Ebrei e Musulmani non hanno

lo stesso Dio dei Cristiani

 

"Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto

e ci ha illuminato per conoscere il vero Dio.

E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio

suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio

e la vita eterna" (I Jo. 5, 20-21).

 

         Da qualche tempo sentiamo affermare e ripetere, e non da gente comune, che esprime il suo pensiero senza riflettere, ma da personaggi eminenti nella Chiesa, che ebrei e musulmani hanno lo stesso Dio dei cristiani.

         Che dire in proposito? È vero e non è vero.

         Che c'è di vero e che c'è di falso in quest’affermazione? Quelli che la sostengono, dicono: "Dio è uno solo. Ebrei e musulmani credono in un solo Dio, come i cristiani. Perciò, ebrei e musulmani hanno lo stes­so Dio dei cristiani". È un ragionamento molto semplicistico e super­ficiale, che fila bene secondo la logica naturale ma non secondo la logica della fede rivelata, in cui entrano concetti soprannaturali, che esulano e sorpassano la ragione umana e di cui dobbiamo tener conto.

         Non basta essere monoteisti per poter dire di avere lo stesso Dio. Infatti, al suaccennato semplicistico ragionamento, noi ne opponiamo un altro, che lo invalida. Cioè "Gesù Cristo è Dio. Ebrei e musulmani non credono in Gesù Cristo e non lo venerano come Dio. Perciò, ebrei e musulmani non hanno lo stesso Dio dei Cristiani".

         Il nocciolo della questione sta tutto qui, ma è anche la verità da cui deriva e su cui si fonda tutta la nostra Santa Religione, che è l'unica vera Religione.

         È una verità che scandalizza ebrei e musulmani, i quali, radicati nei loro errori, non vogliono neppure darsi la pena d’informarsi e cercar di capire che, per lo meno, non c'è alcun contrasto tra questo concetto e la fede nell'unico Dio. Molti cattolici moderni, al contrario, non vogliono darsi la pena d’informarsi e cercar di capire che non si può dire di credere in Gesù Cristo e affermare di avere lo stesso Dio degli ebrei e dei musulmani.

         La Chiesa Cattolica non ha mai riconosciuto l'assoluta identità tra il Dio dei cristiani e il Dio degli ebrei e dei musulmani. Del resto, prima d'ora, a nessuno era mai passato per la mente che Maometto avesse scoperto e indicato ai suoi seguaci il vero Dio, conosciuto e adorato dai cristiani. Egli, anzi, comandò di combattere il Cristianesimo, proprio per la diversità del concetto che di Dio hanno i cristiani, dal concetto che ne aveva lui e che ne aveva fatto avere ai suoi.

         Nemmeno mai si era pensato che avessero lo stesso Dio dei cristiani gli ebrei, i quali, non solo non hanno riconosciuto il Cristo Salvatore, vero Uomo e vero Dio, ma lo hanno anche crocifisso, perché Egli, da essi ritenuto soltanto un uomo, nonostante le prove evidenti della Divinità che aveva posto dinnanzi ai loro occhi, si proclamava, appun­to, Figlio di Dio e Dio stesso, uno col Padre. E su questo gli ebrei di oggi non sono diversi dagli ebrei di allora.

         Ma i cattolici innovatori hanno dimenticato queste realtà, non dimenticate da ebrei e musulmani, che non gradiscono e non accettano di avere lo stesso Dio dei cristiani.

         Tuttavia, la questione non si risolve semplicemente con poche parole, ma con l'ausilio della verità rivelata, interpretata e spiegata dai Santi Padri e dai Teologi cattolici, definita infallibilmente dal Magistero ecclesiastico.

         È quello che ora ci proponiamo di fare in modo breve e succinto, ma sufficiente a dissipare dubbi e perplessità, col pericolo di credere che, avendo l'Ebraismo e l'Islam lo stesso Dio del Cristianesimo, siano quelle religioni esse pure buone alla salvezza.

 

 

I due aspetti della Divinità

 

         La Divina Maestà di Dio può essere considerata sotto due aspetti:

1) sotto l'aspetto di Ente supremo, purissimo spirito, infinito ed eterno, Creatore e Signore dell'Universo;

2) sotto l'aspetto della sua natura trinitaria, come ci è stata rivelata da Nostro Signore Gesù Cristo e come si è manifestata agli uomini, soprat­tutto con l'Incarnazione dello stesso Nostro Signore.

         Se si considera la Divina Maestà di Dio sotto il primo aspetto e soltanto così, di Ente supremo, effettivamente allora, il Dio dei cristiani sarebbe lo stesso Dio degli ebrei e dei musulmani, anzi di tutti coloro che, anche senza professare alcuna religione, col retto uso della ragione naturale, scoprono e credono in un solo unico Dio. Ciò è possibile. In questo caso varrebbe il ragionamento umano e logico cui s'è preceden­temente fatto cenno. Tutti gli errori intorno alla natura divina, che non escludano i caratteri essenziali dell'Ente supremo (puro spirito, infini­to, eterno, ecc.); tutti gli errori intorno al culto che gli venga tributato e alla morale che ne deriva, non sono sufficienti a dimostrare che il loro Dio sia un dio diverso da quello dei cristiani: molti di tali errori si riscontrano anche tra i cristiani eretici ed anche tra gli stessi cattolici non bene istruiti e non bene formati.

         Gli ebrei antichi avevano il concetto giusto dell'Ente supremo e vogliamo ritenere che l'abbiano conservato.

         Vogliamo anche supporre che l'Islam abbia, almeno nelle linee essenziali, un concetto esatto dell'Ente supremo, benché in quella religione siano tanti, così grossolani ed aberranti gli errori intorno soprattutto alla morale e al premio, per esempio, del Paradiso, concepito in maniera del tutto umana e materiale, che l’Allah da essi adorato sembra un fan­toccio, piuttosto che il Dio vivente e santo.

         Tuttavia, ammettendo che i musulmani abbiano un concetto esatto della Divinità, possiamo dire che, in questo senso, abbiano lo stesso Dio degli ebrei e dei cristiani.

         Insomma, il Dio di tutti coloro che si professano monoteisti, purché lo intendano in modo giusto riguardo ai suoi attributi essenziali, è per tutti il medesimo Dio.

         Non lo sarebbe qualora lo intendessero come un idolo.

         Solo i cristiani hanno una conoscenza completa e perfetta di Dio ("completa" e "perfetta", si capisce, in senso relativo, ossia per quanto è loro necessario sulla terra), essendo loro stato rivelato da Dio stesso.

         Però, avere una conoscenza più perfetta, o meno perfetta di Dio, non significa avere un altro Dio. Ciò avviene, come si è detto, anche tra gli stessi cristiani.

         Sotto l'aspetto, dunque, di Ente supremo, di purissimo spirito, infini­to, eterno, Creatore e Signore del mondo, Dio è il medesimo per tutti i monoteisti, quindi per gii ebrei, i musulmani e i cristiani.

         Ma la cosa cambia radicalmente, se si considera la Divinità alla luce del dogma della Santissima Trinità, soprattutto alla luce della manifestazione esterna delle tre Divine Persone e, specialmente, del Verbo Incarnato.

         Noi non possiamo prescindere da questa realtà e non possiamo essere d'accordo con quei "cattolici", chiunque essi siano, che sostengono essere il Dio dei cristiani lo stesso Dio degli ebrei e dei musulmani. Essi, invece, prescindono dal dogma della Santissima Trinità e da quello dell'Incarnazione del Verbo, vero ed unico Dio col Padre e lo Spirito Santo. Ma, così facendo, negano e l'uno e l'altro, anche se, a parole, continuano a professare la fede in questi due dogmi, cadendo in una madornale contraddizione.

         Per ben convincersi di ciò, è assai utile approfondire lo studio dell'argomento, che è della massima importanza.

 

 

La dottrina della Chiesa intorno alla Divinità

 

         Bisogna innanzi tutto conoscere la natura divina di Dio, come ci è stata rivelata da Dio stesso e ci è insegnata dalla Santa Madre Chiesa, a cui dobbiamo conformarci per conseguire la salvezza eterna.

         La natura divina è trinitaria, ossia Dio è uno solo, ma in tre persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Distinte, perché sono realmente tre persone, ma non separate.

         Certamente, il dogma della Trinità Divina è un mistero, che non solo non avremmo mai potuto conoscere, se non per la rivelazione dello stes­so Signore Nostro Gesù Cristo; ma che, come tale, anche dopo la rive­lazione, la ragione naturale non è in grado di [cogliere], giungendo ad una intrinse­ca conoscenza.

         Il Concilio Vaticano I dice che questo mistero, come tutti gli altri, rimane sempre coperto dal velo della fede ed è in una certa quale oscurità. Tuttavia, anche se non possiamo comprendere il mistero nella sua intima realtà (solo in cielo sarà possibile), però possiamo di­scorrerne e conoscere ugualmente molte cose intorno ad esso. La ragione, illuminata dalla parola divina, possiede la capacità d’intendere e di esporre il vero senso del dogma.

         La dottrina cattolica in proposito è stata magistralmente presentata da Sant'Atanasio nel suo magnifico Simbolo, che riporto quasi integral­mente, almeno nella prima parte, in cui il Santo Dottore descrive la natura trinitaria di Dio. La conoscenza che abbiamo, per rivelazione divina, della Santissima Trinità, ripeto e ripeterò ancora, non è di per sé suf­ficiente a dimostrare che il Dio degli ebrei e dei musulmani non è lo stesso che il Dio dei cristiani: la prova decisiva è l'Incarnazione del Verbo, ossia della Seconda Persona della Santissima Trinità.

         Tuttavia, la conoscenza approfondita della Santissima Trinità è premessa indispensabile per capire che Gesù Cristo Nostro Signore è Dio e non è il Dio degli ebrei e dei musulmani, se essi non lo riconoscono e non lo venerano.

 

 

Il Simbolo Atanasiano

 

         "Chiunque voglia salvarsi, innanzi tutto gli è necessario conservare la fede cattolica: se non la osserverà integra ed inviolata, senza dubbio perirà in eterno ".

         Parole chiare e tremende, che dovrebbero far riflettere i progressisti innovatori.

         "La fede cattolica è questa: che sia venerato l'unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'Unità, senza confondere le Persone (che sono distinte) e senza separarne la natura (che è una per tutte e tre)".

         "Altra è la persona del Padre; altra del Figlio; altra dello Spirito Santo. Ma, sia del Padre, come del Figlio, come dello Spirito Santo, una è la Divinità, uguale la gloria, coeterna la Maestà".

         "Quale è il Padre, tale è il Figlio, tale lo Spirito Santo".

         "Increato il Padre, increato il Figlio, increato lo Spirito Santo".

         "Immenso il Padre, immenso il Figlio, immenso lo Spirito Santo".

         "Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo ".

         "E tuttavia, non tre eterni, ma uno eterno. Come non tre increati, né tre immensi, ma uno increato e uno immenso".

         "Allo stesso modo, onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, onnipotente lo Spirito Santo; e tuttavia non tre onnipotenti ma uno onnipotente".

         "Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito Santo, ma non tre Dei, bensì uno solo è Dio".

         "Signore il Padre, Signore il Figlio, Signore lo Spirito Santo, ma non tre Signori, bensì uno è il Signore".

         "Infatti, come la verità cristiana ci obbliga a credere Dio e Signore singolarmente ciascuna delle tre Persone, così la Religione Cattolica ci proibisce dì considerarle tre Dei e Signori".

         "Il Padre non è stato né creato, né generato. II Figlio non è stato creato, ma solo generato dal Padre (una generazione eterna, senza princi­pio e senza fine). Lo Spirito Santo né creato, né generato, ma proce­dente dal Padre e dal Figlio...".

         "E in questa Trinità nessuno viene prima e nessuno viene dopo, nessuno è maggiore e nessuno è minore, ma tutte e tre le Persone sono coeterne e coeguali così che, come si è già detto, sia venerata l'Unità nella Trinità e la Trinità nell'Unità".

         "Chi, dunque, vuole essere salvo, così deve credere della Trinità ".

         Dopo aver chiaramente descritto la natura trinitaria di Dio, il Santo Dottore passa a parlare dell’Incarnazione del Verbo che, già da quanto ha detto, risulta essere Dio, unico vero Dio insieme col Padre e con lo Spirito Santo, evidentemente anche dopo l'Incarnazione.

         Vero Dio e vero Uomo, una sola Persona: la Persona del Cristo. Con due nature: una divina ed una umana.

         Egli, infatti, incarnandosi, ha assunto la natura umana, senza lasciare, ma conservando, la natura divina. In altre parole, si è fatto Uomo, restando Dio.

         Poiché le due nature sono inseparabili, riconoscendo e venerando Cristo Uomo, noi riconosciamo e veneriamo anche Cristo Dio. Quindi, chi non riconosce e non venera Cristo come Dio, ma soltanto come Uomo, non può avere e non ha lo stesso nostro Dio.

         Tornerò sull'argomento, ma intanto anticipo a dire che, per la stessa suddetta ragione, Maria Vergine Santissima, essendo madre di Cristo Uomo, è pure Madre di Cristo Dio ed è giusto, perciò, chiamarla: Madre di Dio.

         Ancora per la stessa ragione, essendo Cristo stato ucciso per mano giudea come uomo, è stato ucciso pure come Dio. Pertanto, l'uccisione del Cristo è veramente deicidio. Certo! Cristo, come Dio, non poteva essere ucciso, ma peraltro i suoi uccisori sono veri uccisori di Dio.

 

 

La Santissima Trinità nel Vecchio Testamento

 

         Dio si è rivelato nel Vecchio Testamento, parlando direttamente ai primi uomini, ai Patriarchi, poi espressamente a Mosé sull'Oreb: "Io sono Colui che sono" (Es. 3, 14). Però, non si è rivelato trinitario, nonostante i numerosi velati accenni, di cui soltanto dopo la Redenzione s'è capito il vero significato. Non era la Santissima Trinità, come la conosciamo noi per la rivelazione del Signore Nostro Gesù Cristo. Noi conosciamo che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono vere Persone, distinte tra loro e non soltanto espressioni dell'unica Per­sona divina, o forze promananti della stessa.

 

Il Padre

 

         Nell'Antico Testamento Dio è stato spesso chiamato e invocato col nome di Padre, ma di una paternità generica e impropria, non come una vera persona, distinta dalla Persona del suo Spirito e dalla Persona del suo Verbo.

         "Padre" di tutte le sue creature, a motivo della creazione, della conservazione, della Provvidenza, per l'amore che più volte aveva dimostrato per il suo popolo.

         In questo senso, Dio è chiamato anche da noi e lo potrebbe essere pure dagli altri monoteisti, "Padre eterno"; ma, un conto è considerare "padre" Dio, che provvede amorosamente alle nostre necessità, spiri­tuali e materiali; e un altro conto è considerare il Padre con una pater­nità in senso vero e proprio, che si addice solo alla Prima Persona, quel­la che Gesù chiama ripetutamente "Il Padre mio " o a cui si rivolge nella preghiera come ad una persona e non a Dio genericamente. Egli parla, o si rivolge evidentemente ad "un altro" che, pur essendo Dio come ed insieme a Lui, è però una Persona da Lui distinta. "Padre" in senso generico, è per noi anche Gesù stesso ed anche lo Spirito Santo.

         Quando, perciò, ci esorta a pregare e ci rivolge una frase come ques­ta: "Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, Egli ve la con­cederà" (Gv. 16, 23), si riferisce proprio alla Persona del Padre e non a Dio genericamente. Ciò che non si riscontra nei Sacri Libri del Vecchio Testamento.

 

Lo Spirito Santo

 

Le Sacre Scritture del Vecchio Testamento accennano allo Spirito Santo, non però inteso come una Persona divina distinta dal Padre, ma bensì come una forza promanante da Dio, una forza che illumina, che fortifica, che spinge al bene. Sì, certo, questa è una mansione attribui­ta allo Spirito Santo, ma per noi non è soltanto una forza che semplice­mente promana da Dio, bensì una vera e propria Persona, distinta dal Padre, benché della sua stessa natura e, perciò, Dio insieme con Lui.

         Infatti:

1) è una persona. È chiamato anche "Paraclito", cioè "Assistente", "Consolatorc", termine che può essere attribuito soltanto ad una Per­sona, non ad un atto di una persona. Inoltre gli vengono attribuite azioni personali, come "insegnare la verità" (Gv. 14, 26; 16, 13); "testimoniare per Cristo" (Gv. 15, 46); "conoscere i segreti di Dio" (I Cor. 2,10).

2) è una persona distinta dalle altre due. Se Gesù dice: "Il Padre vi manderà un altro Paraclito" (Gv. 14, 16), significa che Lui pure è un paraclito, ma c'è né un altro, lo Spirito Santo, appunto, che il Padre invierà. E pertanto, è distinto dal Padre e dal Figlio.

3) è uno col Padre e col Figlio, lo stesso unico Dio.

         Lo dimostra, per esempio, San Pietro, che adopera scambievolmente i nomi di Dio e Spirito Santo: "Anania, come mai Satana t'ha così riem­pito il cuore, che tu cerchi di mentire allo Spirito Santo? Tu hai menti­to non agli uomini, ma a Dio " (Atti 5, 3).

         Tutto ciò, come si è detto del Padre, non si riscontra nelle Scritture Sacre del Vecchio Testamento.

 

Il Figlio

 

         Anche del Figlio è fatto cenno nelle Scritture dell'Antico Testamento, assai più che dello Spirito Santo, ma ancora troppo velatamente per potervi riconoscere una Persona Divina distinta dal Padre, nonostante la chiarezza inequivocabile con cui si sono espressi i Profeti, quando, per esempio, si dice che la Vergine partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele, cioè "Dio con noi" (Is. 7, 14). A quale uomo si può dare questo titolo? Le stesse frasi più ricordate, come: "Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra" (Ps. 109, 1), o "Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio; oggi io ti ho generato" (Ps. 2, 7), [di esse] soltanto con la venuta del Redentore si è capita tutta la verità contenuta nelle parole profetiche: si sa che di molte profezie se n'é compreso il pieno signifi­cato solo alla loro realizzazione, così che la realtà ha confermato le pro­fezie e le profezie confermano la realtà. L'opera di Dio è mirabile anche in questo.

         Ma è soltanto con l'Annunzio dell'Angelo a Maria Vergine che si conosce espressamente essere il Messia promesso una Persona della Santissima Trinità, cioè il Figlio, che col Padre e lo Spirito Santo è un solo unico Dio: "Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell'Altissimo ... Lo Spirito Santo sarà sopra di te ..." (Lc. 1, 32/35).

         Dopo questo primo annunzio, apparirà sempre più chiaramente il "Verbo", accennato nelle Scritture antiche, per esempio: "Verbo Domini coeli facti sunt" (Con la parola del Signore sono stati creati i cieli (Ps. 32, 6), non è un attributo dì Dio, né una forza impersonale, né un semplice atto della volontà divina, ma una vera Persona, distinta dal Padre, perché "In princìpio era il Verbo e il Verbo era presso Dio " (Padre) Gv. 1, 1.

         "Presso" indica distinzione dal Padre, non però separazione, perché "Il Verbo era Dio" (Gv. 1, 1); come poi più volte affermò Gesù stesso: "Io e il Padre siamo una cosa sola " (Gv. 10, 30).

 

 

Nostro Signore Gesù Cristo è Dio

 

         Noi sappiamo molto meglio degli antichi ebrei che il Messia promes­so e poi venuto a redimere gli uomini, è il Verbo eterno, è Dio.

         Gli antichi ebrei veneravano il vero Dio, in attesa del Messia promes­so. Ma, quando e dopo che il Messia è venuto ed essi non lo hanno riconosciuto, non possono più dire di credere nel vero Dio, di credere nello stesso Dio dei Cristiani?

         Per capirlo bene, dobbiamo cercare con tutte le forze di approfondire la nostra fede nella Divinità di Gesù, nostro Signore. Non inganni il fatto ch’Egli si sia umiliato, per nostro amore, fino ad assumere un corpo umano e si sia fatto uomo come noi.

         È di fede che Gesù Cristo, anche come uomo, è Figlio naturale di Dio (Padre) e, come tale, deve essere adorato con l'adorazione che spetta a Dio. Ciò è comprovato dalle sue stesse parole: "...affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato " (Gv. 5, 23); dove "onora" equivale per "lo riconosce vero Dio, lo adora e gli rende il culto che gli è dovuto".

         Egli, insomma, esige per sé la medesima adorazione che è dovuta al Padre. Chi non lo fa, non lo riconosce come vero Dio; e come si può dire che abbia lo stesso Dio di chi, invece, lo riconosce e lo adora?

         "Io sono nel Padre e il Padre è in me; chi vede me, vede anche il Padre" (Gv. 14, 9-10). "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10, 30). E notare che Gesù parlava di sé stesso non soltanto come Verbo eterno, ma anche come Verbo incarnato, per cui anche nell'uomo visi­bile si doveva e si deve vedere, con l'occhio della fede, Dio, che è in cielo ed è in terra nella visibile Persona del Cristo.

 

 

Dio si è manifestato nella

Persona umana di Cristo

 

         Non si dirà mai abbastanza, che la differenza tra i cristiani e gli altri monoteisti, particolarmente ebrei e musulmani, nella fede del vero Dio, consiste soprattutto nella manifestazione esterna e visibile di Dio nella Persona umana di Cristo.

         Se Dio avesse rivelato il mistero della Santissima Trinità attraverso un Angelo, oppure un Profeta, che ne avesse parlato apertamente e con la massima chiarezza, ciò non sarebbe ancora sufficiente a dimostrare che il Dio dei cristiani non è quello degli ebrei e dei musulmani. È la mani­festazione esterna e visibile di Dio stesso nella Persona del Verbo incar­nato che ce ne distingue.

         Inutile dire, come fanno i "cattolici" novatori: "Noi, cristiani, ebrei e musulmani abbiamo lo stesso Dio, perché crediamo tutti e abbiamo in comune il Dio di Abramo". Non lo si può dire. Se il Dio di Abramo non si fosse manifestato nella Persona del Verbo incarnato, allora sì, che potremmo anche dire di avere in comune lo stesso Dio, benché con una conoscenza diversa sulla natura divina dell'Eterno. Ma, poiché il Dio di Abramo si è manifestato nella Persona di Cristo Signore, non si può dire di avere lo stesso Dio con coloro che non hanno riconosciuto e non vogliono riconoscere, né accogliere il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, il Cristo, il quale altro non è che il Dio di Abramo.

         Provo a spiegare il mistero con un esempio, sempre molto alla buona, perché i misteri non possono essere rappresentati da fatti naturali, ma per rendere un poco l'idea di quello che s'intende dire.

         Immaginiamo che dei fratelli abbiano il loro padre lontano, che non hanno mai visto e che conoscono solo per corrispondenza. Essi hanno tutti lo stesso padre. Un bel giorno il padre fa ritorno nelle sua propri­età, dove stanno i suoi figli, dandosi loro a riconoscere inequivocabil­mente. Ma solo alcuni lo riconoscono e lo accolgono, mentre gli altri non lo vogliono riconoscere né accogliere, anzi lo cacciano via in malo modo, dicendo di non riconoscere altro che "quello" lontano. Che figli sono, se riconoscono il padre quando è lontano, ma non lo vogliono riconoscere e lo rinnegano quando è vicino?

         Il padre, da parte sua, sarà sempre il loro padre, ma sono essi che non vogliono essere suoi figli e vanno ripetendo che quello venuto non è il loro padre.

         Da questo momento non hanno più il padre in comune con quelli che, invece, lo hanno accolto. Come fanno alcuni di quelli rimasti fedeli, per eccesso di amore verso i ribelli, a sostenere che quelli hanno il loro stesso padre, se non rinunciando essi pure al padre che è loro vicino? Come possono accordarsi fedeltà e ribellione, dicendo gli uni: "Questo è il nostro padre" e dicendo gli altri: "Questo non è il nostro padre"?

         "Il Verbo (che) era Dio (lo è da sempre e per sempre) si è fatto carne e venne ad abitare tra noi" (Gv. 1, 1/14) per essere l’"Emmanuele", ossia, "Dio con noi". "...Venne nella sua proprietà (cioè, tra il suo popolo d'Israele, che aveva eletto e preparato per accoglierlo come Messia Salvatore) e i suoi non lo ricevettero. Ma a tutti quelli che lo ricevettero diede il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome ... e da Dio sono nati" (Gv. 1, 1/ 11-13).

         Vuol dire che a tutti coloro che non lo ricevettero, non diede il potere di divenire figli di Dio. Dunque, se non sono figli, non lo hanno nem­meno per padre, avendolo rifiutato e rinnegato. Se non lo hanno per loro padre, non lo hanno nemmeno per loro Dio.

         Perciò, il Dio di coloro che non credono nel suo nome (cioè, in Lui, Verbo incarnato e vero Dio), non è il Dio di coloro che credono nel suo nome (idem, come sopra).

         Ovvero, il Dio degli ebrei e dei musulmani non è il Dio dei cristiani; non da parte di Dio, ma bensì da parte di chi lo rifiuta e non vuole aver­lo per suo Dio.

 

 

Le operazioni esterne di Dio

 

         Sarebbe già sufficiente quanto è stato esposto per dimostrare che Dio, pur essendo, come Ente Supremo, lo stesso Dio di tutti i monoteisti, tut­tavia, dopo l'Incarnazione del Verbo e la rivelazione fatta da Lui stes­so, non si può più dire che ebrei, musulmani e quanti monoteisti esistessero, abbiano lo stesso Dio dei cristiani; perché, per avere lo stes­so Dio, bisogna credere in Gesù Cristo come vero Dio, nonostante abbia assunto la natura umana.

         Ma sarà utile, per convincerci meglio, fare un breve cenno alle operazioni esterne di Dio. A dire il vero, se n'é già parlato, perché l'Incarnazione del Verbo è una operazione esterna di Dio. Si sa che in Dio ci sono operazioni "ad intra", cioè quelle che da tutta l'eternità avvengono in seno alla Santissima Trinità, tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e ci sono le operazioni "ad extra", ossia quelle compiute con la creazione e dopo la creazione verso la creazione stessa, particolarmente verso gli uomini.

         Le operazioni esterne di Dio sono:

1) la creazione; 2) la redenzione; 3) la santificazione.

         Ciascuna di queste attività esterne di Dio è attribuita ad una delle tre Persone della Santissima Trinità. La creazione è attribuita al Padre; la redenzione è attribuita al Figlio; la santificazione delle anime è attribuita allo Spirito Santo. Ma ciascuna persona non opera da sola e indipendente­mente dalle altre, bensì unitamente insieme alle altre.

         È ovvio: s'è detto che dove c'è una Persona ci sono anche le altre due perché, pur essendo distinte tra loro, sono però intimamente unite nel­l'unica natura divina. Dove c'è il Padre, c'è anche il Figlio e c'è lo Spirito Santo.

         Ora, sappiamo che l'operare segue l'essere. Perciò, dove c'è ed opera una delle tre Divine Persone, ci sono ed operano le altre due. Dove c'è ed opera il Padre, ci sono ed operano anche il Figlio e lo Spirito Santo; dove c'è ed opera il Figlio, ci sono ed operano anche il Padre e lo Spirito Santo; dove c'è ed opera lo Spirito Santo, ci sono ed operano anche il Padre e il Figlio. Non possono agire separatamente, perché altrimenti, come sarebbero separate nell'agire, così sarebbero separate anche nell'essere, ciò che sarebbe contrario all'Unità di Dio il quale, pur essendo trino, è però un unico solo Dio.

         Non è ancora del tutto esatto dire che le tre Persone agiscono tutte e tre unitamente e insieme: anche gli uomini sono capaci di operare uni­tamente e insieme tra loro. Le tre Divine Persone operano come unico principio di tutte le cose.

         Ciò che non avviene tra gli uomini, i quali sono separati gli uni dagli altri.

         Cosi, la creazione del mondo è, bensì, attribuita al Padre, però il Padre non ha da solo creato il mondo, ma per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, come unico principio; per cui non sbagliamo, se chiamiamo il Figlio Gesù Cristo Egli pure nostro Creatore. E, parimenti, chiamiamo nostro Creatore lo Spirito Santo, per esempio nel Veni Creator: "Vieni, o Spirito Creatore, visita le menti dei tuoi fedeli: riempi di superna grazia i cuori che tu hai creato".

         San Giovanni, all'inizio del suo Vangelo, descrive l'attività creatrice del Padre insieme col Verbo suo Figlio "Tutto è stato fatto (dal Padre) per mezzo di Lui (del Verbo) e nulla senza di Lui è stato fatto di ciò ch'è stato fatto (Gv. 1, 3).

         E il Figlio, Cristo, attesta la unità della sua azione col Padre, fondan­dola sull'unità dell'essenza, ossia della natura divina: "Ciò che il Padre fa, lo fa parimenti il Figlio. Proprio per questo i giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chia­mava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio " (Gv. 5, 17-18).

         In più parti le Sacre Scritture attestano l'unità dell'azione delle Divine Persone, anche con il fatto di attribuire a Persone Divine diverse le medesime opere.

         Così, per esempio, l'opera dell'Incarnazione: "Lo Spirito Santo scen­derà su di te e la potenza dell'Altissimo (di Dio Padre) ti adombrerà; per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio (Lc. 1, 35); la distribuzione dei carismi soprannaturali: "Ora, c'è varietà nei doni, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti (I Cor. 12, 4-6); la remissione dei peccati: "... Ricevete lo Spirito Santo: A chi rimetterete i peccati, saranno rimes­si; a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Gv. 20, 22), sono attribuite ora al Padre, ora al Figlio, ora allo Spirito Santo (cfr. Comp. Teol. Dogm. Ott.). Ciò significa che, dove opera una Persona, operano anche le altre due. Perciò Sant'Agostino, come Sant'Atanasio, afferma: "Come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono indivisibili (nella natura) così indivisibil­mente operano " (De Trinitate).

 

 

Applicazioni pratiche

 

         Quanto si è detto sull'attività esterna di Dio non aggiunge nulla a quanto è stato detto precedentemente, ma vuole soltanto completare e approfondire le nostre cognizioni sui mistero trinitario e confermare quanto si dichiara: che cioè non è esatto affermare l'identità del Dio degli ebrei e dei musulmani col Dio dei cristiani, proprio a causa della rivelazione della Santissima Trinità e della manifestazione esterna delle Tre Divine Persone, particolarmente della Seconda, del Figlio.

         Tenuto fisso che, dove c'è ed opera una delle tre Divine Persone, ci sono ed operano anche le altre due, se ne escludiamo una, escludiamo tutto Dio, perché Dio è tutto Dio in ciascuna delle tre Persone, le quali, benché distinte, sono tra loro inscindibilmente unite.

         Noi crediamo nello Spirito Santo come vero Dio, che è ed opera col Padre e col Figlio. Lo veneriamo con una festa (la Pentecoste); con delle cerimonie particolari; invocandolo con preghiere e canti a Lui diretti. Ebrei e musulmani non lo credono, non lo venerano e non lo invocano: come si può dire che abbiano lo stesso Dio dei cristiani?

         Ancor più evidente è l'inesattezza di quell'affermazione, consideran­do la Persona umana e divina di Cristo.

         Riguardo all'attività esterna dello Spirito Santo, essendo Egli invisi­bile, non se ne possono constatare altro che gli effetti salutari prodotti in coloro che ne sono stati investiti, riempiti, illuminati, guidati e san­tificati. Ma il Figlio si è manifestato visibilmente agli uomini, assumen­do la natura umana, sempre conservando, però, la natura divina. Gesù Cristo, Nostro Signore, è vero Uomo e vero Dio. Egli è il nostro Dio. Gli Apostoli hanno veduto la sua umanità. Prima fu adorato come vero Dio dai Pastori e dai Magi, benché la Divinità fosse nascosta sotto il velo dell'umanità e solennemente testimoniato dalla voce del Padre, al Battesimo, alla Trasfigurazione e poco prima della Passione: "Questi è il mio Figlio diletto: Ascoltatelo!" (Mt. 3, 17 - 17, 5). "E dal cielo venne questa voce: L'ho glorificato e ancora lo glorificherò!" (Gv. 12, 28).

         Ora noi non ne vediamo né la Divinità, né l'umanità, ma la crediamo, la adoriamo, la veneriamo ugualmente, in modo tutto particolare nella Santissima Eucarestia, ove è presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, come era presente nel seno purissimo della Vergine Immacolata, come fu veduto nei giorni della sua vita terrena; poi, dopo la risurrezione e nel corso dei secoli, apparso visibilmente ad alcune anime privilegiate.

         Tutto il culto della Chiesa è rivolto a Lui, a Cristo, nostro Signore e nostro Dio.

         Gli ebrei non hanno riconosciuto Dio nella Persona di Cristo, e tanto meno la riconoscono ora, né lo adorano presente nell'Eucarestia, né gli rendono il culto che gli spetta. E altrettanto i musulmani. Come si può affermare che abbiano lo stesso nostro Dio?

         Ammettiamo pure di avere in comune con essi il Padre; ma, alla luce di quanto è stato definito dalla Santa Chiesa e qui è stato spiegato, ciò è un controsenso. Non si può avere in comune "una parte" di Dio.

         In Dio non ci sono parti, Dio è indivisibile: tutte e tre le Divine Per­sone sono tra loro inscindibilmente unite, così da formare un solo unico Dio. O si ha tutto Dio, o non lo si ha per niente. Dice bene, perciò, l'Apostolo ed Evangelista San Giovanni: "Chi nega il Figlio, nega e non possiede neppure il Padre" (I Gv. 2, 23).

 

 

Che ne pensano ebrei e musulmani?

 

         Già si è accennato, all'inizio, che ebrei e musulmani non gradiscono e non accettano l'idea dei "cattolici" progressisti di avere lo stesso Dio dei cristiani.

         Anzi, ne sono sempre stati e ne sono tuttora completamente ostili.

         Per gli ebrei, i cristiani sono "bestemmiatori" e "adoratori del diavolo".

         Per i musulmani, i cristiani sono "politeisti" e "idolatri", proprio a motivo della fede nella Santissima Trinità e nel Verbo incarnato.

         Ci bastano solo due testimonianze, ma assai eloquenti: per i primi si fa portavoce l'ebreo Memmi, il quale, intendendo parlare ai cristiani, dice: "La vostra religione è per i giudei una bestemmia e una sovversione: il vostro Dio è il diavolo, ossia il concentrato del male sulla terra". Perché? Ci pensa l'ebreo Rabi a spiegare la ragione di questo giudizio. Dice: "[La religione cristiana] è tradimento e idolatria, per­ché implica la grande bestemmia, cioè la credenza nella divinità di un uomo". Né più, né meno, di quello che dissero gli antichi giudei: "Disse Gesù: Ho compiuto molle opere buone; per quale mi lapidate? Gli risposero i giudei: Non ti lapidiamo per le opere buone, ma per la bestemmia. Perché tu, che sei uomo, ti fai Dio" (Gv. 10, 32-33).

         Per quel giorno non poterono ucciderlo a causa della folla, ma fu questo il motivo decisivo per cui lo condannarono a morte: "Il Sommo Sacerdote si stracciò le vestì, dicendo: Egli ha bestemmiato ... Ecco, l'avete sentita ora la bestemmia. Che ve ne pare? Quelli risposero: è reo di morte!" (Mt. 26, 65-66).

         E i musulmani? Essi respingono con orrore il dogma cristiano della Santissima Trinità, accusando il cristianesimo di politeismo e idolatria. Secondo l'intellettuale musulmano Muhammad Hamidullah: "Dire ai musulmani che essi adorano lo stesso Dio dei cristiani non è esatto, perché il Dio dei cristiani è trinitario e un musulmano non adora come Dio né Gesù, né lo Spinto Santo".

 

 

La Santissima Vergine Maria è Madre di Dio

 

         Parlando di Gesù Cristo, nostro Dio, non possiamo dimenticare la sua Santissima Madre, Maria. Gesù è Dio e la sua Madre è chiamata, perciò, come veramente è, Madre di Dio.

         La questione sarebbe già risolta così, senza bisogno di aggiungere altro. Ma, poiché qualcuno, con ragionamenti tortuosi e complicati, pur riconoscendo la Divinità di Gesù, ha creduto di negare la Divina Mater­nità di Maria, è necessario dilungarsi un po’ per dimostrare la fondatez­za di tale asserzione. Questa dimostrazione serve, inoltre, ad appro­fondire ulteriormente l'incompatibilità della fede ebraica e musulmana con quella cristiana riguardo al vero Dio.

         Naturalmente questo dogma di fede, definito dall’infallibile Magistero della Chiesa, scandalizza e non può piacere agl'islamiti, i quali non ammettono nemmeno che il Padre abbia un Figlio (umanamente inte­so); tanto meno ammettono che Dio abbia una Madre, non comprendendo e non volendo comprendere che il Padre e il Figlio, insieme allo Spirito Santo, non sono tre Dei, ma bensì un unico Dio in tre Persone perfettamente uguali, sussistenti l'una nell'altra, benché tra loro distinte, né volendo capire che Maria è Madre di Dio fatto uomo il quale, tuttavia, ha conservato la natura divina.

         Per la stessa ragione gli ebrei non vogliono comprendere e non vogliono ammettere questa prodigiosa realtà.

         È ovvio che Maria non ha generato Dio eterno ed infinito, Creatore di tutte le cose ed anche di Lei stessa; Ella è Madre di Dio per elezione e per disposizione di Dio, che ha stabilito di assumere la natura umana, senza lasciare quella divina, proprio da Lei.

         L'ordine delle cose è stato cambiato: Dio può fare anche questo. Prima, o fuori dell'Incarnazione del Verbo, Dio era il medesimo Dio per tutti i monoteisti e lo sarebbe ancora; ma con l'Incarnazione del Verbo, Dio è diventato il vero Dio soltanto per quelli che credono, appunto, nel Verbo incarnato.

         E Maria, prima dell'Incarnazione del Verbo attraverso di Lei, era semplicemente una donna, una creatura, la più santa di tutte le creature, anzi immacolata; dopo l'Incarnazione del Verbo attraverso di Lei, che lo ha generato alla vita terrena, ha cessato di essere una semplice donna ed è divenuta la Madre di Dio.

         Intendiamoci: non è divenuta Dio; eppure, restando una creatura, è divenuta Madre di Dio.

         Come può tutto questo essere avvenuto; ossia, per quale intima ragione Ella è divenuta Madre di Dio? È ancora troppo poco dire che è Madre di Dio, perché ha generato il Verbo, che è Dio. Anche i prote­stanti e molti eretici prima di loro, pur sapendo che Maria ha generato il Verbo di Dio, tuttavia negano che Maria sia Madre di Dio, avendo un concetto erroneo sulle realtà soprannaturali riconosciute e definite dalla Santa Madre Chiesa.

         Ci fu chi disse che Gesù era vero Dio, non però vero uomo: il corpo e tutte le azioni materiali sarebbero state solo apparenti. Altri dissero (e dicono) che Gesù fosse vero uomo, ma non vero Dio. Altri ancora hanno arzigogolato, per dimostrare che Gesù era vero uomo ed anche vero Dio, però Maria lo avrebbe generato solo nella natura umana: la natura divina Gesù l'avrebbe assunta ... in seguito. Queste ed altre sciocchezze sono state congetturate dalla fantasia di vari eretici, che non si sono attenuti al Magistero della Chiesa, in cui solo risiede la verità.

         Ma il più famoso e che più interessa al caso della maternità di Maria Santissima fu, nel secolo IV, il Vescovo di Costantinopoli, Nestorio; il quale, con un argomento diverso da quello di altri eretici, sosteneva che si doveva chiamare Maria soltanto "Madre di Cristo", ma non "Madre di Dio".

         Praticamente, egli voleva dire che Maria era (ed è) Madre di Gesù Uomo, ma non Madre di Gesù Dio, come se in Gesù ci fossero due per­sone: una umana ed una divina.

Ma ciò è falso.

 

 

In Cristo c'è una sola Persona, con due nature

 

         È di fede definita dalla Chiesa che in Cristo le due nature, divina ed umana, sono unite in una sola Persona.

         Nestorio sostenne che in Cristo ci fossero due soggetti, ossia due Persone, una con la natura umana ed una con la natura divina, per cui l'Uomo Cristo non sarebbe Dio, ma soltanto portatore di Dio. Di con­seguenza, Maria non potrebbe essere designata in senso proprio con l'appellativo comune "Madre di Dio", ma soltanto "Madre di Cristo"; non "Madre di Cristo Dio", ma solo "Madre di Cristo Uomo". Niente affatto!

         Nella Persona di Cristo le due nature, divina ed umana, sono inseparabilmente unite, per cui Maria, divenendo madre dell'unica persona del Cristo, è divenuta contemporaneamente Madre di Gesù sia nella natura umana, che nella natura divina. Ripetiamo: Non si possono se­parare le due nature, divina ed umana. Quindi Maria, divenendo Madre di Gesù Uomo, è divenuta ipso facto, contemporaneamente e real­mente, Madre di Gesù Dio. Perciò, si può dire e si deve dire che Maria Santissima è veramente, non per modo di dire, ma realmente Madre di Dio.

         Se così non fosse, con un ragionamento analogo dovremmo dire che Maria non è madre di Gesù nemmeno come uomo, anzi, che nessuna mamma sarebbe madre dei suoi figli.

         La Dottrina cristiana c'insegna che "L'uomo è un essere ragionevole composto di anima e di corpo". Non di sola anima come gli Angeli, né di solo corpo come gli animali, ma di anima e di corpo, due cose dis­tinte, ma inseparabili, fin che l'uomo è uomo sulla terra.

         Ora sappiamo, sempre dal Catechismo, che la donna concepisce il corpo del suo bimbo, non l'anima, che è creata direttamente da Dio nello stesso istante del concepimento. Ed è in quell'istante che l'em­brione concepito diventa un essere vivente, diventa un uomo, compos­to di anima e di corpo. Ebbene, poiché l'anima è creata direttamente da Dio e non è concepita dalla madre, dovrebbe dirsi che la donna è madre solo del corpo del suo bimbo, non madre della sua anima. Ma questa sarebbe una mostruosità. Sarebbe madre solo della parte materiale e animale del figlio, non madre della parte razionale e spirituale! Si può dire una cosa simile? Non si può dire, perché il corpo e l'anima sono intimamente ed inseparabilmente uniti dal momento in cui l'uomo è uomo, ossia dal momento in cui viene concepito, fino al momento in cui cessa di essere uomo, cioè nel momento della morte. Perciò, nello stesso istante in cui la donna concepisce e diviene madre del corpo, diviene ipso facto contemporaneamente e realmente, anche madre del­l'anima, cioè di tutto l'uomo, non perché sia lei a generare l'anima, ma perché nell'uomo l'anima è inseparabilmente unita al corpo, così da formare un'unica entità: la entità uomo.

         Sì, sì, diciamo pure che la mamma è madre dell'anima del suo figlio, anche se l'anima non l'ha generata lei.

         E analogamente, diciamo pure che Maria Santissima è madre della divinità del suo figlio Gesù, è Madre di Dio anche se, è ovvio, non è stata Lei a generare Dio.

         E tuttavia, giustamente, la chiamano: Dei Genetrix, genitrice di Dio; come chiamiamo ogni mamma: genitrice del suo bambino.

         Maria Vergine Santissima è figlia di Dio per creazione, ma è Madre di Dio per l'Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità dal suo purissimo seno. Onde il grande poeta e teologo Dante Alighieri a Lei si rivolge chiamandola: "Figlia del tuo Figlio". In natura ciò non è pos­sibile, nonostante tutte le mostruosità inventate dall'ingegneria geneti­ca; nell'ordine soprannaturale, invece si, è possibile.

         Se la prova degli Angeli consisteva (si dice) nel credere e adorare "Dio fatto Uomo", anche per noi uomini una prova di fede è credere e vener­are una creatura. Maria, fatta "Madre dì Dio".

         E, come è vero che "Chi nega il Figlio non ha neppure il Padre", (I Gv. 2, 23); così chi nega la Madre, non possiede neppure il Figlio; e non possiede neppure il Padre, Dio.

 

 

Il Deicidio

 

         Ebrei, musulmani e quanti si oppongono al Magistero infallibile della Chiesa, come si scandalizzano nel sentir chiamare Maria "Madre di Dio" perché, dicono, Dio non può avere una madre, così pure si scan­dalizzano nel sentir chiamare Deicidio l'uccisione di Cristo; perché, dicono, Dio non può morire e non può essere ucciso da alcuna sua crea­tura. Invece, come è stato dimostrato, Maria è veramente Madre di Dio a causa dell'Incarnazione attraverso di Lei del Verbo eterno, il quale ha assunto la natura umana senza perdere quella divina, anzi unendo inseparabilmente le due nature, così che Maria, generando Cristo Uomo, ha generato anche Cristo Dio ed è perciò "Genitrice di Dio", essendo il Figlio Dio col Padre e lo Spirito Santo.

         Ebbene, per la stessa ragione, l'uccisione del Cristo è giustamente chiamata Deicidio, cioè uccisione di Dio, benché Dio, come Dio, non possa morire e non possa essere ucciso. Come Dio, non poteva essere ucciso, o ferito, o danneggiato in alcun modo, ma nella Persona di Cristo, vero Uomo e vero Dio, sì. Uccidendo Cristo nella persona umana, si è ucciso Cristo anche nella Persona divina, così che l'Aposto­lo Pietro poteva dire ai giudei: "Avete ucciso l'Autore della vita" (Atti 3, 15). E l'Apostolo Paolo: "Se l'avessero conosciuto, non avrebbero crocifìsso il Signore della gloria (cioè, Dio)" I Cor. 2, 8.

         Sì, il deicidio è stato commesso in realtà soltanto dagli uccisori di Cristo, perché, è vero, Cristo, come Dio, non poteva essere ucciso; e tuttavia gli uccisori di Cristo sono stati veramente deicidi, essendo stata la loro azione diret­ta non soltanto verso Cristo Uomo, ma anche verso Cristo Dio.

         Se facessimo lo stesso ragionamento fatto riguardo alla Divina Maternità di Maria, dovremmo dire che, se gli uccisori di Cristo non hanno ucciso Cristo Dio, essi non avrebbero nemmeno ucciso Cristo Uomo, che anzi, nessun uomo può essere ucciso. Colui che uccide, uccide il corpo, non l'anima, che è immortale. Ha detto il Signore: "Non temete quelli che uccidono il corpo, ma l'anima non possono ucciderla" (Mt. 10, 28). Perciò, dovrebbe essere errato chiamare "omicidio" l'uccisione dell'uomo, ma sarebbe più preciso chiamarla "corpicidio". Invece no. Nell'uomo, il corpo e l'anima sono intimamente ed inseparabilmente uniti, per cui chi uccide l'uomo nel corpo, uccide l'uomo anche nel­l'anima. Con la morte, l'anima si separa dal corpo e l'uomo cessa di essere uomo; ma, finché l'uomo vive, o meglio, finché il corpo vive, vive tutto l'uomo, per cui chi uccide commette veramente omicidio, uccide l'uomo, anche se in realtà soltanto il corpo muore, non l'anima, che continua a vivere la sua vita, felice od infelice, secondo quello che merita nel momento in cui si separa dal corpo e cessa la vita terrena.

         Analogamente, chi ha ucciso l'Uomo Cristo, l'ha ucciso nel corpo e l'ha ucciso nell'anima; inoltre, uccidendolo nella natura umana, l'ha ucciso anche nella natura divina, inseparabilmente unite, ancor più unite che il corpo con l'anima, perché, come insegna la Teologia cat­tolica, l'unione "ipostatiea", ossia l'unione della natura divina con la natura umana in Cristo, non fu mai interrotta, neppure alla sua morte. Si può dunque dire che l'uccisione di Cristo fu un vero deicidio, anche se Dio, vivente in Lui, non poteva essere ucciso; e quelli che lo hanno ucciso sono stati veramente e realmente deicidi.

         Sono concetti molto alti, che sorpassano di gran lunga le nostre capac­ità d'intendere: siamo nel mistero.

         Eppure, come detto all'inizio, noi possiamo argomentarci sopra e conoscere intorno ad esso molte verità utili alla nostra fede. E, tra le altre cose utili, c'è quella di convincerci ancor più che Gesù Cristo, nato da Maria Vergine e ucciso sulla croce, è Dio, è il nostro Dio, non il Dio degli ebrei e dei musulmani, che lo hanno rifiutato e lo rifiutano ancora.

 

 

Convenienza dell'Incarnazione del Verbo

 

         Non ci sarebbe altro da aggiungere per spiegare come ebrei e musulmani, poiché non riconoscono e non adorano Gesù Cristo Nostro Signore, vero Uomo e vero Dio, non hanno lo stesso Dio dei cristiani. Siccome, però, ebrei e musulmani non capiscono la necessità della Divina Incarnazione (e non solo essi, ma oggi anche molti "cattolici" che hanno assorbito le idee moderniste); anzi si scandalizzano, senten­do dire che Dio si è fatto uomo; ecco che continuiamo il discorso per mostrare la convenienza e la necessità dell'Incarnazione del Verbo, mentre ebrei e musulmani, come tutti gli oppositori alla dottrina della Chiesa, non possono dimostrare il contrario.

         Infatti, noi possiamo dimostrare, non solo con argomenti soprannaturali e di fede, ma anche con argomenti naturali e razionali, che Dio esiste; si è fatto uomo; ci ha rivelato tutto quello che la Santa Madre Chiesa ci propone a credere. Mentre gli avversari non hanno validi argomenti per dimostrare le loro tesi nega­torie.

         No, non sarebbe stato sufficiente che il Signore avesse mandato un profeta, per quanto grande fosse, che l'avesse sostituito nell'opera di redenzione del genere umano: doveva proprio Lui e soltanto Lui venire a compiere una missione di valore infinito, com’era indispensabile alla nostra salvezza.

         Le ragioni della convenienza dell'Incarnazione divina sono tante, che non basterebbero poche pagine per elencarle e descriverle tutte: occorrerebbero moltissimi e grossi volumi. Ma questo è stato fatto dai Santi Padri e da veri valenti teologi e scrittori illuminati e dotti.

         Qui accenneremo soltanto a qualcuna.

 

 

Necessità di un Mediatore

infinito tra l'uomo e Dio

 

         La redenzione del genere umano, voluta dalla misericordia di Dio, esigeva un Mediatore tra gli uomini e Dio, ma un Mediatore infinito e posto nella condizione umana: non poteva essere che un Uomo-Dio, ossia Dio fatto Uomo.

         Fin dai tempi antichi, perciò, il Signore aveva preannunciato la sua venuta: "Egli stesso (Dio) verrà e vi salverà " (Is. 35, 4). La grazia è un bene di valore infinito: chi avrebbe potuto acquistarlo? Il peccato, che ci fece perdere la grazia e molti altri beni, è un'offesa infinita fatta a Dio. Chi avrebbe potuto espiarlo? Sì, l'uomo deve fare la sua parte, ma non sarebbe per nulla sufficiente, se non fosse avvalorata dai meriti infiniti di Nostro Signore Gesù Cristo, Verbo incarnato. Perciò: "Gli porrai nome Gesù (= Salvatore), poiché è Lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt. 1, 21). Egli, poi, compiuta la Redenzione, ci ha lasciato un sacrificio (la Santa Messa) infinito, col quale rinnova il Sacrificio della Croce e ce ne applica i meriti infiniti, oltre tutto rima­nendo tra noi nell'Eucarestia.

         Quale uomo avrebbe potuto fare queste cose sublimi?

         Ma non avrebbe potuto Dio redimere l'uomo in altro modo? No, non avrebbe potuto, non perché la sua potenza .abbia un limite, ma per la condizione del mondo da Lui creato. Vediamo, allora:

 

a) Le esigenze della Giustizia Divina

 

         La Giustizia di Dio è infinita, come infinito è il suo amore. Noi pen­siamo agli attributi di Dio separatamente; ma in Dio non ci sono sepa­razioni. Però noi, per esprimerci e per intenderci, dobbiamo considerarli come se fossero separati. Orbene, Dio ha creato gli uomini, come gli Angeli, per amore; perché esseri intelligenti e liberi, come Lui, parte­cipassero alla sua gloria e beatitudine eterna. In Lui, però, l'amore ha dovuto (diciamo così) fare i conti con la sua giustizia. La sua giustizia, infatti, esigeva che gli esseri creati a sua immagine e somiglianza, per essere ammessi a partecipare alla sua gloria e beatitudine, dimostrassero buona volontà, superando una prova. L'uomo, all'origine, non l'ha superata, commettendo il peccato, che ha rotto l'equilibrio morale creato da Dio. La Giustizia di Dio esigeva assolutamente che l'ordine morale fosse ristabilito.

         La Giustizia Divina non è come quella umana, che ammette delle amnistie, ossia il condono delle pene in occasione di qualche avveni­mento particolare, senza che i reati siano stati adeguatamente espiati. No, no. In Dio c'è la misericordia, che non è affatto un'amnistia.

         Il reato, cioè il peccato, deve essere assolutamente espiato. Se il pec­cato (d'origine, come quello attuale) non è espiato, non ci può essere in alcun modo salvezza per l'uomo. Poiché l'amore di Dio ne vuole la salvezza, non potendo l'uomo da solo espiare i suoi peccati, non c'era altra via da scegliere che Egli stesso, Dio infinito, nella persona del Verbo, si facesse uomo, restando Dio e pagasse Lui i nostri debiti verso di Lui.

         Il condono del reato e della pena dovuta al reato stesso ha, dunque, un fondamento nell’abbondante espiazione compiuta dal Verbo Incarnato. E solo incarnandosi, il Verbo poteva espiare. Perché?

 

b) Necessità del merito

 

         Per espiare il peccato e guadagnare la grazia, occorre il merito. La giustizia di Dio lo esige. È l'unica ed indispensabile moneta per questo soprannaturale "commercio". Ma il merito si acquista soltanto nella condizione umana, cioè di libertà e di responsabilità sulla terra. Quindi, soltanto sulla terra come uomini (o come gii Angeli, prima della loro prova).

         Sappiamo che in cielo i Beati, come gli Angeli, non possono più meritare. Godono la gloria e la beatitudine che hanno meritato nel tempo, o nella condizione di libero arbitrio, né potranno mai più aumentarla. Essi pregano per noi; o, meglio, intercedono; ma la loro potenza d'interces­sione dipende dai meriti che si sono a suo tempo acquistati. Anche in Purgatorio, le anime espiano le loro colpe; ma non guadagnano meriti, per quanto la loro permanenza in quel luogo sia lunga e dolorosa. In Paradiso porteranno soltanto i meriti guadagnati sulla terra. Né più, né meno.

         Ebbene, nemmeno il Verbo eterno, restando soltanto Dio, avrebbe potuto guadagnare meriti. Solo assumendo la natura umana, con tutte le sue infermità, eccetto il peccato, poteva meritare; non per sé (inutile dirlo: che bisogno ne aveva?), ma per noi, che la bontà e la misericor­dia di Dio volevano salvi. Solo, unicamente per questa via.

         Ho parlato anche di "nostri" meriti: certamente ci vogliono, ma essi dipendono sempre dalla Grazia meritataci da Nostro Signore Gesù Cristo e avvalorati dai suoi infiniti meriti.

         Era, dunque, necessario che il Figlio di Dio, Dio col Padre e lo Spirito Santo, si facesse Uomo, restando Dio e venisse ad abitare tra noi.

 

La nostra adozione a figli di Dio

 

         II Signore, nella sua infinita liberalità, voleva (e vuole) che noi non soltanto ci salviamo dalla morte eterna e meritiamo un premio per le nostre opere buone; ma, avendoci creati simili a Lui per l'intelligenza e la volontà, vuole che siamo ancora più simili a Lui con la nostra adozione a suoi figli, assai più che la figliolanza per creazione.

         Con la grazia ci ha fatti figli (adottivi) di Dio e ci conferisce un diritto all’eredità celeste: "Lo Spirito (Santo) attesta allo spirito nostro che siamo figli di Dio. E, se figli, siamo pure eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo" (Rom. 8, 16-17).

         La figliolanza adottiva, ovviamente, non è la figliolanza naturale di Cristo; però questa ne è il prototipo, tanto che è detto: Egli (Gesù) è il primogenito tra molti fratelli" (Rom. 3, 29). Ma, come avrebbe potuto esserlo, se non avesse preso una natura come la nostra?

         Ce lo spiega magistralmente Sant’Ireneo: "II Verbo di Dio si è fatto Uomo e il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo, perché l'uomo, unito al Verbo e ricevendo l'adozione, diventi figlio di Dio.

         Non potevamo, infatti, in nessun altro modo ricevere la incorruzione e l'immortalità, se non con l'essere uniti all'Incorruzione e all'Immortalità, E come, poi, avremmo potuto essere uniti all'Incorruzione e all'Immortalità, se prima l'Incorruzione e l'Immortalità non si fosse fatta quello che siamo noi, perché ciò che era corruttibile fosse assorbito dall’incorruzione e ciò che era mortale dal­l'immortalità, e noi potessimo ricevere l'adozione di figli?" (Sant’Ireneo, Contro le eresie).

         L'adozione divina, poi, non è come l'adozione umana, la quale è soltanto esterna, stabilendo solo un rapporto giuridico-morale tra l'adottante e l'adottato.

         L'adozione divina è la comunicazione di una vita nuova, soprannatu­rale, deiforme, prodotta dalla Grazia di Gesù nostro Signore. Infatti: "La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo " (Gv. 1, 17).

 

 

Il segno più grande dell'amore di Dio

 

         Più che valore dogmatico, questo ha valore ascetico, non però meno importante ed efficace degli altri argomenti.

         È vero che l'amore e la misericordia del Signore verso gli uomini erano conosciute e sperimentate fin dai tempi più antichi e tutto il Vecchio Testamento, specie nei Salmi, è un canto di lode e di ringra­ziamento a Dio. "Lodate il Signore, perché è buono, perché in eterno è la sua misericordia" (Ps. 135, 1). Tuttavia, perché si conoscesse appieno e nella maniera più grande, era necessario che Dio stesso si facesse uomo e ce ne desse una tangibile dimostrazione. Il fatto stesso dell'Incarnazione, che cioè Dio infinito e maestoso abbia preso una carne come la nostra, con tutte le miserie della natura umana e della natura umana decaduta (tranne il peccato, s'intende), è già dimostrazione che supera di gran lunga tutte le precedenti.

         E perché Dio, nella persona del Verbo, si è incarnato?

         Per riparare Egli medesimo le offese fatte dagli uomini contro di Lui!

         E in che modo le ha riparate?

         Le ha riparate con una morte ignominiosa e atroce, preceduta dalla dolorosissima Passione, che fu poi il culmine di una vita di dolore e di povertà, fin dalla nascita.

         Senza contare tutto quello che ha fatto per noi e tutto quello che ci ha dato: Sacramenti, soprattutto l'Eucarestia; la guida infallibile della Chiesa; la maternità di Maria, ecc. ecc. Veramente, l'infinita potenza di Dio non avrebbe potuto fare di più per dimostrare il suo immenso amore per noi, ma solo facendosi uomo e venendo ad abitare tra noi.

         Ebrei e musulmani si scandalizzano proprio di ciò che li farebbero trasalire di gioia, se accettassero la fede nel vero Dio, nel nostro Dio, nel Verbo Incarnato, fede racchiusa nei due misteri principali della Religione:

 

1.      UNITà E TRINITÀ DI DIO

 

2.    INCARNAZIONE, PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 

 

 

 

GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, ALLO SPIRITO SANTO,

COM’ERA NEL PRINCIPIO E ORA E SEMPRE,

E NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

 

f                                                                                                                                             

 

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Indice

 

Ebrei e musulmani non hanno lo stesso Dio dei cristiani

Pag. 2

I due aspetti della Divinità

Pag. 3

La dottrina della Chiesa intorno alla Divinità

Pag. 4

II Simbolo Atanasiano

Pag. 5

La Santissima Trinità nel Vecchio Testamento

Pag. 6

Nostro Signore Gesù Cristo è Dio

Pag. 8

Dio si è manifestato nella Persona umana di Cristo

Pag. 9

Le operazioni esterne di Dio

Pag. 10

Applicazioni pratiche

Pag. 12

Che ne pensano ebrei e musulmani?

Pag. 13

La Santissima Vergine Maria è Madre di Dio

Pag. 14

In Cristo c'è una sola Persona con due nature

Pag. 15

Il Deicidio

Pag. 17

Convenienza dell'Incarnazione del Verbo

Pag. 18

Necessità di un Mediatore infinito tra l'uomo e Dio

Pag. 19

La nostra adozione a figli di Dio

Pag. 20

II segno più grande dell'amore di Dio

Pag. 21