Teologia
della
Restaurazione
(Parte prima)
di Nicola Cavedini
Parte Prima
I. 3. La storia del mondo secondo S. Agostino
I. 5. Gioacchino da Fiore e gli Spirituali
I. 6. La reazione di San Bonaventura
I. 12. San Francesco di paola e un Ordine misterioso
Parte seconda
II. 1. Il Venerabile Bartholomäus Holzhauser (1613-1658)
II. 3. Le sette epoche della Chiesa secondo il Ven. Holzhauser
II. 8. Il Santo Pontefice e lo stato sacerdotale nella 6a epoca
II. 10. La devozione al Sacro Cuore di gesù e la Restaurazione
II. 11. San Giovanni Bosco e l’Imperatore d’Austria (1873)
II. 13. Le grandi apparizioni mariane del XIX secolo
II. 14. S. Caterina Labouré e la Medaglia Miracolosa (1830)
II. 15. La salette. 19 settembre 1846
II. 16. Le 18 apparizioni di Lourdes (1858)
II. 17. Fatima 1917
II. 18. La Consacrazione della Russia e la Restaurazione
II. 19. Il Terzo Segreto finalmente rivelato (26 giugno 2000)
II. 20. Un commento al commento
II. 21. Un’interpretazione
II. 22. Pio XI e la Restaurazione. L’enciclica Mit brennender Sorge (1937)
II. 23. La Restaurazione è imminente?
II. 24. Conclusione
La condizione attuale d’apostasia della società e la gravissima crisi che attraversa la Chiesa cattolica, dominata dalla setta neo-modernista fin nel suo più alto vertice, fanno sorgere la domanda se sia ormai vicino il tempo ultimo della storia del mondo, quello che, contraddistinto dal regno empio dell’Anticristo, si chiuderà con la sua irreparabile sconfitta, la resurrezione dei corpi, il Giudizio finale e la conclusione della storia.
Gli spiriti che non abbiano perduto lucidità, chiarezza di dottrina e il coraggio di guardare brutalmente in faccia alla realtà delle cose, possono forse lecitamente interrogarsi sull’attuale triste presente e tentare di giudicarlo e comprenderlo, seppure in via puramente congetturale, alla luce della teologia della storia.
Un concetto assai diffuso negli ambienti cattolici legati alla perenne Tradizione della Chiesa è quello di Restaurazione. Esso indica in generale l’idea di un rifiorire della Chiesa e della civiltà cattoliche travagliate dalla Rivoluzione mondiale scristianizzante. Tuttavia non è forse inutile esercizio quello di investigare maggiormente se quest’idea abbia o meno un fondamento teologico, per evitare il pericolo, in questi tempi caotici ed irrazionali di fine millennio, di cadere in qualche concezione della storia non ortodossa, in un millenarismo più o meno mitigato, in qualche falsa certezza pseudo-soprannaturale, cui si accompagna sempre inevitabilmente la cupa desolazione del disinganno.
La storia e la vicenda dell’umanità e della Chiesa si svolgono nel tempo. Non può quindi stupire che Dio abbia rivelato gli eventi cardini della storia universale, che segnano l’inizio, la pienezzai e la fine dei tempi.
All’inizio dei secoli troviamo, infatti, la Creazione delle nature spirituali (gli Angeli), del mondo materiale e dell’uomo. Sappiamo inoltre della prova cui Dio sottopose gli esseri razionali, la loro caduta, con la creazione dell’inferno per gli angeli ribelli, il peccato originale dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, nonché la promessa di un Redentore (Protovangelo).
Nella pienezza dei tempi si colloca invece la Redenzione dell’umanità peccatrice con l’Incarnazione della Seconda Persona della SS. Trinità nel seno della Vergine Maria, la Sua Passione, Morte e Risurrezione e la divina Istituzione della Chiesa Cattolica, con il mandato d’insegnare a tutti gli uomini le Verità rivelate da Dio fino alla consumazione dei secoli.
Alla fine dei tempi invece vi sarà il Giudizio e la consummatio saeculi, la cessazione del mondo e del tempo. Questo evento ultimo della storia sarà preceduto da alcuni accadimenti che ne indicheranno la stringente prossimità e che sono stati preannunciati nella Scrittura.
Essi sono, così come li elenca, tra gli altri, S. Alfonso Maria de’ Liguori nelle Dissertazioni teologiche-morali appartenenti alla vita eterna: 1. L’universale predicazione del Vangelo. 2. L’universale apostasia. 3. “La distruzione totale dell’imperio e nome romano” cioè della Chiesa cattolica e del regno sociale di Gesù Cristo. 4. La venuta ed il regno dell’Anticristo. 5. La venuta di Enoc ed Elia, con la conversione finale degli ebreiii. A ciò si aggiunga tutta una serie di eventi naturali catastrofici, così descritti da S. Matteo e S. Luca nei loro Vangeli, da sempre interpretati come alludenti alla fine del mondo:
“Or subito dopo la tribolazione [il regno dell’Anticristo] di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli si commoveranno (S. matteo, XXIV, 29);
“E vi saran dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle e sulla terra costernazione tra i popoli, smarriti per il rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini verranno meno dallo spavento nell’aspettazione delle cose che staranno per accadere al mondo, perché le potenze dei cieli saranno sconquassate.” (S. Luca, XXI, 25-26)iii.
S. Agostino, il più importante teologo dell’antichità cristiana, raccogliendo una tradizione esegetica già prestigiosa ai suoi tempi, investigò la storia della Redenzione, applicando il modello archetipo di suddivisione temporale che rinvenne nel dato rivelato.
Nel libro della Genesi, infatti, l’autore ispirato narra la creazione del mondo, suddividendo l’azione di Dio in sette giorni, o meglio, in sei giorni di attività e uno, l’ultimo, di riposo.
S. Agostino, innestandosi sull’esegesi precedente e canonizzandola con l’immensa sua autorità, interpretò a sua volta la vicenda della Redenzione, proprio alla luce di quella settemplice periodizzazione. Tale utilizzo, infatti, aveva un fine innanzi tutto ermeneutico, serviva cioè a cogliere meglio e con sempre maggior profondità, lo svolgersi coerente ma vario degli eventi della storia salvifica tramandati dai due Testamenti, come intervento straordinario di Dio a beneficio dell’umanità peccatrice.
Secondo il sommo teologo, infatti, come dimostrerà ad abundantiam in De Civitate Dei, tutta la storia dell’umanità, anche quando il Creatore si serve delle cause seconde, ossia della libera cooperazione dell’uomo, è opera sua, è cioè storia sacra guidata dalla Provvidenza. questa nota deve brillare, quindi, a maggior ragione in quella particolare vicenda della storia, la Redenzione, in cui Dio, pur servendosi delle cause seconde, è intervenuto in modo straordinario e con un fine eminentemente soprannaturale.
Il santo d’Ippona sviluppò la sua concezione della storia sacra, come sistema interpretativo fondato sul parallelismo analogico tra giorni della creazione, epoche della storia salvifica ed età dell’uomo (infanzia, adolescenza ecc.) soprattutto nell’opera giovanile De Genesi contra Manichaeosiv, ma se ne trovano importanti accenni anche nel suo testo più famoso, il De Civitate Deiv.
Enunciando il suo sistema, il santo scrive: “Percorrendo tutto il testo delle Sacre Scritture io vi scorgo in certo qual modo sei età destinate alle opere, età distinte tra loro, per così dire, da limiti determinati, di modo che nella settima si spera il riposo. Io vedo inoltre che queste medesime sei età assomigliano a questi sei giorni in cui furono compiute le opere che la Scrittura ricorda essere state fatte da Dio.”vi
ciascun’epoca della Redenzione è paragonabile, quindi, ad una delle età dell’uomo, essendo la storia del mondo nient’altro che la vicenda del genere umano.
Secondo S. Agostino, inoltre, la Storia universale, come storia dell’intervento di Dio nel tempo, può essere suddivisa analogicamente alle fasi del Suo intervento diretto al momento della creazione, in sei giorni-epoche.
Così la prima epoca è quella della nascita dell’umanità, cioè della sua infanzia, che da Adamo giunge a Noè, ed è paragonata al primo giorno della Creazione, poiché allora l’uomo cominciò ad essere illuminato dalla fede (protoevangelo), come nel primo giorno Dio creò la luce. Alla sera di questo primo giorno-epoca si ebbe il Diluviovii.
La seconda, che si apre con Noè, giunge ad Abramo, ed è la fanciullezza del mondo. A ragione viene paragonata al secondo giorno della Creazione “in cui fu creato il firmamento in mezzo alle acque superiori e a quelle inferiori, poiché l’arca in cui era Noè con i suoi familiari, era come il firmamento tra le acque sottostanti sulle quali stava a galla e quelle sovrastanti dalle quali veniva bagnata.”viii La sera di quest’epoca è la confusione delle lingue, in punizione della torre di Babele.
la terza epoca si apre con Abramo e arriva al Re Davide. È l’età dell’adolescenza, e si paragona al terzo giorno della Creazione, poiché, come allora Dio separò la terra dalle acque, così in quest’età del mondo il popolo eletto, generato da Abramo, fu separato dalle ‘acque’ del paganesimo. La sera di questo giorno-epoca sono i peccati del popolo eletto fino alla perversione di Saulix.
La quarta, invece, che inizia con lo splendore del regno davidico (la giovinezza) paragonata al quarto giorno della Creazione, in cui Dio creò il sole (il regno di Davide), la luna (il popolo ubbidiente) e le stelle del firmamento (i maggiorenti del regno), si chiude con i peccati dei re e la deportazione del popolo eletto a Babilonia.x
la quinta epoca, che dalla schiavitù babilonese giunge a Cristo, è l’età della gravitas, ossia la maturità. Corrisponde al quinto giorno della Creazione, in cui furono creati i pesci e gli uccelli, poiché gli israeliti cominciarono a vivere tra i pagani come in un mare e avevano una sede insicura e instabile come gli uccelli dell’aria. La sera di quest’età vide l’accecamento degli ebrei, che rifiutarono di riconoscere Gesù Cristo.xi
Nella sesta età, che va da Cristo al regno dell’Anticristo e alla fine del mondo con il Giudizio finale (quella della senectus-vecchiaia) opera la Chiesa. Nel sesto giorno Dio crea gli animali della terra, simbolo dei popoli che avrebbero creduto al Vangelo, e, a compimento della sua opera, plasma l’uomo e la donna, sottomettendo loro ogni essere vivente. Così nella sesta epoca è nato Gesù Cristo, il novello Adamo, e la Chiesa, sorta dal costato trafitto del Redentore. Il sesto giorno-epoca si chiude con il regno dell’Anticristo e la cessazione del tempo. allora inizierà il settimo giorno, cioè il giorno del riposo sabbatico dell’eternità: “Allora con Cristo riposeranno da tutte le opere coloro ai quali è stato detto: Siate perfetti come il Padre vostro celeste […] ebbene, dopo tali opere deve sperarsi il riposo del settimo giorno, il quale non ha sera.”xii
I. 3. La storia del mondo secondo S. Agostino
Età del mondo |
Età dell’uomo |
Punizione |
Giorni della Creazione |
1a Età: da Adamo al Diluvio |
Infanzia |
Diluvio |
1° giorno: Fiat lux |
2a Età: da Noè ad Abramo |
Fanciullezza |
Torre di Babele Confusione delle lingue |
2° giorno: Firmamento |
3a Età: da Abramo a Re Davide |
Adolescenza |
Peccati degli Ebrei e perversione di Saul |
3° giorno: Separazione della terra dalle acque |
4a Età: da Davide alla caduta di Gerusalemme |
Giovinezza |
Distruzione di Gerusalemme (486 a.C.) |
4° giorno: Sole, luna e stelle |
5a Età: dalla Restaurazione del Tempio a Cristo |
Maturità |
Rifiuto del Messia da parte degli Ebrei |
5° giorno: creazione dei pesci e uccelli |
6a Età: da Cristo al regno dell’Anticristo |
Vecchia |
Fine del mondo |
6° giorno: creazione degli animali della terra |
7a Età: Eternità del Paradiso |
Vita eterna |
Inferno eterno per i dannati |
7° giorno: Riposo di Dio |
S. Agostino, con il continuo raffronto tra le sei epoche storiche individuate e il modello dei Sei giorni della Creazione, approfondisce, in una prospettiva eminentemente cristocentrica, il significato mistico-allegorico della storia sacra.
Ogni epoca della storia parla di Cristo almeno in via figurata e converge su Cristo. Così, per esempio, alla separazione della luce dalle tenebre nel primo giorno della Creazione, corrisponde il primo annuncio del Redentore ai Progenitori. Nel sesto giorno, la creazione dell’uomo, è figura dell’Incarnazione nella sesta epoca, mentre la creazione della Donna dalla costola d’Adamo preannuncia la nascita della Chiesa.
S. Agostino, inoltre, caratterizza ogni epoca con una personalità eccezionale, che, nelle cinque età anticotestamentarie, annuncia nelle opere il modello futuro, Gesù Cristo. Ecco allora Adamo, Noè, Abramo, Mosé, Davide, Zorobabele fino a Cristo. Ogni epoca si chiude con un evento drammatico: la prima con il Diluvio, la seconda con la torre di Babele, la terza con la caduta di Saul, la quarta con la deportazione in Babilonia, la quinta con l’accecamento degli ebrei. la sesta, quella della Chiesa, terminerà con il Regno dell’Anticristo, cui subito seguirà la seconda venuta di Gesù (Parusia) per il Giudizio. Ogni epoca quindi s’incentra su una figura che ne è per così dire all’origine e che, eccettuata la sesta, è figura o tipo cristologico. Gli eventi luttuosi e catastrofici, invece, che segnano il chiudersi di ciascun giorno-epoca, sono tutte prefigurazioni del nemico terreno ed umano per eccellenza del Redentore Gesù e della Sua Chiesa, il falso Messia e falso Cristo che negli ultimi tempi, sebbene per poco, dominerà sull’intera umanità: l’Anticristo.
La sesta epoca è propriamente quella che riguarda la vicenda terrena della Chiesa militante e che durerà, come la Chiesa, fino alla consummatio finale. è la vecchiaia del senescens saeculum, del mondo che invecchia. dopo la venuta di Cristo, nella pienezza dei tempi, infatti, la storia sacra è entrata negli ultimi tempi. Non si attende più alcun’altra rivelazione pubblica. La Chiesa, istituita da Cristo e guidata dallo Spirito santo, deve operare in attesa della fine.
Il santo d’Ippona ha quindi modellato e perfezionato quelle categorie-chiave che diverranno patrimonio comune della cultura teologica occidentale. Queste idee si possono riassumere: nella liceità di un’esegesi simbolica della Scrittura come storia sacra della Chiesa militante, con l’utilizzo di categorie d’ordine rivelato (come la divisione in sette giorni dell’azione creatrice di Dio e la trinità delle persone divine).
S. Agostino lascia, infatti, ai suoi discepoli numerosi esempi anche di quest’utilizzo ermeneutico. Così, ricercando l’impronta del dogma trinitario nella costituzione dell’essere umano, stabilisce la tripartizione dell’anima immortale in memoria, intelletto e volontàxiii. A maggior ragione l’archetipo trinitario andava ricercato anche nello svolgersi delle età della storia, come opera di Dio. Dall’impiego esegetico di questo modello, che S. paolo aveva indicato nella sua tripartizione della storia salvifica nelle epoche della legge di natura, mosaica, e di grazia, combinato col settenario, deriverà alla teologia della storia la celebre partizione della vicenda umana in tre epoche o età o Regni: quello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
d’ascendenza agostiniana è inoltre l’idea che ciascun’epoca debba essere aperta e caratterizzata da una personalità eccezionale cristologica (il Magnus Dux della tradizione profetica medioevale) e che la fine del giorno-epoca coincida con un evento catastrofico. S. Agostino lasciò questo sistema di teologia della storia in abbozzo. Egli non volle affrontare il tema della sesta epoca, quella non ancora conclusa, della Chiesa militante, forse spaventato, come è stato autorevolmente sostenuto, dalle ardite elaborazioni del suo contemporaneo donatista Ticonio, che, commentando l’Apocalisse, aveva per primo applicato alla storia della Chiesa, cioè alla sesta epoca agostiniana, la suddivisione settenaria della Genesi, confortato dalla ricorrenza di quel numero-simbolo nel testo di S. Giovanni, ed era giunto addirittura a fissare la data, poi rivelatasi infondata, della fine del mondo.xiv Il sistema di Ticonio, però, ricondotto in una cornice ortodossa, influenzerà profondamente l’esegesi medioevale, soprattutto nell’approccio interpretativo all’Apocalisse, inteso come narrazione simbolica della storia della Chiesaxv.
In conformità al modello agostiniano ogni epoca della storia ecclesiastica è caratterizzata da figure eccezionali che riflettono nel triplice ordine della società cristiana il loro esemplare cristologico. Saranno quindi monarchi potenti come Costantino, appartenenti all’ordine laicale, grandi Papi, come S. Silvestro, S. Leone magno ecc., quali massimi rappresentanti del clero secolare, ed infine soprattutto fondatori di ordini religiosi, come S. Benedetto, che incarnano al più alto grado il modello medioevale della vita monasticaxviii.
I. 5. Gioacchino da Fiore e gli Spirituali
Gli scritti dell’abate calabrese Gioacchino da Fiorexix (1130 ca.-1202) avrebbero probabilmente avuto un’eco molto limitata se non fossero divenuti, una quarantina d’anni dopo la sua morte, l’arma polemica della corrente francescana degli spiritualixx.
Subito dopo la scomparsa di San Francesco d’Assisi, infatti, si scatenò all’interno dell’ordine un durissimo scontro sul modo d’intendere il voto di povertà cui si obbligava ogni frate. Vi erano alcuni, come gli Spirituali appunto, secondo i quali per esso intendevano interdetta ai membri ogni forma di studio, ogni carriera ecclesiastica, giungendo financo a mettere in discussione la struttura stessa della Chiesa, giudicata troppo mondana, e quindi lontana dall’ideale evangelico di povertà che era stato incarnato dal poverello d’Assisi :
“Elemento fondamentale [per gli Spirituali] è osservare rigidamente la povertà e la Regola francescana secondo l’esempio personale di S. Francesco, respingere le interpretazioni pontificie che ne adattavano l’applicazione all’evoluzione dell’Ordine, e seguire il cosiddetto ‘uso povero’ anche nelle cose permesse. Non meno marcate sono tuttavia le idee contro la scienza, specie profana, e la tendenza alla vita eremitica; caratteristico l’attaccamento al testamento di S. Francesco che già Gregorio IX aveva dichiarato non obbligante, ed il fanatico fervore per le idee gioachimitiche.”xxi
Alle asprezze degli Spirituali si opposero i Conventuali, che, invece, interpretavano il modello francescano di povertà in un’accezione che, senza snervare la natura del nuovo Ordine mendicante, potesse consentire ai suoi membri l’accesso alla carriera ecclesiastica, la possibilità di erudirsi nelle scienze ecc., con un relativo adattamento della regola del fondatore alla nuova condizione in cui l’Ordine, asceso in pochissimi anni a varie migliaia di membri, si venne a trovare.
Gli spirituali allora videro nella teologia della storia di Gioacchino da Fiora, un sistema dottrinale assai adatto per sostenere e difendere la loro tesi. Il sistema di Gioacchino infatti si differenzia in alcuni punti importanti dal metodo interpretativo ormai collaudato dell’esegesi medioevale. Egli ne impiega quasi tutte le categorie, ma sembra piegarle ad una concezione della storia sacra affatto personale. i due concetti più pericolosi ed ambigui, sviluppati da commentatori francescani come Gerardo da Borgo San Donninoxxii, appaiono quelli, l’un all’altro strettamente collegati, inerenti al terzo Regno dello Spirito Santo e al Vangelo eterno.
L’abate calabrese modificò innanzi tutto il concetto del terzo Regno dello Spirito santo, che nella tradizionale visione simbolico-interpretativa della storia ecclesiastica coincideva con la vicenda terrena della Chiesa militante, dalla Pentecoste fino alla fine del mondo.
Secondo Gioacchino, invece, il Terzo regno non coincide più con la storia della Chiesa nel suo complesso, dall’istituzione al compimento della sua missione. Egli introduce l’idea che esso prenda avvio in un dato momento della storia della Chiesa, giungendo addirittura a fissarne la data d’inizio nel 1260, quando il corpo mistico avrà raggiunto un grado così elevato di spiritualità da riuscire a penetrare il messaggio evangelico, oltre la sua nuda lettera, con un’intelligenza spirituale, che permetterà di cogliere allora il Vangelo eterno (espressione questa non inventata da Gioacchino, ma estrapolata dall’Apocalisse, XIV, 6) cioè la sua essenza spirituale, che i secoli precedenti più rozzi e carnali nello sviluppo del Corpo mistico, non erano stati in grado di apprendere. gioacchino, in parte richiamantesi alla tradizione precedente, vedeva nel sorgere di un nuovo Ordine religioso l’avvento di questo stadio ulteriore e compiuto della spiritualità cristiana.
Gli Spirituali credettero di ravvisare nella figura di San Francesco e nel suo Ordine l’avveramento della profezia giochimitica. San Francesco, con la sua radicale interpretazione della povertà, aveva svelato il vero senso del messaggio evangelico, aveva mostrato alla nuova Chiesa della terza età il suo profondo senso spirituale. Non era forse una nuova Rivelazione, e tuttavia l’enfasi con cui gli spirituali difendevano la loro concezione della povertà e della nuova Chiesa ‘pneumatica’ che in essa si era rivelata, facevano comprendere alle intelligenze più avvertite quanto fosse pericolosa la china su cui si erano spinti.
“Il significato dell’evangelium aeternum è dunque questo: i campioni spirituali della perfezione evangelica tra i Minoriti considerano già in atto la nuova epoca di una superiore Rivelazione, di una amplior gratia e di una spiritualità che va diffusa universalmente, perché l’intelligenza spirituale della Scrittura, la rivelazione dei suoi misteri è già diventata realtà nell’epoca fissata da Dio, nel predestinato esegeta Gioacchino, ma specialmente nel messaggio apocalittico del maestro di vita Francesco. Un nuovo superiore messaggio del Regno è giunto.”xxiii
I. 6. La reazione di San Bonaventura
Occorreva, tuttavia, una chiarificazione riguardo alla dottrina giochimitica nel suo complesso, per sgombrare il campo, da un lato, dagli errori che essa presentava, per salvare, però, dall’altro, quella tradizione esegetico-profetica, che, a causa degli eccessi di Gioacchino e dei suoi epigoni francescani, rischiava d’essere coinvolta ingiustamente nella condanna dell’abate calabrese.
A questo scopo il Dottore Serafico tenne presso l’Università di Parigi, tra il 9 aprile e il 28 maggio 1273, una serie di lezioni, che trascritte dai suoi uditori, rappresentano forse il capolavoro dell’illustre santo: le Collationes in Hexaëmeron sive Illuminationes Ecclesiaexxv.
Il titolo si potrebbe tradurre Conferenze sui Sei giorni della Creazione ossia i gradi sempre crescenti con cui s’illumina il mistero della Chiesa. il riferimento, ancora una volta, è al valore simbolico archetipo dell’opera di Dio all’origine del mondo. Ogni giorno, ossia ogni intervento del Creatore, costituisce per il santo lo spunto per l’orditura di un complesso ma coerente organigramma dottrinale, ove teologia, filosofia, esegesi e teologia della storia s’intrecciano.
È soprattutto a partire dalla XIII conferenza che il Dottore Serafico, commentando le opere di Dio nel terzo giorno, appunta l’attenzione sulla Sacra Scrittura, come strumento privilegiato per salire a Dio.
Nella Scrittura si possono cogliere tre aspetti: le intelligenze spirituali, le figure sacramentali e le teorie. Questa collazione è, in particolare, dedicata ad esporre il sistema dei vari sensi dei testi sacri. le intelligenze, ossia i sensi, sono quattro: letterale, allegorico, morale e anagogico.
San Bonaventura li vede raffigurati nella celebre visione di Ezechiele (I, 5) dei quattro animali (uomo, leone, bue e aquila) ciascuno di essi con quattro facce.
Così l’intelligenza letterale (uomo) della Scrittura, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, presenta quattro aspetti: è o legale, perché prescrive comandi, o storica, quando narra fatti esemplari passati, o sapienziale, se contiene insegnamenti, o profetica, quando rivela il futuroxxvi.
La seconda intelligenza è quella allegorica (leone), che riguarda ciò che è da credere, in particolare in riferimento a Cristo, Verbo Incarnato; a maria SS., “poiché nella Scrittura si dicono di Lei cose stupende, e questo perché in tutte le Scritture è posta in relazione al Figlio”; xxvii alla Chiesa militante, “la madre Chiesa che nella Scrittura riceve lodi meravigliose”xxviii; infine alla Sacra Scrittura stessaxxix.
Poiché la Scrittura parla principalmente del Messia, vi sono delle figure sacramentali che lo indicano e a lui si riferiscono, e sono i 12 misteri principali di Cristo. Questi misteri sono indicati allegoricamente nelle dodici pietre che ornavano la veste del Sommo Pontefice (Esodo, XXVIII, 6-12). Queste dodici pietre sono collocate in quattro ordini di tre ciascuno. A questi quattro ordini corrispondono quattro epoche.
Il primo tempo è quello avanti la legge mosaica, in cui vi sono tre misteri: creazione delle cose, purificazione dei misfatti (il diluvio), vocazione dei patriarchi.xxx
Il secondo tempo è quello della Legge scritta; anch’esso presenta tre misteri (la consegna della Legge, l’umiliazione dei nemici e la promozione dei Giudici)xxxi.
Il tempo terzo è quello della Profezia, con i tre misteri, dell’unzione dei Re (Davide, Salomone, Ezechia e iosia, come figure cristologiche eminenti); della rivelazione dei Profeti; della restaurazione del Tempioxxxii.
L’ultima epoca, la quarta, è quella di grazia, in cui s’individuano tre misteri, quello di Gesù Redentore degli uomini, per cui Cristo è rappresentato come uomo mansueto in Matteo, leone trionfante nel Vangelo di San Marco, vitello sacrificato in San Luca, e aquila che vola in San Giovanni; quello come diffusore della grazia, abbondante su tutti gli Apostoli, pio in San Paolo, “nel quale si concludono gli Atti degli Apostoli […] ne ciò deve stupire perché egli fu Beniamino [l’ultimo dei figli di Giacobbe e capostipite dell’omonima tribù cui appartenne S. Paolo] e lupo rapace, ultimo degli Apostoli, nel quale è significato l’ordine futuro.”xxxiii Inoltre Cristo fu prudente diffusore di grazie (nei libri canonici) e sapiente (nelle lettere di San Paolo). il terzo ed ultimo mistero di questo quarto tempo infine, è quello dell’apertura della Scrittura (Apocalisse=rivelazione)xxxiv.
I. 8. Schemi interpretativi e restaurazione in San Bonaventura
Commentando il passo della Genesi, riferito alle opere del terzo Giorno, che dice: “La terra produca erbe che producano seme ciascuna secondo la sua specie” (II, 9), San Bonaventura passa a trattare delle ‘teorie’ ed afferma che “nell’immagine dei semi si mostra che essi hanno una certa infinità di teorie celesti. […] le teorie sono quasi infinite, poiché come il riflesso di un raggio e di un’immagine da uno specchio si attua in modi quasi infiniti, così dallo specchio della Scrittura. […] questa considerazione delle teorie avviene tra i due specchi dei due Cherubini, cioè dei due Testamenti che si rispecchiano a vicenda […] Inoltre questa germinazione dei semi fa comprendere diverse teorie secondo le diverse connessioni dei tempi. E chi ignora i tempi non può conoscere queste teorie, infatti non può conoscere le cose future chi ignora quelle passate. Se non conosco di che albero è un seme, non posso conoscere che albero dovrà poi essere. Perciò la conoscenza delle cose future dipenderà dalla conoscenza delle cose passate. Mosè, infatti, profetando sulle cose future [la Redenzione di Gesù Cristo], narrò per rivelazione quelle passate.”xxxv
Le teorie, quindi, il terzo elemento con cui la Scrittura ci erudisce per la vita eterna, indicano i sistemi d’interpretazione storico-profetica, che, basandosi sugli elementi fissi delle figure sacramentali e della multiformità semantica del testo sacro (i 4 sensi), permettono di enucleare dalla ricchezza scritturale indicazioni anche per il futuro della Chiesa militante, purché si abbia sempre l’accortezza di tendere al fine soprannaturale, senza di cui la lettura esegetica del testo ispirato scade a pura esercitazione profana.
Il Dottore serafico nelle pagine seguenti, riassumendo la tradizione precedente, indica alcuni di questi sistemi di teologia della storia. ed innanzitutto il più importante: “è da notare inoltre che, come Dio creò il mondo in sei giorni e nel settimo si riposò, così anche il Corpo mistico di Cristo possiede sei età e la settima che corre con la sesta e l’ottava. Queste sono le ragioni seminali per conoscere le scritture.”xxxvi
Segue poi il riassunto dello schema agostiniano delle sei età, con la sesta che, come in S. Agostino, va da Cristo fino alla fine del mondo, ma “la settima età corre con la sesta, cioè essa è la pace delle anime dopo la passione di Cristo. Ad essa segue l’ottava età, cioè quella della Resurrezione […]. Questi sono i semi gettati per l’intelligenza della Scrittura […] e in questo modo il tempo si divide in sette età.”xxxvii
Si sarà notato che San Bonaventura, pur rimanendo fedele allo schema agostiniano, l’ha arricchito con l’introduzione della settima età, che corre con la sesta, ossia che appartiene alla storia del mondo prima della fine, età della pace delle anime, dopo la Passione del Corpo mistico, e prima dell’ottava età della Resurrezione, cioè dell’estremo Giudizio. in queste poche e misteriose parole, si fa il primo cenno al tema più oltre sviluppato, di un’epoca di quiete, pace e riposo della Chiesa militante su questa terra (Corpo mistico di Cristo), a figura del settimo giorno della Creazione.
Vi sono tuttavia altre ragioni seminali, cioè altri sistemi storico-interpretativi, chi ignora i quali “non può giungere al mistero delle Scritture”xxxviii.
Il tempo può infatti essere diviso in cinque parti, in base alle cinque chiamate di Cristo, come vide San Gregorio Magnoxxxix, commentando la parabola dei vigniaiuoli (S. Matteo, XX, 1-16): “Il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna” (v. 1). Ci sono quindi 5 chiamate, all’alba, all’ora terza, alla sesta, alla nona e all’undicesima: La prima età fu quella della creazione di Adamo; la seconda sotto Noè; la terza con Abramo; la quarta al tempo di Mosé; “la quinta avviene sotto Cristo e per Cristo, mediante la penitenza a cui chiamò tutti e li invitò anche alle nozze”.xl
La terza teoria è quella delle tre leggi, quella di natura fino a Mosé, quella scritta, da Mosè a Cristo, e quella di grazia da Cristo alla fine del mondoxli.
Ogni persona trinitaria ha inoltre un numero speciale che le corrisponde, così il sette è proprio dello Spirito santo, per i suoi doni; il cinque, al Verbo fatto uomo, per i cinque sensi intesi in modo spirituale; il tre infine al Padre che genera, non nasce, e da cui spira lo Spirito Santoxlii.
Fondamentale è ancora il rapporto tra i due Testamenti, poiché l’uno deriva dall’altro, “come l’albero deriva dall’albero e il seme dal seme e la lettera dalla lettera, così il Testamento dal Testamento.”xliii Vi sono quindi sei modi per il confronto tra i due Testamenti, da cui possono originarsi i vari sistemi della teologia della storia.
Il primo modo si fonda sul numero uno, per cui ciascun Testamento va considerato in rapporto all’altro nella sua unitarietà. E “questi due tempi si distinguono come la notte dal giorno. […] nella notte quella Legge fu come la luna, i Padri […] furono come le stelle. Ma quando venne il sole [Gesù Cristo] allora vi fu il pieno giorno.”xliv
In ragione della dualità inoltre i Testamenti hanno due tempi ciascuno. Così il Vecchio presenta un tempo prima della Legge mosaica e uno sotto di essa. Mentre il Nuovo del pari ha un doppio tempo: il tempo della chiamata dei Gentili e, alla fine del mondo, quello della chiamata dei Giudei, che non si è ancora avverato.xlv
In rapporto al numero tre si distinguono tre tempi nell’Antico Testamento, quelli della sinagoga iniziata, incrementata e completa, cui corrispondono, nel Nuovo, quelli della Chiesa iniziata, sviluppata e compiuta, “la quale – aggiunge il Dottore Serafico in polemica evidente con la concezione giochimitica – è una soltanto, né ci sono, né ci possono essere più Chiese”.xlvi Tralasciamo l’esposizione dei metodi di comparazione tra Vecchio e Nuovo Testamento rispetto al numero quattro e al cinque, perché San Bonaventura appare in particolare interessato ad esporre lo schema incentrato sul rapporto tra il numero sette e il tre, cui dedica un’intera conferenza, la XVI, che porta come significativo sottotitolo: Continuazione sulle teorie che germinano dalla Scrittura riguardanti il decorso del tempo. In particolare si spiega la comparazione del settenario secondo la corrispondenza dei tre tempi.xlvii
Si è così giunti in medias res, poiché proprio su ciò si erano avute le pericolose novità della dottrina neo-giochimitica degli Spirituali. Prima di trattare della comparazione tra i tre Regni, San Bonaventura sgombra il campo infatti da qualsiasi equivoco: “Dopo il Nuovo Testamento non vi sarà un altro Testamento, né può venir eliminato un qualunque sacramento della nuova legge, poiché quel Testamento è eterno.”xlviii
Il numero sette, dice il Dottore Serafico, è il numero dell’universalità e possiede un grande mistero, esso “ha origine nel mondo archetipo, dove risiedono le ragioni causali, secondo il principio del settenario. […] Secondo tale numero Dio fece decorrere il mondo e la Scrittura, la quale spiega il decorso del mondo; e partendo da questo numero essa deve venir trasmessa e spiegata. Dunque la Scrittura descrive il decorso del tempo secondo i tempi originali, figurali, e di grazia o salvifici.”xlix
I tempi originali corrispondono ai primi sette giorni della Creazione; quelli figurali, così detti perché essi erano figura del tempo della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, vanno da Adamo fino a Cristo; quelli graziosi o salvifici abbracciano tutta la storia della Chiesa, fino alla fine del mondo. Il sistema deriva dalla combinazione e dal raffronto di questi tre tempi, ciascuno suddiviso in sette parti o giorni.
Il primo giorno originale è quello in cui Dio forma la luce. Ad esso corrisponde il primo giorno figurale della formazione della natura (da Adamo fino a Noé), con tre momenti, la formazione dell’uomo sulla terra, la caduta di Adamo e la cacciata dal Paradiso. Nel primo giorno del tempo salvifico, invece, si ha il conferimento della Grazia, giorno che va da Cristo e dagli Apostoli fino a Papa San Clemente e corrisponde alla Chiesa Apostolica. “l’uomo formato dalla terra verginale che non aveva ancora ricevuto sangue, significa il Cristo nato dalla Vergine; e come anche Eva fu formata dal fianco di Adamo, così la Chiesa dal fianco di Cristo”l, mentre il 2° e 3° momento sono da scorgersi nella caduta e cacciata del popolo ebraico che al tempo di Gesù non volle riconoscerLo.li
Il secondo giorno originale è quello della divisione delle acque; quello figurale, che va da Noè ad Abramo, è contraddistinto dalla purificazione della colpa, con il diluvio, cui corrisponde nel terzo tempo della grazia, il ‘battesimo di sangue’, con cui si individua il periodo della storia ecclesiastica che da S. Clemente giunge fino a S. Silvestro e Costantino il Grande (313 d. C.), che fu l’epoca delle dieci persecuzioni generali.
Il terzo giorno originale presenta la fecondazione delle acque; nei tempi figurali corrisponde all’elezione del popolo eletto e va da Abramo a Mosé. Nel tempo di grazia si ha la ‘norma cattolica’, da San Silvestro a San Leone Magno “sotto il quale fu redatto il Simbolo”lii, cioè la professione di fede (+ 461 d. C.).
Il quarto giorno originale corrisponde alla luce siderea con la creazione del sole, la luna e le stelle; nel quarto tempo figurale, che da Mosè va a Samuele, Dio conferisce la Legge; così nel tempo di grazia nel 4° giorno della Chiesa, Dio conferisce la ‘norma della giustizia’, cioè la legge canonica e civile (Giustiniano), epoca che va da S. Leone I fino a San Gregorio Magno (+ 604).
Nel quinto giorno originale Dio creò la vita che si muove, cui corrisponde nei tempi figurali la gloria regale, da Davide fino a Ezechia, e nel tempo di grazia, la ‘cattedra sublime’, da S. Gregorio Magno a Papa Adriano I (+ 795), “sotto il quale l’impero fu dato agli alemanni”.liii
Nel sesto giorno originale Dio creò l’uomo, e nel sesto giorno figurale (dal Re Ezechia fino a Zorobabele, cioè fino alla ricostruzione del tempio) si ebbe la voce dei profeti, secondo tre momenti: la preclarità della vittoria, la preclarità della dottrina e quella della vita profetica, cui corrisponde nel tempo della Chiesa il periodo della ‘chiara dottrina’, che inizia con Papa Adriano I (+ 795) e che, secondo S. Bonaventura, era ancora in corso ai suoi tempi:
“Nel sesto tempo [figurale] vi sono stati tre avvenimenti: la preclarità della vittoria, la preclarità della dottrina e la preclarità della vita profetica. La preclarità della vittoria fu mostrata in Sennacherib che marciò contro Gerusalemme e l’Angelo del Signore ne ‘uccise centottantacinquemila’liv. Ed Ezechia fu sanato contro le leggi della natura e il sole ritornò indietro nel suo corsolv. Similmente al tempo di Adriano [all’inizio della 6a epoca della Chiesa] si attuò una grande vittoria per opera di Carlo Magno che in modo miracoloso realizzò grandi trionfi, come fosse un Angelo mandato da Dio, e il sole, cioè la calura della tribolazione, ritornò indietro, e fu realizzata la pace della Chiesa, affinché poi stabilisse arcivescovi, vescovi e cenobi. In questo tempo vi fu la chiarezza della dottrina perché Carlo Magno convocò chierici e fece scrivere libri, come la trascrizione della Bibbia nel monastero di San Dionigi e in molti altri luoghi, e iniziarono a leggere e a far filosofia e favorì gli ordini religiosi”lvi.
Secondo San Bonaventura, quindi, la preclarità della vittoria, nel 6° tempo ecclesiatico, corrisponde ai trionfi di Carlo Magno, per cui la Chiesa venne dilatata e l’Impero Romano si reinsediò in Occidente; la preclarità della dottrina è vista nella Rinascenza filosofico-teologica carolingia, quella profetica nel fiorire della vita monastica.
“Ma quanto alla sua durata [dell’epoca 6a che precede quella della Restaurazione] chi può dirlo o chi ne ha detto qualcosa? [è evidente in queste parole del Dottore Serafico il ripudio della pretesa di Gioacchino di fissare cronologicamente il momento esatto del passaggio dalla sesta alla settima età] La cosa sicura è che noi siamo in questo periodo e inoltre è sicuro che questo tempo durerà fino all’abbattimento della ‘bestia che sale dall’abisso’lvii [L’Anticristo] quando Babilonia sarà confusa e dopo vi sarà la pace. Prima però è necessario che venga la tribolazione. Ma qui non può essere posto un termine, poiché nessuno sa quanto durerà quel tempo di grande pace…”lviii
San Bonaventura, sempre richiamandosi e appoggiandosi alla tipologia scritturale, allude inoltre alla natura “duplice”lix della sesta epoca, per gettare qualche luce sul modo del passaggio all’età successiva della Restaurazione:
“Perciò come nella Passione del Signore vi fu prima la luce, poi le tenebre e alla fine di nuovo la luce, così è necessario che prima vi sia la luce della dottrina e che Iosia succeda a Ezechia, e dopo di che avvenne la tribolazione dei Giudei mediante la deportazione. È necessario infatti che sorga un principe zelante della Chiesa il quale o sarà o è già stato, e aggiunse [Bonaventura] volesse il cielo che egli non fosse già stato, e dopo di lui viene l’oscurità delle tribolazioni. Similmente in questo tempo Carlo Magno esaltò la Chiesa, e i suoi successori la combatterono: al tempo di Enrico IV vi furono due Papi, egualmente al tempo di federico Magno ancora due. Ed è certo che qualcuno tra di essi volle sterminare la Chiesa, ma ‘L’Angelo che saliva dall’oriente gridò a gran voce ai quattro Angeli: non devastate né la terra, né il mare, finché non abbia impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi’lx. Perciò fino adesso resta la tribolazione nella Chiesa”.lxi
È chiaro che San Bonaventura crede che la settima epoca del riposo finale del Corpo mistico segua ad un periodo di tenebre e tribolazione, che caratterizzerà parte del sesto tempo, la cui natura è duplice, doppia, come abbiamo visto. Per questo, come, nel tempo figurale, al pio re Ezechia successe, poco prima della grande tribolazione (la caduta di Gerusalemme) che precedette la Restaurazione del Tempio, l’altrettanto devoto Iosia, così è necessario che a Carlo Magno-Ezechia succeda un nuovo Iosia, un principe zelatore della Chiesa “unus princeps zelator Ecclesiae”lxii, che, attraverso la grande tribolazione, introduca nella settima età della pace. San Bonaventura non sa se questo principe sia già apparso (si noti come egli prudentemente non si sbilanci mai nel fissare i termini cronologici). Egli tuttavia, considerando gli eventi della lotta delle Investiture dei secoli XI-XII-XIII tra Impero e Papato, è portato a pensare che la grande tribolazione, che introdurrà alla settima epoca, sia già in corso: “perciò fino adesso resta la tribolazione nella Chiesa”lxiii. È facile scorgere nel principe zelante della Chiesa il Grande Monarca delle profezie.
È inoltre probabile che San Bonaventura pensasse che la grande tribolazione dopo la quale Dio instaurerebbe la pace finale del Corpo mistico, fosse quella dell’Anticristo. Un passo riportato in un’altra edizione critica delle Collationes, quella edita nel 1934 a cura di F. Delormelxiv, recita infatti come segue:
“Così alla fine vi sarà anche il tempo della pace. quando infatti l’Anticristo, dopo la massima rovina della Chiesa, verrà ucciso da Michele, verrà, dopo la grande tribolazione dell’Anticristo, un tempo, prima del giorno del Giudizio, di così grande pace e tranquillità quale non vi fu dall’inizio del mondo e si troveranno uomini di così grande santità come vi furono al tempo degli Apostoli. […] Quando tuttavia verrà il Giudizio dopo quell’epoca, è completamente incerto. […] perciò viene detto tempo dell’avvento di Cristo nello Spirito parlando allegoricamente.”lxv
Il settimo giorno originale fu quello del riposo di Dio, che preannuncia la quiete mediana del tempo figurale (da Zorobabele fino a Cristo) e la quiete finale di quello di grazia: “il settimo tempo [della storia della Chiesa militante] quello della quiete inizia dal clamore dell’Angelolxvi che ‘giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, che non vi sarà più tempo!…” l’allusione a questo angelo dell’Apocalisse si spiega poiché “nell’Apocalisse – secondo San Bonaventura – l’apostolo Giovanni comprende i sette tempi [della Chiesa-Corpo mistico] mediante sette visioni…”.lxvii
“Nel settimo tempo [figurale] sappiamo che sono state realizzate queste cose: la ricostruzione del tempio, la restaurazione della città e il dono della pace [allude alla restaurazione del tempio dopo il ritorno dei Giudei dalla deportazione babilonese]. Similmente nel futuro settimo tempo avverrà la riparazione del culto divino e la riedificazione della città. Allora si realizzerà la profezia di Ezechielelxviii, quando la città discenderà dal cielo, e non certo quella città ‘che è lassù’lxix in cielo, ma quella che è quaggiù, cioè quella militante, quando essa sarà conforme alla Chiesa trionfante, per quanto è possibile in via. Allora avverrà la costruzione della città e la restituzione come era al principio e allora vi sarà la pace. Tuttavia quanto durerà questa pace, Dio solo lo sa.”lxx
Commentando l’azione creatrice di Dio nel quarto giorno, quando pose nel firmamento il sole, la luna e le stelle, il Dottore Serafico vi coglie una prefigurazione della gerarchia celeste (sole) e terrena (luna).
La luna è la Chiesa militante che, nella sua costituzione, deve riflettere la luce divina che le proviene dal sole, cioè da Dio per il tramite dei cori angelici che Lo contemplanolxxi.
Egli individua così tre tipologie di ordini nella Chiesa. qui interessa quello stabilito secondo il principio della loro attività, “secundum rationem exercitiorum”lxxii. abbiamo in primo luogo i laici, che corrispondono alla figura del Padre, e che praticano la vita attiva, e possono essere le sacre plebi, i sacri consoli e i sacri prìncipi, assimilati, rispettivamente, agli Angeli, Arcangeli e Principati dei Cori celesti.
Il secondo ordine, che pratica una vita mista tra contemplativa e attiva, è quello clericale, che risponde al Figlio, con i tre gradi: ministeriale (gli ordini minori), sacerdotale e episcopale, Potestà, Virtù e Dominazioni della gerarchia angelicalxxiii.
Al vertice, vi sono coloro che praticano la vita contemplativa, cui “spetta di occuparsi delle cose divine”lxxiv, e che rispondono allo Spirito Santo, anch’essi suddivisi in tre generi, come supplicatori, speculativi e sopraelevativi (“per modum sursumactivum”lxxv).
“al primo modo appartengono coloro che si dedicano completamente all’orazione, alla devozione e alla lode divina, eccetto quando si applicano all’opera manuale o al lavoro per il sostentamento proprio e di altri”lxxvi, come i Cistercensi, Premostratensi, Cartusiani, Grandimontesi, Canonici Regolari. A quest’ordine corrispondono, nella gerarchia angelica, i Troni.
“Il secondo ordine è quello che tende verso le cose divine per modo speculatorio o speculativo, come quelli che si dedicano alla speculazione della Scrittura […] Ad essi rispondono i Cherubini. Essi sono i Predicatori e i Minori”lxxvii, cioè Domenicani e Francescani, i due Ordini Mendicanti, che rappresentano un grado della vita contemplativa più perfetto rispetto alla grande famiglia monastica benedettina.
“Il terzo ordine è di coloro che si dedicano a Dio secondo il modo sursumattivo, cioè estatico o eccessivo. E diceva [San Bonaventura]: chi è quest’ordine? Esso è l’ordine serafico. Ad esso sembra essere appartenuto Francesco […]E in essi si realizzerà il compimento della Chiesa, ma non è facile sapere quale sarà quest’ordine futuro o se sia già presente.
Il primo ordine risponde ai Troni, il secondo ai Cherubini, il terzo ai Serafini ed essi sono vicini a Gerusalemme e non hanno che da volare. Quest’ordine non fiorirà a meno che Cristo non appaia e patisca nel suo corpo mistico. E [San Bonaventura] aggiungeva che l’apparizione del Serafino al beato Francesco […] significava che quest’ordine debba rispondere a lui [al Serafino], ma deve giungervi attraverso le tribolazioni. E in quell’apparizione erano presenti grandi misteri.”lxxviii
La visione gioachimitica del terzo regno è così ampiamente confutata. La Chiesa rimarrà sempre identica nei suoi fondamenti dottrinali. La Rivelazione è compiuta. Il vangelo eterno, su cui vaneggiavano gli Spirituali, è quello consegnato una volta per tutte da Cristo alla Chiesa Apostolica. San Francesco e il suo ordine non sono il segno dell’arrivo della terza età della Chiesa, ma più modestamente un’anticipazione di un periodo della storia ecclesiastica, che non coincide con il terzo regno (ricondotto ortodossamente ad abbracciare la vicenda complessiva della Chiesa militante fino al Giudizio) ma che ne è soltanto una porzione, situata verso il suo finire.
scongiurate le esagerazioni spiritual-giochimitiche, San Bonaventura crede, tuttavia, di poter ravvisare effettivamente nella tipologia scritturale un’epoca felice del Corpo mistico di Cristo, un periodo di pace e compimento, preannunciato dal settimo giorno della Creazione, dalla restaurazione del tempio dopo la cattività babilonese nell’Antico Testamento, e dalla pace messianica dopo la Passione del Redentore Gesù. Prima però è necessaria la tribolazione, come avvenne per Cristo, nella cui passione “vi fu prima la luce, poi le tenebre e alla fine di nuovo la luce”lxxix.
Quest’epoca felice della Chiesa militante, che, per quanto è possibile in via, sarà conforme nel maggior grado a quella trionfante nel cielo, avrà per protagonista un Ordine religioso, che corrisponderà al Coro dei Serafini per la purezza della sua contemplazione e per il grado eminente e massimo di santità dei suoi membri (ordine che ha già avuto un precursore nello stigmatizzato San Francesco), e che sarà l’ultimo, come Beniamino fu l’ultimo dei Patriarchi, e San Paolo, discendente da Beniamino, il ‘lupo feroce’, fu l’ultimo e il più fecondo degli Apostoli. infine, il Dottore Serafico individua nella Scrittura anche l’intervento di un Principe zelatore della Chiesa, un nuovo Carlo magno, che come il grande imperatore proteggerà e favorirà la Chiesa e la religione cattolica.
Pur con tutta la sua prudenza, il Dottore Serafico ha lasciato alla posterità, non solo un nuovo e coerente modello di teologia della storia, ma soprattutto un compiuto sistema di teologia della Restaurazione, desunto dalla Sacra Scrittura ed enucleato nei suoi elementi essenziali, sia di ordine cronologico, poiché la Restaurazione della Chiesa si situa negli ultimi tempi, in prossimità del regno dell’Anticristo, sia in quelli costitutivi principali, che gli appaiono l’Ordine Serafico e il Grande Monarca.
Egli individua inoltre la modalità del suo verificarsi: la passione del Corpo mistico. come il trionfo di Cristo è passato dalla porta stretta e sanguinosa della Passione, così la Chiesa, Suo Corpo Mistico, dovrà patire le tribolazioni prima di vedere la luce della pace finale. San Bonaventura sembra credere che tale tribolazione sarà quella inferta alla Chiesa dal suo più acerrimo nemico terreno, l’Anticristo.
Come vedremo, sulla base di quest’interpretazione degli avvenimenti della Chiesa, a mano a mano che essa verrà travagliata dalle discordie e dalle eresie, ed in particolare quando, a partire dal XVI secolo, subirà il primo terribile attacco della Rivoluzione scristianizzante ad opera dell’eresia luterana, imparagonabile per la sua gravità a quel che la Chiesa aveva dovuto in precedenza sopportare, i suoi figli più eminenti vi scorgeranno un segno certo del prossimo avvento dell’età della Restaurazione.
“Dopo d’avermi predetto in Roma le cose che ho scritto, [sul grande scisma] incuriosito di sapere di più, le domandai: Dimmi, madre carissima, ma dopo tutte queste sciagure, che avverrà della santa Chiesa? E lei mi rispose: Dopo tutte queste tribolazioni e angustie, in un modo che non si può comprendere dagli uomini, Dio purificherà la santa Chiesa risvegliando lo spirito degli eletti. Seguirà quindi un miglioramento così grande nella Chiesa di Dio, e un rinnovamento tale di santi pastori, che al solo pensarlo il mio spirito esulta nel Signore. La Sposa, che ora è brutta e mal vestita, ve l’ho ripetuto altre volte, allora sarà bellissima e adorna di gemme preziose e coronata col diadema di tutte le virtù. Tutti i popoli fedeli godranno di sapersi onorati da simili pastori, e anche gli infedeli, attratti dal buon odore di Gesù Cristo, ritorneranno all’ovile cattolico, e si convertiranno al vero pastore e Vescovo delle anime loro. Ringraziate, dunque, il Signore, che dopo la tempesta darà alla sua chiesa un gran bel sereno.”lxxx
È evidente che questo ‘gran bel sereno’ della Chiesa non si è ancora verificato. la santa toscana, che vide il primo germoglio, per così dire, del Grande scisma e ne previde la lunga durata, vide anche, in un momento posteriore a quella particolare sventurata vicissitudine della Chiesa del suo tempo, a cui ne sarebbero succedute ben altre, quella futura età felice di quiete e riposo, di cui, come insegnava il Dottore Serafico, la tribolazione presente era il segno più certo. tanto più le traversie della Chiesa si faranno gravi, altrettanto i suoi figli più santi si sentiranno incoraggiati a proclamare la prossima venuta di un’epoca di trionfo, come già faceva ancora nel secolo XIV Santa Caterina.
San Vincenzo Ferreri, nato in Spagna a Valenza nel 1346 ca. e morto in Bretagna a Vannes nel 1419, visse anch’egli, come S. Caterina, di cui era coetaneo, durante il travagliato periodo caratterizzato dalla cosiddetta cattività avignonese del Papato e dal grande scisma che sconvolse la Cristianità, come si è detto, dal 1378 al 1415.
Appartenente all’Ordine di S. Domenico e dotato da Dio di grazie eccezionali che lo resero il santo più famoso del suo tempo, profeta, taumaturgo, straordinario predicatore itinerante, dalla vita austerissima di contro alla tiepidezza del nascente umanesimo, applicò a se stesso un passo dell’Apocalisse ritenendosi l’Angelo ivi descritto al capitolo XIV.
scrisse il breve Tractatus de vita spirituali, per tracciare con poche e semplici linee la figura ideale del perfetto apostolo, di cui tanto necessitavano quei tempi calamitosi, indicando nel contempo, in un futuro ancora lontano, quegli apostoli evangelici che, assoggettandosi spontaneamente alle direttive morali del suo scritto, un giorno avrebbe condotto la Chiesa alla sua massima perfezione e fioritura:
“Vi sono tre cose - scrive infatti - che dobbiamo meditare assiduamente:
Gesù nella sua Incarnazione, nella sua Passione e negli altri suoi misteri;
la vita degli Apostoli e dei primi Frati del nostro Ordine, eccitando in noi il desiderio d’imitarli;
la vita che condurranno più tardi gli uomini evangelici. […]
Devi meditare giorno e notte la vita di quegli uomini poverissimi, semplicissimi e mansuetissimi, umili fino a stimarsi vili, uniti per un’ardente carità a Gesù, non pensando che a Gesù, non parlando che di Gesù, non gustando che Gesù e Gesù crocifisso, indifferenti al mondo, dimentichi di sé, contemplando la gloria eterna di Dio e degli eletti, a cui tutto il loro essere anela nel desiderio incessante della morte ad esempio di S. paolo che diceva: ‘Desidero di morire e d’essere con Cristo’. Essi possederanno i tesori immensi e inestimabili delle ricchezze celesti. Saranno meravigliosamente invasi e sommersi dalla deliziosa abbondanza delle dolcezze e delle gioie del Paradiso.
Nelle tue meditazioni figurati questi uomini che cantano sull’arpa del loro cuore, nel rapimento dell’estasi, il cantico degli angeli. Questa visione ti farà desiderare con incredibile ardore la venuta di questo tempo; dissiperà le nubi del dubbio e dell’ignoranza e t’introdurrà in una mirabile luce: distinguerai chiaramente tutti i mali del nostro tempo e comprenderai la misteriosa disposizione di tutti gli Ordini religiosi che dal tempo dell’Incarnazione di Cristo sono nati e nasceranno sino alla fine dei secoli, sino al momento in cui sarà consumata la gloria del nostro sommo Signore Gesù Cristo.”lxxxi
Non è difficile scorgere in queste infuocate righe del grande santo spagnolo, un richiamo ai membri di quel misterioso Ordine Serafico, tratteggiato nelle sue linee essenziali da San Bonaventura.
I. 12. San Francesco di paola e un Ordine misterioso
La vita del calabrese San Francesco di Paola (1416-1507) fu un prodigio continuo, tra miracoli strepitosi, profezie, estasi. Fondatore dell’Ordine dei Minimi, che praticavano, oltre ai tre voti consueti di povertà, castità e ubbidienza, anche un quarto voto di quaresima perpetua, ha lasciato in alcune sue lettere, che ci sono giunte in una versione linguistica ammodernata, alcune preziose indicazioni sul misterioso ordine che negli ultimi tempi opererà a beneficio della Santa Chiesa.
le missive furono scritte tra il 1482 e il 1496 a Simone di Alimena, duca di Montalto in Calabria, che era amico e benefattore del santo e lo aveva aiutato in mille modi a diffonderne la congregazione. da lui discenderà infatti, secondo le previsioni di san Francesco, il fondatore di quell’Ordine.
Così, nella lettera del 5 febbraio 1482, scrive che gli è stato concesso lo spirito di profezia riguardo al “fatto della riformazione della Santa Ecclesia dell’Altissimo […]
Da V.s. ha da nascere lo Gran Duca della milizia, ha da vincere il mondo ed insignorirsi dello temporale e spirituale e non potrà più essere al mondo niuno signore che non sia dell’Ordine della sancta milizia dello Spiritu Sanctu. Porteranno il segno di Dio [la croce] vivo in petto ma molto più nel cuore.”lxxxii
San Francesco constata la decadenza morale dei suoi tempi, in primo luogo tra i prìncipi secolari “i quali menano una vita senza carità […] e vivono male” a causa della loro “maledetta avarizia” che li porta a spendere “più di quello che hanno in vanità e cose senza proposito per compire ai loro falsi appetiti, assassinando i poveri vassalli”. Essi sono assai peggiori dei lupi rapaci e dei leoni famelici. “vergognatevi delle vostre male operazioni, o cristiani per usanza e non per verità! Siete peggiori degli infedeli, o tiranni del popolo di Dio.”lxxxiii
i prelati non sfuggono al suo rimprovero. I Prìncipi spirituali sono, infatti, per il santo, molto peggiori di quelli secolari, sono dei Giuda Iscariote, “avidissimi alla rapina per divorare le pecorelle di Gesù Cristo […] Che cura avete voi del santo ovile di Cristo […] Non altra cura avete se non quella di divorare e mangiare i beni di Santa Chiesa senza mai ricordarvi dei poveri di gesù Cristo benedetto.”lxxxiv
Nonostante tutto questo Dio esalterà un uomo poverissimo “del sangue di Costantino imperatore figliuolo di Sant’Elena e del seme di Pepino […] Per virtù dell’Altissimo confonderà i tiranni, gli eretici ed infedeli. Farà un grandissimo esercito, e gli angeli combatteranno per loro ed uccideranno tutti i ribelli dell’Altissimo.”lxxxv
Sarà, infatti, fondata per volere dell’Onnipotente “una nuova religione [ossia ordine] molto necessaria, la quale farà più frutto al mondo che tutte le altre insieme unite. Sarà l’ultima e la migliore di tutte. Procederà con le armi, con le orazioni e con la santa ospitalità. […] Il Capo e fondatore di tal gente sarà uno della vostra stirpe – scrive all’Alimena - e questo sarà il grande riformatore della Chiesa di Dio”lxxxvi
“Tale uomo sarà nella sua puerizia ed adolescenza quasi santo, nella gioventù gran peccatore, poi si convertirà del tutto a Dio e farà gran penitenza, gli saranno perdonati i suoi peccati e tornerà santo. Sarà gran capitano e principe di gente santa, nominati li ‘Santi Crociferi di Gesù Cristo’, con li quali consumerà la setta maomettana con il resto degl’infedeli. Annichilirà tutte le eresie e tirannie del mondo, riformerà la Chiesa di Dio con i suoi seguaci, i quali saranno i migliori uomini del mondo in santità, in armi, in lettere ed in ogni altra virtù, che tale è la volontà dell’Altissimo. Otterranno il dominio di tutto il mondo tanto temporale che spirituale, e reggeranno la Chiesa di Dio sino alla fine dei secoli.”lxxxvii
E ancora nella lettera del 13 agosto 1496, sempre indirizzata a Simone di Alimena:
“Tal uomo sarà gran peccatore nella sua gioventù, poi si convertirà al grande Iddio dal quale sarà tirato come fu S. Paolo. Sarà il gran fondatore di una nuova religione, differente da tutte le altre, che scompartirà in tre ordini, cioè cavalieri armigeri, di sacerdoti solitari e di ospitalieri piissimi. Sarà l’ultima religione e farà più frutto alla Chiesa di Dio che tutte le altre.”lxxxviii
“Vincitore si chiamerà il loro fondatore, vincerà il mondo, la carne ed il demonio.”lxxxix
Arriverà un tempo in cui gli uomini, porranno il loro fine nelle cose terrene, “niente pensando alle cose di Dio”, e quegli sventurati vivranno in modo peggiore degli stessi animali bruti, in uno stato di confusione come le bestie. Allora Dio preparerà “un grandissimo flagello” per convertire il suo popolo. Innanzi tutto i cristiani saranno vessati dagli eretici e dagli infedeli, i quali alzatisi “contro i cattolici e contro gli eretici uccideranno, rovineranno e saccheggeranno la parte maggiore della cristianità”. Infine “si muoverà l’esercito della ‘Chiesa’, ossia li santi Crociferi, non contro i cristiani, e nemmeno contro la cristianità, ma contro gli infedeli nei paesi pagani: conquisteranno tutti quei regni con la morte d’infinitissimo numero d’infedeli. Dopo si volgeranno contro i mali cristiani, ed ammazzeranno tutti i ribelli di Gesù Cristo. Questi regneranno e domineranno il mondo santamente sino alla fine dei secoli”. Il segno del prossimo verificarsi di tali portenti si avrà “quando si vedranno le croci con le stimmate, e si vedrà sopra lo stendardo il Crocifisso”xc.
Quando apparirà, questo nuovo Ordine si mostrerà “con crocifisso alzato e sollevato sopra gonfalone in luogo eminente”. esso in principio sarà deriso dagli increduli, dai cattivi cristiani e dai pagani. Quando tuttavia i nemici di Cristo vedranno le vittorie portentose “contro i tiranni, eretici ed infedeli”, allora “il loro riso si convertirà in pianto. Questa gente santa [i Crociferi] farà stragi immense, e si vedranno fiumi e laghi di sangue dei ribelli di Sua Divina Maestà! Oh quante infelicissime anime piomberanno colaggiù nell’inferno, ed i loro corpi saranno divorati dalle fiere! Tale pena meriteranno tutti coloro che saranno trasgressori dei divini precetti, e con nuove e false dottrine procureranno di corrompere il genere umano contro i ministri del culto di Dio.”xci meno dura invece sarà la divina vendetta con coloro che avranno peccato per fragilità, senza ostinarsi nel male.
Questi santi Crociferi distruggeranno “tutta la setta maomettana, tutti gli infedeli di ogni sorta e di qualsivoglia legge”, metteranno “fine a tutte le eresie del mondo con la consumazione dei pessimi tiranni […] e silenzio a tutte le cose, componendo una pace universale che durerà fino alla fine dei secoli”.xcii
Infine il santo Ordine “piglierà per forza d’armi un gran regno e sarà un solo ovile ed un pastore, e ridurrà il mondo ancora ad un vivere santo, e regnerà sino alla fine dei secoli. Il mondo tutto non avrà che dodici re, un imperatore ed un papa, e pochissimi signori, e questi saranno tutti santi”.xciii
PARTE SECONDA
nella prima parte di questo breve saggio si è cercato d’indicare a grandi linee l’affermarsi di una teologia cattolica della storia, che a partire da S. Agostino, ritrova nella combinazione ermeneutica tra giorni della Creazione (come narrati nella Genesi) unità e Trinità di Dio, ed epoche della vita umana, una chiave interpretativa sia della storia della redenzione, che della vicenda temporale della Chiesa militante.
S. Bonaventura, nel corso del secolo XIII, polemizzando contro l’eterodossia dei francescani ‘spirituali’, seguaci delle tesi ambigue e pericolose di Gioacchino da Fiore, raccolse in una summa la prestigiosa tradizione di teologia della storia coltivata nel Medioevo, dandone, nella sua opera principale, l'Exaemeron, un quadro completo e complesso al medesimo tempo.
I secoli del tardo medioevo e dell’inizio dell’età moderna videro anche in questo particolare campo, un affievolirsi degli studi, e la teologia della storia seguì il destino di altre importantissime branchie della scienza religiosa. Soltanto alcuni eminenti spiriti, che brillarono per la santità della vita in quei secoli di declino morale e dottrinale, aggiunsero alcuni importantissimi, sebbene parziali tasselli, a quel grandioso affresco (S. Caterina da Siena, S. Vincenzo Ferreri, S. Francesco di Paola).
L’età della Controriforma, nel generale rifiorire della vita religiosa, offre gli ultimi imponenti tentativi di una teologia della storia. Anzi, è proprio nel momento in cui la spinta della Controriforma sta per arrestarsi, quando cioè fallisce con la pace di Westfalia del 1648, il tentativo più notevole di completare la restaurazione cattolica con la sconfitta anche politica dell’eresia; è proprio allora che alcuni grandi uomini di Chiesa sviluppano e riprendono interesse per una visione teologica della storia ecclesiastica.
il fallimento della restaurazione controriformista, infatti, spinge alcuni di loro a considerare la storia della Chiesa nel suo complesso e quindi, riprendendo nelle sue grandi linee il pensiero medioevale, a tracciare una teologia della restaurazione, che, sempre appoggiandosi al dato scritturale, riesca a inquadrare teologicamente il male presente, il mysterium iniquitatis rappresentato dall’allontanamento progressivo di un numero sempre crescente di individui e di popoli dalla luce divina della verità rivelata.
Sono principalmente due gli autori che ci hanno lasciato i frutti della loro indagine teologica. Entrambi si richiamano esplicitamente all’esegesi medioevale. Entrambi, sebbene da angolature diverse, vedono la teologia della storia come vicenda provvidenziale del Corpo mistico, ossia della Chiesa cattolica apostolica romana; entrambi, anche in questo ricollegandosi a quell’antica tradizione, sono interessati principalmente al momento di una prossima restaurazione della Chiesa, di cui sono al tempo stesso i profeti e i massimi esegeti.
Gli autori di cui si tratta sono il Venerabile Bartolomeo Holzhauser (1613-1658) e San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716). I due sacerdoti nelle loro opere illustrarono, alla distanza di pochi decenni l'uno dall'altro, il medesimo soggetto: la Restaurazione ventura della Chiesa cattolica. Il bavarese Holzhauser s’interessa maggiormente, da suddito del Sacro Romano Impero, alla restaurazione politico-religiosa della Cristianità nel suo complesso, come ritrovata unione concorde del potere spirituale e temporale. Di qui la sua attenzione alla figura del Grande Monarca, che sarà lo strumento privilegiato di cui la Provvidenza si servirà per attuare il suo misericordioso piano restaurativo. San Luigi Maria, invece, è più attirato dalla natura mariana di quell’ordine profetico di cui leggeva nei grandi mistici del tardo Medioevo, che esplicitamente richiama. La mariologia montfortana, infatti, se avulsa dalla sua concezione provvidenzialistica, perde quasi di significato.
A questa ripresa dell’investigazione sulla vicenda della Chiesa romana alla luce della teologia della storia, si affiancano alcune decisive rivelazioni private, che sono all’origine di grandi devozioni universali ancora oggi conosciute e praticate. Anch'esse però si comprendono appieno ancora e sempre in quest’ottica provvidenziale. Alludo alla devozione al Sacro Cuore di Gesù (fine secolo XVII) alle grandi apparizioni mariane dell'Ottocento, e infine al messaggio di Fatima del nostro secolo. Il quadro non sarebbe completo se non si inserisse in questo contesto la singolare attività profetico-teologica di uno dei massimi santi del XIX secolo, San Giovanni Bosco, che ha lasciato un impressionante corpus di sogni profetici alludenti alla storia prossima della Chiesa, e che quindi non possono essere trascurati in questo studio.
II. 1. Il Venerabile Bartholomäus Holzhauser (1613-1658)
ovvero della restaurazione della Regalità sociale di N.S. Gesù Cristo
Il venerabile Bartholomäus Holzhauser nacque da famiglia povera a Longnau, nei pressi di Augusta, in Baviera, il 24 agosto 1613. abbracciata la carriera ecclesiastica durante il tragico periodo della guerra dei Trentanni (1618-1648) decise di fondare, per sovvenire alle gravissime condizioni spirituali del suo paese, una congregazione di chierici secolari facenti vita comune, conosciuti come bartolomiti. Innocenzo XI ne approvò la regola nel 1680. Il fondatore morì parroco a Bingen, in odore di santità, nella diocesi di Magonza, il 20 maggio 1658, dove riposa nella Chiesa della S. Croce.
Holzhauser tuttavia è ancor più noto per un’opera pubblicata la prima volta a Bamberga nel 1784: Interpretatio in Apocalypsinxciv, da alcuni ritenuta il miglior commento di quella corrente esegetica che vede nell’Apocalisse di S. Giovanni la narrazione simbolica della storia della Chiesaxcv. Holzhauser, singolarmente dotato del dono della profezia, diede mano al commento dopo il 1649 mentre si trovava in Tirolo, “in continua preghiera per interi giorni, privo di cibo e bevande” e “separato da ogni umano consorzio”xcvi.
L’autore s’inserisce quindi all’interno di una linea ermeneutica assai antica, con il chiaro intendimento d'indicare ai contemporanei come la restaurazione cattolica, fallita a seguito della cattiva conclusione della guerra dei Trent'anni, fosse solo rimandata nel tempo. Dio, che ha appunto parlato riguardo alle vicende della sua mistica Sposa, la Chiesa, nell’Apocalisse, ha determinato infatti un’epoca della storia in cui la Monarchia di Cristo dominerà su tutta la terra, sopra tutti i suoi nemici interni ed esterni.
la pace di Westfalia del 1648, infatti, giudicata da Holzhauser “dannosissima contro la Cristianità e la Chiesa Cattolica”xcvii, non solo riconfermò e legittimò la divisione della Germania tra regioni luterane e cattoliche, ma, peggiorando la condizione precedente, riconobbe inoltre ufficialmente anche il calvinismo, che del conflitto era stato la causa scatenante. L’eresia insomma era riuscita vittoriosa e si era stabilita saldamente nel cuore dell’Impero, nonostante gli sforzi degli Imperatori absburgici, soprattutto di Ferdinando II, spesso elogiato dall’autorexcviii, di recuperare alla Chiesa l’intera Germania.
I capitoli 2° e 3° dell’Apocalisse afferiscono alle sette lettere scritte dal Veggente alle sette Chiese dell’Asia. commentando quei passi, Holzhauser enuncia i princìpi del suo metodo esegetico. Poiché il numero 'sette' indica universalità, le sette Chiese rappresentano le sette epoche della storia della Chiesa, fino alla cessazione del mondo. Inoltre, riprendendo concetti ormai noti, l’autore prosegue:
“queste sette epoche corrispondono ai sette giorni del Signore, in cui egli operò, alle sette età del mondo, e ai sette spiriti inviati dal Signore nel giorno della Pentecoste sopra ogni uomo. Come infatti il Signore Dio racchiuse in sette giorni e sette età lo scorrere di tutte le generazioni e cose naturali, così porterà a compimento la rigenerazione [soprannaturale] in sette epoche della Chiesa, in ciascuna delle quali effonderà e farà fiorire diversi generi di grazie per mostrare le ricchezze della sua gloria […]. Per cui, benché la Chiesa di Cristo sia una sola, tuttavia si distingue in sette epoche in virtù delle grandi imprese, che nei diversi tempi, fino alla fine del mondo, le accadranno per disposizione divina. Inoltre ogni epoca successiva suole incominciare già prima della fine di quella che la precede, e mentre questa a poco a poco va decrescendo, l’altra sottentra per poi infine prevalere.”xcix
II. 3. Le sette epoche della Chiesa secondo il Ven. Holzhauser
La prima epoca è quella raffigurata dalla Chiesa di Efeso (Ap., II, 1-7). È l’epoca che va dalla nascita di Cristo alla prima persecuzione generale promossa dall’imperatore Nerone (66 d.C). Questo periodo è definito dall’autore “seminativus”, perché Dio ha piantato la sua vigna, la Chiesa, in Gesù Cristo. Come nel 1° giorno della Creazione Dio separò la luce dalle tenebre, così in questo primo tempo della Chiesa la luce della fede ha iniziato a brillare nel mondo avvolto dal buio dell’idolatria. A questa prima epoca della Chiesa corrisponde quella del mondo che va da Adamo fino a Noè, in cui si ebbe la propagazione del genere umano ‘secondo la carne’, come in quella della Chiesa si ebbe la generazione ‘secondo lo spirito’, ossia la rigenerazione soprannaturale. Il dono dello spirito Santo proprio di quest’epoca è la Sapienza.c La causa che pose fine a questa prima età ecclesiastica fu il diffondersi delle prime eresie, massime quella dei nicolaiti (Ap., II, 6).ci
“La quarta condizione della Chiesa a partire da Carlo Magno e Leone III sommo Pontefice durò fino a Carlo V e Leone X [800-1517], durante la quale fiorirono molti santissimi re, Imperatori ed ecclesiastici per dottrina e santità chiarissimi, e non sorse alcuna eresia per oltre 200 annicv" [800-1050 ca]. "Per cui giustamente quest’epoca è chiamata pacifica e illuminativa…”cvi Nel quarto giorno il Creatore fece il sole, la luna e gli astri, così in quest'età pose nel firmamento della Chiesa “prudentissimi e santissimi Re, Imperatori, Prìncipi e uomini ecclesiastici esimi per vita e santità”cvii. Il dono della pietà è quello proprio di tale periodo, che corrisponde inoltre all’età del mondo che da Mosé giunge alla pace del regno di Salomone con la perfezione nell’ordinamento del culto divino. “Sconfitti infatti i tiranni pagani, schiacciate le tenebre degli eretici, si riposò la Chiesa nella perfetta cognizione della verità della fede cattolica fortissimamente consolidata e difesa dalla potenza dei Principi e dei Re.”cviii È notevole la percezione che dimostra l’autore in queste pagine dell’unicità e particolarità della civiltà cristiana medioevale come modello mai più eguagliato del Regno sociale di Cristo.
Dopo aver descritto poi con singolare profondità psicologica il lento declinocix di quella civiltà così compiuta, veniamo introdotti alla quinta epoca della Chiesa. Commentando i primi 6 versetti del capitolo III dell’Apocalisse, dedicati alla Chiesa di Sardi, così si esprime il Ven. Holzhauser:
“La quinta epoca della Chiesa iniziò sotto Carlo V Imperatore e Leone X Sommo Pontefice attorno all’anno 1520. Durerà fino al Pontefice Santo e a quel famoso potente Monarca che dovrà venire nel nostro tempo e sarà chiamato ‘aiuto di Dio’, poiché restaurerà ogni cosa. Quest’epoca è epoca di afflizione, desolazione, umiliazione e povertà della Chiesa, e viene giustamente chiamata ‘purgativa’, durante la quale Cristo Signore vagliò e ancora vaglierà il suo grano per mezzo di guerre spaventose, rivolte, fame e peste e altri orribili mali.”cx E ancora: “Questo quinto periodo della Chiesa è un periodo di afflizione, periodo di assassinio, di defezione, e pieno di tutte le calamità, e rimarranno in pochi sulla terra risparmiati dalla spada, la fame e dalla peste; regno combatterà contro regno; mentre altri, divisi in se stessi, andranno in rovina; i principati e le monarchie saranno distrutte e quasi tutti impoveriranno, e la desolazione sulla terra sarà massima; cose già in parte compiute e che ancora devono compiersi.”cxi
La Chiesa cattolica, dopo il lento autunno del medioevo nei secoli XIV e XV vide esplodere infine l’eresia luterana, che in poco tempo e moltiplicandosi in altre innumerevoli sette, sottrasse gran parte dell’Europa alla vera fede, al Papato e all’Impero. Al questa quinta età si attaglia il dono del Consiglio (Concilio di Trento). La quinta epoca del mondo, da Salomone alla caduta di gerusalemme, con la distruzione del Tempio e la cattività babilonese, ne è la prefigurazione. Come, dopo la morte di Salomone, parte del popolo ebreo defezionò dalla monarchia davidica e dalla vera fede, cadendo nell’idolatria, così ora parte dei popoli europei hanno abbracciato l’eresia, mentre dall’esterno, novello Assur, il Turco preme alle porte. L’Impero Romano ora è diviso e sconvolto dalle dissensioni, e vi è gran pericolo, che vada completamente in rovina. Nel 5° giorno Dio pose sulla terra rettili e volatili, simbolo, secondo l’autore, di quella falsa libertà di coscienza e religione che è il gran male del tempo.cxii
“La sesta epoca della Chiesa prende inizio dal famoso potente Monarca e dal santo Pontefice e durerà fino alla nascita dell’Anticristo. Quest’età sarà quella della consolazione, nella quale Dio consolerà la sua Santa Chiesa dell’afflizione e grandissime tribolazioni, che dovette subire nel quinto tempo. Tutti infatti i popoli ritorneranno all’unità della fede e ortodossia cattoliche, e fiorirà al massimo grado lo stato clericale e il sacerdozio, e tutti gli uomini cercheranno il Regno di Dio e la sua giustizia. Dio infatti darà loro i suoi buoni pastori, onde poi gli uomini vivranno in pace, ciascuno sotto la sua vite e nel suo campo, poiché vi sarà la pace sulla terra, che il Signore Dio darà allora agli uomini con lui riconciliati sotto le ali del famoso potente Monarca e dei suoi successori.”cxiii
Questa condizione della Chiesa (la Chiesa di Filadelfia di Apocalisse, III, 7-13) corrisponde all’epoca del mondo che dalla restaurazione del Tempio giunge alla nascita del Redentore sotto l’Impero di Cesare Augusto. Al di là dei parallelismi che il commentatore ispirato, fedele al suo sistema, stabilisce con la tipologia desunta dalla Sacra Scrittura, ciò che davvero attira la sua attenzione è la figura di questo potente Monarca (il magnus Dux delle profezie medievali) che sarà lo strumento privilegiato impiegato da Dio per ristabilire la Chiesa e la civiltà cristiana sui loro divini fondamenti:
“Così Dio nel sesto tempo consolerà la Chiesa cattolica con la più gran consolazione, poiché, sebbene nella quinta età vi siano dappertutto le più grandi calamità, mentre tutto viene devastato dalla guerra, i Cattolici sono soppressi dagli eretici e dai cattivi Cristiani, la Chiesa e i suoi ministri sono soggiogati, sono sovvertiti i Principati, i Monarchi vengono uccisi e i sudditi si ribellano, e tutti cospirano ad erigere Repubbliche; tuttavia avverrà un meraviglioso cambiamento operato dalla mano di Dio onnipotente, che nessuno può umanamente immaginare. Infatti quel potente Monarca, inviato da Dio, che dovrà venire, distruggerà le Repubbliche dalle fondamenta, sottometterà ogni cosa a sé e zelerà la vera Chiesa di Cristo; tutte le eresie saranno spedite all’inferno, l’impero dei Turchi sarà abbattuto ed egli regnerà in Oriente ed Occidente; tutti i popoli verranno ad adorare il Signore Dio nella vera fede Cattolica e conforme ai dogmi; fioriranno moltissimi uomini giusti e dotti sulla terra, e gli uomini ameranno il giudizio e la giustizia; la pace sarà su tutta la terra, poiché la divina potestà legherà Satana per molti anni ecc. finché non verrà, colui che deve venire, il figlio di perdizione, [l’Anticristo] quando di nuovo satana verrà slegato ecc.” in quell’epoca felice della Chiesa “vi sarà amore, concordia e una grandissima pace, e il potente Monarca visiterà quasi tutto il mondo come sua eredità, e lo libererà con l’aiuto del suo Signore Dio da tutti i nemici, da ogni rovina e da ogni male.”cxiv
Commentando poi il versetto 8 del medesimo capitolo dell’Apocalisse, il Ven. Holzhauser specifica maggiormente le caratteristiche di questa felice epoca della Chiesa. la dottrina cattolica splenderà in maniera eccelsa, massime nella comprensione dei testi sacri. A questo fine “verrà celebrato il più grande concilio generale di tutto il mondo, in cui per singolare grazia di Dio, in virtù della potenza del Monarca, sotto l’autorità del Sommo Pontefice, e in unione con i piissimi Principi, ogni eresia e ateismo sarà proscritto e bandito dalla terra e il senso legittimo della S. Scrittura verrà dichiarato contro tutte le sette eretiche e proposto a credere, cui si aderirà, avendo Dio aperto la porta della sua grazia.”cxv inoltre un gran numero di popoli entrerà nell’ovile della Santa Chiesa, compiendosi allora quel che scrive S. Giovanni al Cap. X del suo Vangelo: Vi sarà un solo pastore e un solo ovile. grandissimo sarà di conseguenza il numero di quelli che si salveranno e godranno della beata eternità nel Paradiso, a differenza di quello che avvenne nella quinta epoca quando il gregge di Cristo era “esiguo, vile, disprezzato e umiliato” e durante la quale la massima parte degli uomini si dannavano.cxvi
L’ultimo e settimo stato della Chiesa è quello che dalla nascita dell’Anticristo, attraverso il suo dominio sul mondo e la generale apostasia, giunge fino all’estremo Giudizio e la fine dei tempi. La carità cominciando a raffreddarsi a poco a poco sul finire dell’epoca precedente, a causa dei peccati dell’umanità, si andranno preparando le condizioni perché l’Anticristo possa operare. Nel settimo giorno del mondo Dio si riposò, così in questa settima epoca della Chiesa, gesù Cristo porterà a compimento la sua opera spirituale e si riposerà nell’eternità del paradiso con i suoi eletti. La settima età del mondo coincide con la settima epoca della Chiesa, poiché sia il mondo che la Chiesa militante sulla terra, secondo i decreti infallibili di Dio, devono giungere alla loro fine. Il dono dello Spirito Santo proprio della Chiesa nella settima epoca è quello della Scienza.cxix
Nei capitoli successivi l’autore, interpretando la visione ove appare il libro con i sette sigilli (apocalisse, V-VI-VII-VIII) arricchisce ulteriormente lo schema esposto in precedenza. Secondo il Ven. Holzhauser, le visioni svelate dall’apertura dei primi sei sigilli si riferiscono alla vicende salienti della Chiesa dei primi secoli, rispettivamente: quella del 1° sigillo alla diffusione della Chiesa apostolica tra i giudei e i gentilicxx, il 2° alla prima persecuzione di Neronecxxi, il 3° alla distruzione di Gerusalemme operata da Titocxxii, il 4° alla terribile persecuzione di Domizianocxxiii, nel 5° sarebbero raffigurate invece le persecuzioni successivecxxiv, e nella 6a visione quella finale di Diocleziano, poco prima della conversione di Costantino, con cui si chiuse l’età dei martiricxxv.
Con il dissuggellarsi del 7° sigillo, si mostra a S. Giovanni una visione molto più complessa, di cui sono protagonisti sette angeli che suonano la tuba, l’ultimo dei quali è preceduto da un angelo “forte” che scende dal cielo (Ap., X, 1).
Nell’interpretazione dell’Holzhauser i primi sei angeli rappresentano i principali eresiarchi che sono insorti contro la Santa Chiesa, e precisamente Ario il 1°cxxvi, il 2° Macedoniocxxvii, il 3° Pelagiocxxviii, il 4° Nestoriocxxix, il 5° l’imperatore Valentecxxx (il più gran sostenitore dell’eresia ariana) il 6° infine Martin Lutero, cui è dedicato un lungo e circostanziato commento dei vv. 13-20 del IX cap. del testo sacrocxxxi.
prima di concludere l’esegesi di questa visione, dedicata alla figura, al regno e alla sconfitta dell’Anticristo, con il settimo angelo che suona la tuba annunziante il Giudizio finale, il pio scrittore ritorna a parlare del tema a lui più caro, la Restaurazione della Chiesa nella sesta epoca con il grande Monarca, nel commento al capitolo X dell’Apocalisse incentrato sull’Angelo forte che scende dal cielocxxxii.
Lo spirito angelico, secondo il commentatore, oltre a rappresentare in figura il potente restauratore che deve venire, è anche un “vero angelo e di natura prestantissima, ossia l’angelo Custode e il protettore dell’Impero Romano”cxxxiii. Quest’angelo rivela allora al Veggente di Patmos nuovi particolari sul grande strumento che Dio si è prescelto per riparare ai guasti della società apostata e corrotta: egli “sarà – in primo luogo – affatto contrario ai predetti eretici [i protestanti] e al loro eresiarca [Lutero]; attenderà alla sana dottrina, e zelerà soprattutto la sola e ortodossa fede Cattolica, dopo aver umiliati e abbattuti gli eretici per mare e per terra; avrà anche santi e retti costumi, e massimamente si adopererà nel restaurare la fede e la disciplina ecclesiastica, che l’empio eresiarca [Lutero] con i suoi infami satelliti aveva dissolto”cxxxiv.
“sarà forte in guerra e vi abbatterà ogni cosa come un leone e, grandissimo per le vittorie conseguite, rafforzerà la sua autorità, e così vivrà moltissimi anni, e umilierà gli eretici, le repubbliche e sottometterà tutte le genti al suo potere e a quello della Chiesa Latina; abbatterà inoltre anche l’impero dei Turchi (gettata nell’inferno la setta maomettana) fino a restarne un piccolo regno, che rimarrà, ma senza potenza, fino alla venuta del figlio di perdizione [l’anticristo]…”cxxxv
Il restauratore “nascerà dal seno della Chiesa Cattolica, sarà inviato da Dio, ed è stato preordinato dalla divina provvidenza specialmente per consolare ed esaltare la Chiesa Latina allora afflittissima e grandemente avvilita…”cxxxvi “questo Monarca sarà assai umile e fin dall’adolescenza camminerà nella semplicità di cuore […] Perciò [per la sua umiltà] nessuno potrà nuocergli o resistergli…”cxxxvii. “Estirpati infatti gli eretici e le superstizioni dei pagani e dei Turchi, vi sarà un solo Pastore e un solo ovile, e tutti i prìncipi si confedereranno con lui con lo strettissimo vincolo della fede cattolica e dell’amicizia, poiché renderà a ciascuno il suo e nessuno opprimerà ingiustamente…”cxxxviii “totale sarà così la potenza di quel Monarca; il suo regno infatti sarà il sostegno fermissimo della casa, cioè della Chiesa Cattolica, e della sua dinastia reale, poiché stabilirà il suo regno per i suoi discendenti (fino all’apostasia generale quando si rivelerà il figlio di perdizione [l’anticristo]) e la sua potenza rifulgerà per lo zelo della religione e della carità verso Dio e il prossimo, e come il fuoco sottomette ogni cosa, così farà lui.”cxxxix
“Vi sarà un gran sconvolgimento […] infatti quest’opera di Dio [la restaurazione della civiltà cattolica] non procederà senza grandi difficoltà e resistenze e senza il sangue dei martiri, poiché sempre il mondo, la carne e il diavolo hanno resistito e resisteranno alle opere di Dio [...] e questo scompiglio sarà mosso inizialmente dalle potestà temporali, che resisteranno con le armi a quel Monarca e perseguiteranno coloro che andranno a convertire i popoli alla fede cattolica, la quale detto Monarca ordinerà di predicare e abbracciare dappertutto.”cxlii
Anche il ristabilimento della dottrina e della disciplina nella Chiesa non sarà facile: si avrà “grande difficoltà tra il ceto ecclesiastico, quando verranno completamente banditi i piaceri di Venere, l’idolatria dell’oro e dell’argento, e la vita oziosa”.cxliii
Insegna, ad esempio, Leone XIII: “quel deplorevole e funesto spirito di novità che è sorto nel secolo XVI, prese per primo a sconvolgere la religione, passò poi naturalmente da questa nel campo filosofico, e quindi in tutti gli ordini della comunità civile.”cxlv E ancora, nella Diuturnum del 29 giugno 1881”: “Fu dalla Riforma che nacquero, nel secolo scorso, la falsa filosofia e quello a cui si dà il nome di diritto moderno, così come la sovranità del popolo e quella licenziosità scatenata, senza la quale molti già non sanno distinguere la vera libertà”.
Pio XII, indicando l’essenza satanica del processo rivoluzionario, aggiunge: “In questi ultimi secoli [il nemico della Chiesa, il demonio] ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un ‘nemico’ divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no [fase protestantica]. Poi: Dio sì, Cristo no [razionalismo settecentesco]. Finalmente il grido empio. Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato [comunismo ateo e agnosticismo attuali].”cxlvi
La Rivoluzione quindi, ‘satanica nella sua essenza’, ha contraddistinto e contraddistingue, al di là dei momenti di stasi o di strategica ritirata, un’epoca della storia dell’Occidente cristiano, la 5a età di Holzhauser.
Quest’epoca, se non si è ancora conclusa da un punto di vista meramente cronologico, appare invece terminata almeno sotto l’aspetto logico-analitico. Oltre la tappa dell’attuale gravissima crisi religiosa neo-modernista, sembrerebbe profilarsi ormai solo quella satanista, con l’abominazione della desolazione, cioè con il regno dell’Anticristo che vorrà farsi passare per il vero Messia e pretenderà di essere adorato come Dio. Ma questi eventi, secondo l’Holzhauser e molti altri, come si è visto e come si vedrà in seguito, sono previsti soltanto per l’ultima e settima età della Chiesa, quella conclusiva, che dovrà essere però preceduta da un grande rifiorire della vera religione.
Il demonio, come si sa, è simia Dei, la scimmia di Dio, imita cioè per il male e con fine cattivo le opere di Dio. al vero Cristo, uomo-dio e nostro redentore Gesù, contrappone l’Anticristo, alla vera Chiesa di Cristo, cattolica apostolica Romana, la falsa Chiesa delle eresie e quella conciliar-neo-modernista attuale. così, anche al suo regno sociale, l’Impero Romano, il diavolo usa contrapporre una meschina contraffazione. Secondo l’Holzhauser, questa brutta copia del regno sociale di Cristo, è l’Islam.
L’Islam ha una missione provvidenziale, sebbene negativa, da svolgere, che attraversa tutta la storia della Chiesa, come incarnazione del regno antisociale del demonio. L’Islam è infatti il “nemico implacabile ed ereditario” del cristianesimo, “e benché la sua forza in consolazione della Chiesa, talvolta, debba essere quasi annientata, tuttavia rimarrà qualche suo regno, finché non venga il figlio di perdizione, che lo risusciterà e sanerà la sua piaga [infertagli dal grande Monarca nella 6a epoca] e vi entrerà e sottometterà moltissimi regni e da ultimo vi regnerà e con esso Lucifero porterà a compimento il suo furore.” cxlvii
La vicenda dei rapporti tra la Chiesa di Cristo, il suo regno sociale (l’Impero Romano) e l’islamismo è vista dal commentatore come una continua e implacabile guerra, che non avrà fine se non alla conclusione della storia: una guerra “la più crudele, la più terribile e lunghissima, con cui il Principe delle tenebre Lucifero, se fosse possibile, distruggerebbe la Chiesa”.cxlviii
Le vicissitudini di questa guerra sono simbolicamente svelate, secondo il Venerabile, nella celebre visione della ‘Donna ravvolta nel sole e la luna sotto i suoi piedi’ del capitolo XII dell’Apocalisse:
“E un gran portento apparve nel cielo: una donna ravvolta nel sole, e la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Ed essendo incinta gridava tra le doglie e si travagliava per partorire. E apparve un altro portento nel cielo: ed ecco un gran drago rosso con sette teste e dieci corna, e nelle sue teste sette corone; e la sua coda strascinava la terza parte delle stelle del cielo e le precipitò sulla terra. E il drago si piantò di fronte alla donna ch’era per partorire, per divorare, quand’avesse partorito, il figliolo di lei. E partorì un figlio, un maschio, il quale doveva menar qual gregge tutte le genti con bastone di ferro. E fu rapito il suo figliolo e portato presso a Dio e al suo trono. E la donna fuggì nel deserto, dove aveva un posto preparato da Dio per esservi nutrita 1260 giorni” (Ap., XII, 1-6).cxlix
Secondo il pio interprete nella donna minacciata dal drago si deve ravvisare in primo luogo la Chiesa militante e, secondariamente, la Monarchia universale dell’impero Romano, che sarà sempre in lotta con il drago rosso, cioè il demonio e i suoi accoliti. Riguardo al figlio maschio che la Donna dà alla luce, aggiunge:
“Questo enigma della donna partoriente si riferisce non ad un solo, ma a più tempi, durante i quali Dio susciterà sempre maschi, cioè Imperatori, e Re, e Principi, che difenderanno la Chiesa e il Romano Impero, affinché questa bestia cruenta non li divori del tutto.”cl
Il drago rosso, infatti, la bestia assetata di sangue, che minaccia la Donna-Chiesa, è nella sua storica manifestazione l’“impero maomettano, ossia turco, che bestia fortissima non cessa per diabolico istinto di perseguitare”cli i cristiani, con “l’unico fine di sterminare la Cristianità e l’Impero Romano”clii.
L’Impero Romano, dopo la conversione di Costantino e la fine delle persecuzioni, è stato definitivamente acquisito alla Chiesa, ed è il suo regno sociale. certo questa, divinamente istituita e, secondo la promessa del suo Divin Fondatore, per sua natura indefettibile, non ha necessità assoluta, nello svolgimento della sua missione soprannaturale, della collaborazione del potere temporale, come dimostra la storia del cristianesimo dei primi secoli, e come provano anche questi ultimi tempi, che hanno visto il progressivo abbattimento del regno sociale di Cristo, con la scomparsa del sacro Impero (1806) legittimo erede e continuatore di quello Romano, delle principali monarchie e stati cattolici, fino alla caduta dell’Impero Absburgico nel 1918, il cui ultimo Sovrano, l’Imperatore e Re Carlo I (1883-1922) fu anche l’ultimo ad essere consacrato e unto dalla Chiesa more antiquo, come Re Apostolico d’Ungheria (1916).
Se l’Impero Romano è il regno sociale di Cristo, anche il diavolo ha voluto crearsi un suo anti-regno. La prima manifestazione di questo falso dominio di Satana l’Autore ravvisa nell’Impero persiano di Cosroe, che, dopo la nascita e la diffusione della Chiesa, fu il primo pagano a conquistare la Siria, Gerusalemme e i Luoghi Santi, donde trasse anche il legno della S. Croce. la Donna-Chiesa, però, partorì un maschio, cioè l’Imperatore Eraclio, che nel 628 sconfisse in una memorabile battaglia i persiani, recuperò la vera croce e riconquistò momentaneamente Gerusalemmecliii. Eraclio, tuttavia, caduto poi nell’eresia monotelitacliv, fu abbandonato da Dio, e il suo regno finì miseramente.clv Il vero anti-regno del demonio nacque di lì a poco e fu quello fondato da Maometto, che rimarrà fino al regno dell’Anticristo, come già si è accennato.
La conseguenza più grave che si accompagnò alla diffusione dell’Islam, fu la caduta della “terza parte delle stelle del cielo” cioè della Chiesa orientale, in punizione del suo spirito scismatico, che fu abbandonata nelle mani dei mussulmani e che perse anche la corona imperiale, con la presa di Costantinopoli da parte dei turchi nel 1453. Per questo la Donna-Chiesa si cercò una nuova sede e “fuggì nel deserto”, al che Holzhauser commenta:
“Poiché Dio vide che la condizione dei Cristiani e dello stesso Impero d’Oriente, per i peccati e la malizia degli uomini, non avrebbe potuto sussistere di fronte alla bestia che stava per sorgere [l’Islam], e che la stessa fede cattolica rischiava di oscurarsi a poco a poco a causa della sua superbia e arroganza contro la Sede Romana per molti tenebrosi errori, eresie e scismi, trasferì la sua Chiesa, e poco dopo anche l’Impero Romano in Germania, che giaceva ancora per gran parte sepolta nell’errore del paganesimo e adorava gl’idoli.”clvi
La Germania e in generale l’Europa Occidentale è appunto il “deserto” ove la Donna-Chiesa cerca e trova rifugio. Dopo la conversione di quei popoli, per lo zelo e il martirio di molti santi, quelle plaghe meritarono così di divenire la nuova sede dell’Impero Romano. E allora il ‘figlio maschio’ partorito dalla Donna è soprattutto Carlo Magno, che “la Chiesa diede alla luce nell’anno 800, innalzandolo all’Impero Romano, primo Imperatore di stirpe germanica, che in modo meraviglioso aiutò, esaltò, arricchì, difese, e dilatò la Chiesa Latina e Occidentale”clvii. Così l’Holzhauser ha ravvisato l’evento della Traslatio Imperii dall’Oriente all’Occidente, e dalla stirpe greca a quella germanica, in questi celebri versetti dell’Apocalisse. Inoltre, secondo il medesimo autore, questa traslazione è irrevocabile, poiché in Carlo Magno, riconosciuto ancora nella magna Aquila del versetto 14 dello stesso capoclviii, l’Impero Romano “è stato trasferito ai Germani, come saranno tutti gli Imperatori, fino all’ultimo, che dovranno regnare ”clix.
“Così la Chiesa di Cristo fuggendo dall’Oriente dalla faccia del serpente, pose il suo nido in Occidente, e generò a Dio mille migliaia per la vita eterna, secondo il beneplacito del Padre per mezzo del suo Figlio Gesù stabilito dall’eternità […] così la Chiesa di Cristo avrà in Occidente la libertà di professare sempre la fede cattolica ‘con le ali della grande aquila’ cioè grazie alla potestà e alla protezione del Romano Impero, con cui sempre volerà, e possederà il suo nido, per condurre a compimento la sua generazione secondo il beneplacito di Dio: tutti gli Imperatori fino all’ultimo infatti saranno cattolici ”.clx
II. 8. Il Santo Pontefice e lo stato sacerdotale nella 6a epoca
Sul finire del suo commento all’Apocalisse, dedicato in massima parte alla descrizione dell’ultimo tempo della Chiesa, cioè a quello dell’Anticristo, il Venerabile tuttavia ha creduto di scorgere in alcuni versetti altre inequivoche allusioni alla restaurazione della sesta epoca, per quel che in particolare riguarda la condizione del clero.
I versetti 6 e 7 del capitolo XIV dell’Apocalisse parlano di un angelo che vola nel mezzo del cielo con un vangelo eterno “da evangelizzare a quanti han sede sulla terra e a ogni nazione, tribù e lingua e popolo”.clxi Lo spirito celeste grida a gran voce: “Temete Dio e dategli gloria, perché è venuta l’ora del suo giudizio e adorate colui che fece il cielo e la terra…”clxii
“La predicazione di quest’angelo – scrive Holzhauser – si deve riferire a due tempi: il primo sarà quando le genti, i popoli, le lingue e i Re ritorneranno alla fede Cattolica […] e nell’esecuzione di ciò il ceto apostolico dei sacerdoti aiuterà grandemente la Chiesa, come pure nella conversione al Signore Iddio dei peccatori per mezzo di una vera penitenza, e questo accadrà prima che la bestia (l’impero turco [l’Islam]) riceverà la ferita, e cadrà per la prima volta Babilonia, ossia il regno dei gentili.”clxiii Il secondo momento si riferisce all’ultima predicazione dopo la caduta dell’Anticristo.
L’angelo quindi scorto da S. Giovanni nel mezzo del cielo con il vangelo eterno “è il ceto sacerdotale (o piuttosto S. Michele in persona di lui) che negli ultimi tempi secondo il beneplacito di Gesù Cristo suo fondatore rifiorirà, e prenderà le penne, e penne si aggiungeranno a penne, e si formeranno le ali e sorgerà e progredirà e si innalzerà e volerà nel mezzo del cielo”, ossia nel mezzo della Chiesa militante, “che adornerà e allieterà con la sua santa e apostolica presenza.” clxiv
In quest’immagine della mietitura il commentatore ravvisa “la futura estirpazione e distruzione degli eretici e dei popoli turchi, che avverrà sotto quel gran Monarca che deve venire e il Santo Pontefice, poiché ancora una volta Dio consolerà la sua Chiesa, prima che giunga il tempo delle tenebre, pieno di caligine, che sarà l’estrema tribolazione dell’Anticristo.”clxvii
Colui che siede infatti sulla candida nube, “è il forte Monarca, poiché il suo regno, indicato dal verbo ‘sedere’, sarà santo, e stabilito nella protezione del Dio Altissimo.”clxviii Egli vien definito ‘figliolo dell’uomo’, “per similitudine delle sue grandi ed ardue virtù, con cui imiterà il suo salvatore Gesù Cristo; sarà infatti umile, mansueto, verace, amante della giustizia, forte in guerra, sapiente, e zelatore della gloria divina; si compiranno in lui in un certo modo le parole di Isaia che riguardano il Messia al cap. XI: Riposerà su di lui lo spirito della sapienza, dell’intelletto, spirito di consiglio, e fortezza, spirito di scienza e pietà, e lo Spirito del timor del Signore lo riempirà ”clxix. Egli appare incoronato “poiché sarà un Re grande, ricco e potente, e sarà Signore dei Signori, vincerà i Re delle genti, e sarà pieno della carità di Dio.”clxx
la falce che tiene in pugno, invece, “è il suo grande e fortissimo esercito, con cui trafiggerà i regni delle genti, e le repubbliche, e le città fortificate […] e nessuna battaglia sarà senza uccisione di nemici o senza vittoria.”clxxi Il Condottiero tiene in pugno la falce, cioè il suo potente esercito, e lo dirigerà, come avvenne per Alessandro Magno, dove vorrà, e sarà perfettamente obbedito, i suoi soldati lo ameranno grandemente, e opereranno grandi, stupende e meravigliose impreseclxxii.
Chi incita il Monarca alla guerra è l’angelo che esce dal tempio. “è il famoso grande Pontefice, che Dio susciterà in quei giorni, e che per ispirazione divina esorterà e indurrà il Monarca a compiere quella sacra guerra”clxxiii. La sua voce tonante è quella “di chi esorta con veemenza alla guerra, ossia a sradicare la zizzania degli eretici e dei turchi. […] Piena è la misura dei peccati e delle abominazioni – tuonerà – per cui viene, ed è ora il tempo di strapparli e sradicarli dalla terra. E ciò il Pontefice conoscerà per divina rivelazione, per cui ecciterà i cuori dei Prìncipi e li confermerà ad intervenire nella guerra, e dio inciterà i cuori dei soldati, si ché saranno uniti da un medesimo spirito al forte Monarca.”clxxiv
San Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) è il più autorevole teologo della Restaurazione nell’età moderna. La sua opera dottrinale è della massima importanza per due motivi: innanzitutto il grande bretone si inserisce consapevolmente nella tradizione profetica medioevale che preconizzava una futura restaurazione della Chiesa cattolica; secondariamente e soprattutto, il Montfort ha approfondito con impareggiabile dottrina alcuni aspetti fondamentali di quella tradizione.
Si legge ad esempio, riguardo al primo punto, nella Preghiera infuocata, composta dal santo con lo scopo di chiedere a Dio il compimento delle profezie riguardo alla nascita dell’ordine che dovrà restaurare il regno della Chiesa sulla terra:
“Portate a compimento, o Signore, i disegni della vostra misericordia; suscitate gli uomini della vostra destra, così come li avete mostrati in visioni profetiche a qualcuno dei vostri più grandi servi, un San Francesco da Paola, un San Vincenzo Ferreri, una Santa Caterina da Siena, e a tante altre grandi anime nel secolo scorso e persino in questo che viviamo.”clxxv
S. Luigi Maria, nei suoi scritti e segnatamente nel Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, nel Segreto di Maria e ancora nella già citata Preghiera infuocata, ha approfondito la concezione che vedeva in un Ordine religioso ancora da venire, lo strumento privilegiato con cui Dio avrebbe restaurato la Santa Chiesa dopo una prova più terribile delle altre.
Innanzitutto, da spirito pratico e eminentemente missionario qual era, il Montfort si preoccupa di definire e chiarire da un punto di vista teologico la natura dell’Ordine che, preconizzato da alcuni grandi mistici del passato, veniva indicato come il gran mezzo di cui Dio si sarebbe servito per instaurare un’epoca mai vista prima di trionfo del cattolicesimo.
nel momento in cui il male avanza, l’apostasia dentro (gallicanesimo, giansenismo) e fuori (protestantesimo) della Chiesa dilaga sempre più, egli vuole indicare con la massima chiarezza e la più perfetta ortodossia il grande strumento di cui si servirà la Divina Provvidenza per attuare il trionfo.
questo gran mezzo è Maria SS.
L’Ordine profetizzato da secoli sarà quindi un Ordine eminentemente mariano, e si fonderà precisamente sulla vera devozione alla Madonna che il santo indica nei suoi scritti. Al Montfort non interessa definire giuridicamente o canonicamente la Congregazione a venire, quanto specificarne nella misura più ortodossa possibile l’essenza, la vera natura spirituale. questa natura e quest’essenza sono appunto mariane. La consacrazione a Maria SS. altrimenti detta Santa Schiavitù alla Madonna, come il Monfort chiama la perfetta devozione, sarà il fondamento della vita spirituale degli uomini che costituiranno il nuovo Ordine.
il quadro di teologia della storia della Chiesa si arricchisce di conseguenza. Se il gran mezzo del trionfo sarà un Ordine fondato sulla devozione più perfetta alla Madonna, con la pratica della Schiavitù a Maria SS., è naturale che la settima epoca predetta dalla tradizione sarà un’epoca eminentemente mariana, sarà il ‘regno e il secolo di Maria’.
“[217] …Un sant’uomo dei nostri tempi che era completamente assorbito dal pensiero di Maria, diceva: Quando verrà questo tempo felice, in cui la divina Maria sarà padrona e sovrana nei cuori, per sottometterli completamente all’impero del suo grande ed unico Gesù? Quando verrà il giorno in cui le anime respireranno Maria come i corpi respirano l’aria? Allora succederanno cose meravigliose quaggiù, dove lo Spirito Santo, trovando la sua cara Sposa come riprodotta nelle anime, vi recherà abbondanti aiuti e le riempirà dei suoi doni, particolarmente del dono della sua sapienza, per operare meraviglie di grazia. mio caro fratello, quando verrà questo tempo felice e questo secolo di Maria, in cui molte anime scelte e ottenute dall’Altissimo per mezzo di Maria, anime che si perderanno esse stesse nell’abisso della sua interiorità, diventeranno copie viventi di Maria per amare e glorificare Gesù Cristo? Questo tempo arriverà soltanto quando si conoscerà e si praticherà la devozione che io insegno: Ut adveniat regnum tuum, adveniat regnum Mariae.”clxxvi
Lo sforzo teologico di San Luigi Maria è allora indirizzato a dimostrare che la devozione alla Madonna è un requisito indispensabile alla vita cristiana, perché la missione corredentrice che Maria SS. ha svolto fin dal tempo dell’incarnazione, come Madre del redentore, non è cessata, ma continua a svolgersi e si svolgerà fino alla fine dei tempi, come Madre della Chiesa e del Corpo Mistico.
La devozione alla Madonna è necessaria quindi al cristiano per salvarsi in ogni tempo e luogo e in qualsiasi condizione, ma essa sarà specialmente necessaria negli ultimi tempi.
La tematica tradizionale di un’epoca di trionfo della Chiesa perde allora quella nota di astrattezza derivante da quello che poteva apparire una mera combinazione numerologica o un meccanico gioco di parallelismi ricavati dai testi Sacri, per ricevere una piena giustificazione teologica.
il 3° paragrafo del II capitolo del Trattato della vera devozione intitolato opportunamente: La devozione alla Santa Vergine sarà necessaria, in modo particolare, negli ultimi tempi, così comincia: “Per mezzo di Maria incominciò la salvezza del mondo e per mezzo di Maria deve essere compiuta”clxxvii.
il santo enuncia sette motivi per cui la Divina Provvidenza “vuole rivelare e scoprire Maria […] negli ultimi tempi”clxxviii:
1. Per ricompensarla dell’umiltà praticata al tempo della vita di suo Figlio. 2. Perché, essendo il capolavoro di Dio, vuole trarne gloria e lode anche nel tempo. 3. essendo l’aurora che precede il sole Gesù Cristo, deve poter essere conosciuta perché lo sia anche Gesù. 4. essendo la via scelta da Dio per venire agli uomini la prima volta, lo sarà ancora una seconda, prima del Giudizio Finale. 5. Essendo la via maestra per giungere alla santità, essa deve essere conosciuta perché, per suo mezzo, la Trinità stessa venga maggiormente conosciuta e glorificata. 6. Maria deve essere particolarmente conosciuta in questi ultimi tempi in rapporto a tre generi di persone: come madre misericordiosa “per richiamare e ricevere amorosamente i poveri peccatori e sviati che si convertiranno e che ritorneranno alla Chiesa Cattolica”clxxix. Come fortissimo strumento della giustizia di Dio “contro i nemici di Dio, gli idolatri, scismatici, maomettani, giudei ed empi induriti, che si ribelleranno terribilmente per sedurre e per far cadere, con promesse e minacce, tutti coloro che saranno loro contrari”clxxx. Infine “deve risplendere in grazia” a vantaggio dei suoi valorosi soldati e fedeli servitori che combatteranno per i suoi interessiclxxxi. 7. Dio ha stabilito infine uno speciale periodo della storia della Chiesa sotto la sovranità della Madonna perché anche il demonio, e non solo gli uomini che si fanno suoi accoliti, deve provare l’amaro sapore della sconfitta.clxxxii “Ma il potere di Maria su tutti i diavoli risplenderà in particolare modo negli ultimi tempi, in cui Satana insidierà il suo calcagno vale a dire gli umili schiavi, poveri figli che essa susciterà per muovergli guerra”, i quali “con l’umiltà del loro calcagno, in unione con Maria, […]schiacceranno la testa del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo”clxxxiii.
Successivamente il Montfort si dilunga a descrivere le caratteristiche di coloro che egli chiama “gli apostoli degli ultimi tempi”, i membri di quell’ordine con cui Maria restaurerà il culto e la società cristiana e per mezzo di cui regnerà sulla terra:
“Queste anime grandi, piene di grazia e di zelo, saranno scelte per opporsi ai nemici di Dio, che fremeranno da ogni parte, ed esse saranno devote in modo singolare alla Santissima Vergine […] in modo che esse combatteranno con una mano ed edificheranno con l’altra. Con una mano combatteranno, rovesceranno, schiacceranno gli eretici con le loro eresie, gli scismatici coi loro scismi, gli idolatri con la loro idolatria, e i peccatori con le loro empietà; e con l’altra mano edificheranno il tempio del vero Salomone e la mistica città di Dio, vale a dire la SS. Vergine […] Con le loro parole e col loro esempio porteranno tutti alla sua vera devozione; questo attirerà loro molti nemici, ma anche molte vittorie e molta gloria per Dio solo. […] Lo Spirito Santo sembra aver predetto ciò nel Salmo 58, di cui trascrivo le parole: Et scient quia Deus dominabitur Jacob et finium terrae; convertentur ad vesperam, et famem patientur ut canes, et circuibunt civitatemclxxxiv: ‘Il Signore regnerà in Giacobbe e in tutta la terra; essi si convertiranno alla sera e soffriranno la fame come cani ed andranno attorno alla città per trovare di che mangiare’. Questa città intorno a cui gli uomini si aggireranno alla fine del mondo per convertirsi e per saziare la fame che avranno di giustizia è la SS. Vergine, che lo Spirito Santo chiama: città di Dio.”clxxxv
Riassumendo. I. Dio ha riservato un’epoca della storia della Chiesa alla Madonna.
“Gesù Cristo è venuto al mondo per mezzo della santissima Vergine Maria e anche per mezzo suo, egli deve regnare nel mondo”clxxxvi.
“[58] Poiché per mezzo di Maria Santissima Iddio venne la prima volta al mondo, nell’umiliazione e nell’annientamento, non potrebbe dirsi altresì che per mezzo di Maria SS. Egli verrà un’altra volta, come l’attende tutta la Chiesa, per regnare dovunque e per giudicare i vivi e i morti? Ma chi può sapere come e quando ciò avverrà? So però bene che Dio, i cui pensieri distano dai nostri più che il cielo dalla terra, verrà nel tempo e nel modo meno atteso dagli uomini, anche dai più dotti e i più versati nella Sacra Scrittura, la quale a questo riguardo è molto oscura.”clxxxvii
II. Questo secolo o regno di Maria comporterà una restaurazione della Chiesa e della società travagliate dall’immoralità e dall’empietà, cioè dalla Rivoluzione scristianizzante che, originatasi sul declinare del Medioevo, ed esplosa con l’eresia luterana, è madre di ogni altro errore che ha appestato la civiltà europea. Di ciò il Monfort è ben consapevole come si legge in un passo della Preghiera infuocata:
“A Dio Padre
Memento: ricordatevi, o Signore, di questa Comunità [allude sempre al futuro Ordine], nel compimento della vostra giustizia. Tempus faciendi, Domine, dissipaverunt legem tuam; è tempo di fare ciò che avete promesso. La divina legge è trasgredita, il vostro Vangelo abbandonato; i torrenti dell’iniquità inondano tutta la terra e portan seco persino i vostri servi; il mondo intero è nella desolazione; l’empietà regna sovrana; il vostro santuario è profanato e l’abominio è fin nel luogo santo. Giusto Signore, Dio delle vendette, lascerete forse che tutto vada in rovina? Diventerà ogni luogo come Sodoma e Gomorra? Sarà eterno il vostro silenzio, eterna la vostra pazienza? Non bisogna che la vostra volontà sia fatta sulla terra come in cielo e che venga il vostro regno? Non avete mostrato ormai da tempo a qualcuno dei vostri amici un rinnovamento futuro della Chiesa? non devono convertirsi alla verità i Giudei? Non è questo ciò che la Chiesa attende? […] tutte le creature, anche le più insensibili, gemono sotto il peso dei peccati innumerevoli di Babilonia e invocano la vostra venuta per restaurare tutte le cose: Omnis creatura ingemiscit.”clxxxviii
III. Lo strumento che permetterà questa universale restaurazione di tutte le cose in Cristo e la diffusione del suo regno su tutta la terra sarà un ordine mariano, che praticherà la perfetta devozione indicata dal Monfort.
“Signore Gesù, memento Congregationis tuae: ricordatevi di dare alla Madre vostra una nuova Compagnia perché tutte le cose siano rinnovate, e perché gli anni della grazia [non parla della gloria, che riguarda l’eternità, ma di anni di grazia, cioè nel tempo] abbiano compimento per mezzo di Maria, come per mezzo di lei furono da voi cominciati.”clxxxix
“[59] Parimenti si deve credere che verso la fine dei tempi, e più presto forse che non si pensi, Iddio susciterà grandi uomini ripieni dello Spirito Santo e di quello di Maria, per mezzo dei quali Ella, questa divina Sovrana, opererà nel mondo grandi meraviglie onde distruggervi il peccato e stabilire il regno di Gesù Cristo, suo Figliolo, sulle ruine del mondo corrotto; ed è per mezzo di questa devozione alla Vergine, di cui io non so dare che una traccia, e purtroppo ben pallida, a causa della mia pochezza, che quei santi personaggi verranno a capo di tutto.”cxc
IV. Quest’epoca della Chiesa sarà prima della fine del mondo, come si evince chiaramente da questo passo sempre tratto dalla Preghiera infuocata:
“A Dio Spirito Santo
[…] Lo speciale regno di Dio Padre è durato fino al Diluvio e un diluvio d’acqua lo concluse; il regno di Gesù Cristo è finito con un diluvio di sangue, ma il vostro regno, o Spirito del Padre e del Figlio, continua tuttora e sarà terminato da un diluvio di fuoco: d’amore e di giustizia.
Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che voi dovete accendere su tutta la terra in maniera così dolce e veemente che tutte le nazioni, i Turchi, gli idolatri e persino i Giudei ne bruceranno e si convertiranno? Non est qui se abscondat a calore eius.
Accendatur: che questo divino fuoco, da Gesù Cristo portato sulla terra, divampi prima di quello della vostra collera che ridurrà in cenere il mondo intero. Emitte Spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae: mandate questo spirito tutto fuoco a suscitare sacerdoti tutto fuoco, per il cui ministero sia rifatta la faccia della terra e sia riformata la vostra Chiesa.”cxci si noti infatti che il ‘diluvio di fuoco del puro amore’, cioè la grazia sovrabbondante che scenderà sulla terra per mezzo di Maria SS. nell’epoca che le è stata destinata, si verificherà, secondo il santo, ‘prima di quello della vostra collera’, cioè prima del diluvio di fuoco “e di giustizia” che alla fine del mondo purificherà ogni cosa.
II. 10. La devozione al Sacro Cuore di gesù e la Restaurazione
A partire dall’anno 1674 e fino alla morte (1690) una suora visitandina francese del convento di Paray-le-Monial, Suor Margherita Maria Alacoque (nata nel 1647) fu favorita di alcune apparizioni del sacro Cuore di Gesù.
La devozione al Sacratissimo Cuore di gesù non era nuova nel mondo cattolico, ed anzi rimontava al lontano Medioevo. Tuttavia era sempre rimasta, per così dire, confinata nei conventi e non possedeva un culto pubblico ufficiale ed universalecxcii.
Fu proprio questo il motivo principale delle apparizioni. Il Sacro Cuore chiedeva infatti espressamente alla Santa monaca di adoperarsi per la diffusione pubblica di quell’antica devozione.
Ci si può allora interrogare sul perché di tale divina insistenza nel corso del secolo XVII, perché proprio in Francia e perché una speciale devozione per il Cuore Sacratissimo di Cristo.
Quando nel corso del 1674 S. Margherita Maria ricevette per la prima volta l’apparizione del Sacro Cuore, in Europa le potenze cattoliche (Austria, Francia e Spagna) erano ancora predominanti, e la stessa Inghilterra, governata dall’anglicano Carlo II Stuart, il quale non aveva mai nascosto le sue simpatie per il Cattolicesimo e che si convertirà in punto di morte, sembrava prossima al ritorno all’ovile di Cristo. Se quindi il fine soprannaturale della difesa della Fede fosse stato prioritario nelle corti europee cattoliche e soprattutto in Francia, la Restaurazione del Cattolicesimo non sarebbe stata un’impresa impossibile.
L’ultimo tentativo in grande stile, attuato da Ferdinando II d’Absburgo, per ripristinare la vera religione in Germania durante le prime fasi della Guerra dei Trentanni (1618-1648) era naufragato proprio a causa della cattiva volontà della Francia, che, prima, aveva sostenuto finanziariamente i nemici di Casa d’Austria, incoraggiando i prìncipi protestanti più potenti ad entrare nella lizza, e poi era scesa direttamente in guerra così da scongiurare del tutto il realizzarsi del progetto asburgico.
Si è già accennato a come andarono poi le cose con la stipula della pace di Westfalia, che se, da un lato, sancì il predominio europeo della Francia, stabilì, dall’altro, il protestantesimo in Germania.
La salita al trono di Luigi XIV nel 1643 non modificò purtroppo questo stato di cose. Luigi proseguì la politica tradizionale anti-asburgica della sua nazione, appoggiandosi agli alleati di sempre, i protestanti tedeschi e l’Islam. Egli era sinceramente devoto, ma la sua vita privata lasciava alquanto a desiderare. Inoltre si lasciò ben presto irretire nelle pretese giurisdizionaliste dei suoi consiglieri, anche ecclesiastici, che tendevano ad un assoggettamento della Chiesa Gallicana alla Corona e alla creazione di una sorta di Chiesa nazionale sul modello protestante e quindi sganciata disciplinarmente, se non dottrinalmente, da Roma. Vennero così sottoscritti nel 1682 dal ceto ecclesiastico i 4 articoli della Dichiarazione del clero gallicano, che posero la Chiesa di Francia in una condizione pre-scismatica. Come se non bastasse un’eresia subdola e scaltra, il Giansenismo, trovò proprio nei domini del Re Sole, il terreno propizio per la sua diffusione tra il clero e i fedeli.
Nonostante ciò, nulla era ancora perduto. il peso della forza materiale, in quel lontano 1674, pendeva ancora, sulla bilancia della storia, dalla parte della vera fede, a patto naturalmente che si effettuasse, soprattutto in Francia, un mutamento completo, una conversione ai retti princìpi che avrebbero dovuto guidare una nazione cattolica. per far questo occorreva innanzi tutto una profonda metamorfosi spirituale. Questo venne precisamente a chiedere a Santa Margherita Maria Alacoque il Sacro Cuore di gesù.
Il Sacratissimo Cuore di Cristo, infatti, manifesta l’immensa carità del Redentore verso gli uomini, ricordando loro in modo pressante il debito di riconoscenza che li deve stringere al loro supremo e divino benefattore, da cui ricevono ogni bene sia temporale che soprannaturale. Questa riconoscenza deve soprattutto tendere all’imitazione delle Sue virtù: “imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (S. Matteo, XI, 29). Da questa riconoscenza deve inoltre sgorgare copiosa la volontà di riparare le ingiurie inferte contro di lui.
Questo dovere di riparazione era più che mai stringente nel periodo storico concreto in cui Gesù parlava, poiché il processo rivoluzionario anticristiano, che aveva sconvolto l’Occidente, non desisteva dalla sua marcia di distruzione, trovando, disgraziatamente, dei cooperatori, proprio tra coloro che per primi avrebbero dovuto e potuto arrestarlo, come appunto il Re Cristianissimo Luigi XIV.
Il peso dei peccati individuali e collettivi che gravava sull’Europa richiedeva quindi, per stornare la mano della divina giustizia, innumerevoli atti d’espiazione e penitenza.
“e in verità – insegna Pio XI nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928 – lo spirito di espiazione e di riparazione ebbe sempre le prime e principali parti nel culto con cui si onora il Cuore Sacratissimo di Gesù, ed è certo il più cònsono all’origine, alla natura, all’efficacia, alle pratiche proprie di questa particolare devozione […] e in vero, nel manifestarsi a Santa Margherita Maria, Gesù, mentre insisteva sull’immensità del Suo amore, al tempo stesso, in atteggiamento di addolorato, si lamentò dei tanti e tanto gravi oltraggi a Sé fatti dall’ingratitudine degli uomini, con queste parole, che dovrebbero sempre essere scolpite nel cuore delle anime buone né mai cancellarsi dalla memoria: ‹Ecco – disse – quel cuore che ha tanto amato gli uomini e li ha ricolmati di tutti i benefici, ma in cambio del suo amore infinito, non che trovare gratitudine alcuna, incontrò invece dimenticanza, indifferenza, oltraggi, e questi arrecatiGli talora anche da anime a Lui obbligate con più stretto debito di speciale amore›”.
A questo fine il sacro Cuore si rivolse, per il tramite della santa, innanzitutto alla Chiesa docente, perché istituisse una festività dedicata espressamente a tale devozione:
“Ti chiedo che il primo Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, offrendogli una riparazione d’onore per mezzo di ammenda onorevole, e facendo in quel giorno la Santa Comunione per riparare le indegnità che egli ha ricevuto nel tempo in cui è stato esposto sugli altari”cxciii.
All’istituzione di questa solennità da parte della suprema gerarchia della Chiesa sarebbero ridondati sulla Cristianità tutta innumerevoli benefici tanto materiali che spirituali:
“Darò loro tutte le grazie di stato. Metterò la pace nelle loro famiglie. Li consolerò in tutte le loro pene. Sarò loro sicuro rifugio durante la vita e soprattutto alla morte. Coprirò di abbondanti benedizioni tutte le loro imprese. I peccatori troveranno nel mio cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia. Le anime tiepide diventeranno ferventi. Le anime ferventi si eleveranno a una grande perfezione. Benedirò le case dove l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta. Darò ai sacerdoti la capacità di toccare i cuori più induriti. Le persone che diffonderanno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai cancellato”cxciv.
Purtroppo si dovette attendere l’anno 1856 perché Papa Pio IX estendesse la festa del sacro Cuore di Gesù a tutta la Chiesa universale. La devozione, infatti, aveva trovato implacabili nemici.
in primo luogo, vi si scagliarono contro con tutta la scaltrezza di cui erano capaci, i giansenisti. Il loro freddo rigorismo di sapore calvinista, il cupo sentimento della fragilità dell’uomo, che finiva con l’allontanare a poco a poco i fedeli dalla pratica religiosa, trovava proprio nella devozione al Sacratissimo Cuore il più efficace rimedio spirituale. il Sacro Cuore trovò poi degli avversari imprevisti anche in alcuni importanti membri di quell’Ordine religioso che fino ad allora aveva difeso a spada tratta, con la dottrina e l’esemplarità della vita, la Chiesa cattolica e le sue principali devozioni: i Gesuiti.
Il Generale dell’Ordine, Padre Tyrse Gonzales, infatti, ottenne da Papa Clemente XI la messa all’indice della prima opera che, scritta dal suo confratello Croiset, narrava e difendeva le apparizioni di Paray-le-Monial cxcv. Vi è pure chi ha visto proprio nell’ostilità dei figli di Sant’Ignazio verso tale devozione la causa soprannaturale della crescente avversione di cui da allora furono oggetto fino alla sopressione del 1773.cxcvi
Se l’istituzione della solennità dedicata al Cuore di Gesù doveva ricordare all’intero Corpo Mistico la necessità di rivolgersi a Lui per trovare gli aiuti divini con cui sbarrare il passo alla Rivoluzione in marcia, con la devozione della Comunione riparatrice nei primi nove venerdì del mese, il Redentore misericordioso s’indirizzava anche ai singoli fedeli:
“Ti prometto, nell’eccessiva misericordia del mio Cuore, che il suo amore onnipotente accorderà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che si comunicheranno ogni primo venerdì del mese, per nove volte consecutive; essi non morranno punto in mia disgrazia, né senza ricevere i SS. Sacramenti e il mio divin Cuore si renderà loro sicuro asilo in quell’estremo momento”cxcvii.
Sembrerebbe che nulla manchi a questa pratica devozionale, che prospetta la possibilità di una Restaurazione morale e religiosa, insistentemente richiamando all’abbandono nelle braccia della misericordia di Dio e all’espiazione.
tuttavia, il Sacro Cuore, perché la Restaurazione fosse davvero completa, volle anche menzionare in modo tutto speciale i doveri dell’autorità temporale nei riguardi della Sua Regalità Sociale.
Si rivolse quindi con un particolare avviso al Re Cristianissimo, anch’egli compreso tra quelle “anime a Lui obbligate con più stretto debito di speciale amore”. Questa distinta attitudine di deferenza nei confronti del Sacro Cuore derivava a Luigi XIV di Borbone, non solo dall’essere il Monarca unto e consacrato di uno dei più antichi regni cattolici d’Europa, ma soprattutto dai suoi miracolosi natali.
“Fin dalla sua nascita […] il Re Sole sembrava chiamato a un grande destino. In seguito al cosiddetto ‘voto di Luigi XIII’ del 10 febbraio 1638 – che stabiliva Maria Regina della Francia e la Francia Regno di Maria – il 5 settembre dello stesso anno Dio aveva infatti accordato alla moglie del sovrano, Anna d’Austria, dopo ventitré anni di sterilità, un figlio cui fu imposto il nome di Luigi Dieudonné, donato da Dio.”cxcviii
il Sacro Cuore, infatti, nell’apparizione del 17 giugno 1689, manifestò a Suor Margherita Maria l’impellente desiderio di “entrare con pompa e magnificenza nella casa dei prìncipi e dei Re, per esservi onorato tanto quanto è stato oltraggiato, disprezzato e umiliato nella sua Passione, e riceve altrettanto piacere nel vedere i grandi della terra abbassati ed umiliati davanti a lui, come egli ha sentito l’amarezza di vedersi annientato ai loro piedi.”cxcix E come se Luigi XIV fosse chiamato in modo speciale a darne per primo l’esempio, Nostro Signore proseguiva:
“Fai sapere al figlio primogenito del mio Sacro Cuore – alludendo al nostro Re [commenta la santa] - che, come la sua nascita temporale è stata ottenuta grazie alla devozione ai meriti della mia santa Infanzia, così egli otterrà la sua nascita di grazia e di gloria eterna per mezzo della consacrazione che farà di sé stesso al mio Cuore adorabile, che vuole trionfare sul suo e, per suo mezzo, su quello dei grandi della terra. Esso vuole regnare nel suo palazzo, essere dipinto sui suoi stendardi ed inciso sulle sue armi per renderle vittoriose dei suoi nemici, abbattendo ai suoi piedi quelle teste orgogliose e superbe e per renderlo trionfante su tutti i nemici della Santa Chiesa.”cc
Come si evince da queste chiare parole, il Sacro Cuore, confermando la miracolosa venuta al mondo del Sovrano di Francia, gli chiedeva in contraccambio, d’essere lo strumento privilegiato della diffusione della sua devozione, con un atto di pubblica consacrazione di sé e del suo regno e con la pubblica ostensione del Cuore divino sulle insegne della Monarchia Cristianissima. Novello Costantino, Luigi aveva ricevuto da Dio stesso suggerimento di come formare il labaro sotto la cui protezione condursi vittorioso “su tutti i nemici della Santa Chiesa”. Che cos’era mai questo se non promettere la Restaurazione della Cristianità?
Tuttavia, gettando uno sguardo sul futuro, Cristo continuava:
“Non saranno le potenze umane a far progredire la Devozione al Sacro Cuore, ma questa e il Regno del Sacro Cuore saranno stabiliti per mezzo di persone povere e disprezzate e in mezzo alle contraddizioni, in tal modo che non si possa attribuire alcun merito al potere umano.”cci
Purtroppo le previsioni del Redentore si avverarono. Né Luigi XIV, né il suo diretto successore, Luigi XVccii, pur venendo entrambi a conoscenza delle richieste celesti, vi ottemperarono. Vi si decise Luigi XVI, prigioniero dei rivoluzionari nel Tempio, quando, spogliato della sua autorità, fece voto di procedere ad una pubblica consacrazione, qualora fosse di nuovo rientrato in possesso del Trono. Ma il 21 gennaio 1793 fu ghigliottinato.
Il sacro Cuore, se da un lato previde l’ingratitudine degli uomini da Lui maggiormente beneficati, dall’altro ci assicura del trionfo finale del Suo Regno. La prospettiva quindi della Restaurazione cattolica è stata in parte disattesa dall’ingratitudine umana, ma il suo compimento è assicurato. Esso verrà dilazionato nel tempo, in punizione di tanta grettezza, e anziché ridondare a gloria dei Re Cristianissimi sarà attuato “per mezzo di persone povere e disprezzate e in mezzo alle contraddizioni, in tal modo che non si possa attribuire alcun merito al potere umano.”cciii
II. 11. San Giovanni Bosco e l’Imperatore d’Austria (1873)
La Rivoluzione del 1789, l’epoca napoleonica, le rivoluzioni massonico-liberali del 1821 e 1830, la tempesta del 1848, la caduta del II Impero francese e il terribile conato della Comune di Parigi del 1871, sono passate. Quale balzo in avanti nel processo di scristianizzazione e caotizzazione dell’Occidente, quanto sangue è scorso troppo spesso invano. Gli orgogliosi Borboni di Francia sono caduti, l’Italia è stata unificata in uno Stato dominato dalle sette e il potere temporale della Chiesa è scomparso dopo secoli d’indipendenza.
solo nella monarchia plurinazionale guidata dal cattolico Francesco-Giuseppe I d’Absburgo-Lorena (1830-1916) erede di quella casata che per secoli aveva detenuto il supremo potere temporale della Cristianità e nelle cui vene scorreva il sangue di Carlo Magno, si possono ormai scorgere le vestigia di quel che fu l’Europa cristiana.
Eppure, ancora nel 1873, quasi duecento anni dopo gli appelli del Sacro Cuore ai Re di Francia, nulla è irrimediabilmente compromesso. la Provvidenza s’indirizza al sovrano cattolico più autorevole, per ammonirlo che deve la sua altissima posizione solo al beneplacito divino, e che, in un momento tanto grave per la Fede e la civiltà cristiana, il kaiser, nipote dei Sacri Imperatori Romani, è obbligato ad impiegare tutta la sua influenza a vantaggio del bene supremo soprannaturale della Chiesa.
In quell’anno, infatti, il sacerdote italiano Don Giovanni Bosco (1815-1888) conosciuto e apprezzato dallo stesso Pontefice Pio IX per santità di condotta ed eccezionali doni celesti, invia al monarca viennese questa singolare missiva:
“Ciò dice il Signore all’Imperatore dell’Austria: fatti animo; provvedi ai miei servi fedeli e a te stesso. Il mio furore si versa su tutte le nazioni della terra, perché si vuole fare dimenticare la mia Legge, portare in trionfo quanti la profanano e opprimere quelli che la osservano. Vuoi tu essere la verga della mia potenza? Vuoi compiere gli arcani miei voleri e divenire il benefattore del mondo? Appoggiati sulle potenze del nord, ma non sulla Prussia. Stringi relazioni con la Russia, ma non fare alcuna alleanza. Associati alla Francia cattolica; dopo la Francia, avrai la Spagna. Fate un solo spirito, una sola azione. Somma segretezza con i nemici del mio santo Nome. Con la prudenza e con l’energia diverrete invincibili. Non credere alle menzogne di chi ti dicesse il contrario. Aborrisci i nemici del Crocifisso. Spera e confida in Me, che sono il donatore delle vittorie agli eserciti, il salvatore dei popoli e dei sovrani.”cciv
Questa celebre lettera, recapitata a Francesco-Giuseppe nel luglio di quell’anno, esprime uno schema ormai noto. L’umanità si è allontanata dalla Legge di Dio, costringendo il Divino Monarca ad intervenire per il ristabilimento dell’ordine infranto. La punizione è quindi inevitabile. Tuttavia da essa può nascere la risurrezione e la Restaurazione dell’Occidente. Dio chiede al sovrano austriaco, ancora potente, nonostante le disavventure delle guerre d’Italia e la persistente rivalità con la Prussia, di impiegare la sua forza materiale a pro’ della religione e divenire così, compiendo “gli arcani voleri” di Dio, “il benefattore del mondo”.
A questo fine deve mostrare accortezza nella scelta degli alleati. Innanzi tutto occorre evitare di contrarre legami e patti troppi stretti e compromettenti con stati e potenze acattolici, soprattutto con la Prussia protestante da sempre acerrima rivale degli Absburgo; tuttalpiù si cerchi di mantenere buone relazioni con “le potenze del Nord”, probabilmente i regni scandinavi e l’Inghilterra, e con la Russia.
Sarà invece determinante una stretta cooperazione con la Francia cattolica, che proprio nel 1873, dopo la sconvolgente esperienza della Comune, stava orientandosi verso una restaurazione dei Borboni. Era opportuno insomma realizzare quel ‘rovesciamento delle alleanze’ che unendo le due nazioni cattoliche più potenti, assieme alla Spagna, avrebbe contrapposto al fronte nemico un baluardo insuperabile. Francesco-Giuseppe era tenuto quindi ad intervenire prudentemente negli affari francesi per agevolare la salita al trono di Enrico V, conte di Chambord, ultimo rappresentante della linea primogenita della casata di Francia.
Le cose non andarono così. Il monarca absburgico, come già Luigi XIV, non diede retta alle voci celesti, e, appoggiandosi completamente ad umani espedienti, trascinò i suoi popoli in quel baratro, da cui vanamente cercò di sottrarli, in piena guerra mondiale, il suo pronipote ed erede, il Servo di Dio Carlo I (1887-1922).
L’insigne santo torinese, cui Dio svelava sovente il futuro per mezzo di visioni notturne, ha lasciato, però, un piccolo corpus di sogni ispirati, che sembrano riferirsi con buona approssimazione alla futura Restaurazione della Chiesa.
1°sogno: Le colonne in mezzo al mare (30 maggio 1862)
Il primo è intitolato “Le colonne in mezzo al mare” e fu narrato dal santo all’uditorio dei suoi allievi il 30 maggio 1862.
La scena è sul mare. Qui si scorge “una innumere flotta di navi ordinate a battaglia e con le prore terminanti a rostro di ferro”. Le navi “munite di cannoni e provviste di materie incendiarie” avanzano verso una nave molto più grande, con l’intento di “urtarla col rostro per poi incendiarla”.
La nave maestosa, che raffigura la Chiesa Romana, è circondata da imbarcazioni più piccole, che le obbediscono. Tuttavia il vento è loro contrario, e il mare agitato favorisce il nemico.
Sulla distesa marina si ergono due colonne: una più alta, sormontata da un’Ostia raggiante, sotto cui si legge Salus Credentium, l’altra più piccola con in cima una statua dell’Immacolata, con la scritta Auxilium Christianorum.
Il comandante supremo, che sta sull’ammiraglia, ossia il Romano Pontefice, vedendo “il furore dei nemici e il pericolo al quale sono esposti i suoi fedeli” decide di convocare un consiglio di guerra per stabilire il da farsi. I piloti delle altre imbarcazioni si riuniscono quindi presso il comandante, ma, a causa dell’infuriare della tempesta, sono poco dopo costretti a ritornare alle loro navicelle.
In seguito il Papa, in un momento di bonaccia, li raduna nuovamente, ma la burrasca ritorna tosto ad esplodere e il Pontefice allora guida in persona la nave ammiraglia verso le due colonne, per ancorarvisi.
I nemici compiono intanto ogni sforzo per assalire la flotta cristiana, per fermarla e affondarla. Alcuni bastimenti avversari cercano di gettare sulla nave papale del materiale infiammabile, mentre altri usano i cannoni, i fucili e i rostri. “il combattimento diventa sempre più accanito”. Tuttavia “la nave ammiraglia continua sicura e franca la propria rotta”, nonostante sia talvolta danneggiata da formidabili colpi che provocano “alla carena larghe e profonde falle”, che però miracolosamente si otturano “al soffio del maestrale, che spira dalle due colonne”. I nemici diventano allora “furibondi, combattono ad armi corte, proferendo bestemmie e maledizioni”.
Nel parossismo della lotta “il Pontefice resta colpito gravemente e cade con onore”. Viene poi ferito una seconda volta, e muore. I nemici allora gridano la loro vittoria e tripudiano sulle navi. Subentra però un altro Pontefice, eletto con straordinaria celerità dai piloti degli altri vascelli. Questa subitanea elezione getta gli avversari nello scoramento.
“Il nuovo Pontefice supera ogni ostacolo e guida la nave fino alle due colonne; giunto tra di esse, la lega con la prora a un’àncora della colonna sulla quale brilla l’Ostia; poi lega la poppa a un’altra àncora pendente dalla colonna dell’Immacolata.
Allora succede un grande rivolgimento. Tutte le navi, sulle quali si era combattuto contro quella del Pontefice, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda.” le imbarcazioni pontificie che avevano combattuto a fianco del Papa e quelle che si erano tenute a prudente distanza per non farsi affondare dal nemico, si avvicinano intanto alle due colonne per ancorarvisi anch’esse.
“intanto sul mare regna una grande calma”.ccv
Il santo stesso diede l’interpretazione generale del sogno: “Le navi nemiche sono le future persecuzioni contro la Chiesa; i suoi nemici sono raffigurati dai piloti che tentano di affondare la nave papale. Due soli mezzi restano per salvarsi da tanto scompiglio: la frequenza alla Comunione e la devozione alla Madonna.”ccvi
Il sogno tuttavia promette una vittoria finale, tanto più trionfale quanto inattesa e miracolosa. Le navi nemiche, ovvero gli avversari del Cattolicesimo, infatti, verranno sconfitti in modo repentino “con un gran rivolgimento”. poi regnerà sul mare “una grande calma”, ove non è difficile scorgere la futura condizione di pace della Chiesa dopo tante tribolazioni.
Più arduo invece individuare i particolari del sogno. Tenendo conto che San Giovanni Bosco ebbe la visione nel 1862, parrebbe di poter ravvisare nel 1° consiglio tenuto dal Pontefice durante la battaglia navale, e bruscamente interrotto dalla tempesta delle persecuzioni, l’indizione e l’esito sfortunato del Concilio Vaticano I, che fu interrotto nel settembre 1870 dalla presa di Porta Pia.
Il papa, sempre secondo la visione, radunerebbe poi una seconda volta, durante un momento di bonaccia, i sottoposti. Che si alluda al Concilio Vaticano II? Il Pontefice “colpito gravemente” è forse Giovanni Paolo II, ferito dal ‘lupo grigio’ Alì Agcà nel maggio del 1981? Se così fosse, Don Bosco avrebbe profetizzato in questo sogno il suo non ancora avvenuto assassinio, oppure semplicemente, poiché egli, alla maniera profetica, non fa distinzione tra la carica e gli individui che in successione la rivestono, si intende genericamente l’assassinio di un Pontefice Romano, il cui successore dovrebbe condurre la barca di San Pietro nelle acque tranquille della Restaurazione.
Il dato certo, comunque, è la “grande calma” che regnerà al termine di queste oscure e dolorose vicende riguardanti la Chiesa contemporanea.
2° sogno (5 gennaio 1870)
Otto anni dopo, la vigilia dell’Epifania del 1870, Don Bosco ebbe un sogno che dovette impressionarlo non poco, poiché premise alla descrizione queste parole:
“Dio solo può tutto e vede tutto. Dio non ha né passato né futuro, ma a Lui ogni cosa è presente come in un solo punto. Davanti a Dio non v’è cosa nascosta, né presso di Lui v’ha distanza di luogo o di persona. Egli solo, nella sua infinita misericordia e per la sua gloria, può manifestare il futuro alle genti.”ccvii.
La visione consta di vari quadri e si apre con un’affermazione di carattere generale, che dà, per così dire, il tono a quel che segue:
“Dal sud viene la guerra, dal nord viene la pace”. La guerra, infatti, come mezzo di cui Dio s’avvale per punire e convertire gli uomini, ne è il tema dominante.
Il primo quadro è dedicato alla Francia con Parigi. Sono profetizzati i tre momenti in cui il Creatore la visiterà “con la verga del suo furore”, in un crescendo di distruzione.
La prima volta Dio “abbatterà la sua superbia con le sconfitte, con il saccheggio e con la strage dei raccolti, degli animali e delle persone”.
La seconda visita vedrà Parigi “privata del capo, in preda al disordine”. Segue un’invettiva contro la ville lumiére, circondata di “case d’immoralità”, ma “esse - le dice il veggente - verranno da te stessa distrutte: l’idolo tuo, il Panteon, sarà incenerito”. I suoi nemici la porranno “tra le angustie”, venendo esposta “alla fame, allo spavento e all’abbominio delle nazioni”.
Nella terza prova Parigi “cadrà in mani straniere”; i nemici “vedranno di lontano i tuoi palazzi in fiamme, le tue abitazioni divenute un mucchio di rovine, bagnate dal sangue dei suoi prodi, che non sono più”ccviii.
Con queste parole si chiude il capitolo dedicato alle punizioni che la Provvidenza riserva a Parigi e alla Francia. In particolare verranno colpite “le case d’immoralità”, i noti luoghi di divertimento che caratterizzano ancor’oggi la capitale d’oltralpe, e il Pantheon, il monumento-simbolo della nuova Francia sorta dalla Rivoluzione del 1789, ove sono custodite le spoglie dei suoi massimi corifei (Voltaire, Rousseau ecc.).
Terminata la profezia riguardante Parigi, il veggente scorge un nuovo episodio:
“Ma ecco, un gran guerriero dal nord porta uno stendardo sulla destra, che lo regge e dove sta scritto: ‘Irresistibile mano del Signore’.
In quell’istante, il venerando Vecchio del Lazio gli andò incontro agitando una fiaccola ardentissima. Allora lo stendardo si dilatò e, da nero che era, divenne bianco come la neve. Nel mezzo di esso, in caratteri d’oro, stava scritto il nome di Chi tutto può.
Il guerriero, con i suoi, fece un profondo inchino al Vecchio e si strinsero la mano”ccix.
Il senso dell’episodio è manifesto.
Un uomo di guerra invincibile, un novello Attila, flagellum Dei, proveniente dal Nord, incontra un Papa, che lo converte e stringe con lui alleanza. Non sarà azzardato, forse, ravvisare nella misteriosa figura il più volte ricordato Grande Monarca, di cui la tradizione profetica parla con tanta dovizia?
Concluso anche quest’episodio, “la voce del Cielo è al Pastore dei Pastori”, Dio, cioè, per bocca del suo servo, si rivolge al supremo gerarca dell’Ovile di Cristo, il Papa.
“Tu sei nella grande conferenza con i tuoi assessori, ma il nemico del bene non sta un istante in quiete; egli studia e pratica tutte le arti contro di te. Seminerà discordia tra i suoi assessori; susciterà nemici tra i figli miei”ccx.
quest’avvenimento ha un significato abbastanza trasparente. Il Sommo Pontefice ha riunito una “grande conferenza” (il Concilio Vaticano II?), ma a causa dell’azione del Maligno, la discordia divide “i suoi assessori”, cioè i rappresentanti del clero, e si trovano dei nemici di Cristo proprio tra coloro che furono da Lui prescelti per amarlo in modo speciale, “tra i figli miei”.
Le potenze mondane, ormai completamente dominate dallo spirito anticristiano, “vomiteranno fuoco e vorrebbero che le parole fossero soffocate in gola ai custodi della mia legge”. L’apostasia di molti chierici da un lato, e l’influenza nefasta dei poteri mondani dall’altro, farà sì che quasi si giunga a tacere colpevolmente la vera dottrina di Cristo. Ma “ciò non sarà. Faranno male, male a sé stessi”.
in una congiuntura tanto sfavorevole, ove terra e inferno sembrano congiurati per cancellare il Vangelo di salvezza, Dio intima perentoriamente al Pontefice di non indugiare in vane manovre ispirate più alla prudenza carnale che alla confidenza nel Signore:
“Tu accelera; se non si sciolgono le difficoltà, siano troncate. Se sarai tra le angustie, non arrestarti, ma continua finché non sia troncato il capo dell’idra dell’errore. Questo colpo farà tremare la terra e l’inferno, ma il mondo sarà assicurato e tutti i buoni esulteranno”.ccxi
Il ristabilimento della dottrina di sempre e l’annientamento dell’errore, non saranno senza angustie per il sommo gerarca; egli, infatti, verrà abbandonato, o per malizia o per fragilità, dalla più parte dei suoi assistenti. Continua infatti il veggente:
“Raccogli dunque intorno a te anche solo due assessori, ma ovunque tu vada, continua e termina l’opera che ti fu affidata”, fidando sulla protezione della “grande Regina” che “sara sempre il tuo aiuto”.ccxii Il ripristino della verità cattolica si otterrà quindi per uno speciale intervento della SS. Vergine.
Chiuso anche questo capitolo attinente la situazione interna alla Chiesa, il profeta volge ora lo sguardo sull’Italia.
“Ma tu, Italia, terra di benedizioni, chi ti ha immersa tra la desolazione?” non sono stati i nemici, “ma gli amici tuoi”. Gli abitanti d’Italia “domandano il pane della fede e non trovano chi loro lo spezzi? Che farò? Percuoterò i pastori, disperderò il gregge, affinché i sedenti sulla cattedra di Mosè cerchino buoni pascoli e il gregge docilmente ascolti e si nutra.
Ma sopra il gregge e i pastori peserà la mia mano; la carestia, la pestilenza e la guerra faranno sì che le madri dovranno piangere il sangue dei figli e dei mariti morti su terra nemica”ccxiii.
L’Italia, già terra benedetta per la speciale prerogativa di contenere sul suo territorio la sede Apostolica, è ora “immersa tra la desolazione”. Tale condizione ha la sua causa, secondo il Veggente, nell’incuria religiosa in cui giace il popolo, poiché non vi è nessuno che spezzi il pane della Fede, che lo ammaestri sulle verità rivelate.
Per questo tradimento del clero, da un lato, e per i peccati del popolo indocile, dall’altro, Dio percuoterà la penisola, con “la carestia, la pestilenza e la guerra”, i flagelli temporali più gravi con cui la Provvidenza suole piegare i peccatori induriti.
L’ultimo richiamo è rivolto a Roma. La città eterna dei Papi ha dimenticato che la sua gloria e quella del suo Sovrano, il Papa, che ora “è vecchio, cadente, inerme e spogliato”, “stanno sul Golgota”.
Roma ha una maggiore responsabilità nel peccato. Dio la visitirà quindi quattro volte, con un’escalation di ditruzione e morte. La prima volta verranno percossi soltanto le terre circonvicine. La seconda lo sterminio e la strage arriverà fino alle mura.
“verrò la terza; abbatterò le difese e i difensori e al comando del Padre sottentrerà il regno del terrore, dello spavento e della desolazione.”ccxiv
gli eventi di questa terza prova alludono forse alla caduta di Roma nelle mani dei Savoia, nel settembre 1870, quando “al comando del Padre”, ossia alla sovranità del Papa, si sostituì la monarchia costituzionale liberal-massonica.
Comunque sia, Dio si è riservato ancora un’altra visita, quella conclusiva, con cui sarà inferta una salutare lezione ai cittadini traviati dell’Urbe.
“ Ma i miei savi fuggono, la mia legge è tuttora calpestata; perciò farò la quarta visita. Guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano per te! Succederanno prevaricazioni tra i dotti e fra gli ignoranti. Il tuo sangue e il sangue dei figli tuoi laveranno le macchie che tu fai alla legge del tuo Dio. la guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui saranno percosse la superbia e la malizia umana.
Dove sono, o ricchi, le vostre magnificenze, le vostre ville, i vostri palazzi? Sono divenuti la spazzatura delle piazze e delle strade.
Ma voi, o sacerdoti, perché non correte a piangere tra il vestibolo e l’altare per invocar la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della fede e non andate sopra i tetti, dentro le case, per le vie, su ogni luogo anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate che questa è la terribile spada a due tagli la quale abbatte i miei nemici e rompe le ire di Dio e delle genti?”ccxv.
I “savi fuggono” da Roma, la città è abbandonata alle sue iniquità, poiché anche le persone dotte e sante, rimaste fedeli alla legge del Signore, l’hanno lasciata in balia di sé stessa. La legge di Dio quindi è “tuttora calpestata”, come fosse “un nome vano”, con “prevaricazioni tra i dotti e gli ignoranti”. Ecco allora necessario il sacrificio espiatore dei figli di Roma, che “laveranno le macchie” delle prevaricazioni con il sangue.
In particolar modo i ricchi, soddisfatti della loro vita condotta tra le “magnificenze”, vedranno trasformati i bei palazzi e le ville lussuose nella “spazzatura delle piazze e delle strade”. Anche i sacerdoti non sono immuni dalla colpa, lenti come sono a rinsavire e riconoscere nella mano che li colpisce, quella potente di Dio.
“questi avvenimenti dovranno effettuarsi inevitabilmente l’uno dopo l’altro.
Le cose si succedono troppo lentamente.
Ma l’augusta Regina del Cielo è presente. La potenza del Signore è tra le sue mani: disperde come nebbia i suoi nemici.
Riveste di tutti i suoi antichi abiti il venerando Vecchio.
Succederà ancora un violento uragano.
L’iniquità è consumata; il peccato avrà fine e, prima che trascorrano due plenilunii del mese dei fiori, l’iride di pace comparirà sulla terra.
Il gran Ministro vedrà la Sposa del suo Re vestita a festa.
Su tutto il mondo apparirà un sole così luminoso, quale non fu mai dalle fiamme del Cenacolo fino ad oggi, né più si vedrà fino all’ultimo dei giorni.”ccxvi
Nonostante il loro lento succedersi, gli avvenimenti, si realizzeranno “inevitabilmente”.
La conclusione però, dopo le tribolazioni, che Dio invierà sulla terra, è affidata ad un intervento della Madonna, nelle cui mani è “la potenza del Signore”. La Vergine Santissima otterrà una grande vittoria, i nemici suoi e della Chiesa, che sembravano tanto potenti, saranno spazzati via “come nebbia”, quasi senza opporre resistenza.
Allora la Vergine “riveste di tutti i suoi antichi abiti” il Pontefice Romano, restaura quindi lo Stato Pontificio.
Vi sarà ancora “un violento uragano”. “l’iniquità è consumata” e “il peccato avrà fine” e l’arcobaleno, prima che trascorra un mese primaverile con due plenilunii, comparirà sulla terra ad indicare, come fu già dopo il Diluvio, la pace ristabilita tra Dio e l’umanità peccatrice.
Il gran Ministro, cioè il Papa, vedrà allora la Chiesa, “sposa del Suo Re” Gesù Cristo, “festita a festa”, per la fine delle tribolazioni e per la vera pace, fondata sulla Fede, che regna nel mondo, illuminato da “un sole così luminoso” quali non si vide dalla nascita della Chiesa il giorno di Pentecoste fino alla fine del mondo.
come sempre, anche in questa conclusiva sezione non è facile specificare i particolari. il senso generale, tuttavia, non lascia adito a dubbi.
Grazie all’intervento speciale di Maria SS. il Papato e la Chiesa, Sposa Immacolata di Cristo, saranno restaurati nelle loro prerogative temporali e spirituali. l’umanità peccatrice, purgata dai travagli, grazie all’intercessione della Madonna, sarà perdonata da Dio e la vera pace sarà stabilita sulla terra.
3° sogno: Avvenimenti misteriosi (24 maggio-25 giungo 1873)
i due sogni descritti in precedenza abbracciano un arco temporale assai lungo. quest’ultimo, invece, per ammissione del Veggente, si riferisce ad una serie d’eventi concentrati in un lasso di tempo ristretto: quattrocento giorni.
“Tutto il tempo, che passò nel compimento di questi avvenimenti, corrisponde a quattrocento [levate di sole]”.ccxvii
Come si noterà, tutta una serie d’assonanze indicano che questi ‘avvenimenti misteriosi’ sono un chiarimento dei fatti narrati per sommi capi nell’ultima sezione del sogno precedente.
Il sogno è incentrato sulla figura del Sommo Pontefice e sulle traversie che dovrà superare per giungere alla vittoria finale.
All’aprirsi della visione, Don Bosco vede “una notte scura”. In queste tenebre, i popoli non sanno trovare la strada per “ritornare ai loro paesi”. D’improvvivo però “apparve in cielo una luce splendidissima, che illuminava i passi dei viaggiatori come a mezzogiorno”.
Vede allora “una moltitudine d’uomini, di donne, di fanciulli e di vecchi, di monaci, di monache e di sacerdoti con alla testa il Sommo Pontefice uscir dal Vaticano e schierarsi in corteo”.
Scoppia d’improvviso “un furioso temporale”, che cerca di oscurare la luce, ingaggiando con essa “una battaglia ”.
Appare probabile che quest’ultimo fatto abbia un significato simbolico che rappresenta la furia distruttiva dei nemici della Chiesa.
Il corteo guidato dal Papa, intanto, giunge “a una piazza coperta di morti e di feriti […] mentre le file della processione si diradavano assai”.
Così “dopo aver camminato per uno spazio corrispondente a duecento levate di sole, ognuno si accorse che non si trovava più a Roma”.
i rimasti allora sono preda dello sgomento e si raccolgono attorno al Papa per difenderlo. In quel momento assai critico, compaiono due angeli che gli presentano uno stendardo e gli dicono: “Ricevi il vessillo di Colei che combatte e disperde i più forti eserciti della terra. I tuoi nemici sono scomparsi, i tuoi figli con lacrime e sospiri invocano il tuo ritorno”.
Sullo stendardo v’era scritto da un lato Regina concepita senza peccato e dall’altro Ausiliatrice dei Cristiani.
Il Pontefice afferra con gioia lo stendardo, ma rimane afflittissimo al vedere l’esiguo numero di coloro che gli sono intorno. I due angeli allora soggiungono:
“va’ tosto a consolare i tuoi figli. Scrivi ai tuoi fratelli, dispersi per le varie parti del mondo, che occorre una riforma dei costumi”.
Il Pontefice riprese di nuovo in marcia e, a poco a poco, le file della processione s’ingrossarono. Giunto a Roma, “si mise a piangere per la desolazione in cui erano i cittadini, di cui molti non erano più.” Rientrato in San Pietro, “intonò il Te Deum, al quale risposero un coro di Angeli che cantavano: Gloria a Dio in cielo e sulla terra pace alle genti di buona volontà”.
Allora cessò l’oscurità e “irradiò un fulgidissimo sole”. Città, paesi e campagne era assai diminuiti di popolazione; “la terra era pésta come da un uragano, da un acquazzone e dalla grandine, e le persone andavano una verso l’altra e dicevano: V’è Iddio in Israele.”
“Dall’inizio dell’esilio fino al canto del Te Deum, il sole si levò duecento volte. Tutto il tempo, che passò nel compimento di questi avvenimenti, corrisponde a quattrocento”.
II. 13. Le grandi apparizioni mariane del XIX secolo
S. Luigi Maria Grignion insegna che la futura Restaurazione della Chiesa e della Civiltà cattoliche si otterrà grazie ad un intervento speciale della Madonna, la cui universale devozione sarà come il sigillo di quell’epoca di pace.
ben si comprende, allora, perché, a partire dai primi decenni del XIX secolo, quando, con lo scoppio della Rivoluzione francese, il processo di scristianizzazione dell’Europa entrò nella fase parossistica, una serie di apparizioni della Madre di Dio abbia segnato il cammino verso il ‘secolo di Maria’.
pure in altri tempi vi sono state simili manifestazioni soprannaturali. le più recenti tuttavia hanno dato origine a devozioni mariane universali e i messaggi della Madonna, a ben guardare, presentano il medesimo leit-motiv.
II. 14. S. Caterina Labouré e la Medaglia Miracolosa (1830)
La ventiquattrenne Caterina Labouré, da poco entrata come novizia nell’Ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ paoli, presso il convento di Rue du Bac a Parigi, è favorita già il 6 giugno 1830, festa della Santissima Trinità, di una visione che predice la prossima caduta della Monarchia Cristianissima, a seguito della cosidetta Rivoluzione di luglio, che porterà sul trono costituzionale Luigi Filippo d’Orléans, il Re ‘borghese’.
“Mi apparve – scrive la santa – nel SS. Sacramento come un Re, con la croce sul petto, durante la Messa. al momento del Vangelo mi sembrò che Nostro Signore fosse spogliato di tutti i suoi ornamenti, e tutto cadesse a terra, e mi sembrò che la croce scendesse sotto i piedi di Nostro Signore.
Allora ebbi i pensieri più neri e tristi. Allora ebbi il pensiero che il re della terra [Carlo X di Borbone] sarebbe perduto e spogliato dei suoi abiti regali; il pensiero, che non so spiegare, sulla perdita che si stava per fare.”ccxviii
La vigilia della festa di San Vincenzo, il 17 luglio 1830, Caterina è svegliata di soprassalto dal suo Angelo Custode, che la conduce nella Cappella del Convento, dove gli appare la Madonna. La giovane Le si pone accanto, appoggiando le mani sulle ginocchia della Regina del Paradiso.
“Figlia mia – le dice Nostra Signora – il buon Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma sopporterai tutto pensando che lo fai per la gloria del Buon Dio […] i tempi sono molto tristi, sciagure stanno per colpire la Francia; il trono sarà rovesciato, il mondo intero sarà sconvolto da disgrazie di ogni specie. La S. Vergine aveva l’aria molto afflitta dicendo questo, ma [continuò]: Venite ai piedi di quest’altare; qui le grazie saranno sparse su tutte le persone che le domanderanno con fiducia e fervore, saranno sparse sui grandi e sui piccoli.”ccxix
La seconda ed ultima apparizione avvenne il 27 novembre 1830. Caterina vede come una rappresentazione, con la Madonna al centro, in un “quadro un poco ovale in cui stavano in alto queste parole: O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi, scritte in lettere d’oro. Allora si fece sentire una voce che mi disse: Fate, fate coniare una medaglia secondo questo modello. Tutte le persone che la useranno riceveranno grandi grazie, portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia. Immediatamente il quadro – continua S. Caterina – mi è sembrato voltarsi e ho veduto il rovescio della medaglia. Inquieta per sapere che cosa si doveva mettere dalla parte del rovescio della medaglia, dopo molte preghiere, un giorno, nella meditazione, mi è sembrato sentire una voce che mi diceva: la M [iniziale di Maria] e i due cuori [il Sacro Cuore di Gesù e quell’Immacolato della Madonna] dicono abbastanza…”ccxx
La devozione della Medaglia Miracolosa, che si festeggia ai 27 di novembre, divenne ben presto popolarissima, soprattutto dopo la straordinaria conversione dell’ebreo Alfonso Ratisbonne. Questi, trovandosi a Roma nel gennaio 1842, l’indossò per scherzo e per sfida. il giorno 20, però, entrato nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, ebbe una visione della Madonna, dinanzi alla quale “cadde ebreo e si rialzò cristiano”.ccxxi
II. 15. La salette. 19 settembre 1846
alle tre pomeridiane del 19 settembre 1846, vigilia della festa dell’Addolorata, due fanciulli, Pierre-Maximin Giraud e Françoise-Mélanie Calvat-Mathieu, che pascolavano a 1800 metri d’altitudine sulla montagna de La Salette, nella Diocesi di Grenoble, assistettero ad un singolare prodigio. apparve loro, circonfusa in un globo luminoso, “una bella Signora”.
La Signora del Cielo si rivolse ai pastorelli in francese, ma, accortasi degli sguardi perplessi dei due, riprese a dire nel dialetto patois della zona.
“Venite avanti, bambini miei, non abbiate paura. Sono qui per annunziarvi una grande notizia.
Se il mio popolo non vuole sottomettersi, io sono costretta a lasciare la mano di mio Figlio. La Sua mano è così pesante, così pesante che non posso più trattenerla. Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che Mio Figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarLo senza sosta. E voi altri, voi non ci fate caso. Per quanto preghiate, per quanto facciate, mai potrete ripagare il dolore che sento per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservata il settimo, e non me lo si vuole accordare. È questo che appesantisce tanto il braccio di Mio Figlio. Coloro che guidano i carri non sanno parlare senza mettervi il Nome di mio Figlio in mezzo. Queste sono le due cose che appesantiscono il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, non è che per causa vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate, voi non ci avete fatto caso. È il contrario, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate e usavate il Nome di Mio Figlio. Le patate continueranno a guastarsi e a Natale non ve ne saranno più; se voi avete del grano non dovete seminarlo. Tutto quello che seminerete le bestie lo mangeranno, e ciò che crescerà cadrà in polvere quando lo batterete. Verrà una grande carestia. Prima che venga la carestia, i bambini sotto i sette anni prenderanno un tremito e moriranno tra le mani di coloro che li terranno; gli altri faranno penitenza con la fame. le noci diventeranno cattive, l’uva marcirà.”ccxxii
A questo punto la Madonna si rivolse a ciascuno dei due veggenti, in modo che l’uno non udiva quello che l’altro sentiva. Confidò loro due segreticcxxiii.
In seguito, pronunciando le parole: “Se essi si convertiranno, le pietre e le rocce si cambieranno in grano e le patate si troveranno seminate nei campi”, riprese il messaggio pubblico e conosciuto.
“Dite bene le vostre preghiere bambini miei?” a che i fanciulli risposero: “oh, no Signora, non molto. ah! Bambini miei, bisogna farlo bene, sera e mattino, quando non potete fare meglio dite un Pater e un’Ave Maria, e quando avrete tempo e potrete fare meglio, ne direte di più.
Non va che qualche donna un poco anziana alla Messa; gli altri lavorano tutta l’estate la Domenica, e l’inverno quando non sanno cosa fare essi non vanno a Messa che per beffarsi della religione. La Quaresima vanno in macelleria come i cani”.
Concludendo il discorso in francese, la Santissima Vergine disse: “Bene, bambini miei, lo farete passare a tutto il mio popolo”ccxxiv.
Secondo le parole della Madre di Dio, due sono i peccati che maggiormente attirano la vendetta divina: la bestemmia e l’inosservanza del precetto festivo. A ben guardare si tratta della trasgressione del 2° e 3° comandamento: ‘Non nominare il nome di Dio invano’ e ‘Ricordati di santificare le feste’.
la Francia e l’Europa sedicenti cristiane del 1846 - e a maggior ragione il nostro tempo - trascurano i comandamenti che assieme al primo (‘Non avrai altro Dio all’infuori di me’) formano la prima tavola della legge e riguardano direttamente Dio. Così, svuotando di contenuto anche il primo, s’incamminano a grandi passi lungo la china dell’apostasia. Sono i ‘diritti’ di Dio, che, in un’epoca che ama soltanto ricordare quelli presunti dell’uomo, la Madonna richiama con forza. La loro inosservanza determina, come conseguenza inevitabile, il mancato ossequio anche dei comandamenti che, contenuti nella seconda tavola, afferiscono all’uomo. L’amore verso l’uomo, se non ha fondamento nell’amor di Dio, è un inganno ipocrita. Il tracollo della società attuale, ci ammonisce Maria santissima, va ricercato innanzi tutto nell’inadempienza colpevole dei doveri verso il Creatore. questo provoca lo sdegno di gesù Cristo, che si appresta a punire l’umanità per i suoi misfatti. Solo la preghiera umile e la sincera penitenza, per l’intercessione della Beata Vergine, possono stornare la tremenda punizione.
II. 16. Le 18 apparizioni di Lourdes (1858)
l’11 febbraio 1858 la Madre di Dio si mostrò, tenendo in mano il S. Rosario nell’atto di recitarlo, ad una giovinetta d’umile estrazione, Bernadette Soubirous di Lourdes, paesello ai piedi dei Pirenei francesi.
Nella seconda visita (14 febbraio 1858) la Madonna, ordinò alla fanciulla di ritornare alla grotta delle apparizioni per altri quindici giorni, aggiungendo: “Io non ti prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell’altro”.
Il 21 febbraio, durante la sesta apparizione, Bernadette vide il volto della Vergine rattristarsi e farsi malinconico. richiesta del motivo di tanta afflizione, rispose: “Conviene pregare per i peccatori”.
Nell’ottava visita del 24 febbraio, la scena si ripetè. Bernadette, allora, voltasi verso la numerosa folla che assisteva e cui era impedito di vedere il prodigio, con voce singhiozzante, replicò: “Penitenza! Penitenza! Penitenza!”.
La nona apparizione del 25 febbrario, si ebbe il miracolo della fonte, che sgorgò dalla terra a un piccolo colpo della fanciulla.
“Io sono l’Immacolata Concezione. Desidero che qui si eriga una cappella”, così disse la Madre Dio il 25 marzo 1858, durante la XVI apparzioneccxxv.
L’insegnamento di Lourdes sta più nei fatti che nelle parole. La fonte miracolosa, con le strepitose guarigioni scientificamente inspiegabili, ricorda alla superbia dell’uomo scientista, i limiti del suo sapere e la necessità dell’intercessione della Madre di Dio.
II. 17. Fatima 1917
“Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta.”ccxxvi
Così disse una misteriosa Signora di straordinaria bellezza, apparsa, nella campagna di fatima, il 13 maggio 1917, a tre fanciulli portoghesi, Lucia de Jesus dos Santos, e Francisco e Giacinta Marto.
Il 13 giugno, mostratasi la seconda volta, la Vergine accennò al fine dell’apparizione: la diffusione nel mondo della devozione al Cuore Immacolato: “A chi l’abbraccia prometto la salvezza, e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono.”ccxxvii
Il 13 luglio i tre veggenti ricevono la comunicazione di un segreto.
“Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare – scrive suor Lucia nel 1941 nella terza versione delle sue Memorie – la prima, dunque, fu la visione dell’Inferno.
La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco vedemmo i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o brunite, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stessi insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scintille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento.
[…] In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza: Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole istituire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà la pace.
La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre.
Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immaccolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e vi sarà la pace, altrimenti essa diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate; infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede…”ccxxviii
la Santa Vergine rammenta innanzi tutto l’esistenza dell’inferno eterno, come ultraterreno luogo di pena, stabilito da Dio per i peccatori impenitenti. La Madre di Cristo inoltre ricorda all’umanità che anche su questa terra Dio si riserva d’esercitare la sua giustizia contro i popoli prevaricatori, scatenando guerre, e permettendo alle false ideologie di pervertire i cuori degli uomini. Unico rimedio il ricorso alla Madonna, per mezzo della devozione al Suo Cuore Immacolato. Il trionfo della Vergine è scritto nelle stelle, poiché, nonostante il pervertimento dei cuori e l’abbandono della legge divina, alla fine sarà Dio a trionfare e ad instaurare la devozione al Cuore Immacolato. Prima tuttavia è necessario il castigo purificatore, unico mezzo ormai per piegare la dura cervice, sorda ad ogni ammonimento, dell’uomo contemporaneo. La punizione sarà terribile; molte nazioni saranno annientate.
il messaggio di Fatima, nella terribile semplicità delle sue parole, s’inscrive in una linea di pensiero che rimonta nei secoli, e di cui riflette nella sostanza i medesimi princìpi. Alla rivolta dell’uomo contro il suo Redentore, Dio prepara una terribile prova. Il materno intervento della madonna, tuttavia, ne attenuerà la furia distruttrice, e introdurrà l’umanità in un periodo di pace (“Infine il mio cuore Immacolato trionferà”) che, come preconizzava il Monfort, avrà nella devozione alla Madonna il suo principio distintivo.
II. 18. La Consacrazione della Russia e la Restaurazione
Il ciclo di Fatima presenta molte analogie con le apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le-Monial. Come in Francia il Sacro Cuore, così in Portogallo la Madre di Dio prescrisse i rimedi spirituali per stornare il castigo incombente sull’umanità e accelerare l’avvento del Suo trionfo: la Comunione riparatrice nei primi cinque sabati e la Consacrazione della Russia.
“A tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno, ricevendo la Santa Comunione, reciteranno una corona del rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando sui quindici misteri del Rosario – comunicò la Santissima Vergine a Suor Lucia il 10 dicembre 1925 – io prometto di assisterli, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie per la salvezza di queste anime.”ccxxix
come già avvenne negli avvertimenti del Sacro Cuore a S. margherita Maria Alacoque, anche nel 1925 la Comunione riparatrice è l’eccellentissimo mezzo con cui il singolo fedele può impetrare copiose grazie dal Cielo. Questo tuttavia non è ancora sufficiente. Essendo pubblico il peccato, necessita anche di pubblica riparazione, e alla pietà individuale dei singoli, come a Paray-le-Monial, deve aggiungersi un atto pubblico solenne d’espiazione nella forma ormai nota della consacrazione.
Data la gravità del male e non restando sulla terra altra legittima autorità che quella del Vicario di Cristo, ecco che la madonna, apparendo alla veggente il 13 giugno 1929, con il Cuore Immacolato nella mano sinistra coronato di spine e in fiamme, le rivolge queste parole:
“è giunto il momento in cui Dio chiede che il santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione…”ccxxx quello stesso anno Pio XI allora regnante, venne a parte del messaggio. Sei anni dopo, il 18 maggio 1936, non avendo il Pontefice ottemperato alle voci celesti, la veggente richiese a Dio, perché non convertisse la Russia senza l’atto di Consacrazione.
Cristo rispose: “Perché voglio che tutta la mia chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per poi estendere il suo culto e porre la devozione a questo cuore Immacolato accanto alla devozione al mio Cuore divino.”ccxxxi
Qualche mese dopo, in agosto, Suor Lucia ricevette una decisiva comunicazione in merito alla Consacrazione:
“Fai sapere ai miei ministri che, avendo essi scelto di seguire l’esempio del Re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia domanda, essi lo seguiranno anche nella disgrazia.”ccxxxii “Non hanno voluto ascoltare la mia richiesta. Come il Re di Francia se ne pentiranno, e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il santo Padre dovrà soffrire molto.”ccxxxiii
i Sommi Pontefici, che hanno conosciuto il messaggio di Fatima, non hanno corrisposto nei modi dovuti agli avvisi celesti.
Pio XI, infatti, non eseguì l’atto di consacrazione. Pio XII, il 31 ottobre 1942, consacrò la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato, senza però menzionare la Russia. Dieci anni dopo, il 7 luglio 1952, Papa Pacelli rinnovò la medesima consacrazione, con la lettera apostolica Sacro Vergente. Paolo VI affidò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria il 21 novembre 1964. Giovanni Paolo II, dopo l’attentato del 13 maggio 1981, consacrò due volte il mondo, senza citare la Russia, al Cuore di Maria, il 13 maggio 1982 e il 25 marzo 1984. Suor Lucia ha sempre considerato incomplete tutte le Consacrazioni fino al 1989. Dopo d’allora, tuttavia, si diffuse la notizia che la veggente riconoscesse per valida quella fatta da Giovanni Paolo II nel 1984.
Sia come sia, dopo quattordici anni dall’ultima Consacrazione, il messaggio di Fatima non ha perso nulla della sua attualità. I cattolici hanno in generale disatteso i pressanti inviti alla conversione della Madonna. La devozione al Cuore Immacolato, con la pratica dei primi cinque sabati, è caduta nell’oblio. La Russia non si è affatto convertita. il castigo incombe minaccioso sull’umanità, senza che i rimedi soprannaturali indicati dalla Madre di Dio possano, a causa della colpevole negligenza degli uomini, far molto per evitarlo.
Questo fosco quadro, tuttavia, non deve far dimenticare che dopo la punizione, unico strumento ormai per far rinsavire l’umanità peccatrice, la Vergine Santa ha assicurato il suo trionfo.
II. 19. Il Terzo Segreto finalmente rivelato (26 giugno 2000)
Il 13 maggio 2000, Giovanni Paolo II ha annunciato a Fatima, in occasione della beatificazione dei due pastorelli, Jacinta e Francisco Marto, la prossima pubblicazione della terza parte del segreto.
Il 26 giugno, durante una conferenza dalla sala-stampa del Vaticano, trasmessa in diretta mondovisione, il Cardinal Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, rendeva finalmente noto, dopo quarant'anni dalla data prevista dal Cielo, il famoso e misterioso terzo segreto.
Lo scritto venne steso da Suor Lucia a Tuy, il 3 gennaio 1944, su ordine del Vescovo di Leiria, probabilmente perché in pericolo di morte. Ecco il testo nella traduzione italiana:
“…Dopo le due particcxxxiv che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza. E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraverso una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.”ccxxxv
II. 20. Un commento al commento
Secondo l’interpretazione del prelato germanico, il Vescovo vestito di bianco, colpito dai soldati è Giovanni Paolo II. Egli però non è morto, poiché ogni profezia è condizionata dalla libera adesione al bene o al male da parte degli uomini. Quindi, stando alla Chiesa Conciliare, il segreto di Fatima si sarebbe già avverato nel 1981, quando Giovanni Paolo II fu “come morto”, per usare la curiosa espressione del Cardinal Sodano, sotto i colpi del terrorista turco Ali Agcà. In questa maniera il ciclo di Fatima sarebbe concluso, e quindi, il trionfo del Cuore Immacolato già avvenuto, magari con la caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Occorre dire con forza che l’esegesi ratzingeriana del terzo segreto di Fatima, lascia molto perplessi. Siamo, infatti, del parere che gli avvenimenti indicati nella visione non si siano ancora verificati. In generale dalla lettura del testo di commento, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e intitolato semplicemente Il Messaggio di Fatima (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000) si ricavano le seguenti indicazioni:
1) il messaggio celeste è, per così dire, piegato a strumento propagandistico a vantaggio della figura del regnante Pontefice, e suona come una sorta di beatificazione ante mortem di Giovanni Paolo II.
2) Il fine del commento sembra quello di svuotare la valenza e portata reale del segreto di Fatima.
3) Si pretende che il terzo segreto, a costo di cadere in parecchie contraddizioni, si sia attuato in Giovanni Paolo II.
4) Sono omessi inspiegabilmente alcuni elementi e fatti importanti.
Vediamo più attentamente però lo scritto stilato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a commento del segreto. Il piccolo volume si apre con una Presentazione a firma di Mons. Tarcisio bertone, Segretario della medesima Congregazione. In essa sono già tracciate le linee interpretative del messaggio celeste. Vi si fa una breve storia del testo della terza parte del segreto, scritta il 3 gennaio 1944, di cui esiste un solo manoscritto. La busta contenente il manoscritto, fu consegnata il 4 aprile 1957 all’Archivio Segreto del Sant’Uffizio. Il 17 agosto 1959, la busta fu portata dal Commissario del medesimo, il domenicano P. Pierre Paul Philippe O.P., a Giovanni XXIII. Il Papa decise, dopo alcune esitazioni, di rinviare la busta al Sant’Uffizio e di non rivelare il segreto. Anche Paolo VI lesse il contenuto della busta il 27 marzo 1965 e non si discostò dalla linea del suo predecessore, rinviando il plico al mittente. Giovanni Paolo II richiese invece la busta all’indomani dell’attentato del 13 maggio 1981. infatti, tra il 18 luglio 1981 e l’11 agosto dello stesso anno, la busta contenente il segreto rimase a disposizione del Papa presso la Segreteria di Stato.
Giovanni Paolo II, cercando di ottemperare alle richieste espresse dalla Madonna e già note, in particolare quella di consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato, compose un Atto di affidamento, che avrebbe dovuto essere celebrato nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981. Questa consacrazione venne effettivamente compiuta, ma non dal Pontefice, che era assente per uno dei suoi viaggi. Inoltre, cosa ben più rilevante, nell’Affidamento non viene fatta alcuna chiara menzione della Russia. Si parla, infatti, soltanto di “coloro il cui affidamento Tu pure attendi in modo particolare”ccxxxvi. Giovanni Paolo II ripeté la preghiera il 7 giugno 1981, e di nuovo, a fatima, il 13 maggio 1982, nel primo anniversario del suo attentato. Tuttavia, il 25 marzo del 1984, l’atto di consacrazione venne rinnovato, ancora però senza un’esplicita menzione della Russia: “Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolare bisogno”ccxxxvii.
Giovanni Paolo II, volendo ottemperare ad un’altra condizione indicata espressamente dalla Madonna, per la validità della consacrazione, invitò tutti i vescovi del mondo intero, non si sa con quale esito, ad unirsi a lui nell’atto consacratorio. Suor Lucia, per alcuni anni, giudicò l’atto di consacrazione del 1984 come insufficiente. La mancata menzione della Russia rispondeva ovviamente ai dettami della fallimentare Ostpolitik vaticana nei confronti del comunismo orientale. Suor Lucia, tuttavia, nel 1989, continua Bertone, giudicò quella consacrazione, prima stimata insufficiente e incompleta, come corrispondente ai desiderata della Madre di Dio. la caduta del muro di Berlino, evidentemente, e le forti pressioni vaticane aveva spinto la suora carmelitana a mutar parere.
Sul finire della Presentazione, il Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede avanza già “un’indicazione per l’interpretazione della terza parte del segreto”ccxxxviii come era stata offerta da Suor Lucia in una lettera a Giovanni Paolo II del 12 maggio 1982:
“La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: ‘Se no [la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte.’ (13-VII-1917)
La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: ‘Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno la pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, ecc.’
Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi…”ccxxxix. Si noti, en passant, che nel 1982, un anno dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, Suor Lucia non credeva che la terza parte del segreto di Fatima riguardasse il pontefice allora vivente, laddove dice che “non constatiamo ancora la consumazione completa del finale” della profezia, e cioè l’assassinio del Pontefice e di gran parte del clero. Insomma, conclude Bertone, “la decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del ‘segreto’ di Fatima chiude un tratto di storia…”ccxl ossia noi vivremmo già, secondo l’interpretazione ufficiale, nel periodo storico segnato ed inaugurato dal Trionfo del Cuore Immacolato, promesso a Fatima dalla Madre di Dio!
Alla Presentazione vergata da Mons. Bertone (pp. 3-10), segue la pubblicazione integrale delle tre parti del messaggio di Fatima con la riproduzione anastatica del testo originale manoscritto di Suor Lucia (pp. 13-21). Si noti che il testo pubblicato delle due parti già conosciute è quello della terza memoria scritta da Suor Lucia il 31 agosto 1941. L’aver trascurato la memoria quarta del messaggio, scritta dalla veggente l’8 dicembre del medesimo 1941, e da lei giudicata più precisa e completa, ha una sua ragione. In quest’ultimo scritto, infatti, la suora aggiunge, a conclusione della seconda parte del segreto, la frase: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede…” Nel testo pubblicato dalla Congregazione, quest’inciso viene ricordato in nota a piè della pagina 16, evidentemente come elemento trascurabile, nonostante alluda chiaramente ad una generale crisi della fede cattolica durante il secolo XX!
Alla pubblicazione integrale del Messaggio celeste, segue una sezione intitolata significativamente: Interpretazione del ‘segreto’ (pp. 25-43). Questa sezione contiene una lettera di Giovanni Paolo II, datata 19 aprile 2000, e diretta a Suor Lucia, con cui si comunica alla veggente che Mons. Bertone verrà ad interrogarla in nome del Pontefice “per fare qualche domanda sull’interpretazione della ‘terza parte’ del segreto.”ccxli
Segue, infatti, alle pagine 28-29 il Colloquio avuto con Suor Lucia de Jesus e do Coração Imaculado. L’incontro ha luogo giovedì 27 aprile, nel Carmelo di Santa Teresa di Coimbra. Suor Lucia – si legge nel testo – “condivide l’interpretazione secondo cui la terza parte del ‘segreto’ consiste in una visione profetica, paragonabile a quelle della storia sacra. Essa ribadisce la sua convinzione che la visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta del comunismo ateo contro la Chiesa e i cristiani, e descrive l’immane sofferenza delle vittime della fede nel XX secolo.”ccxlii
Le viene domandato da Mons. Bertone, in maniera un po’ sibillina, se il personaggio principale della visione è il Papa? Suor Lucia risponde affermativamente. Il ‘vescovo vestito di bianco’ che campeggia nella visione è un Papa, ma quale? Bertone continua scrivendo che Suor Lucia “condivide pienamente l’affermazione del Papa: ‘fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte’ (Giovanni Paolo II, Meditazione dal Policlinico Gemelli ai Vescovi Italiani, 13 maggio 1994)ccxliii. Suor Lucia afferma quindi che il Papa, o meglio un Papa, è il principale attore del segreto, e aggiunge di condividere l’interpretazione che Giovanni Paolo II ha dato del suo attentato, cioè che è soltanto grazie all’intercessione della Madonna cui deve la sua salvezza. Il testo gioca ambiguamente e furbescamente sull’accostamento di queste due affermazioni, come se l’una fosse la premessa e la seconda la sua logica conclusione.
Bertone pone alla suora un’altra fondamentale domanda. Perché la scadenza del 1960? Ed ancora: è stata la Madonna a fissare quella data per la pubblicazione del terzo segreto? Suor Lucia risponde: “Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960, perché secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito, si sarebbe capito solo dopo…” ccxliv
Anche in questo caso Bertone ciurla nel manico. Dal testo si deduce che la Madonna avrebbe chiesto la pubblicazione del segreto dopo il 1960. o meglio non è la Madonna, ma Suor Lucia, che per sua intuizione, avrebbe arbitrariamente fissato quella data. Da queste tormentate righe, il cui intento è giustificare la tesi di Giovanni Paolo II come coincidente con il ‘vescovo vestito di bianco’ e di glissare sul ritardo spaventoso con cui il segreto è stato pubblicato, viene inferto, senza che forse Bertone se ne avveda, un duro colpo alla credibilità di Suor Lucia, se non come custode del segreto, almeno come sua interprete. Essa avrebbe fissato, per sua intuizione, e non per ordine della Madonna, la data del 1960 come scadenza per la pubblicazione del segreto. La sua intuizione è palesemente errata, visto che il segreto è stato pubblicato 40 anni dopo. D’altronde l’inattendibilità di Suor Lucia in riferimento alle date, si rileva anche in merito ai suoi giudizi sui tentativi di consacrazione operati da Giovanni Paolo II. Così la Consacrazione del 1984 fu dalla suora giudicata incompleta fino al 1989, anno in cui Suor Lucia cambiò opinione giudicandola buona! Comunque sia, non si evince rigorosamente dal testo, riportante il colloquio tra Suor Lucia e Mons. Bertone, che il Papa del segreto è Giovanni Paolo II, ma solo che la suora è convinta che il Pontefice fu salvato dalla Madonna nel tragico attentato del 1981, e che il protagonista della visione ‘il vescovo vestito di bianco’ è il Papa, ovvero, meno ambiguamente, un Papa, e non per esempio un vescovo missionario, indossante cioè una talare bianca.
Le pagine 30-31 sono dedicate alla Comunicazione di Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano Segretario di Stato di Sua Santità. È il testo dove più esplicitamente si accredita la tesi della coincidenza tra Giovanni Paolo II e il ‘vescovo vestito di bianco’ della visione. Giovanni Paolo II, pellegrino a Fatima per beatificare i due pastorelli che con Suor Lucia condivisero la visione del 1917, scrive il presule, vuole dare al pellegrinaggio “anche il valore di un rinnovato gesto di gratitudine verso la Madonna per la protezione a Lui accordata durante questi anni di pontificato. È una protezione che sembra toccare anche la cosiddetta terza parte del ‘segreto’ di Fatima […] La visione di fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È un’interminabile Via Crucis guidata dai papi del ventesimo secolo.”ccxlv Di sfuggita, sottolineamo che, se è vero che i Papi della prima metà del secolo fino a Pio XII, hanno certamente guidato, con il buon esempio e soprattutto il rigore dottrinale, la Via Crucis della Chiesa perseguitata dai ‘sistemi atei’ della modernità, questo merito non si può certo attribuire a Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, i papi conciliari dell’Ostpolitik e del dialogo ad oltranza con il mondo comunista.
Sodano, tuttavia, continua: “Secondo l’interpretazione dei pastorinhos, interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il ‘Vescovo vestito di bianco’ che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.” Anche qui si noti la stessa ambiguità di Bertone. Che il ‘vescovo vestito di bianco’ sia il Papa, o meglio, un Papa, nulla quaestio. Più problematica l’interpretazione di Sodano, quando, per adattare il segreto alla figura di Giovanni Paolo II, vede nel ‘vescovo vestito di bianco’ descritto nel segreto, forzando la bruta semplicità delle parole di Suor Lucia (che parlano di Papa morto ammazzato dai soldati) un “come morto”, un quasi morto. Per uscire dall’evidente incongruenza, tra il ‘vescovo vestito di bianco’ morto ammazzato, e il ‘quasi’ morto, ma vivo Giovanni Paolo II, Sodano cita lo stesso Giovanni Paolo II, che nella Meditazione con i Vescovi italiani, sopra richiamata, vede un intervento della Madonna nel suo scampato pericolo. Giovanni Paolo II è quindi il ‘vescovo vestito di bianco’ descritto da Suor Lucia.
E il trionfo del Cuore Immacolato?
Sodano ha una risposta anche per questo. Se infatti il ‘quasi’ morto Giovanni Paolo II, è il ‘vescovo vestito di bianco’ morto ammazzato dai soldati nel segreto, allora deve essersi verificato anche il ‘quasi’ Trionfo del Cuore Immacolato. Così è, infatti, per l’ineffabile Segretario di Stato: “I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista [ma non in Italia, dove vive Sodano, visto che tuttora il paese è governato da una maggioranza dominata da vetero e neo-comunisti!] che propugnava l’ateismo. […] Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenere al passato…” Insomma per Sodano, il nostro mondo scristianizzato, agnostico, ove i seguaci del social-comunismo, pur con qualche riverniciata di superficie, sia ad Est come ad Occidente, gestiscono in gran parte le leve del potere mondiale, ove dilaga a macchia d’olio l’Islam, a danno delle popolazioni cristiane, mondo scosso da una gravissima crisi spirituale che agita la Chiesa cattolica, avrebbe già visto il (quasi) trionfo del Cuore Immacolato! È davvero un ben strano trionfo!
L’ultima parte del libello è il Commento teologico scritto dal Cardinal Prefetto in persona. Il Card. Ratzinger esordisce con una velata stoccata contro i cattolici tradizionalisti, i profeti di sventura di giovannea memoria, clamorosamente smentiti dal tenore del segreto: “Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo ‘segreto’ di Fatima […] resterà presumibilmente deluso – scrive infatti il presule – o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione.”ccxlvi Ratzinger è sicuro che il segreto parli di cose passate, già avvenute; ammette tuttavia che il linguaggio simbolico è di “difficile decifrazione”. Anche il cardinal Prefetto ama quindi contraddirsi. Se è così difficile interpretarne il linguaggio, come si può poi essere così sicuri che siano già avvenuti i fatti ivi narrati? Quello che importa al presule è far passare l'idea che in fondo la terribile visione del clero massacrato e ammazzato in tutta l’estensione della sua gerarchia, dal Papa ai semplici religiosi, siano fatti già accaduti, ormai trascorsi, che tutto appartenga al passato, “il secolo ora trascorso”. Noi conciliari, dice Ratzinger, noi fautori dell’Ostpolitik coi comunisti, fallita su tutta la linea, noi ecumenisti ad oltranza, noi che viviamo così bene nel mondo moderno scristianizzato, possiamo dormire sogni tranquilli, quella visione terribile non ci riguarda. Tutto è già accaduto, per fortuna. Ma, se non fosse così?
Dopo questa premessa, il testo fa distinzione tra la Rivelazione pubblica e quella privata, sottolineandone la differenza essenziale. Quello che però gli preme, è ancora svalutare il più possibile la valenza di terribile avvertimento, di cui il segreto è pregno. A questo scopo, il Prefetto sottolinea ambiguamente che in realtà “la profezia nel senso della Bibbia non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi mostrare la retta via verso il futuro […] Il profeta viene incontro alla cecità della volontà e del pensiero e chiarisce la volontà di Dio come esigenza ed indicazione per il presente. L’importanza della predizione del futuro in questo caso è secondaria. Essenziale è l’attualizzazione dell’unica rivelazione, che mi riguarda profondamente: la parola profetica è avvertimento o anche consolazione o entrambe insieme. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei ‘segni del tempo’, che è stata rimessa in luce dal Vaticano II…”ccxlvii In questa lunga citazione, notiamo anzitutto un linguaggio filosoficamente impreciso, imbevuto di esistenzialismo di seconda mano, dal tono sentimentale, che farebbe rivoltare nella tomba il più sprovveduto allievo di San Tommaso. Ma lo scopo di tanta voluta ambiguità è subito scoperto: svilire la portata ‘profetica’ del messaggio. Esso non svela il futuro, è un semplice ‘stimolo’ al credente per scoprire la volontà divina.
Nel successivo capitolo viene affrontata la struttura antropologica (ossia psicologica) delle rivelazioni private. Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede distingue tre forme di visione o percezione: la visione dei sensi (visio sensibilis); la percezione interiore (visio imaginativa) e la visione spirituale (visio intellectualis). “è chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della normale visione esterna dei sensi.”ccxlviii È pure evidente che non si tratta neppure, per le rivelazioni private, della visione intellettuale, puramente spirituale, senza immagini. “Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile.”ccxlix
Questo tipo di visione non è fantasia, e tuttavia “comporta anche delle limitazioni”ccl. Sono, infatti, le limitazioni che interessano a Ratzinger. “… Il soggetto è essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare. L’immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni pertanto non sono mai semplici ‘fotografie’ dell’aldilà, ma portano con sé anche la possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce.”ccli Si noti l’afflato soggettivistico di queste frasi, di sapore schiettamente kantiano. Più sotto è ancora più chiaro: “Le immagini da essi [i pastorelli] delineate non sono affatto una semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per un attimo il velo dell’aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con Dio. Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell’impulso proveniente dall’Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico.”cclii
Si tratta quindi, secondo il presule, di immagini che non sono parto della fantasia di bambini ignoranti. Tuttavia, in queste visioni, l’elemento soggettivo non è kantianamente meno importante di quello oggettivo. Secondo l’interpretazione di Ratzinger, è difficile capire che cosa di oggettivamente vero i fanciulli hanno visto dell’aldilà, ad esempio, nella famosa visione dell’inferno. La visione è, infatti, sintesi tra un informe “impulso proveniente dall’Alto” e le categorie interpretative soggettivisticamente e relativisticamente proprie alla loro condizione di bambini, portoghesi, di bassa estrazione sociale, viventi all’inizio del XX secolo. Probabilmente, ci dice il Prefetto, se a percepire quell’impulso proveniente dall’alto, fosse stato un tedesco adulto, appassionato di Kant, della seconda metà del medesimo secolo, la sua categorizzazione dell’impulso sarebbe stata ben diversa, e non avrebbe visto, fiamme, fuoco, diavoli, e sentito grida disperate…insomma l’inferno che i bambini hanno visto non è propriamente l’inferno, piuttosto la proiezione della ‘loro’ personale concezione dell’inferno preconciliare, che ha dato forma all’impulso proveniente dall’alto. Che il Cardinale la pensi proprio così, lo svela il suo commento ad un particolare della visione del terzo segreto. I pastorelli vedono infatti due angeli che raccolgono con un innaffiatoio il sangue che cola dai martiri uccisi. Secondo Ratzinger, “la conclusione del segreto ricorda immagini, che Lucia può aver visto in libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di Fede.” ccliii Lucia ha quindi proiettato quelle immagini, viste in qualche catechismo di campagna, e con esse ha dato forma all’impulso proveniente dall’alto. Alcuni termini, infine, in quest’interpretazione ‘antropologica’ delle visioni di Fatima, come il più volte ricordato ‘impulso’ proveniente dall’alto o il definire “antica intuizione di fede” (come se la Fede si intuisse, quando essa è l’adesione volontaria della ragione ad una dottrina che viene rivelata) la concezione della valenza espiatrice del sangue dei martiri, svelano la cultura modernista del difensore dell’ortodossia cattolica. Il vezzo neomodernista del presule lo conduce ad inanellare una lunga serie di errori teologici. Gli consigliamo di rileggersi nelle ore libere quei "libri di pietà" il cui contenuto "deriva da antiche intuizioni di Fede". Ci pare che abbia ne assoluto bisogno.
Nell’ultimo capitoletto, intitolato Un tentativo d’interpretazione del ‘segreto’ di Fatima (pp. 39-44) dopo aver parlato in termini abbastanza vaghi della devozione al Cuore Immacolato, Ratzinger passa a commentare la terza parte del messaggio.
In generale si nota l’assenza di un’interpretazione generale del messaggio nella sua interezza. Il commento della terza parte del segreto è infatti completamente disarticolato dalle altre due da tempo conosciute. Non vi è alcun tentativo, pur essendo questo il luogo e tempo debiti, per inserire la terza parte nel quadro completo delle apparizioni di Fatima. L’accento è quindi posto continuamente sulla natura ‘simbolica’ della visione. È l’espediente con cui disincarnare, e, per così dire, estraniare dalla storia del nostro secolo la sua valenza profetica. Non è che manchi un’interpretazione storica del messaggio, come si è visto. Ma quest’interpretazione passa al vaglio corrosivo della prospettiva irenistica del Concilio Vaticano II, che svuota di contenuto il terribile ammonimento.
Ratzinger sottolinea che la “parola chiave di questo segreto è il triplice grido: Penitenza, Penitenza, Penitenza!”ccliv gridato dall’angelo. Tuttavia non dedica più di otto righe a commentarne il significato. Secondo il presule, l’accorato appello dell’angelo significa “comprendere i segni del tempo […] Comprendere l’urgenza della penitenza – della conversione – della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi pericoli …”cclv Tutto qui. Nessun accenno al valore espiatorio e riparatorio della penitenza, alla necessità di essa soprattutto in questi tempi di apostasia generale, come unico mezzo soprannaturale per stornare la punizione divina sull’umanità peccatrice. L’appello alla penitenza, se non è ricollegato da un lato al suo valore espiatorio e riparatorio di sacrificio, e, dall’altro, alla sua efficacia soprannaturale come strumento capace di placare l’ira divina, giustamente sdegnata con l’umanità peccatrice e in procinto di punirla con pene fisiche e morali, risulta quasi incomprensibile. Ma questo Ratzinger non dice.
L’angelo con la spada di fuoco ricorda analoghe immagini dell’Apocalisse, dice il Prefetto. Ancora una volta, questo ‘simbolo’ della “minaccia del giudizio, che incombe sul mondo” cclvi sarebbe frutto di reminiscenze scritturali, proiettate dai soggetti percipienti sul dato informe di origine soprannaturale. La natura punitiva della visione dell’angelo viene completamente sottaciuta. È l’uomo stesso, si legge, che “ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco”cclvii alludendo probabilmente agli armamenti nucleari. La giustizia di Dio, che spesso punisce l’uomo sulla terra, per ricondurlo alla verità e alla virtù, non centra per nulla. Anzi Ratzinger si affretta a sottolineare come alla figura minacciosa dell’angelo armato, si contrapponga la Madonna, che con la sua potente intercessione, storna dall’umanità i meritati castighi. È ancora il solito refrain buonista dei vaticanosecondisti.
Il luogo dell’azione presenta tre elementi simbolici: una ripida montagna, una grande città mezzo distrutta e una grande croce di tronchi grezzi. Qui i simboli si stemperano ancor più nel vago. La montagna e la città “simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso l’alto [sembra di sentire echi delle letture di Teillatd de Chardin] la storia come luogo dell’umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l’uomo annienta l’opera del suo proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del pericolo e della minaccia estrema…”cclviii in quest’orizzonte storico, con le sue luci e le sue ombre (più luci che ombre) a dispetto del tenore fortemente drammatico del messaggio celeste, cui preme sottolineare soprattutto le ombre, ovvero l’empia ribellione dell’uomo moderno alla legge divina, manca completamente Dio giudice, che punisce le nazioni nella storia, ove soltanto possono, come entità collettive, meritare o demeritare, come insegna S. Agostino. È ancora e sempre la concezione buonista e irenista della mentalità neomodernista conciliare, che cerca il buono anche laddove non esiste. È il loquimini nobis placentia (diteci cose piacevoli e rassicuranti) di biblica memoria, che sembra essere lo slogan dell’attuale corso ecclesiastico.
L’immagine del corteo di ecclesiastici che sale sul Calvario dominato dalla croce di legno è “la via della Chiesa come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare in quest’immagine la storia di un intero secolo […] nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà.”cclix Notiamo ancora come si voglia accreditare la tesi che la visione si sia già realizzata, e così annullarne la portata drammatica ed attuale. Inoltre, pur essendo evidente che è il clero, in tutta la sua gerarchia, il protagonista dell’immagine celeste, con il suo sacrificio espiatorio, culminante nell’assassinio del papa, si tende a porre sullo stesso piano sia l’efficace sacrificio del clero cattolico, che le sofferenze, pur deprecabili, ma soprannaturalmente inutili, provocate dall’umana malizia. È il concetto di sacrificio e di espiazione, che si manca completamente di far rilevare, cui si connette naturalmente quello di punizione.
Il protagonista principale della visione è il Papa, che guida il corteo sofferente del clero sul Golgota. L’ecatombe dei religiosi culmina infatti con la sua morte cruenta. Tuttavia Ratzinger accredita la tesi del Papa ‘come morto’ già introdotta dal Cardinal Sodano. Giovanni Paolo II è il Papa concreto individuato dalla visione. Il suo mancato compimento, ovvero la sua morte, si dovrebbe ad un intervento speciale della Madonna.
Non si contesta qui che in tesi una profezia possa avere un esito diverso da quello indicato, poiché ogni profezia è sempre condizionata dalla corrispondenza o meno dell’uomo al piano divino di grazia. Tuttavia si può contestare alla luce dei fatti occorsi in questi ultimi decenni, l’adattamento sospetto della terribile visione di morte e distruzione a Giovanni Paolo II e al suo clero conciliare.
Si dice che il secolo XX è stato un secolo di martirio per la Chiesa cattolica ed in particolare per le persone consacrate. Questo è certamente vero, ma solo in parte. Il clero occidentale, infatti, la chiesa latina che della Chiesa cattolica romana è la parte preponderante, non si può dire, salvo locali e brevi momenti, che sia stata martirizzata, massime dopo il trionfo del Concilio Vaticano II. il clero europeo ed occidentale è tutto tranne che un clero di martiri. A questa concezione eroica della vita consacrata contraddice decisamente, infatti, la mentalità irenistica, buonista e ‘dialogante’ dei sacerdoti sfornati dal Vaticano II! In molti di questi preti, anche e soprattutto tra i vescovi, manca quasi del tutto il ‘legno’ per formare la Croce. La vita della Chiesa romana di questi ultimi decenni è infatti caratterizzata soprattutto dai continui cedimenti in materia dogmatica e morale, altro che martirio, altro che coraggiosa difesa della dottrina in faccia ad un mondo ribelle ed apostata.
Un segno ulteriore, che la visione non si è ancora avverata, si ricava, oltre che dai fatti esterni, anche da un elemento interno al messaggio di Fatima. Alludo al Trionfo del Cuore Immacolato, promesso dalla Madonna a compimento dei terribili eventi da Lei svelati. Dov’è allora questo trionfo? Trionfo è parola grossa. Significa una vittoria schiacciante, visibile, incontestabile, indiscutibile. È difficile vedere oggi questo trionfo, che è il segno a tutti comprensibile con cui il ciclo di Fatima si concluderà realmente. Trionfo significa infatti ristabilimento della Chiesa Romana nella sua dottrina e disciplina, cosa da cui siamo ancora lontanissimi, sotto il dominio del clero neo-modernista. Trionfo, però, indica anche la restaurazione della civiltà e società cattoliche, ossia il ritorno a forme statuali che riconoscano, come durante il Medioevo, la sovranità di Gesù cristo anche sulle umane istituzioni. Cosa che non pare ancora avvenuta.
Il cardinal Prefetto è consapevole di questa difficoltà. Per questo dedica le ultime righe del suo Commento a spiegare come si debba intendere il Trionfo del Cuore Immacolato della Madre di Dio. “Che cosa significa?”, si domanda infatti il prelato. Ma la risposta lascia del tutto insoddisfatti. Tutto svapora in un linguaggio sentimentale e generico, usuale espediente retorico con cui il modernista sfugge alle contraddizioni della sua penna. Sentiamo: “Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il salvatore – perché grazie a questo sì Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre…”cclx Chiudiamo qui la citazione per non tediare il lettore con altre frasi vuote e inconcludenti, che sfuggono a bella posta alla domanda iniziale.
Se questa è l’interpretazione ufficiale del segreto, non devono stupire alcune omissioni di elementi importanti del messaggio. Manca, infatti, ogni riferimento alla settima ed ultima visione che la Madonna promette a Lucia il giorno stesso della sua prima apparizione, come effettiva conclusione del ciclo di Fatima. Manca ancora qualsiasi accenno alla pratica della Comunione riparatrice per i primi cinque sabati del mese.
II. 21. Un’interpretazione
Tenendo presente quel che già si è detto a proposito delle prime due parti del segreto, anche quest’ultima va letta nella prospettiva finale del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria SS. La sua particolarità consiste nel fatto di riguardare principalmente il clero cattolico, in tutta la sua struttura gerarchica. Nella prima parte, la Madonna ricorda all’uomo moderno il suo destino soprannaturale ed eterno e il pericolo quanto mai presente di cadere sotto la mano punitrice di Dio (inferno). Nella seconda, invece, è protagonista il castigo temporale, che Dio ha in serbo se le nazioni cristiane continueranno nella loro apostasia. Questo castigo però, sebbene terribile (alcune nazione saranno annientate, dice la Madre di Dio) non è inutile, poiché sarà il preludio al trionfo del Cuore Immacolato, anzi suo strumento e mezzo. La Russia, in quest’ottica, assume una posizione tutta speciale. In un primo tempo è, infatti, strumento inconsapevole della furia vendicatrice di Dio, cieco esecutore della sua giusta vendetta sull’Occidente ribelle, per poi divenire, in un secondo tempo, segno visibile del Trionfo di Maria SS. con la sua miracolosa conversione alla religione cattolica.
Ecco ora il terzo tassello, che riguarda la Chiesa del XX secolo. L’angelo vendicatore estrae la spada fiammeggiante, che indica l’ira del Signore degli eserciti, la punizione terribile che si approssima. Ma anche in questo caso la punizione non è senza speranza o inutile, perché è temperata dall’intercessione materna della Madonna Mater Ecclesiae. Tuttavia Dio, per assicurare il Trionfo di Sua Madre, ha bisogno di penitenza, di sacrificio, di espiazione, di riparazione, per i peccati commessi dagli uomini, e in particolare dagli uomini di Chiesa del Vaticano II. Di quei la terribile punizione, il tremendo sacrificio espiatorio e riparatorio al Cuore Immacolato di Maria. Vediamo un Papa, vescovi, sacerdoti, persone consacrate di ambo i sessi, che salgono una montagna ripida, un Golgota sormontato dalla rozza Croce. Prima però il Pontefice attraversa una città, piena di cadaveri, mezzo distrutta. Il suo spirito è afflitto da tanta desolazione, è vecchio, inerme, vacillante. Sale infine sul monte. Prega. Ma Dio gli chiede la vita come espiazione e sacrificio e viene ucciso da soldati nemici. Anche gli altri membri della gerarchia subiscono la stessa sorte. Infine due angeli, ora non più mezzi dell’ira vendicatrice di Dio, raccolgono il sangue prezioso dei martiri, con cui Dio ha purificato la terra sconvolta dal peccato.
Certamente questa terribile punizione che redime il Clero del XX secolo deve essere messa in relazione con la crisi della Chiesa cattolica, che la attanaglia da quarant’anni a questa parte. L’apostasia dell’Occidente è anche e soprattutto dovuta al tradimento del sacerdozio. Se infatti la seconda parte del segreto allude alla rivolta delle istituzioni temporali contro il loro Creatore e minaccia i più severi castighi se la società umana non ricollocherà sul trono il Suo redentore e Sovrano Gesù Cristo, quest’ultima e terza parte indica come anche il sacerdotium, e non solo l’Imperium, ha temporaneamente tradito la Sua missione di insegnare la Verità rivelata, e di incitare gli uomini alla pratica delle virtù soprannaturali e alla vita di grazia. quest’eclisse, che sembra irreversibile ed irrimediabile, è tuttavia passeggera, poiché la Mater Ecclesiae ristabilirà l’ordine sia nella società temporale che in quella ecclesiastica. Come Cristo ristabilì la dottrina e fondò la Chiesa al prezzo del Suo sangue divino offerto in sacrificio sulla Croce, così anche la Chiesa del XX secolo, Corpo mistico di Cristo, deve offrire il suo sangue purificato dal dolore, per la Sua restaurazione e il Suo trionfo.
II. 22. Pio XI e la Restaurazione.
L’enciclica Mit brennender Sorge (1937)
Al termine di questa lunga carrellata non mancheremo di citare un celebre documento magisteriale del Sommo Pontefice Pio XI (1922-1939): l’enciclica Mit brennender Sorge (Con viva ansia) del 14 marzo 1937. Essa, indirizzata all’episcopato e ai cattolici tedeschi, è giustamente famosa per l’importanza che rivestì nella condanna delle deviazioni neopagane e anticristiane che cominciavano ad affiorare nella Germania nazionalsocialista, ma è molto meno conosciuta come uno dei testi ove in maniera assai schietta e per bocca del Supremo Gerarca della Chiesa si fa riferimento certo alla prossima restaurazione del Cattolicesimo.
Nel chiudere l’enciclica, infatti, il Pontefice invita i cattolici di Germania a sfruttare il tempo di Quaresima – il documento fu reso pubblico la domenica di Passione – e la Pasqua imminente “per riempire tutto l’animo dello spirito eroico, paziente e vittorioso che si irradia dalla croce di Cristo.” E prosegue con un lungo periodo in cui l’afflato profetico è dominante:
“Allora i nemici di Cristo – di ciò siamo sicuri –che vaneggiano sulla scomparsa della Chiesa, riconosceranno che troppo presto hanno giubilato e troppo presto hanno voluto seppellirla. Allora verrà il giorno in cui, invece dei prematuri inni di trionfo dei nemici di Cristo, si eleverà al Cielo dai cuori e dalle labbra dei fedeli il Te Deum della liberazione: un Te Deum di ringraziamento all’Altissimo, un Te Deum di giubilo, perché il popolo tedesco anche nei suoi membri erranti avrà ritrovato il cammino del ritorno alla religione. Con una fede purificata dal dolore, piegherà di nuovo il ginocchio dinanzi al Re del tempo e dell’eternità, Gesù Cristo, e si accingerà, in lotta contro i rinnegatori e i distruttori dell’Occidente Cristiano, in armonia con tutti gli uomini ben pensanti delle altre nazioni, a compiere la missione che i piani dell’Eterno gli hanno assegnato.”
Come si vede facilmente questo giorno fausto, preconizzato da Pio XI, in cui il popolo tedesco “anche nei suoi membri erranti” ossia nei protestanti eretici, avrà fatto ritorno alla Chiesa e “in armonia con tutti gli uomini ben pensanti delle altre nazioni” si accingerà, lottando contro i nemici di Cristo, a compiere “la missione che i piani dell’Eterno gli hanno assegnato” è ben lungi dall’essersi verificato. E quale sarà mai la missione, che, nelle parole del Papa, Dio avrebbe affidato ai popoli germanici, nuovamente uniti e concordi nella fede romana, se non, come già vaticinava nel XVII secolo il Ven. Holzhauser, cooperare al futuro trionfo della Chiesa e della Civiltà Cattoliche?
II. 23. La Restaurazione è imminente?
Alla luce di Fatima, benché i tempi di Dio non siano quelli dell’uomo, si deve rispondere in modo affermativo.
La Santa Vergine legò, infatti, il suo messaggio alla persona di Suor Lucia, promettendole una settima visita, che chiuderà il ciclo iniziatosi il 13 maggio di ottantatré anni fa. L’arco cronologico che si delinea, è così abbastanza circoscritto, tanto più se si tien conto di quello che intanto è accaduto e sta accadendo.
La svolta neomodernista impressa alla Chiesa dal Concilio Vaticano II, con il suo avventato ottimismo, smentito ogni giorno più dalla drammatica indifferenza religiosa dell’uomo contemporaneo, è un impressionante allontanamento dal messaggio di fatima.
Se la Madre di Dio rammentò il dogma dell’esistenza dell’Inferno, mostrandolo in una terribile visione a tre piccoli bambinelli, la Chiesa neo-modernista predica un dolciastro irenismo, che sempre più affievolisce il senso della gravità del peccato, vera anticamera dell’inferno.
Se la Madonna sottolineò la regalità di Dio sulla storia e sulle nazioni, indicando nella Russia lo strumento vendicatore della giustizia di Dio contro i popoli che voltarono le spalle al loro Creatore, i falsi pastori del Concilio vaticano II rifiutarono di condannare solennemente il Comunismo, quand’era al massimo della sua potenza devastatrice, sperando, per il tramite di una fallimentare strategia diplomatica (la famigerata Ost-Politik) di moderarne la spinta distruttiva. gli stessi pastori benedicono oggi gli atei o agnostici stati contemporanei, la cui legislazione (omosessualismo, pansessualismo, abortismo, divorzio) ormai conculca apertamente la legge di Dio.
II. 24. Conclusione
\Quanto più i mezzi umani si affievoliscono, tanto più bisogna supporre che l’intervento soprannaturale sia prossimo. È innanzi tutto il processo d’autodemolizione che sta devastando l’Ovile di Cristo per opera dei falsi pastori, che paradossalmente lo fa presagire assai vicino. Il mondo e la Chiesa, infatti, abbandonati a sé stessi, attraversano un momento eccezionale, mai prima occorso nella storia dell’uomo. Umanamente tutto sembra perduto. Come si è visto, però, scorrendo a volo d’uccello le profezie di alcuni grandi santi, ogni cosa era già stata prevista, proprio per mettere in guardia per tempo coloro che avrebbero vissuto il terribile momento a non lasciarsi abbattere dallo scoraggiamento e dalla mancanza di confidenza in Dio.
La terribilità della prova è in fondo la certezza della vittoria.
“Infine il mio Cuore Immacolato
trionferà.”
i È il noto termine paolino, cfr. Gal. IV, 4: “plenitudo temporis”; Ef. I, 10: “in dispensatione plenitudinis temporum”.
ii S. Alfonso Maria de’ Liguori, Dissertazioni teologico-morali appartenenti alla vita eterna, in Opere dogmatiche, Torino, Marietti, 1872, pp. 1026-1037.
iii S. Alfonso Maria de’ Liguori, Dissertazioni teologico-morali…, p. 1032-1033.
iv Sant’Agostino, La Genesi difesa contro i Manichei, in 0pere. La Genesi, I, testo latino dell’edizione maurina confrontato con il Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, Introduzioni generali di A. Di Giovanni e A. Penna, introduzioni particolari traduzioni, note e indici di L. Carrozzi, Roma, Città Nuova editrice, 1988, vol. IX/1, pp. 107-117.
v S. Agostino, La Città di Dio, Introduzione, traduzione, note e appendici di Luigi Alici, Milano, Rusconi, 1984, XVI, 43, 3, p. 806; XXII, 30, p. 1193.
viSant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 107.
vii Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 107.
viii Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 107.
ix Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 109.
x Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 109.
xi Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 111.
xii Sant’Agostino, La Genesi difesa…, p. 113.
xiii Cfr. V. Mathieu, Storia della filosofia, I vol., Brescia, La Scuola, 1966, pp. 228-229.
xiv Cfr. A. Dempf, Sacrum Imperium. La filosofia della storia e dello Stato nel Medioevo e nella rinascenza politica, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1988, pp. 52-54.
xv A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 52-54.
xvi A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 171-180.
xvii A. Dempf, Sacrum Imperium…, p. 171.
xviii Per quel che riguarda la storia di tale sistema esegetico cfr. A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 166-208.
xix A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 209- 224.
xx Sui rapporti tra gli Spirituali e la dottrina di Gioacchino da Fiore cfr. A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 243-259.
xxi A. Ghinato, Spirituali, in Enciclopedia Cattolica, Roma-Firenze, Sansoni, 1951, vol. XI, col. 1151.
xxii A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 245-249. L’opera principale è l’Introductorius in Evangelium aeternum del 1255 ca.
xxiii A. Dempf, Sacrum Imperium…, pp. 248-249.
xxiv A. Dempf, Sacrum Imperium…, p. 233.
xxv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron sive Illuminationes Ecclesiae, in Opere di San Bonaventura, Sermoni Teologici /1, vol. VI/1, Roma, Città Nuova Editrice, 1994, traduzione di P. Maranesi, Introduzione, revisione e note a cura di B. De Armellada, Indici di J. Guy Bougerd.
xxvi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 251-253.
xxvii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 253.
xxviii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 253.
xxix Il bue simboleggia il senso morale o tropologico, che indica ciò che bisogna fare, cui si riferiscono: l’azione della grazia, la vita spirituale sia essa attiva o contemplativa; la cattedra spirituale ossia l’autorità magisteriale o disciplinare; infine la battaglia spirituale contro il demonio, il mondo e la carne Il senso anagogico, rappresentato dall’aquila, svela ciò che bisogna aspettare e riguarda le cose superne, e cioè principalmente la Trinità di Dio, la Sapienza eterna, come causa esemplare di tutte le cose, il mondo angelico e la Chiesa trionfante. SanBonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 249, 253.
xxx San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 267-271.
xxxi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 271-273.
xxxii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 273-275.
xxxiii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 275.
xxxiv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 273-275. l’anticristo è prefigurato in 12 figure sacramentali principali, che si ricavano per diametrum da quelle cristologiche, cui San Bonaventura dedicata parte della XV collazione Secondo il Dottore Serafico nel mistero della Creazione, Lamech, che introdusse per primo la bigamia, figura l’impurità dell’Anticristo; nel mistero della punizione del diluvio, Nemrod, che tentò di costruire la torre di Babele, ne indica l’estrema superbia; in quello della vocazione dei Patriarchi, Dan la sua frode. Balaam, che fu idolatra e diede un pessimo consiglio, nel mistero della consegna della Legge, allude alla sua idolatria; in quello dell’umiliazione dei nemici è raffigurato in Achan, che s’impadronì ingiustamente del bottino di guerra, indicando la sua avarizia; in quello della costituzione dei Giudici è crudele come Abimelech che uccise 70 fratelli migliori di lui. Nel mistero dell’unzione dei re è raffigurato in Golia, che esteriormente magnifico, bestemmiava Dio; nel mistero della rivelazione profetica sua figura è il Re sfrontato di Daniele VIII, 23, che indica la sua astuzia. In quello della restaurazione del regno, Antioco che volle distruggere ogni legge raffigura l’odio dell’Anticristo verso la legge evangelica e i cristiani. Nel mistero della redenzione degli uomini è nella malignità di Giuda Iscariote; in quello della diffusione dei carismi in Simon Mago, che ne indica l’estrema menzogna; nel 12° ed ultimo, l’apertura delle Scritture, è indicato nella Bestia abissale dell’Apocalisse, esperta in ogni genere di malvagità. San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 276-281.
xxxv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 280-281.
xxxvi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 280-281.
xxxvii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 282-283.
xxxviii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 285.
xxxix S. Gregorio Magno, In Evang., I, homil. 19, n. 1, in PL 76, coll. 1154-1155.
xl San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 285.
xli San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 285.
xlii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 285.
xliii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 285.
xliv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 287.
xlv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 287.
xlvi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 289.
xlvii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 291.
xlviii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 291.
xlix San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 295.
l San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 301.
li San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 303.
lii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 299.
liii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 299.
liv Cfr. IV libro dei Re, XIX, 35.
lv Cfr. Iv libro dei Re, XX, 1-11.
lvi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 307.
lvii Apocalisse, XVII, 8.
lviii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 301.
lix San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 306: “Hoc autem tempus est geminum”.
lx Ap. VII, 2-3.
lxi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 307-309.
lxii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 306.
lxiii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 309.
lxiv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 8, n. 3.
lxv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 300-301, n. 12: “Sic erit tempus pacis in fine. Quando enim Antichristus post maximam Ecclesiae ruinam occidetur a Michaele post illam summam Antichristi tribulationem, veniet tempus ante diem Iudicii tantae pacis et tranquillitatis quale non fuit ab initio mundi, et invenientur homines tantae sanctitatis sicut fuit tempore Apostolorum […] Quando autem post illud tempus veniet iudicium, omnino incertum est. […] Ideo tempus dicitur Christi adventus in Spiritu allegorice loquendo.”
lxvi Cfr. infra come anche il Ven. Holzhauser abbia interpretato questo passo di Apocalisse, X come rivelazione profetica della restaurazione prossima della Chiesa.
lxvii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 301.
lxviii Ezechiele, XL-XLVIII.
lxix Cfr. Apocalisse, XXI, 2 e Galati, IV, 26.
lxx San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 309.
lxxi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 401.
lxxii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 408.
lxxiii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 409-411.
lxxiv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 410.
lxxv San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 410.
lxxvi San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 411.
lxxvii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 411.
lxxviii San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, pp. 411-413.
lxxix San Bonaventura, Collationes in Hexaëmeron…, p. 307.
lxxx Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena. Vita scritta dal beato Raimondo da Capua confessore della santa tradotta dal P. G. Tinagli O.P., Siena, Cantagalli, 1978, p. 298. Cfr. Vita S. Catharinae senensis auctore Fr. Raimundo Capuano, Ordinis Praedicatorum Magistro generali, ipsius Sanctae confessario ex editione Coloniensi collata cum ms, in Acta Sanctorum, Aprilis collecta, digesta, illustrata a Godifrido Henscenio et Daniele Papebrochio e Societate Iesu, tomus III quo ultimi IX dies continentur, Antverpiae apud Michaelem Cnobarum anno MDCLXXV, col. 924.
lxxxi S. Vincenzo Ferreri, Trattato della vita spirituale, traduzione del P. S.G. Nivoli O.P., Torino, S.E.I., 1931, pp. 116-118.
lxxxii Victor, La profezia nei secoli, vol. III, Il Gran Monarca, Roma, 1974, p. 48.
lxxxiii Victor, La profezia nei secoli…, p. 51, lettera del 25 aprile 1485.
lxxxiv Victor, La profezia nei secoli…, pp. 51-52.
lxxxv Victor, La profezia nei secoli…, p. 52.
lxxxvi Victor, La profezia nei secoli…, p. 53. Lettera del 13 gennaio 1489.
lxxxvii Victor, La profezia nei secoli…, p. 50. Lettera del 25 marzo 1485.
lxxxviii Victor, La profezia nei secoli…, p. 57.
lxxxix Victor, La profezia nei secoli…, p. 57. Lettera del 7 marzo 1495.
xc Victor, La profezia nei secoli…, pp. 54-55. Lettera del 25 marzo 1490.
xci Victor, La profezia nei secoli…, pp. 55-56. Lettera del 7 marzo 1495.
xcii Victor, La profezia nei secoli…, p. 56.
xciii Victor, La profezia nei secoli…, pp. 57-58. Lettera del 13 agosto 1496.
xciv Venerabilis Servi Dei Bartholomaei Holzhauser, Instituti clericorum juxta Ss. Canones in Germania restauratoris, Interpretatio in Apocalypsin, Vindobonae, Typis Congregationis Mechitharisticae, 1850.
xcvF. Vigouroux, Dictionnaire de la Bible, Paris, Letouzey et Ané, 1903, t. III, col. 735 (voce Holzhauser); t. I, col. 751 (voce Apocalypse). Cfr. P. M. M. Sales O.P., P.G. Girotti O.P., La Sacra Bibbia commentata. Nuovo Testamento. Le lettere degli Apostoli - L’Apocalisse, testo latino della Volgata e versione italiana di Mons. A. Martini riveduta e corretta, Torino, L.I.C.E.-Marietti, II, p. 615.
xcviB. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. IX: “in oratione perseverans dies integros, cibi et potus expers […] ab omni humano consortio separatus”. Il commento giunge soltanto al XIV capitolo del sacro testo.
xcvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 158. “…contra christianitatem et religionem Cath.[olicam] damnosissima pax…”
xcviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 170. “…piissimus et fortissimus Imperator Ferdinandus II, volens semel consulere saluti miserarum animarum errantium, cunctis viribus nitebatur reformare regnum in fide semotis magistellis tenebrarum per Imperium Romanum, et impeditus fuit, novissimeque res catholicorum per nuperam compositionem pacis in pejus ac deterius lapsa est.” Cfr. anche pp. 179, 182 e 185.
xcix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 21-22. “Istis Septem statibus congruunt septem dies Domini, in quibus operatus est, item septem mundi aetates, et septem spiritus Domini missi in die Pentecostes super omnem carnem; sicut enim Dominus Deus decursum omnium generationum ac rerum naturalium septem diebus, et septem aetatibus comprehendit, ita regenerationem in septem Ecclesiae statibus consummabit, in quorum singulis diversa gratiarum genera ad ostendendas divitias gloriae suae potissimum effundet et florere faciet […] Unde etiam fit, ut, quamvis una sit Ecclesia Christi, tamen in septem statibus distinguatur propter magnalia, quae diversis temporibus usque ad consummationem saeculi ex divina permissione contingent in ea. Porro solet quilibet status sequens ante cessationem prioris inchoari, et dum prior paulatim decrescit, status alter sucrescit, successive invalescit…” La traduzione di tutti i brani citati dall’Interpretatio dell’Holzhauser è dell’autore dell’articolo.
c B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 22-23.
ci B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 25.
cii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 33. “Hoc firmamentum praefigurat firmamentum, hoc est, fortitudinem martyrum, quia Dominus eos posuit in medio aquarum omnium tribulationum…”
ciii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 32-33, 37.
civ B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 38-39.
cv “… in quarto statu erat fides catholica, unanimis et valde perfecta per totum quoddammodo mundum diffusa, Ecclesiaque non habuit haeresin ultra 200 annos usque ad Berengarium, qui sub Henrico III Imperatore in Gallia surrexit anno 1048 docens corpus et sanguinem Christi non esse in SS. Eucharistia”. B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 45.
cvi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 43. “Quartus Ecclesiae Status incipiens a Carolo Magno et Leone III summo Pontifice usque ad Carolum V et Leonem X duravit, in quo floruerunt multi Sanctissimi Reges, Imperatores et viri ecclesiastici doctrina et Sanctitate clarissimi, nullaque haeresis surrexit ultra 200 annos. Proinde merito hic status vocatur pacificus et illuminativus…” Cfr. Apocalisse, II, 18-29, in riferimento alla Chiesa di Tiatira..
cvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 44. “…prudentissimos et Sanctissimos Reges, Imperatores, Principes et viros ecclesiasticos vita et Sanctitate eximios…”.
cviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 44. “Devictis enim tyrannis gentilium, et oppressis haereticorum tenebris, quievit Ecclesia in cognitione perfecta veritatis fidei catholicae stabilita fortissime et munita Principum et Regum potentia.”
cix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 48-49.
cx B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 53. “Quintus Ecclesiae Status incepit sub Carolo V Imperatore et Leone X S. Pontifice circa annum circiter 1520. Durabit usque ad Pontificem Sanctum et Monarcham illum fortem, qui venturus est nostro saeculo et vocabitur ‘auxilium Dei’, hoc est restituens universa. Hic status est Status afflictionis, desolationis, humiliationis, et paupertatis Ecclesiae, meritoque vocatur Status purgativus, in quo Christus Dominus ventilavit et ventilabit adhuc triticum suum per immania bella, seditiones, famem et pestem, et mala alia horribilia.”
cxi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 53-54. “Hic status Ecclesiae quintus est status afflictionis, status occisionis, status defectionis, et omnium calamitatum plenus, et relinquentur pauci super terram a gladio, fame, et peste; pugnabit regnum contra regnum; et alia in semetipsis divisa desolabuntur, evertentur principatus et monarchiae, et depauperabuntur quasi omnes, eritque desolatio maxima super terram; quae partim jam impleta sunt, et adhuc implebuntur.”
cxii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 55.
cxiii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 69. “Sextus Ecclesiae status initium suum sumet a Monarcha illo forti et Pontifice sancto, et durabit usque ad Nativitatem Antichristi. Hic status erit consolativus, in quo Deus consolabitur Ecclesiam suam Sanctam super afflictione et tribulationibus maximis, quas in quinto statu fuit perpessa. Reducentur enim omnes gentes ad fidei catholicae et orthodoxae unitatem, et florebit maxime status clericalis, et sacerdotium, et homines omni sollicitudine requirent Regnum Dei, et justitiam ejus. Deus enim dabit ipsis pastores suos bonos, unde etiam vivent homines in pace, quivis sub vite sua et in agro suo, quia erit pax super terram, quam Dominus Deus dabit tunc hominibus pacem cum eo habentibus sub umbra alarum Monarchae illius fortis et successorum.”
cxiv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 69-70. “Sic in sexto statu consolabitur Deus Ecclesiam catholicam consolatione maxima; quia, etsi in quinto statu nostro videamus ubique esse maximas calamitates, dum omnia devastantur bello, dum supprimuntur Catholici ab haereticis et malis Christianis, dum Ecclesia, ejusque ministri ducuntur sub tributum, evertuntur Principatus; Monarchae occiduntur, et subditi repelluntur, omnesque conspirant in Respublicas erigendas, mirabilis tamen fiet mutatio per manum omnipotentis Dei, quam nemo sibi humanitus imaginari potest. Ille enim Monarcha fortis, qui venturus est a Deo missus, Respublicas funditus destruet, sibi subjugavit omnia, et zelabit veram Christi Ecclesiam, mittentur omnes haereses in infernum, confringetur Imperium Turcarum, et ille regnabit in Oriente et Occidente, venientque omnes gentes, et adorabunt Dominum Deum suum in vera fide Catholica et orthodoxa; florebunt plurimi viri justi et docti super terram, et homines amabunt judicium et justitia, eritque pax super universam terram, quia divina potestas ligabit Satanam per multos annos etc. donec veniat, qui venturus est, filius perditionis, ubi solvetur denuo Satanas etc. […] erit amor, concordia et summa pax, et salutabit fortis Monarcha totum quasi mundum, velut hereditatem suam, et liberabit illum adjuvante eum Domino Deo suo de omnibus inimicis et de ruinis e de omni malo”.
cxv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 72. “…celebrabitur maximum totius mundi concilium generale, in quo singulari Dei gratia, et potentia Monarchae illius, et S. Pontificis auctoritate, unitateque Principum piissimorum omnis haeresis, et atheismus proscribetur, et profligabitur de terra, et sensus SS. Scripturae legitimus contra omnes sectas haereticorum declarabitur, et proponetur credendus, cui adquiescetur, aperiente Deo ostium gratiae suae.”
cxvi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 72. “…et ideo ovile erat exiguum, vile, humilitate, et contemptu plenum”.
cxvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 73. “…nulla dignitate, ac potestate ecclesiastica praeditus, nullis divitiis…”
cxviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 73. “…circa finem temporum quinti status adhuc durantis exsurgent in modica virtute, quando homines fidem negabunt propter divitias; et ministri Ecclesiae propter voluptates carnis et pulchritudines ac illecebras mulierum, coelibatum deserent, et diabolus ubique erit quasi solutus, et tribulatio maxima saeviet super faciem terrae, ipsi fortissime uniti servabunt principatum suum, et custodient se immaculatos ab hoc saeculo, ideoque erunt viles apud homines, et vilipendentur, et ludibrio habebuntur, quorum patientiam, industriam, constantiam, et perseverantiam benignitas salvatoris nostri Jesu Christi respiciet, et remunerabitur in sexto statu, adjuvando eorum conatus in conversione peccatorum, et haereticorum.”
cxix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 78-84.
cxx B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 104-105.
cxxi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 105-107.
cxxii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 107-109.
cxxiii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 109-110.
cxxiv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 110-114.
cxxv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 114- 119.
cxxvi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 133-135.
cxxvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 135-137.
cxxviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 137- 138.
cxxix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 138- 140.
cxxx B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 140-156.
cxxxi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 156-184.
cxxxii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 185-199.
cxxxiii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 186: “… istum Angelum, qui hic S. Joanni apparuit, fuisse verum Dei Angelum, et quidem praestantissimae naturae sci. [licet] Custodem et protectorem romani Imperi…”.
cxxxiv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 186: “…praedictis haereticis, eorumque Haeresiarchae prorsus erit contrarius; colet enim doctrinam sanam, et zelabit maxime unam, et orthodoxam fidem Catholicam, depressis et profligatis haereticis terra marique, mores etiam habebit sanctos, et rectos, et maxime juvabit ad restaurandam fidem, et disciplinam ecclesiasticam, quam haeresiarcha ille impis cum suis spurcis asseclis solverat.”
cxxxv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 186: “Erit fortis in bello, et confringet omnia instar Leonis in eo, et victoriis maximus roborabitur imperio suo, et vivet plurimis annis in eo, et humiliabit haereticos, et respublicas, et omnes gentes suo, et Ecclesiae latinae subjugabit imperio; insuper et Imperium Turcicum (ad orcum missa secta Mahometica) confringet usque ad pusillum regnum; quod stabit, sed sine potentia; usque dum veniat filius perditionis…”.
cxxxvi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 187: “…quia nascetur ex gremio Ecclesiae Catholicae a Deo mittetur, atque ex divina providentia praeordinatus est specialiter in consolationem, exaltationem afflictissimae tunc Ecclesiae latinae, ac depressae nimis…”
cxxxvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 187: “…erit valde humilis Monarcha iste, et ambulabit in simplicitate cordis sui ab adolescentia sua […] Propterea illi Monarchae nemo poterit nocere, neque resistere…”.
cxxxviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 187: “Extirpatis enim haereticis, et gentium et Turcarum superstitionibus, erit unus Pastor, et unum ovile; et omnes principes confoederabuntur cum eo vinculo arctissimo fidei Catholicae et amicitiae, quia unicuique reddet suum, et neminem gravabit contra justitiam…”
cxxxix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 187-188: “Sic totalis erit potentia illius Monarchae; regnum enim ejus erit sustentaculum firmissimum, domus scilicet Ecclesiae Catholicae, et domus suae regiae, quia stabilietur regnum ejus ad posteros (usque dum fiat discessio a fide, et reveletur filius perditionis) et potentia ejus zelo religionis, et charitatis Dei, et proximi rutilabit, et sicut ignis domat omnia, sic ille domabit.”
cxl B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 188.
cxli B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 188-189: “… quod illius regnum, et propagatio verae fidei non sine clamore, et tempestate sint processura […] principes et magnates illi insurrexerunt, murmurarunt contra; […] Concilia sua deprompserunt ad resistendum, et percutiendum, sed quia hic Monarcha erit in protectione Dei, ut dictum est, haec omnia non erunt efficacia contra eum, ut noceant.”
cxlii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 193: “…erit commotio magna […] non enim procedet hoc opus Dei sine magnis difficultatibus, et resistentia, et sine sanguine martyrum, quia operibus Dei semper mundus, caro, diabolus restiterunt, et resistent […] et hanc tempestatem, primo movebunt potestates saeculares, quae armis resistent magno illi Monarchae, et persequentur eos, qui ambulabunt in conversione populorum ad fidem Catholicam, quam dictus Monarcha terra, marique jubebit praedicare, et amplecti.”
cxliii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 193: “Executio huius libri [della riforma della Chiesa] habebit magnam difficultatem in statu Ecclesiastico, quando penitus abolebuntur Venus, et idola auri et argenti, et vita otiosa.”
cxliv Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione, tr. it. di G. Cantoni, Piacenza, Cristianità, 1977.
cxlv Leone XIII, encl. Immortale Dei, n. 10, in I documenti sociali della Chiesa da Pio IX a Giovanni Paolo II (1864-1982), Milano, Massimo, 1983, p. 40.
cxlvi Pio XII, Nel contemplare (Discorso agli Uomini dell’Azione Cattolica d’Italia del 12 ottobre 1952, in Discorsi e radiomessaggi, vol. XIV, p. 359.
cxlvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 216: “hostis implacabilis et haereditarius […] Et quamvis robor illius in consolatione Ecclesiae sit valde deprimendum aliquando, stabit tamen aliquod regnum illius, donec veniat filius perditionis, qui illud resuscitabit, et sanabit plagam illius, et intrabit illud, et subjugabit plurima, et novissime regnabit, et in ipso complebit Lucifer furorem suum.”
cxlviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 216: “Bellum […] est omnium crudelissimum, saevissimum, et maxime diuturnum, quo Princeps tenebrarum Lucifer, si esset possibile, totaliter everteret Ecclesiam…”
cxlix Apocalisse di S. Giovanni, in La sacra Bibbia, introduzione e note di G. Ricciotti, Firenze, Salani, 1958, p. 1772.
cl B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 220: “Itaque hoc aenigma mulieris parturientis non ad unum, sed ad plura tempora proponitur, sub quibus Deus semper suscitabit masculos Imperatores, et Reges, et Principes, qui defendent Ecclesiam, et Romanum Imperium, ne omnino devorentur ab hac cruenta bestia.”
cli B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 220: “Similem angustiam Ecclesia, et imperium Romanum ex tempore Mahometis patitur usque huc, subinde majorem, subinde minorem ab imperio Mahometico, sive Turcico, quae bestia fortissima non cessat ex instinctu diabolico persequi reliquias de semine ejus.”
clii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 220: “quia habet [il regno della bestia, cioè l’Islam] unum finem exterminandi scilicet Christianitatem et Romanum Imperium.”
cliii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 219-220.
cliv Eresia che sostiene esservi in Gesù Cristo un'unica volontà, quella divina.
clv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 220.
clvi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 225: “Postquam Deus vidit, quod res Christianorum atque ipsius imperii Orientis ante faciem bestiae mox exsurrecturae propter peccata et malitiam hominum subsistere non posset, atque ipsa fides Catholica per superbiam et arrogantiam contra sedem Romanam multis paulatim tenebris errorum, haeresum, et schismatum obscuraretur, transtulit suam Ecclesiam, atque paulo post ipsum Romanum Imperium in Germaniam, quae potissima ex parte adhuc in errore gentilitatis jacebat sepulta, et adorabit idola.”
clvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 231: “Hic per masculum Carolus Magnus intelligitur, quem Ecclesia peperit an. 800 evehendo illum ad Romanum imperium, qui primus Germanorum Imperator fuit, et Ecclesiam latinam et occidentalem mire adjuvavit, et exaltavit, dotavit, defendit, et dilatavit.”
clviii “E furon date alla Donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto al posto suo, dove è nutrita un tempo e due tempi e la metà d’un tempo lungi dalla faccia del serpente.” Apocalisse di S. Giovanni, in La sacra Bibbia…, p. 1773.
clix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 231-232: “Aquila magna Carolus Magnus est, et imperium Romanum, quod in illo translatum est ad Germanos, quales omnes Imperatores erunt, qui regnaturi sunt usque ad novissimum.”
clx B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 232: “Sic Ecclesia Christi fugiens ab Oriente a facie serpentis, nidum suum in Occidente posuit, et generavit millia millium Deo in vitam aeternam ex proposito voluntatis Patris per Filium suum Jesum ab aeterno. […] sic Ecclesia Christi in Occidente habebit libertatem semper profitendi fidem Catholicam alis Aquilae magnae, hoc est potestate, et protectione Romani imperii, quibus volabit semper, et possidebit nidum suum, ut generationem suam perficiat secundum propositum voluntatis Dei; omnes enim Imperatores erunt Catholici usque ad novissimum.”
clxi Apocalisse di S. Giovanni, in La sacra Bibbia…, p. 1174, cap. XIV, v. 6).
clxii Apocalisse di S. Giovanni, in La sacra Bibbia…, p. 1174, XIV, 7.
clxiii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 257: “Porro praedicatio hujus angeli ad duo debet referri tempora; primum erit, quo gentes, et populi, et linguae, et Reges redeunt ad Fidem Catholicam […] et in executione hujus status apostolicus sacerdotum magnam praestabit Ecclesiae operam, sicut et maxime in conversione peccatorum ad Dominum Deum suum per veram poenitentiam, et haec fient, antequam bestia (Turcicum imperium) accipiet plagam, et labetur primo Babylon, quae est regnum gentium…”
clxiv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 256: “Itaque Angelus iste alter, quem Joannes vidit volantem per medium coeli habentem in manu Evangelium aeternum etc. status est sacerdotalis (vel potius S. Michael in persona illius) qui in novissimis temporibus secundum propositum voluntatis Christi Jesu fundatoris sui reflorescet, et accipiet pennas, et pennae jungentur pennis, et coalescent in alas, et exurget, et progredietur, et exaltabitur, et volabit per medium coeli. Per coelum Ecclesia militans hic intelligitur, quam exornabit, et laetificabit conversatione sua sancta, et apostolica, quae per volatum metaphorice significatur, quod autem viderit habere illum Evangelium aeternum in manu sua, haec est interpretatio: Evangelium aeternum, elogia divina sunt, et aeterna, quae Deus per Filium suum revelavit Apostolis suis, et dedit illis in manum suam per quatuor Evangelistas.”
clxv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 264: De futura extirpatione haeresum.
clxvi “E vidi, ed ecco una nuvola bianca, e seduto sulla nuvola [uno] simile a figliolo d’uomo, che aveva sul suo capo una corona d’oro e nella sua mano una falce affilata. E un altro angelo uscì dal tempio gridando a gran voce a colui che sedeva sulla nuvola: ‘Mena la tua falce e mieti, ch’è venuta l’ora di mietere, perché il raccolto della terra è [già] secco’ E colui che sedeva sulla nuvola menò la sua falce sulla terra e fu mietuta la terra.” Apocalisse di S. Giovanni, in La sacra Bibbia…, p. 1175, XIV,14-16.
clxvii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 264: “…futura evulsio, et eradicatio haereticorum et turcicarum gentium, quae fiet sub venturo illo Monarcha magno, et Pontefice Sancto, quia adhuc semel consolabitur Deus Ecclesiam suam, antequam veniat tempus tenebrarum et caligine plenum, quod erit novissima tribulattio Antichristi.”
clxviii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., pp. 264-265: “Quem vidit sedere super nubem candidam Monarcha fortis est, quia regnum ejus, quod per sedere significatur, erit Sanctum, et stabilitum in protectione Dei Altissimi.”
clxix B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265: “Vocatur similis filio hominis, ob similitudinem virtutum magnarum, et arduarum, in quibus imitabitur salvatorem suum Jesum Christum; erit enim humilis, mansuetus, verax, amator justitiae, fortis in proelio, sapiens, et zelator divinae gloriae; implebitur aliquo modo in eo illud Isaiae de Christo vaticinium Cap. XI, Requiescet super eum spiritus sapientiae, et intellectus, spiritus consilii, et fortitudinis, spiritus scientiae et pietatis, et implebit eum Spiritus timoris Domini.”
clxx B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265: “…quia Rex erit magnus, et dives, et potens, et erit Dominus Dominantium, et Reges gentium vincet, et plenus erit charitate Dei.”
clxxi B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265: “Falx, quam dicitur habere in manu sua, exercitus est magnus, et fortis nimis, quo transfodiet regna gentium, et respublicas, et civitates munitas; dicitur ideo acuta, quia nullum proelium erit sine internecione hostis, sive victoria.”
clxxii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265.
clxxiii B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265: “…magnus ille Pontifex est, quem suscitabit Deus in diebus illis, et ipse ex instinctu Dei exhortabitur, et inducet Monarcham illum ad bellum hoc sacrum expediendum.”
clxxiv B. Holzhauser, Interpretatio in Apocalypsin..., p. 265-266: “Vox haec, vox est exhortantis vehementer ad bellum, sive ad eruenda Zizania haereticorum et Turcarum […] impleta est mensura peccatorum et abominationum, ob quae venit, et est nunc tempus, ut abscindantur, et evellantur de terra. Et haec ex divina revelatione habebit Pontifex, quibus excitabit corda Principum, et confirmabit inire ad suscipiendum bellum illud, et Deus suscitabit corda militum, ut uno spiritu Monarchae illi forti adhaereant.”
clxxv S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Preghiera infuocata, in Preghiere Canti Esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola ad uso interno della Fraternità sacerdotale S. Pio X, Clusone, Edizioni Regnum Crucis, 1981, p. 276.
clxxvi S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera devozione alla S. Vergine, traduzione di G. Ferrari, Roma, Ed. Paoline, 1953, pp. 178-179.
clxxvii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, p. 42.
clxxviii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, p. 43.
clxxix S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, p. 44.
clxxx S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, p. 44
clxxxi S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, p. 44.
clxxxii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, pp. 43-45.
clxxxiii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, pp. 47-48.
clxxxiv vv. 14-15.
clxxxv S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera…, pp. 41-42.
clxxxvi S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Trattato della vera devozione alla S. Vergine, traduzione di G. Ferrari, Roma, Ed. Paoline, 1953, p. 13.
clxxxvii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Il segreto di Maria, Roma, Centro Mariano di Viterbo, 1946, p. 58.
clxxxviii S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Preghiera infuocata…, p. 277.
clxxxix S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Preghiera infuocata…, p. 278.
cxc S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Il segreto di Maria…, p. 57.
cxci S. Luigi Maria Grignion di Monfort, Preghiera infuocata…, p. 280.
cxcii Ad. Tanquerey, Synopsis Theologiae Dogmaticae, t. II, Parisiis-Tornaci-Romae, Descleèe et Socii, 1947, pp. 797-806.
cxciii F. M. Di Giovine, La devozione al Sacro Cuore di Gesù, in Atti del XX Convegno tradizionalista di Civitella del Tronto. 1789-1990 La metamorfosi della Rivoluzione, numero speciale di “Controrivoluzione”, n. 7, maggio-giungo 1990, p. 66.
cxciv F. M. Di Giovine, La devozione al Sacro Cuore…, p. 66.
cxcv F. M. Di Giovine, La devozione al Sacro Cuore…, p. 67.
cxcvi Cfr. F. M. Di Giovine, La devozione al Sacro Cuore…, p. 67. D. Araì, Fatima: crocevia del XX secolo (2), in “Chiesa viva”, maggio 1990, a. xix, n. 207, p. 8.
cxcvii F. M. Di Giovine, La devozione al Sacro Cuore…, p. 66.
cxcviii Il Segreto di fatima. Tragedia e Speranza, supplemento a “Lepanto”, n. 50-51, maggio-giugno 1986, pp. 14-15.
cxcix Il Segreto di fatima…, p. 13.
cc Il Segreto di fatima…, p. 14.
cci D. Araì, Fatima: crocevia del XX secolo (2)…, p. 7.
ccii D. Araì, Fatima: crocevia del XX secolo (2)…, p. 7.
cciii D. Araì, Fatima: crocevia del XX secolo (3) in “Chiesa viva”, n. 208, anno XIX, giugno 1990, p. 17.
cciv E. Pilla, I sogni di Don Bosco nella cornice della sua vita, Siena, Cantagalli, 1988, p. 283.
ccv E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, pp. 193-196.
ccvi E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 196.
ccvii E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 271.
ccviii E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 271.
ccix E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, pp. 271-272.
ccx E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 272.
ccxi E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 272.
ccxii E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 272.
ccxiii E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 272.
ccxiv E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 272.
ccxv E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, pp. 272-273.
ccxvi E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 273.
ccxvii E. Pilla, I sogni di Don Bosco…, p. 283.
ccxviii Le meraviglie della Medaglia miracolosa, in “Lepanto”, n. 44, novembre 1985, p. 4.
ccxix Le meraviglie della Medaglia…, p. 4.
ccxx Le meraviglie della Medaglia…, pp. 4-5.
ccxxi Le meraviglie della Medaglia…, p. 6.
ccxxii Récit de l’apparition de Notre-Dame de la Salette par l’Abbé Giray, missionaire de La Salette, in “La Contre-Réforme catholique au Xxe siècle”, n. 324, luglio-agosto 1996, pp.4-5.
ccxxiii I due segreti, messi per iscritto, furono consegnati a Pio IX il 18 luglio 1851. Il Papa rimase assai scosso dal loro contenuto. Da allora gli originali sono custoditi negli Archivi Vaticani. il segreto affidato a massimino, pare si riferisca alla restaurazione monarchica in Francia; quello comunicato a Melania, invece, al di là delle versioni più o meno manipolate che ne sono state pubblicate, riguarderebbe la crisi della Chiesa. Cfr. Le secret de La salette à Fatima, du 19 septembre 1846 au 13 octobre 1996, in CRC, n. 324, luglio-agosto 1996, pp. 11-29.
ccxxiv Récit de l’apparition…, pp. 4-5.
ccxxvSac. Ippolito Porra, Enciclopedia Mariana. La Madonna nella Rivelazione, nella Tradizione, nella vita, nella dottrina, nel culto, nelle devozioni, nei santuari, nelle Litanie, nell’arte, nella leggenda, negli esempi, ecc., Vol. II, Vicenza, Favero, 1936, pp. 907-909.
ccxxvi A.A. Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza?, Roma, Luci sull’Est, 1991, p. 28.
ccxxvii A.A. Borelli Machado, Fatima: Messaggio…, p. 31.
ccxxviii A.A. Borelli Machado, Fatima: Messaggio…, pp. 33-35.
ccxxix Il Segreto di fatima…, p. 9.
ccxxx Il Segreto di fatima…, p. 11.
ccxxxi Il Segreto di fatima…, p. 12.
ccxxxii Il Segreto di fatima…, p. 12.
ccxxxiii Il Segreto di fatima…, p. 13.
ccxxxiv Ossia le prime due parti del segreto sopra riportate.
ccxxxv Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima, Città del vaticano, Libreria Editrice vaticana, 2000.
ccxxxvi Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 5.
ccxxxvii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 6.
ccxxxviii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 8.
ccxxxix Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, pp. 8-9.
ccxl Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 9.
ccxli Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 27.
ccxlii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 28.
ccxliii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 29.
ccxliv Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 29.
ccxlv Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 30.
ccxlvi Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 32.
ccxlvii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 36.
ccxlviii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 37.
ccxlix Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 37.
ccl Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 37.
ccli Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 38.
cclii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 38.
ccliii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 42.
ccliv Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 40.
cclv Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 40.
cclvi Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 40.
cclvii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 40.
cclviii Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 41.
cclix Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 41.
cclx Congregazione per la dottrina della fede, Il messaggio di Fatima…, p. 43.