Costretta a mangiare feci di mucca,
giovane sposa morta in India
Ragazza
maltrattata per non aver
portato una
dote cospicua per le nozze
Una giovane donna è morta in India dopo essere stata
obbligata dai parenti del marito a nutrirsi con feci di mucca[1]
e a bere un liquido composto di acqua, detergente e cherosene. È successo
nel villaggio di Sharmiya, nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. La 28enne, ha spiegato la
polizia, subiva da tempo dure vessazioni per non aver portato una dote cospicua
per il suo matrimonio, celebrato dieci anni fa.
Il decesso,
scrive il quotidiano The Times of India,
è avvenuto giovedì, dopo dopo che la donna è stata dimessa da un ospedale di
Bareilly. A scatenare l'ira della famiglia del marito, anche la nascita di due
femmine: "Non sei capace di concepire un maschio",
le avrebbero rimproverato più volte i parenti, nonostante tre anni fa la
vittima avesse dato alla luce un bimbo.
"Era
obbligata a mangiare sterco di vacca - ha detto la sorella della ragazza - e a bere cherosene e detergente mescolati ad
acqua. Quando si rifiutava, il marito ed i parenti acquisiti le legavano mani e
piedi e la obbligavano a ingurgitare tutto". Dopo la
denuncia dei famigliari della vittima, la polizia ha aperto un'inchiesta, ma al
momento nessuno è stato arrestato. Il commissario di polizia locale, Brijesh
Kumar Srivastava, ha commentato che ci troviamo di fronte a una "tragedia
dell'ignoranza e della povertà"[2].
Zoolatria
induista DELLA VACCA
In lingua
hindi la vacca è chiamata Gaumata (Madre Vacca, "La Mamma che
Nutre")[3],
essendo vista come una madre universale. E, infatti, l’ordinamento giuridico indiano punisce anche con la
prigione la macellazione e la vendita
dei bovini. Tuttavia bufali
e tori non sono protetti dalla legge o dalla religione.
Esistono persino degli ospizi per le vacche, i Gaushala, preposti alla protezione delle vacche più
bisognose. Alcuni di questi asili ospitano fino a ventimila capi, per lo più vecchie
mucche senza più latte o malate.
A cagione
dell’enorme numero di vacche, l'India produce una quantità di latte tre volte
superiore alla Cina. L’India ha il 28% della popolazione bovina mondiale, tanto
da superare di cinque volte la popolazione umana italiana! Quindi 285 milioni di capi. Cfr.
http://it.wikipedia.org/wiki/Vacca_sacra
Il dio Krshna
e un gaushala, o ospizio per le
vacche, sacre all’induismo
Sopra e sotto: Insegne che pubblicizzano
un gaushala.
Sopra: Gaushala
o ospizio
per vacche sacre, nel tempio della dea madre (Bharat Mata Mandir) nel
distretto di Haridwar, Stato dell’Uttarakhand, nell’India settentrionale,
ai confini con Nepal e Tibet.
ASSUMONO STERCO DI VACCA
MESCOLATO AL LATTE
“Una volta si è fermato, e insieme hanno guardato una mucca, ingioiellata e piena di campanelle che, legata a un palo, mangiava pacifica il suo fieno. Dal suo deretano erano caduti beatamente erbosi panetti di sterco, e tra le gambe un rivolo di urina incredibilmente acre era schizzato contro la polvere. Ovunque a Madras ci sono mucchietti di sterco di vacca da aggirare accuratamente e pozze di urina di vacca che, secondo Eric, la gente del posto mescola con il latte e poi beve” (David Leavitt, Il matematico indiano, Mondadori, Milano 2007, parte III, Fatti allegri sul quadrato dell’ipotenusa, alla sesta pagina di questa parte).
“L’ESTREMA UNZIONE” INDù
Intorno al morente è spruzzata sacra acqua del Gange, sparse sementi, erba kuśa (o darbha), tutte promesse di nuova esistenza [cioè della reincarnazione]; sterco di vacca a rappresentare la terra nella sua feracia [fertilità]. [Si effettuano quindi letture dai testi vedici o dalla Bhagavad Gītā e Rāmāyana, a seconda della casta del morente]. è in questo ambiente, consacrato dalle vibrazioni nell’etere dei sacri testi, dalle arie profumate di fiori e incensi, nei pressi del fuoco sacro gārhapatya, spruzzato dell’acqua del Gange e sulla nuda e fertile terra, ossia cullato dai cinque elementi, bhūta, che l’uomo conclude la sua esistenza terrena (Gian Giuseppe Filippi, Il mistero della morte nell’India tradizionale, Cierre Grafica, Caselle di Sommacampagna Vr, ottobre 2010, p. 75).
Il dio Krshna protettore
delle vacche sacre.
Il grande
antropologo Marvin Harris ci racconta che gli Indù credono sacro tutto ciò che
proviene da una vacca o da un toro.
I sacerdoti
preparano un sacro "nettare" composto di latte, yogurt, burro, orina
e sterco con il quale aspergono ed impiastricciano statue e fedeli.
I templi indù
sono illuminati con fiammelle prodotte dalla combustione di "ghee", ossia burro di vacca
chiarificato.
Nelle feste in
cui si onora Krsna in quanto protettore dei bovini, i sacerdoti modellano un
busto del dio con un impasto di sterco e di latte, lo depongono sul pavimento
del tempio e gli strisciano attorno. Quando verrà il momento
di distruggere il suo simulacro, Krsna non tollererà certo di essere fatto
a pezzi da mano umana, cosicché sarà un vitello a cominciare a calpestarlo,
perché Krsna non sarà certo offeso che il suo simulacro finisca sotto
gli zoccoli della sua creatura prediletta.
Nel corso di
altre feste religiose la gente cade in ginocchio nella polvere sollevata
dal passaggio del bestiame e s'impiastriccia la fronte con i suoi caldi
escrementi.
Le casalinghe
usano sterco essiccato e cenere di sterco di vacca per pulire e purificare
ritualmente pavimenti e focolari.
I medici del
villaggio raccolgono la polvere che si deposita nelle impronte lasciate dagli
zoccoli delle vacche e la utilizzano per scopi terapeutici.
Molti indù sono
allietati dalla semplice visione di una vacca.
I sacerdoti
affermano che accudire ad una vacca è di per sé una forma di venerazione e che
nessun capofamiglia deve privarsi del piacere spirituale che deriva
dall'allevarne una.
Cosa
simboleggia la protezione accordata alle vacche, al pari della loro
venerazione? Simboleggia la protezione e la venerazione della maternità.
La protezione accordata alle vacche, tuttavia,
non è da sempre l'elemento centrale dell'induismo. Infatti,
nell'antichità - tra il 1800 a.C. e l'800 a.C. - la società e la religione
dei Veda prevedeva il sacrificio dei bovini e la loro consumazione
in lauti banchetti.
Le cose incominciarono a cambiare con l'aumento della
popolazione che impose la diminuzione del consumo di carne ed il maggior
utilizzo di latticini e alimenti di origine vegetale, per poter sfamare
tutti. Il grande consumo di carne all'inizio divenne un privilegio di
pochi, di caste privilegiate come quella dei Brahmani (i capi religiosi), poi
anch'essi dovettero cedere alle pressioni di una popolazione sempre più ostile
ai sacrifici di animali, ormai visti come espressione tanto simbolica quanto
concreta delle disuguaglianze del sistema delle caste.
Quest'aspetto socio-economico fu alimentato anche
dalla concorrenza del buddhismo che denunciava con vigore e con successo le
pratiche sacrificali, cosicché i capi religiosi induisti (i Brahmani)
adottarono gradualmente la dottrina del rispetto degli animali.
Aspetti sociali, religiosi ed economici
s'intrecciarono nel corso dei secoli; la protezione riservata ai bovini è,
infatti, funzionale al sistema agricolo dell'India e alle sue condizioni
climatiche: nessun altro animale è in grado di fornire altrettanti servizi
vitali per gli esseri umani. Non vi sono animali dotati della stessa robustezza, versatilità ed
efficienza dello zebù indiano: tira l'aratro con la stessa forza sia
nelle stagioni umide (a differenza del cammello) che in quelle secche (a
differenza del bufalo), sopravvive con razioni d'emergenza che possono andare
dalle foglie alla corteccia degli alberi (a differenza di asini e cavalli).
Così allora
possiamo riassumere le origini della deificazione della vacca: <<...non
solo essa forniva latte, ma era anche la madre dell'animale da tiro meno
costoso e più efficiente in relazione al clima e al suolo indiani. Come compenso delle contromisure indù atte ad
impedire il riemergere di abitudini alimentari carnivore particolarmente
dispendiose dal punto di vista dell'energia e foriere di divisione
sociale, la vacca rende possibile un'agricoltura che garantisce la vita
umana>>.
Bibliografia: M. Harris, Buono da mangiare,
Torino, Einaudi, 1990
http://corrieresalute.altervista.org/2010/03/08/farmaci-con-feci-e-urina-di-vacca-ma/.html
- Corriere salute, 8 marzo 2010
Il tentativo è quello di far
convergere spiritualità e scienza, e lo conferma uno di questi ricercatori
impegnati nella ricerca, il dr. Kesari Gumat del Ahmedabad Research Center: «Queste formule non sono una novità. Esse sono contenute in antichi
testi sacri indù. Noi le stiamo solo riproducendo con un approccio scientifico».
Utilizzare l’urina e le feci
della mucca per realizzare farmaci ed altri prodotti per la cura della persona.
Se infatti le vacche sono sacre
ed intoccabili per motivi religiosi, i loro scarti organici sono pienamente
utilizzabili.
Inoltre, esistono antichi testi
indù che esaltano le facoltà medicinali di tali sostanze.
Allora, gli scienziati hanno messo in piedi un primo esperimento. Raccolte 300 vacche, hanno
sparso le loro evacuazioni, invitando i volontari a camminare sopra a piedi
nudi.
Questo perché, spiega Gumat, “Camminare sullo sterco di vacca fresco è
molto sano. Si uccidono tutti i germi e batteri e si guarisce le ferite.
Inoltre, lo sterco di mucca secco è come un grande scrub, che permette di
sbarazzarsi della pelle morta e migliorare la circolazione del sangue”.
Al momento, i ricercatori sono alle prese con i problemi tecnici della
produzione.
Prima di poter utilizzare
le feci, essi devono infatti farle seccare e “cuocerle” ad alta temperatura,
per eliminare i germi nocivi. Solo dopo si ottiene una polvere sterile,
utile per creare farmaci e altri prodotti. Allo stesso modo, per sterilizzare
l’urina si procede con la distillazione.
Nel caso le difficoltà si dovessero mostrare superabile ed i test positivi,
il mercato vedrà l’apparire di una serie di prodotti a base di mucca. Tra gli
altri, saponi, dentifrici
ed incenso e anche una bibita a base di urina che sta solo
aspettando l’approvazione del governo.
l Rashtriya Swayamsevak Sangh, gruppo leader indù in India, ha messo a
punto Gau Jal un acqua che sarà commercializzata come un ‘alternativa salutare’
alla Coca-Cola e Pepsi.
Molti indù consumano urine
e feci di bovini attraverso bevande e miscele di
spezie per le loro “salutari” proprietà“.
In alcuni stati indiani,
lo sterco di vacca e l’urina vengono venduti nei negozi di
prodotti lattiero-caseari a fianco di latte e yogurt, e “ayurvedico” un’azienda
alimentare di prodotti salutistici indiana metterà in vendita polenta,
dentifricio e bevande toniche che sostengono di curare i disturbi
che vanno dal diabete al cancro. L’urina inoltre,
presenta delle proprietà disinfettanti, mentre il letame è usato in molte
capanne indiane come un detergente per i pavimenti ritenendolo un ottimo
antisettico.
Certo bisogna provare per credere, ma il mondo non
finirà mai di stupirci.
Bhūta
Il Bhūta
è un vampiro o piuttosto un demone indiano, generatosi in seguito alla morte
violenta di un uomo. Vive nei cimiteri, o in luoghi desolati, e si ciba di
escrementi e di interiora. Qui sotto in alcune sue raffigurazioni, la prima delle
quali è chiaramente fallica.
[1]
La solita incomprensione dell’Occidente ateo verso gli orrori delle false
religioni, fa sì che non si colga che quella di mangiare sterco di vacca
imposto alla sposina non era tanto una punizione, quanto un precetto religioso
induista per propiziarne la fertilità, nel nome della vacca sacra. In quanto
solvente, il cherosene (che è velenoso per l’organismo) se inalato induce
effetti inebrianti con vertigini, sonnolenza e poi alterazioni della coscienza;
l’avvelenamento da ingestione è invece asintomatico, pur essendo molto
corrosivo degli organi interni. N.d.r.
[2] Balla raccontata ad uso degli occidentali: cfr. la nota
precedente. N.d.r.
[3] Mohandas K. Gandhi,
Protéction de la
vache, in Lettres à l'Ashram. Parigi, Albin Michel, 1937.