Giorgio
Da Gai
KOSOVO MONITO PER L’EUROPA
Aviani
& Aviani Editori, Udine 2014. Euro 15,00
Il presente libro apre
La storia dei Balcani e del Kosovo è
stata lo spunto per una serie di riflessioni, che vanno oltre l’area balcanica,
coinvolgono l’Europa intera e gli attuali equilibri geopolitici.
Il Kosovo, come capitolo del dramma
balcanico, una miscela esplosiva di odio etnico-religioso e di nazionalismo
totalitario: dalla dominazione turca alla dissoluzione della Jugoslavia,
compreso il dramma delle “foibe”, che per decenni è stato rimosso dalla nostra
memoria storica.
Il Kosovo, come guerra “umanitaria”
quindi ipocrita. Infatti, tutte le guerre “umanitarie” che l’Occidente (Stati
Uniti e Unione Europea) combatte e le pressioni politiche che lo stesso esercita,
sono rivolti alla tutela di precisi interessi politici o al rovesciamento di
governi che non si piegano all’egemonia occidentale:
Il Kosovo, come precedente giuridico e
politico per la secessione delle micro patrie: Veneto, Catalogna, Scozia,
Ossezia e Crimea. Un effetto domino dagli esiti imprevedibili.
Il Kosovo e tutta la tragedia balcanica,
rappresentano un monito per l’Europa, che potrebbero dissolversi per effetto
dell’islamizzazione e della globalizzazione.
La globalizzazione genera
una crisi ecologica, politica, sociale ed economica dagli esiti imprevedibili. In
Europa la crisi politica e socioeconomica provocata dalla globalizzazione
potrebbe minare l’unità dell’Europa e dei singoli Stati che la compongono,
attraverso: l’ascesa dei partiti “euroscettici” (Francia, Grecia, Ungheria, Gran
Bretagna, ecc.) le rivalità tra le nazioni (nazioni virtuose contro nazioni
indebitate) il regionalismo separatista (veneto, catalano e scozzese).
L’Europa non è minacciata solo dalla
globalizzazione ma anche dall’islamizzazione, la trasformazione dell’Europa in Eurabia, (Giselle
Littman 2005) un continente abitato da milioni di
mussulmani e sottomesso all’Islam. Gli europei, come i serbi del Kosovo,
potrebbero divenire minoranza o “debole” maggioranza, in quella che da millenni
è la loro terra, sopraffatti da un’immigrazione ostile nel comportamento
(attentati terroristici e rivolte a sfondo etnico-religioso) e incompatibile
nei valori (poligamia, velo, infibulazione, “sharia”). Le stime demografiche
del Pew Forum, dicono che nel 2050 un quinto degli europei
sarà musulmano, il 20 per cento, due persone su dieci, contro l’attuale 5%.
Le crisi politiche, sociali ed
economiche indotte dalla globalizzazione e lo scontro di civiltà tra Islam e
Occidente, la rinascita della Guerra Fredda tra Russia e Occidente, tracciano
uno scenario apocalittico, che non segnerà la scomparsa del genere umano, ma
solo la fine del modello neoliberista, del primato degli Stati Uniti come unica superpotenza
mondiale e forse la sconfitta dell’islamismo radicale che minaccia la pace
mondiale. Tutto questo costerà milioni di morti, l’emergere di nuovi equilibri
geopolitici e forse la nascita di una nuova civiltà. La nostra è un’epoca di
profonde trasformazioni, quale sarà l’esito nessuno, può dirlo, troppi sono gli
elementi in gioco e spesso i tempi della storia non coincidono con la nostra
capacità di comprensione e di reazione. La caduta del comunismo, la
dissoluzione della Jugoslavia,
Viviamo nell’illusione che la pace e il
benessere di cui godiamo siano condizioni immutabili, convinti che la miseria e
la guerra appartengano al passato o ad altri Paesi. Purtroppo non è così. La
cronaca quotidiana, spesso riporta il suicidio di disoccupati e d’imprenditori
che hanno visto fallire la propria azienda, o sono costretti a chiuderla per
non fallire. Per la prima volta dal dopoguerra, le generazioni presenti sono
condannate a vivere in condizioni peggiori di quelle dei loro genitori o nonni.
Nell’ex Jugoslavia, ai confini della nostra “pacifica” Italia si è consumata la
recente tragedia balcanica. La nostra terra porta i segni della fame e della guerra,
basta soffermarci sulle migliaia di monumenti che ricordano le vittime delle
guerre mondiali, oppure riflettere sulle testimonianze di miseria e di
emigrazione, raccontate dai nostri padri e dai nostri nonni. I Balcani
insegnano: la storia è maestra di vita, si ripete come l’eterno ciclo delle
stagioni, anche se in modo imprevedibile e diverso dal passato.
Non dobbiamo temere la fine di questa
Europa, asservita alle oligarchie politico-finanziarie (
Profilo
dell’Autore
Giorgio Da Gai è nato a Conegliano (Tv)
si è laureato in Scienze Politiche presso l'Università' di Padova ed ha
conseguito il master della Regione Veneto per Tecnico Amministrativo
Polifunzionale con Competenze per l’Export in Europa Orientale. Nel