze scientifiche fondate solo su teorie.

Così scrive l’articolista del New York Times nell’articolo pubblicato il 4 maggio 1912 [Vedi articolo originale]:

La scoperta di alcuni scheletri umani durante lo scavo di una collina presso il Lago Delevan indica che una razza finora sconosciuta di uomini una volta abitava il Wisconsin Meridionale. […]. Le teste, presumibilmente di uomini di sesso maschile, sono molto più grandi di quelle degli americani di oggi.

Il cranio sembra tendere all’indietro immediatamente sopra le orbite degli occhi e le ossa nasali sporgono molto al di sopra degli zigomi. Le mascelle risultano essere lunghe e appuntite […].


La descrizione dei crani fornita dal New York Times, ricorda molto la forma di quelli appartenenti agli scheletri scoperti recentemente in un’antica sepoltura in Messico [Sepoltura aliena di massa?], con la differenza che qui abbiamo a che fare con individui alti più di tre metri. Chi erano costoro, e perché non vi è traccia nella cronologia ufficiale che ci hanno insegnato a scuola?

Si tratta di umani giganti vissuti sul nostro pianeta, e comunque appartenenti alla razza umana? Potrebbe trattarsi di un antico insediamento di Antichi Umani, sopravvissuti alla tragedia di Atlantide?

Oppure, si tratta di esseri provenienti da altri mondi, scoperta che corroderebbe la Teoria degli Antichi Astronauti? Difficile a dirsi.

 

150 anni di scoperte

Per quanto incredibile, gli scheletri dei giganti del Lago Delevan non furono una novità nel panorama archeologico americano. Scavando nei trafiletti dei giornali locali, risulta che il ritrovamento del Winsconsin è solo una delle decine e decine di scoperte simili riportate dai giornali locali. La prima notizia di archivio risale addirittura al 1856, riportata in un articolo datato 21 novembre dello stesso New York Times [Vedi articolo originale]:

Un paio di giorni fa, alcuni operai hanno scoperto nel sottosuolo della vigna dello sceriffo Wickan, a East Wheeling, Ohio, uno scheletro umano. Alquanto rovinato, è stato difficile identificarlo dalla posizione delle ossa, che sembrano non avere la lunghezza del normale corpo umano nella sua posizione originale. Ciò che ha impressionato lo sceriffo e il lavoratori sono state le dimensioni dello scheletro, pari a circa undici feet (tre metri e trenta)! La sua mascella e i denti sono grandi quasi quanto quelle di un cavallo.

12 anni dopo, nel 1868, nel giorno di Natale, è sempre il NYT a dare un’altra notizia di giganti [Vedi articolo originale]. Alcuni operai della compagnia Sank Rapid Water Power erano impegnati negli scavi per la costruzione di una diga per la creazione di energia idroelettrica lungo il fiume Mississippi. Durante i lavori, gli operai hanno rinvenuto i resti uno scheletro umano di dimensioni gigantesche incastonati nella roccia di granito:

La tomba era lunga circa sei metri, larga un metro e venti e profonda quasi un metro. I resti del gigantesco uomo sono completamente pietrificati. La testa enorme misura una circonferenza di 78 centimetri, ma con una fronte molto bassa e molto inclinata all’indietro. La statura complessiva del misterioso individuo è pari a circa tre metri e quaranta centimetri”.


 

L’8 settembre del 1871, il NYT riporta la notizia di altri scheletri giganti rinvenuti durante dei lavori di scavo a Petersburg, in Virginia [Vedi articolo originale]:

Gli operai impegnati nei lavori della ferrovia, si sono imbattuti in una sepoltura contenente gli scheletri di quelli che si pensano essere nativi americani di un’epoca remota e di una perduta e dimenticata razza umana. I corpi esaminati presentano una formazione molto strana e impressionante. […]. Il femore è molto più lungo di quello degli individui umani normali, tanto da far ipotizzare una statura di quasi tre metri”.

 

Il 10 agosto 1880, il NYT ribatte un articolo riportato dall’Harrisburg Telegraph, nel quale si riporta lo stralcio di un verbale redatto il 24 maggio 1798 dal giudice Atlee a seguito di una strana scoperta [Vedi articolo originale]:

In compagnia del procuratore capo McKean, del giudice Bryan, del sig. Burd e di altre rispettabili signori, ci siamo recati nella proprietà del sig. Neese, dove ci è stato mostrato il luogo nei pressi della sua abitazione dove diversi anni fa furono rinvenuti due scheletri umani. Gli scheletri misurano circa tre metri e trenta”.

 

Il 25 maggio 1882, il NYT riporta la notizia di un ritrovamento presso St. Paul, nel Minnesota [Vedi articolo originale]:

Uno scheletro di dimensioni eroiche e dalla singolare forma è stato scoperto durante i lavori di scavo di una collina presso la Red River Valley. [….]. Lo scheletro in questione era in perfetto stato di conservazione. L’uomo è stato identificato come “gigante”. Un’investigazione dello scavo e del suo contenuto è stato avviato dalla Historical Society”.

 

Il 20 dicembre 1897, il NYT riporta la prima scoperta di giganti avvenuta nel Winsconsin, nei pressi di Maple Creek. Vennero scoperte tre colline funerarie, una delle quali fu aperta rivelando il suo misterioso contenuto: lo scheletro di un uomo gigantesco. La statura dell’essere era quasi di tre metri, e il suo stato di conservazione pressoché perfetto [Vedi articolo originale].


 

L’11 febbraio 1902, viene riportata la notizia di una spedizione archeologica presso un sito del New Mexico, dove furono trovati alcuni scheletri umani giganteschi [Vedi articolo originale]:

Dopo la scoperta di resti di una razza di giganti a Guadalupe, New Mexico, gli archeologi si preparano per una spedizione nella regione […]. Luciana Quintana, la proprietaria del ranch nel quale sono collocate le antiche ossa, scoprì due pietre con delle curiose iscrizioni. Scavando al di sotto di esse, furono scoperte le ossa di scheletri appartenenti ad individui alti non meno di tre metri e sessanta […].

Quintana, la quale ha poi scoperto molti altri siti simili, crede che gli scheletri sepolti di una perduta razza di giganti siamo migliaia. La supposizione si basa su una tradizione cominciata con le prime invasioni spagnole, secondo la quale un’antica razza di giganti un tempo remoto abitava la regione oggi nota come New Mexico orientale. Le leggende degli indiani d’America raccontano la stessa tradizione”.


Ma il New York Times non è l’unico giornale ad occuparsi di giganti. Anche alcuni giornali di inizio secolo riportano notizie di giganti, come il Sun del 1893, New Age Magazine del 1913, Popular Science del 1932, il San Antonio Express del 1940.



James Vieira, un ricercatore indipendente, per quasi vent’anni, e prima dell’avvento di internet, ha raccolto migliaia di riferimenti giornalistici sui ritrovamenti dei giganti, scavando negli archivi del New York Times, dello Smithsonian Ethnology Reports, dell’American Antiquarian, e della Scientific American, scoprendo che buona parte di queste scoperte è praticamente nascosta al grande pubblico.

Tra le scoperte notevoli di Vieira, vi è una foto scovata negli archivi dello Smithsonian Ethnology Reports, scattata durante una lezione del prof. McGee (nella foto a sinistra), nel quale si vede uno scheletro gigante dalla statura di circa due metri e ottanta, poi venduto alla Smithsonian Institution per la cifra di 500$.

Lo scheletro apparterebbe alla cosiddetta cultura dei Mounds Builders (letteralmente costruttori di tumuli), un’antica popolazione del Nord America vissuta circa 5 mila anni fa, in un periodo precedente alla storia dell’Antico Egitto e di tutte le sue dinastie.


Secondo i teorici della cospirazione, la Smithsonian Institution acquistò lo scheletro con la volontà di sottrarlo alla conoscenza dell’opinione pubblica. Ma perché? Perché ci dovrebbe essere un gigantesco cover-up di tutte queste scoperte? E perché in nessun museo del mondo sono mai stati esposti questi entusiasmanti, quanto enigmatici reperti?

Secondo Vieira, la motivazione sarebbe molto semplice: il bisogno di conservare valida la Teoria dell’Evoluzione di Darwin, la quale spiega molto bene il normale percorso evolutivo di tutti gli esseri viventi, umani compresi, da forme semplici a forme più complesse.

Il problema è che questi scheletri, per quanto riguarda l’essere umano, sembrerebbero, invece, mostrare un involuzione, in quanto la complessità dei giganteschi fossili ritrovati è particolarmente evidente. Come collocare questi umani giganti nella scala evolutiva dell’uomo? Ma può bastare questa motivazione a eliminare dei reperti che potrebbero gettare luce sul passato remoto dell’uomo?

Secondo i teorici degli Antichi Umani, gli abitanti della mitica Atlantide erano i famosi giganti citati anche dalla Bibbia. Alcuni sopravvissuti alla distruzione dell’antica civiltà atlantidea, avrebbero poi posto le basi per la creazione della nostra specie e della nostra civiltà. Forse è questa la storia che si vuole tenere nascosta? E perché? Perché l’evento catastrofico che ha distrutto Atlantide potrebbe distruggere, prima o poi, anche noi?

In ultima analisi, c’è chi ipotizza che gli scheletri giganti non appartengano alla specie umana, ma siano i corpi di Antichi Astronauti che un tempo hanno abitato il nostro pianeta. In questo senso, l’insabbiamento sarebbe da ricondurre alla strategia più vasta che vuole nascondere l’esistenza degli extraterrestri all’umanità. Ad ogni modo, quello dei giganti, come quello di Atlantide, per un motivo o per un altro, rimane argomento tabù per la comunità scientifica.











http://www.ilnavigatorecurioso.it/2016/01/14/siti-megalitici-in-italia-i-giganti-hanno-abitato-anche-la-nostra-penisola/


SITI MEGALITICI IN ITALIA: I GIGANTI HANNO ABITATO ANCHE LA NOSTRA PENISOLA

Sul territorio italiano esistono gigantesche mura megalitiche e strutture poligonali realizzate con enormi blocchi, alcune delle quali risalgono all'età del bronzo. Le leggende tramandano che siano opere realizzate dai ciclopi, gigantesche divinità che abitarono la terra nella notte dei tempi. È possibile che queste costruzioni siano le vestigia di un'antica stirpe italica di giganti?



L’Italia era un tempo abitata dai giganti? Chilometri di muri costruiti con enormi blocchi di pietra poligonale ancora sopravvivono in Italia.

Si tratta di rovine molto antiche, straordinariamente uniche nel loro genere, realizzate con una tecnica simile a quella utilizzata dalle popolazioni Inca e Pre-Inca del Perù: enormi pietre sagomate per essere incastrate perfettamente senza malta.

E come in Perù, queste straordinarie opere hanno resistito a secoli di abbandono e al successivo saccheggio per fini costruttivi da parte degli Etruschi e dei Romani.

Purtroppo, sono pochi gli studiosi italiani che si interessano a questo meraviglioso patrimonio culturale e antropologico, tanto che sono in pochi anche a conoscerne l’esistenza.

«L’Italia è ricca di mura megalitiche», spiega Giulio Magli, docente di archeoastronomia al Politecnico di Milano. «Si tratta di capire perché si costruivano queste mura con questi blocchi enormi utilizzati come fossero semplici mattoni».

Come spiega il ricercatore italiano, si tratta di monumenti ‘muti’, nel senso che chi li ha costruiti o non aveva ancora la scrittura o non ha scritto di loro. Ora si tratta di capire, attraverso l’archeoastronomia perché li hanno realizzati e se c’erano legami con fenomeni astronomici.

Si sa molto poco sui costruttori preistorici di queste grandi strutture. La maggior parte dei siti si trova nell’Italia centrale, in particolare nel Lazio meridionale. Sono opere che da secoli incuriosiscono studiosi e viaggiatori, e che per il loro aspetto bizzarro e futuristico, la leggenda ne attribuisce la costruzione ad una stirpe estinta di umani giganti chiamati Ciclopi.

Una qualche verità storica riguardo all’esistenza di una popolazione o tribù che rispondesse al nome di “Ciclopi” ci viene data da Tucidide nel libro VI delle sue Storie, allorquando si accinge a parlare delle popolazioni barbare esistenti in Sicilia prima della colonizzazione greca. Così scrive:

«Si dice che i più antichi ad abitare una parte del Paese fossero i Lestrigoni e i Ciclopi, dei quali io non saprei dire né la stirpe né donde vennero né dove si ritirarono: basti quello che è stato detto dai poeti e quello che ciascuno in un modo o nell’altro conosce al riguardo».

Molti altri scrittori e storici classici, tra cui Omero, Esiodo, Plutarco e Diodoro Siculo hanno attribuito la costruzione delle strutture megalitiche italiane (e d’Europa in generale) ai Ciclopi.

Costoro erano descritti come molto più alti, forti e intelligenti dell’uomo, tanto da avere la capacità e la forza di spostare enormi massi e costruire opere ‘ciclopiche’. Così scriveva nel 1848 Louisa Caroline Tuthill, nella sua Storia dell’Architettura:

«In tempi remoti, prima della nascita di Roma, l’Italia era abitata da popoli che hanno lasciato monumenti indistruttibili a testimonianza della loro storia.

Quelle meravigliose e precoci città d’Italia, che sono state definite ciclopiche, sono fittamente sperse in molte regioni, e spesso appollaiate sulle creste delle montagne come nidi d’aquila, ad una tale altitudine che viene da chiedersi cosa abbia spinto gli uomini ad edificare in luoghi tanto inaccessibili».

Eppure, nonostante la vastità delle rovine ciclopiche presenti sul territorio e le numerose testimonianze letterarie, si ha l’impressione che gli studiosi contemporanei non prendano sul serio queste testimonianze antiche, anzi, si ha l’impressione che per gli archeologi italiani la storia antica della Penisola italiana cominci con gli Etruschi, e tutto ciò che c’era prima non è degno di essere studiato. Perché?

In realtà, non sembra una forzatura affermare che nel secolo scorso in Italia (e in Europa) sembra esserci stato un sottile cover-up su questi siti archeologici, ignorandoli e facendoli cadere nel dimenticatoio. È come se l’élite che governa il mondo non volesse che il mistero delle antiche rovine megalitiche venga ampiamente divulgato. Ancora, perché?

Un indizio del sottile cover-up è il fatto che la maggior parte delle persone, soprattutto gli italiani, non sono affatto a conoscenza dell’esistenza di tali rovine. Molti ci vivono accanto senza capirne l’importanza, né la valenza storica ed esistenziale. E ciò è davvero molto strano, considerato il grado di complessità di queste rovine preistoriche.

Un’altra stranezza è che in ambito accademico, anche se vengono menzionati in opere importanti del passato, si afferma che i costruttori di tali opere, i ciclopi, non siano mai esistiti.

Più in generale, quando si cerca di parlare con uno studioso di oggi di una possibile stirpe di giganti vissuta in tempo remoto sul nostro pianeta, questi reagisce o con il sarcasmo, smorzando il confronto con una risata, oppure utilizzando la tecnica dello struzzo, e cioè mettere la testa sotto la sabbia per non percepire il pericolo che minaccia le sue granitiche convinzioni.

Certamente, uno studioso di epoca vittoriana non avrebbe riso. A proposito, molti degli studiosi vittoriani erano donne, creature dalla mentalità più aperta e libera.

Strutture ciclopiche italiane

Di seguito proponiamo una serie di strutture megalitiche presenti sul territorio Italiano, almeno quelle di cui siamo venuti a conoscenza fino ad adesso. L’idea potrebbe essere quello di realizzare un database in rete dove raccogliere il materiale scientifico e fotografico che riguarda le strutture ciclopiche italiane.

Se nella vostra zona sono presenti strutture del genere, potete inviare il materiale fotografico e descrittivo all’indirizzo email: navigatorecurioso@gmail.com. Per il momento vi rinviamo all’ottimo portale murapoligonali.it, dove sono state tratte alcune delle immagini mostrate di seguito.

 

Alatri (Lazio)

È un comune della provincia di Frosinone ed è una delle principali città della Ciociaria. È l’antica Aletrium, che fu uno dei centri principali del popolo italico degli Ernici. Nota soprattutto per l’acropoli preromana cinta da mura megalitiche.







Alba Fucens (Abruzzo)

Alba Fucens è un sito archeologico italico, nata come colonia di diritto latino, che occupava una posizione elevata e ben fortificata (situata a quasi 1.000 m s.l.m.) ai piedi del Monte Velino, a 7 km circa a nord dell’odierna città di Avezzano.





Amelia (Umbria)

Amelia, anticamente nota con il nome di Ameria, creata da Ameroe, è una città di origini antichissime: fu certamente tra i primi centri italici. Catone, citato da Plinio, afferma che la città fu restaurata 964 anni prima della guerra dei romani contro Perseo, re di Macedonia, e quindi nel 1134 a.C.

Testimonianza di tale vetustà sono le monumentali mura poligonali (V-IV secolo a.C.), che cingono gran parte dell’abitato, unitamente a quelle romane e medievali, per circa 2 km.




Atina (Lazio)

La leggenda attribuisce ad Atina origini antichissime: sarebbe stata fondata da Saturno nella mitica età dell’oro, insieme ad altre 5 città del Lazio che cominciano con la lettera A.

Le fonti storiche e letterarie attestano con ragionevole certezza la sua esistenza in età preromana: è noto che in un passo dell’Eneide Virgilio la inserì tra le città che prepararono le armi in soccorso di Turno contro Enea.


 

Cosa (Toscana)

Fu una colonia romana nei pressi di Orbetello. Il nome sembra che derivi da quello di una vicina città etrusca, Cusi o Cosia, che doveva sorgere vicino alla spiaggia che oggi si chiama Lido del venerabile nella vicina laguna di Orbetello.



Norba Latina (Lazio)

Norba latina, fu un’antica città sui monti Lepini, in posizione dominante sulla pianura pontina a sud di Roma, presso l’attuale Norma, in provincia di Latina. La leggenda ci narra che Norba fu fondata da Ercole o dai ciclopi. La dottoressa Stefania Quilici Gigli, che da anni dirige le attività di scavo del parco archeologico, ha fornito uno studio per cercare di ricostruire la storia di Norba.

Già dalla fine del IX secolo a.C. la zona circostante alla città di Norba conobbe un cospicuo popolamento, di cui sono testimonianza la necropoli di Caracupa, alcune tombe nell’area attigua all’Abbazia di Valvisciolo e le mura megalitiche sul Monte Carbolino.









Pietrabbondante (Molise)

Si trova nell’Alto Molise, a 1027 m s.l.m. Il nome derivò al paese dalla gran quantità di pietre e sassi disseminati nel suo territorio.



San Felice Circeo (Lazio)

Il paese di San Felice Circeo ha una storia antichissima che inizia con gli uomini di Neanderthal. Durante i secoli il Circeo sarà colonia romana, possedimento dei Templari durante il Medioevo, un feudo dei Caetani e infine roccaforte pontificia.






Segni (Lazio)

È un comune italiano della provincia di Roma. I primi insediamenti nel territorio di Segni risalgono all’età del bronzo, ma l’abitato si sviluppò solo in epoca romana, tempo in cui Segni rivestì una posizione strategica sulla valle del fiume Sacco.





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I GIGANTI HANNO CAMMINATO SUL NOSTRO PIANETA: ECCO LE PROVE!

L’origine di coloro che erano chiamati giganti risale ad epoche antidiluviane. In quei tempi, secondo le fonti, popolarono la Terra. La mitologia greca è una miniera di racconti sui giganti. Chi sono questi esseri giganteschi che hanno camminato sul nostro pianeta in un epoca estremamente remota?



Nel giugno del 2011, la Pravda online rivela al mondo una notizia incredibile: un gruppo di archeologi ha rinvenuto una sepoltura misteriosa nella giungla dell’Africa Centrale, nei pressi della città di Kigali, Ruanda.

All’interno del sepolcro sono stati trovati gli scheletri di creature umanoidi gigantesche. Le 40 fosse comuni contenevano circa 200 corpi, tutti perfettamente conservati.

Le creature erano alte circa 7 metri e le loro teste sembravano essere decisamente grandi e sproporzionate rispetto al resto del corpo. In un primo momento, gli stessi archeologi ipotizzarono che si potesse trattare di visitatori provenienti da un altro pianeta, morti a causa di una catastrofe, ma nessun segno di atterraggio e dei rottami della navicella sono stati rinvenuti.

Questa non è la prima volta che l’Africa porta alla ribalta simili anomalie. Quando nel 1936, i due archeologi e antropologi francesi Marcel Griaule e Jean Paul Lebeuf videro i ritrovamenti della loro campagna di scavo, nell’attuale Ciad, non credettero ai propri occhi. All’interno di alcuni tumuli funerari trovarono resti umani dalle dimensioni molto maggiori di quelle comuni.

Marcel Graule (1898-1956), fra l’altro, è lo stesso che ci ha fatto conoscere, per primo, qualcosa in più circa i Dogon: infatti, fu a capo di diverse spedizioni nel continente africano, dal 1931 al 1946, tra cui quella (che è ricordata come Missione Dakar-Gibuti) nella quale studiò l’incredibile cosmologia di quel popolo.


 

Giganti in Egitto

Ma già l’antico Egitto fa registrare alcune anomalie che potrebbero essere indizio dell’esistenza dei giganti. Non molto tempo fa, in una delle tombe egizie ritrovate nel sito di Saqqara, uno dei luoghi più antichi e più importanti della civiltà egizia, venne ritrovata la mummia di un uomo alto 2,5 metri. Non aveva il naso, nè le orecchie, e la sua bocca era molto ampia e non aveva lingua.

Secondo l’archeologo Gaston de Villars, l’età della mummia era pari a circa 4 mila anni. L’enigmatico personaggio fu sepolto alla stessa maniera di un nobile egiziano, circondato da oggetti domestici, cibo, opere d’arte, che avrebbero accompagnato il defunto nel viaggio verso l’aldilà. Tuttavia, come si è poi appurato, non tutti gli oggetti ritrovati nel sepolcro appartengono alla cultura egizia o addirittura a qualcuna delle culture umane.

Ad esempio, tra i reperti fu trovato un disco rotondo di metallo lucido ricoperto di strani personaggi, un costume di colore metallico con i resti di qualcosa di simile a calzature di plastica e alcune tavolette di pietra piene di immagini di stelle, pianeti e strani macchinari.

Anche il santuario nel quale era sepolta la mummia presentava delle caratteristiche strane. Il sepolcro, infatti, è realizzato in un materiale sconosciuto nell’antichità. La pietra è stata letteralmente scavata nella roccia, in modo che le pareti risultassero lisce come marmo lucido.

Sembrava quasi fosse stata realizzata con una tecnologia laser di altissima precisione. Tra l’altro, la superficie della pietra sembrava come fusa. La tomba è stata poi decorata con una sostanza simile al piombo.


Scoperte recenti

Nel 1992, un sacerdote cattolico di nome Carlos Vaca apre al pubblico il suo armadio pieno di ossa raccolte in Ecuador, ossa che per gli scienziati che le analizzano diventano un rompicapo. Frammenti di un teschio e di una tibia che porterebbero a pensare a qualcosa di inimmaginabile: erano identiche a quelle umani ma con delle proporzioni decisamente diverse.


Fra i resti conservati da Carlos Vaca c’è quello di un molare. Gli studiosi sembrano confermare che si tratti di un dente umano. Quello che desta sconcerto è che si tratta di un molare enorme: quale bocca potrebbe contenerlo se non quella di un gigante?

Nel 2009 è stata, inoltre, pubblicata la scoperta di un’equipe di ricercatori della Oxford University. Nel bacino prosciugato del lago Makgadikgadi, nel Deserto del Kalahari in Botswana, fra centinaia di reperti più convenzionali, sono venute alla luce quattro asce di pietra della grandezza di poco più di 30 centimetri. Facendo le dovute proporzioni, sarebbero dovute appartenere a uomini di almeno 3 metri.


 

I giganti nella Bibbia

L’origine di coloro che erano chiamati giganti risale ad epoche antidiluviane. In quei tempi, secondo le fonti, popolarono la Terra. Anche coloro che erano nati dall’unione tra figli degli dèi e donne terrestri sarebbero stati ‘giganti sulla terra’ (Genesi 6,4).

Nell’Antico Testamento vengono nominati diversi giganti, come ad esempio gli Anakiti, i Refei, Og e il noto Golia, sconfitto da Davide. Nella Bibbia si legge:

Davide corse contro il filisteo… trasse fuori un ciottolo, lo frombolò, colpì Golia alla fronte ed egli cadde con la faccia a terra […], Davide corse e si fermò sul filisteo, afferrò la spada di lui, la estrasse dal fodero e lo uccise troncandogli la testa” (Samuele 1, 17-51).

Da allora il suo trionfo vale come simbolo della vittoria del buono sulla violenza del malvagio. Questa storia del Vecchio Testamento è una delle tante tradizioni che raccontano di come un uomo riesca a sconfiggere un gigante con l’astuzia. Stando a quanto si legge, Golia raggiungeva i tre metri e mezzo di altezza, e la sua corazza doveva pesare 104 chilogrammi.

Og è un altro gigante citato nella Bibbia. Mosè lo sconfigge durante la conquista di Canaan da parte degli israeliti (Numeri 21, 32-35).

Perché Og, re di Basan, era rimasto l’unico superstite dei Refaìm. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabbà degli Ammoniti? È lungo nove cubiti e largo quattro, secondo il cubito di un uomo” (Deuteronomio 3,11).

Og dev’essere stato dunque un colosso di circa 4 metri di altezza. Secondo la mitologia ebraica, Og faceva parte dei numerosi giganti antidiluviani. Tra di loro egli è stato l’unico sopravvissuto, perché l’acqua gli arrivava appena fino alle ginocchia. Si dice anche che Noè lo abbia preso con sé nell’arca durante il diluvio. Dentro la nave il gigante non aveva posto, ma poté sedere sul tetto.

Un altro episodio biblico si svolge nei dintorni di Ebron. Lì vive da anni una stirpe di giganti che discende da Anak, gli Anakiti. In particolare tre figli di Anak, Achiman, Sesai e Talmai, gettano nel panico gli israeliti durante il loro cammino verso la terra promessa (Numeri, 13, 22 e 31 sgg.). Qui vi è una relazione col mondo greco, che venerava una stirpe di dèi e di antichi re, gli anachi. Il nome deriverebbe nuovamente dai giganti biblici.


I giganti della Grecia


La mitologia greca è una miniera di racconti sui giganti. Sono universalmente noti i viaggi di Ulisse, re di Itaca. In essi si parla dell’incontro con il ciclope Polifemo.

Gli studiosi di mitologia ritengono che a far nascere la saga dei ciclopi siano stati teschi di elefanti nani, rinvenuti nelle isole greche del Mediterraneo.

Quei teschi presentavano un grande foro all’altezza della proboscide, cosa che faceva pensare al cavo orbitale sulla fronte di un gigante. In Grecia sono comunque molti i luoghi connessi alle peregrinazioni di Ulisse, considerati scenari storici di alcuni eventi. Uno di questi è “l’antro del ciclope”, situato presso Maronia, a nord del Paese.

Gli scavi hanno rilevato che questa grotta è servita per secoli come abitazione e luogo di culto. Al centro dell’ingresso si trova una grande stalagmite a cui è stato dato il nome di “sigillo di pietra di Polifemo”. Non lontano si trova una grande galleria, denominata “zona dei giganti”.

 

Giganti inglesi

La tradizione inglese è ricca di storie fantastiche e impressionanti sulla nascita di colline, valli e altre forme paesaggistiche. Così i giganti avrebbero più volte gettato cumuli di terra e scagliato in mare imponenti blocchi di roccia. Nelle loro poesie gli anglosassoni citano spesso giganti che sarebbero esistiti prima del loro arrivo in Inghilterra.

Nelle antiche leggende, il noto santuario megalitico di Stonehenge, nell’Inghilterra meridionale, viene definito il luogo della “danza dei giganti”. Il mago Merlino, coi suoi poteri magici, avrebbe trasferito quel colosso di pietra dall’Irlanda alla sua sede attuale.

 

Giganti in Germania

Anche i tedeschi hanno i loro giganti. Riibezahl, il genio del monte dei giganti, secondo la leggenda ha assunto numerose sembianze. Egli avrebbe aiutato i viandanti, ma si sarebbe anche vendicato dei suoi dileggiatori: così viene detto nei testi antichi. Sono molti i giganti che rivestono un ruolo nelle saghe del Reno.

Un gigante di nome Tannchel avrebbe fatto saltare le rocce che facevano ristagnare le acque del Reno tra la Foresta Nera e il Vosgi. Dicono poi che l’Imperatore Massimiliano in persona abbia sconfitto l’ultimo gigante dell’Odenwald in un torneo medievale svoltosi nella città di Worms, situata sulla riva sinistra del Reno.

 

Chi erano i giganti?

Rimane questa domanda senza risposta. Chi sono questi esseri giganteschi che hanno camminato sul nostro pianeta in un epoca estremamente remota? È forse una razza umana estintasi a seguito di un catastrofico evento naturale che ha modificato l’assetto della Terra e cancellando i nostri giganteschi antenati?

Potrebbero essere i discendenti della mitica civiltà atlantidea che un tempo esisteva su tutto il pianeta? Altrimenti come spiegare i continui ritrovamenti archeologici che sembrano sfidare il buon senso e la cronologia classica dello sviluppo della civiltà umana?

Tali scoperte, che la comunità scientifica ancora fatica a spiegare, aprono uno strano capitolo della storia del nostro pianeta. In molte parti del mondo, sono state rinvenute, nel corso dei secoli, le apparenti prove di una civiltà di giganti. Possibile che prima della nascita e dello sviluppo della razza umana, sia esistito un popolo di giganti?

Un popolo che avrebbe lasciato numerosi segnali della sua esistenza, segnali giganteschi! Dobbiamo davvero riscrivere la storia del nostro pianeta? È esattamente questo che sembrano suggerire i reperti rinvenuti nei diversi luoghi del mondo.


https://it.wikipedia.org/wiki/Gigante_%28mitologia%29#I_giganti_greci