http://religiousliberty.tv/human-rights-nightmare-indian-mafia-gangs-are-deliberately-crippling-children-for-profit-dailymailcouk.html - ReligiousLiberty.tv - 24 gennaio 2009

 

Un incubo per i diritti umani: le organizzazioni criminali della mafia indiana storpiano deliberatamente i bambini per lucrarne profitti¯

 

Questa storia è talmente orribile, da sembrare incredibile. Essa costituisce per tutti gli operatori un’emergenza umanitaria e un incubo che deve finire

 

A child begging on Marine Drive in south Mumbai

 

Ragazzino mutilato e mandato a mendicare sul lungomare, nella zona meridionale di Bombay.

 

Dopo qualche minuto una coppia esce dalla folla e lo avvicina. Gli offrono dei dolci e gli dicono che lo avrebbero portato via per cominciare un’esistenza migliore. Mi dice: “Ho pensato che fossero assistenti sociali o dei religiosi”. Ma il cibo dato ad Aamir è mescolato a stupefacenti e, quando egli è mezzo addormentato, la coppia lo carica su un risciò e lo porta all’ospedale della città, dove l’incubo ha inizio.

All’ospedale un medico viene pagato per amputargli una delle sue gambe, entrambe sane. Ora Aamir parla di sé in terza persona, quasi a voler simulare che quello che sta per rievocare non sia successo a lui: “Il bambino” — mi dice — “ha sofferto molto” in seguito all’operazione. “La gamba è stata asportata qui”, dice, indicando col dito il proprio moncone, con una smorfia sul viso. Il suo arto è stato reciso a metà polpaccio, lasciandolo senza un piede.

 

A child sits on steps outside a slum dwelling

 

Un bimbo siede sui gradini di una topaia, nel degrado di Bombay, città che conta oltre 20 milioni di abitanti, 9 dei quali vivono in bassifondi come questi, costituiti da baracche costruite su rifiuti e fogne a cielo aperto. Ma, per molti dell’India rurale, Bombay rappresenta ancora un sogno, la città di Bollywood.

 

Ora vive nascosto, dopo essere stato curato in un ospedale da un’organizzazione benefica. Aaamir è uno delle centinaia di fanciulli indiani, deliberatamente storpiati da bande criminali, affinché così possano incassare più denaro, elemosinando …

Ma la verità, come ho scoperto durante un’agghiacciante e faticosa settimana d’indagini, è ben più disturbante di qualsiasi cosa partorita dall’immaginazione degl’ideatori di Slumdog Millionaire[1].

A Bombay (oggi Mumbai) come nelle altre principali città indiane, centinaia di piccoli hanno avuto braccia e gambe tranciate; numerosi altri sono stati accecati. Le bande criminali versano anche acido sui corpi dei bambini, lasciandoli con le ferite in suppurazione e infette.

 

Street children eat bread on a roadside in Delhi, India's capital

 

Bambini da marciapiede mangiano pane sul ciglio di una strada di Delhi, Capitale della Repubblica Indiana.

 

Un lieto fine per i protagonisti del film Slumdog Millionaire; ma per gli abitanti dei veri bassifondi, il futuro rimane cupo.

La loro sofferenza discende da una sola cosa: dal denaro. In un Paese di 1 miliardo e 200 milioni di abitanti, dove il divario fra ricchi e poveri è enorme, si stima che vi siano 300 mila bambini che accattonano.

Non tutti vengono mutilati dal racket della mendicità. Ma quelli con le peggiori menomazioni sono quelli che fanno guadagnare più denaro — fino a 10 sterline[2] al giorno per i bambini deformi, una fortuna in un Paese dove milioni di abitanti sopravvivono con appena un decimo di questa somma.

Ma Aamir e Dalbeer non hanno visto nulla di questi loro guadagni. Dopo essere stati storpiati e gettati su una strada a mendicare, i bambini sono obbligati ogni sera a consegnare il denaro contante ai capi della banda criminale. E, se non raggiungono i guadagni prefissati, vengono bastonati e torturati.

Forse non sorprenderà sapere che quasi tutti questi fanciulli mendicanti, mutilati o no, sono dediti a sniffare solventi, alcol e charras (un potente hashish afghano, spesso mescolato con l’oppio) forniti loro dai capibanda, per tenere i bambini sotto controllo. “Ci aiuta a dimenticare dove siamo”, dice Tufhaar, un bimbo accattone di 9 anni, amputato del braccio sinistro e che succhia in continuazione da un sacchetto pieno di colla. Molti di questi fanciulli mutilati hanno il terrore di confidarsi: così raccontano che i loro arti sono “soltanto perduti” e addossano la colpa di quanto loro accaduto a non meglio precisati incidenti.

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Atti di crudeltà sui bambini, il loro sfruttamento per elemosinare, la vendita o procacciamento di fanciulli sono condotte punibili in base a un nuovo disegno di legge del 2014, secondo quanto riferito dal quotidiano indiano The Hindu del 18 luglio 2014, da cui è tratto questo scatto (V. V. Krishnan fotografo).

 

Questa consegna del silenzio è comprensibile. “I capibanda ti tengono in soggezione e ti tagliano la lingua, se pensano che tu abbia fatto la spia”, dice Flintoff, 18 anni, un ex-gangster indiano del posto, che faceva il mendicante-bambino e oggi «recuperato» alla società. Indossa una canottiera col ritratto del rapper Eminem. “Rubo ancora, di tanto in tanto, e spaccio droghe — dice — ma mi tengo lontano dal racket dell’accattonaggio. Quelli non sono essere umani”.

Mohini Nerurkar, 33enne, concorda col giudizio espresso da Flintoff. Dopo aver dato alla luce un bambino la settimana scorsa, era ricoverata all’ospedale municipale di Sion, al limitare della città di Bombay, quando una donna, spacciatasi per assistente sociale e vestita di un elegante sari giallo, le chiede se poteva visitare il bambino. Felice di quest’opportunità, Mohini si assenta per andare a lavare il pannolino del suo figlioletto, di appena quattro giorni. Ma quando ritorna, ecco che il neonato era stato portato via. Si ritiene che l’«assistente sociale» facesse parte di una banda criminale dedita al rapimento di bambini, da consegnare alla mafia dell’accattonaggio.

Con almeno un fanciullo a settimana che viene rapito a Bombay, senza menzionare le dozzine e più nelle altre, sovraffollate città indiane, Mohini non ha ricevuto nessuna solidarietà da parte delle autorità. “La madre non avrebbe dovuto parlare con estranei”, dichiara il dottor Sandhya Kamat, medico fisico ospedaliero, che esclude qualsiasi speranza che il bimbo possa essere ritrovato.

 

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India. Una piccola mendicante.

 

L’Ispettore Sanjit Kavdakar, il detective incaricato d’indagare sul caso di Mohini, rivela che l’accattonaggio è divenuto un grande affare per le organizzazioni criminali e che muove un mucchio di denaro.

In un solo giorno della scorsa settimana altri due bambini sono stati rapiti dalla mafia indiana: Asiya, di soli 3 anni, è scomparsa fuori della sua casa, in una baraccopoli nella zona orientale della città; mentre la tredicenne Faiz Sheikh è stata portata via da un’altra bidonville, nei quartieri occidentali. I genitori di entrambe le bimbe hanno accusato “i sicari del racket dell’elemosina” di averli derubati dei loro figli.

Le denunce alla polizia sono inutili. Con il racket dei mendicanti che fattura ogni anno oltre 20 milioni di sterline[3] nella sola Bombay, funzionari corrotti garantiscono il prosperare di questi affari. Stando alle cifre ufficiali, almeno 44mila bambini indiani cadono ogni anno nelle grinfie della mafia dell’accattonaggio; e centinaia di questi sono deliberatamente mutilati.

 

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Bambini di strada sniffano fazzoletti impregnati di sostanze stupefacenti. Uno spettacolo alquanto consueto in molte piazze di Delhi, la Capitale dell’India.

 

Tuttavia, secondo alcune organizzazioni di beneficenza, la cifra potrebbe arrivare probabilmente a 1 milione di fanciulli. Molte delle vittime hanno meno di 10 anni. “I bambini sono istruiti sui posti più adatti dove mendicare; su quali tipi di persone avvicinare; e quali tipi di pose possono suscitare la compassione dei passanti”, dice Mufti Imran, un ricercatore dell’organizzazione Save the children. “Più una persona è torturata o tormentata, più disgraziata appare, e più tutto questo susciterà compassione nelle persone che intendono dare elemosine o regali”, soggiunge.

La scioccante verità sulla mafia della mendicità emerse l’anno scorso, quando fu doppiata un’inchiesta televisiva – scandalo, intitolata “arms for alms” (braccia per le elemosine). In essa giornalisti indiani filmavano medici del loro stesso Paese, che si accordavano di recidere arti sani di bambini per circa 100 sterline[4].

La menomazione di bambini è una pratica ora così diffusa che anche religiosi del luogo rifiutano apertamente di dare denaro ai bambini disabili, ben sapendo che viene trasferito direttamente ai loro manovratori e che i primi sono solo pedine di un’associazione a delinquere organizzata in espansione.

Io non do loro un penny[5]”, dice Padre Barnaba D’Souza, un sacerdote cattolico che ha lavorato per 25 anni con i fanciulli senza casa e che ora gestisce un rifugio, nel quale essi possono trovare scampo e disintossicarsi dalla droga. “Se mi avvicinano per strada, regalo loro del cibo, che però essi non vogliono”, racconta. “Non c’è posto per i sentimenti. Questo è un commercio[6] – una mafia. Questi bambini sono addestrati a come ispirare il più possibile pietà, per rastrellare denaro; e quanto essi guadagnano, viene subito portato via loro”.

 

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Fanciulli di strada indiani, dediti a solventi come la dendrite, colle e varie altre sostanze del luogo, facilmente reperibili, che costituiscono una grave minaccia per le loro stesse esistenze. La dendrite è un adesivo, detto anche colla dei calzolai, molto utilizzato in India e nel Sud-Est asiatico fra i tossicodipendenti, che lo assumono per inalazione.

 

Molti di questi bambini accattoni di Bombay vivono nel quartiere di Dharavi, che sono i bassifondi più vasti dell’Asia. Qui un milione di persone vivono in un labirinto di tunnel e di passaggi, dove le fogne scorrono a cielo aperto fra le strade e la violenza  dilaga. Durante la mia visita in questi bassifondi, un gruppo di mendicanti bambini, che puzzavano di alcol e di solventi, mi ha circondato, domandandomi soldi e frugando nelle mie tasche. Vicky, 17 anni, uno dei più anziani, dice di non aver più soldi guadagnati tramite la mafia dell’accattonaggio.

Ho cominciato, portando via soldi ai bambini più giovani”, scherza. Jahan è un capo banda di strada, che, a sua volta, paga il pizzo ad altri gangsters di livello superiore nella gerarchia criminale. A pena di selvagge battiture o peggio ancora, i suoi bambini gli consegnano ogni notte il loro bottino. Col lavoro a turnazione dei suoi mendicanti, egli può rastrellare circa 50 sterline[7] al giorno, una fortuna, in un Paese dove il salario medio mensile è inferiore a 100 sterline[8].

Chiedendo insistentemente denaro ai turisti, questi bambini sono la linfa vitale del sottobosco del crimine. E vengono impiegati, inoltre, a vendere dvd contraffatti, stupefacenti e per picchiare chiunque provi a invadere il pezzo di territorio controllato dal capo della loro banda criminale.

 

 

Bambini indiani scomparsi, quasi certamente rapiti: forse drogati, storpiati e gettati su una strada a elemosinare; forse abusati sessualmente o vendute come spose bambine o sfruttati da qualche organizzazione criminale; forse asportati degli organi e uccisi. Ci hai visti? È la disperata domanda che pongono questi manifesti, affissi a cura del Centro Nazionale per i fanciulli scomparsi, che speranzosamente aggiunge: Insieme li ritroveremo.

 

Gli attacchi terroristici fanno sì che qui vengano meno turisti”, mi dice Jahan. “Così noi vendiamo loro qualunque cosa, fino a quando se ne tornano indietro. Disponiamo di oppio afghano, fumo nero del Kashmir, cocaina (chiamata King Charles) e puro marrone del Pakistan (eroina). Ve le cederò a buon mercato”. “Diamo un po’ di denaro alla polizia, giusto per lasciar loro qualcosa, perché possano bagnarsi il becco”, racconta Jahan con un sorrisetto, mostrando i denti macchiati, marci.

 

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Nell’ex-Capitale del Pakistan, Rawalpindi, ai confini con la Repubblica Federale dell’India, un elevato numero di bambini vive sotto l’effetto di solventi chimici, annusati o ingeriti.

 

Swami Agnivesh, un attivista per i diritti dell’infanzia, afferma: “La mafia dell’accattonaggio è un’industria di proporzioni enormi e chi la perpetra la fa franca ogni volta. C’è collusione fra chi fa le leggi e chi le viola”.

Non tutti i bambini scomparsi[9] vengono mutilati o avviati a elemosinare. Ma tutti sono posti davanti a un futuro davvero sinistro. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, alcuni sono costretti alla pornografia infantile e utilizzati come schiavi del sesso. Altri sono depredati degli organi, venduti a ricchi indiani, e uccisi.

Sulla strada che conduce all’aeroporto, ricchi uomini d’affari che sperano di sfruttare, qui in India, le enormi riserve di lavoro sottopagato e di arricchirsi grazie al miracolo economico, danno un passaggio in auto a centinaia di bambini mendichi, molti dei quali sono stati rapiti ai loro genitori e mutilati da crudeli bande criminali.

Queste sono le due facce dell’India “moderna” quali possono vedersi una a fianco dell’altra. E, a dispetto del boom economico indiano, il futuro si prospetta cupo per milioni di fanciulli del Paese.

Non arriveranno mai alla vecchiaia”, soggiunge Padre Barnaba. “Vengono subito rimpiazzati da nuovi arrivati — e li buttano sulla strada per divenire mendicanti o morire. Questo è il modo di vivere qui — e non cambia mai”.

 

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Manifestazioni popolari a Nuova Delhi, in India, contro la polizia, che ha colpevolmente ritardato le ricerche di una bambina di 5 anni, ritrovata dopo 3 giorni violentata e prigioniera in una stanza dello stesso stabile in cui viveva con la sua famiglia. Il ritrovamento è avvenuto grazie a dei vicini che, uditi i pianti della bambina, hanno sfondato la porta, trovandola abusata e l’hanno portata di corsa al comando di polizia. La polizia, che alla scomparsa della bambina si era rifiutata di accogliere la denuncia dei genitori, nemmeno dopo il suo ritrovamento ha voluto iscrivere il procedimento, nonostante l’evidenza dei fatti. Anzi — come hanno raccontato i genitori stessi della piccola — ha tentato di tacitarli, offrendo loro 2mila rupie (circa 28 euro) in cambio del loro silenzio su quanto era successo. Ma anche altri genitori di bambini poveri scomparsi, quindi non in grado di comprarsi con tangenti indagini più accurate, hanno confermato che la polizia indiana, corrotta, è riluttante ad aiutarli e spesso declassa d’ufficio i rapimenti di minori, a semplici fughe di fanciulli da casa. Nel 2011 solo un sesto dei minori indiani scomparsi è stato formalmente registrato. Nel 2010 la scomparsa del quattordicenne Pankaj Singh è stata registrata addirittura con 15 giorni di ritardo e la madre sta ancora aspettando, in lacrime, il suo ritorno a casa. Mentre, in caso di rapimento, le prime ore sono cruciali per ritrovare il bambino. Nel 2006 l’Ufficio Centrale indiano d’Investigazioni ha censito almeno 815 bande criminali, dedite al rapimento di bambini a scopo di accattonaggio per le strade o per farli prostituire o per domandare un riscatto alle loro famiglie. Così l’agenzia internazionale Associated Press (22 aprile 2013), in un articolo a firma di George Nirmala, qui sunteggiato. Cfr. http://talkingpointsmemo.com/news/police-delayed-search-for-child-kidnapped-raped-in-new-delhi

 

 

 

 

 



¯ Traduzione dall’originale inglese. L’articolo è costituito da brani, tratti da una corrispondenza di Andrew Malone per il giornale britannico Daily Mail del 24 gennaio 2009, dal quale sono tratte anche le prime tre fotografie qui proposte, oltre che la parte terminale di questo lavoro: http://www.dailymail.co.uk/news/worldnews/article-1127056/The-real-Slumdog-Millionaires-Behind-cinema-fantasy-mafia-gangs-deliberately-crippling-children-profit.html Il britannico Daily Mail, quotidiano tabloid che si pubblica a Kensington, presso Londra, è caratterizzato da una linea editoriale favorevole al Partito Conservatore, a difesa della famiglia, della Monarchia, dei valori della Tradizione e della vita, anti-abortista; è schierato inoltre contro i pulpiti europeisti e immigrazionisti. La BBC, di sinistra, è un suo usuale bersaglio. Le note sono redazionali.

[1] Slumdog Millionaire, ovvero Il milionario pezzente (anche se slumdog vuol dire, alla lettera, cane dei bassifondi) è un film anglo-indiano del 2008, premiato nel 2009 con 8 premi oscar e tratto dal romanzo Le dodici domande dello scrittore indiano, nonché diplomatico di carriera, Vikas Swarup, nato nel 1963. La storia è ambientata nei bassifondi malfamati di Bombay ed è quella di bande di ragazzini, musulmani, uno dei quali scampa miracolosamente all’accecamento, impostogli dagli aguzzini che lo sfruttano, per impietosire di più i clienti. I ragazzini sono schiavi del racket delle elemosine; mentre altri sono dediti a truffare e derubare i turisti che vengono a visitare il mausoleo del Taj Mahal (fatto edificare nel 1632 ad Agra, nell’India settentrionale, dall’Imperatore moghul, mongolo, Shah Jahan, di origine iranica e musulmano, in onore della di lui moglie prediletta). In questo ambiente di degrado e di malavita, costellato di sfruttamenti, lotte fra indù e musulmani, prostituzione di minori, omicidi, donne sfregiate in viso, corruzione e torture della polizia, è quasi un miracolo che la storia abbia un lieto fine. Il film è stato oggetto di aspre polemiche, dal momento che il quadro tragico dell’infanzia e delle condizioni di vita degli abitanti ch’esso mostrava al mondo, collideva con l’immagine di grande Potenza che il nazionalismo indiano avrebbe voluto dare di sé.

[2] 1 lira sterlina equivale a € 1,25. Dunque un bimbo deforme, gettato sulla strada a mendicare, può rendere molto, facendo guadagnare al racket indiano dell’accattonaggio fino a € 125 al giorno per ogni piccolo questuante.

[3] Oltre 25 milioni di euro.

[4] All’incirca 125 euro.

[5] Un centesimo della lira sterlina, pari a 0,012 centesimi di euro.

[6] Business, nell’originale inglese.

[7] Circa 62,5 euro al giorno.

[8] 125 euro mensili.

[9] Kunwar Pal, muratore, teme che l’indifferenza della polizia possa vanificare i suoi sforzi per ritrovare suo figlio, Ravi Kumar. Fin dalla sua scomparsa, 3 anni fa, quando aveva 12 anni, questo padre sconvolto ha cominciato ad attraversare in bicicletta l’estesa capitale dell’India (13 milioni di abitanti, sparsi su una superficie di 42 km2) visitando stazioni di polizia e ferroviarie, case e ospedali per l’infanzia, distribuendo manifesti e fotografie del figlio scomparso. Ogni volta che ha notizia di un ragazzo ritrovato, in un qualsiasi luogo della città, egli si reca in bicicletta fino a quel posto di polizia, sperando che sia Ravi. Pal, un quarantacinquenne, smilzo e dagli occhi spiritati, si rifiuta di considerare il peggio. Pensa che Ravi sia stato portato via da una coppia senza figli che voleva un bambino tutto per sé. “Se mi facessero sapere, in un modo o nell’altro, che mio figlio è vivo, io sarei felice”, dice Pal, mentre la sua carcassa asciutta è distrutta dai conati di vomito. “Loro possono tenerlo. Mi basterebbe vedere il suo aspetto. Mi basterebbe sapere ch’è salvo”. Anche Pal è convinto che la polizia avrebbe indagato più approfonditamente, se egli non fosse stato povero. E prosegue: “Se fossi stato ricco, mio figlio sarebbe già stato ritrovato. Se avessi soldi, la polizia avrebbe trattato questo caso ben più seriamente”. Cfr. http://talkingpointsmemo.com/news/police-delayed-search-for-child-kidnapped-raped-in-new-delhi