Omelia di padre Ignacio Barreiro alla Santa Messa in lingua latina e in rito romano antico per i Caduti Pontifici celebrata in Roma, il 20 settembre 2004, nella chiesa del Corpus Domini

 

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

         In questo giorno doloroso, ma anche portatore di speranza offriamo il Santo Sacrificio della Messa in suffragio dell’anima dei soldati del Beato Pio IX che morirono combattendo in difesa dei diritti del Papato e per l’enorme schiera di martiri che, dal 1789 fino ai nostri giorni, sono stati uccisi dall’odio verso la Chiesa Cattolica. Con uno spirito di perdono cristiano preghiamo anche per le anime dei nostri avversari.

         Nel gennaio 1871, quattro mesi dopo lo scioglimento dell’Esercito Pontificio, con Breve d’approvazione del Beato Pio IX, si costituì la Società di mutua assistenza de’ Reduci delle Battaglie in Difesa del Papato”.  Tra le sue attività vi era anche la celebrazione annuale d’esequie solenni, in suffragio delle anime dei militari pontifici defunti nella battaglia per la difesa di Roma del 20 Settembre 1870. Continuando tale pia tradizione, intendiamo onorare cristianamente la memoria dei soldati papalini, che in quel giorno combatterono con valore fino al sacrificio della vita. Tutti, ufficiali e soldati, avevano decorato la loro uniforme con una piccola croce capovolta di stoffa rossa, simboleggiante la croce di San Pietro e che voleva indicare pubblicamente il loro impegno di soffrire anche il supremo sacrificio in difesa del Cattolicesimo, di Roma, della Tradizione Latina, cioè della Civiltà Occidentale. 

         Nel suo proclama del 6 Aprile 1860 il Generale Christophe-Louis Juchault De la Moricière, Comandante in capo dell’Esercito Pontificio affermava: “…La Rivoluzione, come nel passato l’Islamismo, minaccia oggi la causa del Papa, che è la causa della civilizzazione e della libertà nel mondo...”.

Ai nostri tempi possiamo dire che tanto l’Islamismo quanto la Rivoluzione continuano a minacciare la causa della Chiesa. L’Islamismo, che nell’Ottocento pareva essere quasi dormiente, ha preso nuova vita e ci minaccia in diverse forme, sia in quelle più estreme, che conducono al terrorismo a sua volta causa di migliaia di vittime, sia nella sua costante e seppure pacifica penetrazione in Europa.

Dinnanzi alla violenza islamica dobbiamo combattere, come fecero i nostri antenati. Non si fermano i criminali con le belle parole. Ricordiamo soltanto le esortazioni del Beato Marco D’Aviano, cappellano dell’esercito cristiano, che incitava i soldati (dopo la sconfitta dell’esercito Turco che assediava Vienna il 12 settembre 1683) a continuare a combattere, per liberare i tanti cristiani che continuavano a soffrire sotto il giogo ottomano.

Messi di fronte al crescente numero d’islamici che abitano in mezzo a noi, dobbiamo ricordare due cose: primo che le Nazioni, come le famiglie, hanno il diritto di decidere chi invitare a casa loro. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è chiaro nello stabilire che “le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche…” . Secondo, mai dobbiamo dimenticarci del dovere, che abbiamo, di portare agl’islamici le verità della Fede. Nostro Signore Gesù Cristo, prima di ascendere al cielo, ci ha dato il preciso comandamento di predicare l’Evangelo a tutte le creature. Nessuno dunque va escluso.

Storicamente la Chiesa non ha avuto molto successo nella sua attività di missione in terra islamica, perché i missionari non avevano la possibilità reale di svolgere il loro ministero, perché o vi rimanevano uccisi o venivano espulsi. Forse il Signore ha permesso che approdassero alle nostre spiagge tanti islamici, per permettere la loro evangelizzazione.

         La rivoluzione continua la sua marcia sul piano politico e sociale. Il 20 Settembre 1870 fu fatta l’unità d’Italia, su presupposti ideologici liberali e massonici. Oggi si cerca di fondare l’unità dell’Europa sulle stesse basi, con l’esclusione di ogni riferimento a Dio e alle incontestabili radici cristiane dell’Europa. Domani si tenterà di stabilire una Repubblica Universale sulla base di quella deplorevole ideologia e l’oppressione liberale si farà sentire in tutto il mondo.              

Nel campo sociale vediamo come la cultura della morte continua ad avanzare. Pochi giorni fa l’eutanasia è stata legalizzata in Olanda anche per i bambini. In questa tragica decisione di permettere l’eutanasia per i bambini ha funzionato bene la cosiddetta legge del “piano inclinato”, in forza della quale, dopo che l’eutanasia era stata ammessa per gli adulti consenzienti, si è passati a questa orribile e inaudita decisione, che legalizza l’uccisione dei bambini. Questo lento scivolare da un male a un altro peggiore ha condotto al progressivo stabilirsi di una cultura della morte nella nostra società. Vediamo bene che, accettata una legge antinaturale, si passa dopo certo tempo ad un’altra misura normativa ancora più offensiva e più inumana, la quale inizialmente si pensava che la società mai avrebbe accettato. Qui ci troviamo di fronte a un “progressivo declino di umanità”, riflesso della progressiva scomparsa del Cristianesimo in Europa.

Non c’è alcun dubbio che ci troviamo dinnanzi a un caso evidente di darwinismo sociale o di fronte a casi di “eugenismo mascherato”. Osserviamo la schizofrenia della nostra società contemporanea, che da un verso proclama con voce forte i “diritti dell’uomo” e dall’altro verso sopprime i diritti dei più deboli e dei più poveri. Viviamo in mezzo a una società che, dopo avere abbandonato Dio, ha abbandonato anche l’uomo. I cosiddetti e tanto conclamati “diritti dell’uomo”, quando hanno un’origine  laicista e sono separati dai diritti di Dio, finiscono per ricevere un contenuto concreto, che proviene da una visione materialista dell’uomo e sono definiti sulla base di un’ideologia utilitaria. Questi diritti diventano veramente i diritti dei più forti, i diritti dei sani e delle persone che sono “socialmente utili”. Questo ci deve portare a considerare la costante e apparentemente inesorabile deriva totalitaria delle società così chiamate liberali.

In Spagna si stanno proponendo varie leggi, che danneggeranno gravemente la società. L’annunciata approvazione del “matrimonio” omosessuale costituisce un atto grave e irresponsabile, le cui conseguenze potranno essere tremende. Il divorzio e l’aborto saranno ulteriormente agevolati, come denunciavano molti vescovi spagnoli con profonda preoccupazione.

All’interno di questo progredire della cultura della morte dobbiamo lamentare come il Festival del Cinema di Venezia abbia consegnato sabato 11 settembre i due premi più importanti, l’uno a un film che difende l’aborto e il secondo ad un film che promuove l’eutanasia. Il Leone d’Oro è stato infatti assegnato a Vera Drake, del regista britannico Mike Leigh, in cui si narra la storia di una donna che, nella Londra degli anni cinquanta, pratica aborti clandestini a donne poverissime e disperate. Il Premio Speciale è andato a Mare Dentro, diretto dallo spagnolo Alejandro Amenábar, in cui è raccontata la storia del tetraplegico Ramón Sampedro, al quale fu applicata l’eutanasia.

Dinanzi a questo triste quadro offerto dalla società odierna, dobbiamo prima e anzitutto essere “uomini di speranza, che predicano e insegnano con passione lo splendore della verità di Cristo che scaccia le tenebre e illumina l’autentico cammino di vita[1]. Dobbiamo anche farci uno scrupoloso esame di coscienza, per determinare in che misura noi viviamo con coerenza la fede che professiamo. I nemici sono tanti, ma noi non dobbiamo avere paura di loro, se abbiamo una relazione salda con Dio.

L’Antico Testamento c’insegna che, se il popolo dell’Antica Alleanza gli restava fedele, Dio lo assisteva con il suo aiuto; se, invece, il popolo veniva meno alla sua fedeltà al Signore, era sconfitto dai nemici. Se questa retribuzione si applicava sotto il vigore dell’Antica Alleanza, tanto più sarà applicabile a noi, che siamo figli adottivi di Dio e beneficiari della nuova ed eterna Alleanza, che Cristo suggellò con il suo sangue sul Monte del Calvario. Come diceva un combattente della crociata di Spagna, “veramente non ho paura dei rossi, ho paura soltanto di non essere fedele”. Se saremo fedeli, l’Europa ritornerà alla Fede; diversamente il buio ricoprirà quest’antico continente. Il miglior omaggio che possiamo fare ai soldati che oggi suffraghiamo, è quello d’imitarli nella loro coerenza di vita.

         Oggi dobbiamo pregare anche per i giovani militanti di Militia Christi che, lunedì 13 settembre, mentre stavano effettuando un volantinaggio per divulgare l’invito a questa Santa Messa, hanno dovuto soffrire una vigliacca aggressione da parte di un gruppo di sgherri no global.

         In questo Santo Sacrificio della Messa, imploriamo la Santissima Vergine Immacolata, affinché interceda per tutte le vittime della rivoluzione e del terrorismo islamico, così che presto abbiano un posto di gloria nel cielo; la preghiamo ancora, affinché anche noi possiamo imitare le virtù militanti di tutti i caduti che oggi commemoriamo.

                   Sia lodato Gesù Cristo.

 

                                                                                             Padre Ignacio Barreiro



[1] Giovanni Paolo II, La traduzione italiana del discorso del Papa alla Conferenza Episcopale di Nuova Zelanda, in L’Osservatore Romano, Lunedì-Martedì 13-14 Settembre 2004, p. 5.