Verona: Nel
1867 in omaggio all’Unità d’Italia, i termini dialettali della città vennero
tradotti in italiano
di Emma Cerpelloni¯
Vicolo Bogon, a Veronetta: uno dei
pochi termini di toponomastica
dialettale veronese sopravvissuti
alla italianizzazione della città.
Nel 1867
Palazzo Barbieri rinominò molte strade del centro per rendere onore ai patrioti
caduti. Soltanto vicolo Bogòn sfuggì all’italianizzazione delle vie
Il centro
storico di Verona rende un significativo omaggio al Risorgimento italiano:
tante le strade, attorno a piazza Bra, dedicate ai personaggi che hanno fatto
l’unità d’Italia. Ma queste intitolazioni hanno diverse storie. Il primo
omaggio ai protagonisti del Risorgimento si è avuto proprio all’indomani
dell’annessione di Verona all’Italia.
Nella seduta del 21 gennaio 1867, il Consiglio
comunale decise che lo stradone di Porta Nuova diventasse corso Vittorio
Emanuele II e così la stessa piazza Bra. Il corso, in epoca fascista, cambiò
nome e venne dedicato a Cangrande, per ritornare, però, intitolato a Porta
Nuova, col dopoguerra.
Così piazza Bra. Sempre nella seduta del 1867, fu
deciso anche che corso Castelvecchio fosse dedicato a Camillo Benso Conte di
Cavour, mentre le due vie di San Pietro in Monastero e di San Fermo in
Cortalta, che da via Rosa portavano all’Adige, venissero intitolate a Giuseppe
Garibaldi, così come il ponte. Ma fu soprattutto
la via e il ponte dedicati all’Imperatore Ferdinando d’Asburgo che dovevano
cambiare nome. Fu ricordato allora il patriota Daniele Manin (1804-1857),
protagonista dell’insurrezione di Venezia: sono la strada e il ponte
sull’Adigetto che da via Roma, (allora via del Teatro), conducono nell’odierna
via Marconi. La piazza delle Poste diventa piazza Indipendenza e via Crocette,
che dalla Cittadella portava al palazzo Montanari, viene dedicata allo stesso
patriota veronese.
Nel 1871, a cinque anni dall’annessione, si assiste a
una radicale revisione della toponomastica veronese: i nomi popolari furono
salvaguardati, ma, in omaggio all’unificazione nazionale, i vocaboli dialettali
furono italianizzati, con esiti in qualche caso discutibili e ridicoli. Via
Salici che da via Garibaldi porta a vicolo San Girolamo sostituisce via dei
Salèsi: ma il toponimo fa riferimento ai ciottoli di fiume, arrotondati dalla
corrente, e non ai flessuosi alberi. Un solo toponimo dialettale è rimasto,
forse dimenticato: è vicolo Bogon, a Veronetta.
Risale invece al 1882, l’intitolazione di via
Guglielmo Oberdan, patriota triestino, di quella che era via Gran Czara, a
ricordo del soggiorno dello zar, durante il congresso di Verona del 1822.
È stato invece deciso nel 1890 il toponimo in ricordo
dei fratelli Cairoli, la strada che da piazza Erbe conduce nell’odierna piazza
Viviani e che aveva il prosaico nome di via Gallina, dall’insegna di
un’osteria. La via voleva ricordare la famiglia Cairoli, originaria di Pavia, un padre e
i suoi cinque figli, che parteciparono agli episodi più importanti del
Risorgimento, dalle Cinque giornate di Milano alla spedizione dei Mille.
Inoltre, i veronesi avevano conosciuto Benedetto, quando era venuto a
inaugurare il vicino monumento a Garibaldi.
Vanno, poi, fatti risalire al 1907, i toponimi di via
Mazzini, via Cattaneo e via Alberto Mario. Così la centralissima via Nuova,
l’arteria più importante della città, è stata intitolata a Giuseppe Mazzini, il
maggiore fra i patrioti italiani, mentre la vicina via Colomba ha preso il nome
di un altro grande personaggio, il milanese Carlo Cattaneo. Via Dietro via
Nuova, invece, fu dedicata a Mario, un garibaldino di origine rodigina.
L’intitolazione creò polemiche perché era un patriota su posizioni radicali e
anticlericali[1].
Sempre in questo stesso anno, il secondo tratto di via
San Paolo, tracciata nel 1874, per unire porta Vescovo al ponte Navi, è stato
dedicato al giorno della fine del potere temporale dei papi, diventando via XX
settembre, mentre la piazzetta antistante porta Vescovo fu intitolata al 16
ottobre, la data in cui, da lì sono passate le truppe piemontesi, entrate a
Verona. Infine, via Roma è uno dei pochissimi toponimi, creati in età fascista,
che è rimasto ancora oggi: la strada che unisce piazza Bra a Castelvecchio si
chiamava via del Teatro Filarmonico.
[Ai dati toponomastici sopra descritti, si dovrebbero aggiungere
quelli relativi a Vicolo
Calzirel (= secchi di rame, in dialetto) in zona Porta Palio, trasformato in
Calcirelli; e a Via Disciplina, in Veronetta, intitolata, probabilmente nel
1928, quindi in epoca fascista, a Giosué Carducci. Nativo di
Valdicastello di Pietrasanta, in Lucchesia, nel 1835 e morto a Bologna nel
1907, Carducci, autore del celebre Inno a
Satana, assurse al rango di poeta nazionale del peggior Risorgimento] n.d.r.
¯ Fonte: srs di E. CERP, da L’Arena di Verona di Giovedì 03 Marzo 2011 CRONACA, pagina 18
Link: http://www.larena.it/
[1] Alberto Mario, garibaldino,
massone, era colui che incitava pubblicamente a gettare nel Tevere la salma del
Santo Pontefice Pio IX, morto nel 1878 e odiatissimo da tutti i risorgimentali.
Costoro cercarono poi effettivamente di porre in atto l’insano proposito, con
la complicità del Governo anticlericale, che aveva imposto che le esequie (tenutesi
solo nel 1881, quindi tre anni dopo la morte) avessero luogo di notte, per scoraggiare
la partecipazione popolare, che fu invece immensa. N.d.r.