Uno scettico inglese antipapista vilipende la memoria di San Pietro Martire. E subito, provincialmente, il giornale cattocomunista cittadino (L’Arena) si accoda, pur di dare addosso al co-Patrono e agli odiati tradizionalisti, per la penna del solito Giancarlo Beltrame, esperto di cinema passato alla cronaca. E i suoi colleghi giornalisti, con l’eccezione finora de Il Verona, organizzano la congiura del silenzio dopo la conferenza stampa indetta venerdì 16 maggio 2008 dal Comitato perché la chiesa di San Pietro Martire resti cattolica, temendo più il giudizio degli uomini che quello di Dio e più gli strali della corporazione dei giornalisti (in tal caso a difesa della blasfemia) che quelli del Santo Martire. Si può immaginare un’empietà più grande?
La responsabilità maggiore non è infatti dell’albionico miscredente, quanto di chi, veronese, sputa sul Martire co-Patrono, Santo di così preclara santità. Se è vero che Dio castiga sì, ma spesso non subito, giacché non ha paura che il peccatore gli sfugga e spera sempre che si penta e che viva, come potrà cavarsela il reo, braccato dalla Divina Giustizia, se non farà ammenda? Dopo l’offesa della casa natale di San Pietro lasciata in pasto ai luterani, c’era proprio bisogno di accrescere il debito della diocesi con il suo celeste Protettore? Quos Deus perdere vult, dementat prius dicevano i latini. Coloro che Dio vuol perdere, prima li rende ciechi.
Lettera appello dei tradizionalisti cattolici al Vescovo Zenti, a Benedetto XVI, ai dicasteri della Santa Sede e al glorioso Ordine domenicano, affinché intervengano a difesa dell’onore del Santo, della Santa Chiesa e di Dio stesso, la cui gloria risplende nei suoi Martiri e nei suoi Santi.
Allegati:
- Articolo de L’Arena del 14 maggio 2008
- Lettera appello del Comitato perché la chiesa di San Pietro Martire resti cattolica al Vescovo Zenti, alla Santa Sede e all’Ordine domenicano